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giuseppe de rita

economics, esperienze, italia, lavoro, Politica Settembre 16, 2014

Tutti vogliono “il nero”

“Le serve fattura?”: la domanda ormai è di prammatica. Idraulici, falegnami, avvocati e bar che non ti danno scontrini. La cosa è fatta con la disinvoltura della normalità: se proprio proprio me la chiedi… Alla terza volta che vai da un parrucchiere magicamente lo scontrino sparisce. Lavoro? possiamo metterci d’accordo? “La mia commercialista” mi spiega una “mi dice che a questo punto è meglio non denunciare nulla” (si farà pagare per il consiglio? ed emetterà regolare fattura?).

“Nero” inteso non solo in senso strettamente fiscale, non solo come lavoro nero, ma come condizione esistenziale. Vivere in nero, tenersi fuori, lontani da uno Stato nemico da cui ci si può solo difendere, arraffando gli 80 euro e tutto ciò che può essere arraffato, cercando -chi può- di “stare liquidi”, piccola rivolta individualista senza rimettere in circolo nulla, senza scommettere su nulla, con la stessa lungimiranza di chi in tempo di guerra faceva la cambusa, cumulando zucchero e, potendo, caffé.

“Il Paese non è ripartito” ha ammesso qualche giorno fa il premier Renzi. I numeri Ocse della decrescita infelice confermano. Nessuna tensione, nessuna aspettativa, nessuna intenzione di ricostruire: una tartaruga che si ritira nel guscio, con un movimento regressivo.

Altro che autunno caldo. Un autunno freddo, raggelante, esangue. Il momento più difficile, mi pare, di questa lunghissima crisi. “Ogni idea di sollecitazione alla ripresa” scrive Giuseppe De Rita sul Corriere di oggi “viene accolta con indifferenza”. Un individualismo del tirare a campare, vai avanti tu che a me scappa da ridere.

Molto difficile capire che cosa potrebbe mobilitare le energie. E quale potrebbe essere l’obiettivo capace di avviare una rigenerazione collettiva.

Aggiornamento mercoledì 15 ottobre ore 19.15: più o meno intendevo dire questo:

DATI ISTAT. FARA, PRESIDENTE EURISPES: PEZZI ECONOMIA REAGISCONO A CRISI “IMMERGENDOSI”

“I dati Istat diffusi oggi fotografano una situazione di grande crisi e di profondo disagio delle famiglie italiane – lo dichiara il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – L’Italia è in stagnazione e il Pil non aumenta da ormai tre anni, ovvero dal secondo trimestre del 2011. Tuttavia, i dati, di per sé oggettivi, non rappresentano la vera realtà del Paese, fatta purtroppo anche di fenomeni che non si prestano, perché nascosti, alla contabilizzazione. Secondo l’Eurispes, infatti, pezzi sempre più consistenti dell’economia hanno reagito alla crisi e alle difficoltà “immergendosi” e alimentando quel sommerso che l’Istituto valuta in circa 540 miliardi l’anno, ovvero una cifra corrispondente al 35% del Pil. Si tratta di una “immersione da sopravvivenza” – conclude Fara – dell’apnea, di una “economia anfibia”, che potrà essere recuperata solo attraverso chiari segnali sul fronte della riduzione della pressione fiscale e di profondo cambiamento delle politiche del lavoro”.

 

AMARE GLI ALTRI, ambiente, economics, Politica Luglio 11, 2012

Sempre più lontani da ciò che è giusto

Un mese fa, il 12 giugno, se n’è andata a 78 anni l’economista Elinor Ostrom, premio Nobel dell’Economia 2009 per i suoi studi sui commons, i cosiddetti beni comuni, risorse condivise materiali (acqua, pascoli, boschi, ecc) o immateriali (come la rete). Qui una tra le sue ultime lezioni magistrali.

Ostrom era stata premiata “per aver dimostrato come la proprietà pubblica possa essere gestita dalle associazioni di utenti». In poche parole, tra Stato e Mercato, tra proprietà pubblica e proprietà privata, Ostrom aveva indicato come più efficiente e sostenibile la gestione da parte delle comunità di utilizzatori, che hanno tutto l’interesse a preservare e sviluppare il bene che usano, sia esso un pascolo, una strada o un sito web. In altri termini, aveva dimostrato il valore politico ed economico delle comunità locali.

Ora, tanto per cambiare, nel nostro Paese le cose sembrano andare nella direzione opposta, come spiegano quasi all’unisono nei loro ultimi editoriali Giuseppe De Rita e Ilvo Diamanti. Da una parte il Leviatano invincibile del Mercato, dall’altro un Iperstato, che toglie sempre maggiori risorse e potere al locale, alla dimensione orizzontale, per accentrare e riorganizzare in modo verticale e verticistico.

D’altro canto, i cittadini sembrano dare ragione a Ostrom, praticando sempre più spesso una gestione diretta dei beni comuni.

Anche da questo punto di vista, la distanza tra la vita e la “politica” appare sempre più incolmabile.

 

Donne e Uomini, Politica, TEMPI MODERNI, WOMENOMICS Dicembre 4, 2010

INCINTE DEL PAESE NUOVO

A proposito dell’ultimo rapporto Censis e dell’assenza di desiderio, scrive Dario Di Vico sul Corriere di oggi:

“… le donne italiane hanno un potenziale di aspirazioni quasi del tutto integro. Dopo lunghi anni di affermazioni frustrate si presentano sulla scena del mondo del lavoro con la giusta ambizione di far valere la propria presenza e il proprio punto di vista. Perché, allora, per risvegliare l’apatica società italiana descrittaci da De Rita, non attingiamo a questa straordinaria riserva?

Milita a favore del fattore D non solo il principio dell’elastico -ciò che è stato compresso a lungo, quando viene liberato fa un balzo in avanti- ma anche la capacità relazionale tipica del sesso femminile. Mai come adesso c’è da ricucire il tessuto delle relazioni umane, le reti per dirla con la lingua dei sociologi e dunque non c’è miglior protagonismo di quello delle donne“.

E’ quello che dicevo ieri, commentando il rapporto Censis: noi donne desideriamo. Siamo piene di desideri. Piene di questa grazia. Incinte del Paese nuovo. E’ il momento di tirarli fuori, di affermarli senza esitazioni. Il momento è proprio adesso. Ditelo a voi stesse, alle vostre amiche che ancora esitano.

Nessuno deve avere paura. Né gli uomini, né le donne. La politica deve lasciarci entrare.