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Politica, TEMPI MODERNI Febbraio 12, 2012

Triennale Milano: politica vecchia e politica nuova

la triennale di milano

Cos’è la “politica vecchia”, e cos’è la “politica nuova”?

Per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia sarebbe “politica vecchia” interferire con la scelta “autonoma” del cda della Triennale, prestigioso ente culturale milanese, che ha nominato presidente Claudio De Albertis, già presidente di Assimpredil, l’associazione dei costruttori. Il Re del Cemento, che è la malattia più seria del nostro territorio.

Per me “politica vecchia” è invece una nomina che non tiene affatto conto del merito e delle competenze, e non si capisce allora che cosa tenga in conto, e viene perciò da pensare male.

Ma c’è anche il fatto che De Albertis è titolare dell’impresa che sta realizzando il contestatissimo parcheggio in piazza Sant’Ambrogio, scempio che non preoccupa solo i residenti, ma viene guardato con orrore anche dal resto del mondo, che parla di “assedio” della basilica:

http://www.europeanhistories.com/santambrogio-under-siege

A mio parere, infine, è “politica vecchissima” trattare l’arte e la cultura e la bellezza, compresa la bellezza naturale, come “sovrastruttura” e in qualche caso come merce di scambio, in linea con chi scelleratamente pensa che “la cultura non si mangia”.

E invece la cultura si mangia eccome. La cultura, le bellezze artistiche e naturali potrebbero essere il pane, e non solo le rose, per il nostro Paese. E sorprende molto che la nuova nuovissima giunta milanese questo lungimirante nuovo, questo possibile nuovo Rinascimento non l’abbia al centro delle sue politiche, ancora troppo sensibile alle ragioni di chi pensa al territorio in termini di superfici edificabili e cubature.

Perciò sottoscrivo senza esitazioni e vi invito a sottoscrivere l’appello di un gruppo di intellettuali che trovate qui:

http://www.petizionionline.it/petizione/appello-al-sindaco-di-milano-per-la-nomina-del-presidente-della-triennale-di-milano/6318

E in attesa di sentire una parola dal sindaco, che questa nomina inopportuna può bloccarla -è nei suoi poteri-, ringrazio l’assessore Boeri per essere stato l’unico a porre con forza la questione in giunta, testimone solitario di questo nuovo che fa fatica ad affermarsi contro una vecchia politica che nella giunta arancione resta, ahinoi, piuttosto ben rappresentata.

economics, Politica Ottobre 21, 2009

QUESTIONI PRIMARIE

realaccisy3

Come avrete visto, da primi che eravamo tra le mete del turismo internazionale siamo precipitati al quinto posto (dopo Francia, Gran Bretagna, Usa e Spagna): strutture inadeguate, scarso coordinamento nel settore, e così via. Per un paese come il nostro, luogo del “viaggio” per eccellenza, è una vera rovina. Anche difendere la grande risorsa del made in Italy, clonato e sotto attacco, è diventato prioritario. Il presidente Napolitano ha giustamente sottolineato che il turismo è un settore strategico per l’Italia, possibile volano per la ripresa dell’economia. Se la bellezza salverà il mondo, lo farà a cominciare da qui. E allora che si fa? Ecco, si fa questo che vedete.

Da almeno un paio d’anni strillo, su questo blog e ovunque, riguardo alla cementificazione della Liguria -che procede a ritmo inaudito, due volte la pur massacrata Calabria, e ora ci prepariamo a veder martoriare la Sardegna-, agli ultimi lembi di un territorio già esiguo sotto attacco, alla proliferazione di porticcioli turistici e seconde case che ne fanno una regione-albergo. Ho interpellato a riguardo il senatore Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd, ho telefonato all’onorevole ambientalista Ermete Realacci -ma come può accettare quello che sta capitando?-, ho scritto, mi sono variamente sbattuta in grida e denunce, chiedendo al Pd di prendere una posizione netta sulle questione ambientali, perché l’ambiente non è un fiore all’occhiello, ma una questione primaria, qui dentro c’è proprio tutto: salute, sviluppo, economia, qualità della vita… Nessuna risposta: è la nuova e preoccupante versione della doppiezza ex-comunista. Un Pd di lotta e di governo, di laici e di cattolici, di ambientalisti e di distruttori.

E’ bene che vi facciate un’idea, specie se avete in animo di partecipare alle primarie del Pd. Il 28 ottobre la Regione governata dal pd Claudio Burlando varerà un piano casa impressionante. Le case sotto i 100 metri cubi potranno aumentare il volume fino al 60 per cento, le altre potranno crescere fino al 30 per cento. Potrà essere aumentata la cubatura di capannoni industriali, artigianali e agricoli. I benefici saranno concessi anche agli immobili condonati e perfino a buona parte di quelli abusivi, grazie a un emendamento proposto dal pd Luigi Cola. E anche gli enti parco potranno concedere l’aumento delle cubature. Un po’ di lavoro in più nell’edilizia, insomma, in cambio di un gravissimo attacco alla principale industria regionale, quella del turismo. Questa è la lungimiranza di Burlando, dei suoi alleati ma anche dei suoi oppositori del Pdl: il partito del cemento non ha colore.

Diamo la massima pubblicità a quello che sta avvenendo, e neghiamo il nosro consenso politico a chi distrugge l’ambiente.

Politica Giugno 16, 2009

DECIDETEVI

Prima o poi cercherò di capirla, questa storia di Unieco, coop rosse di Reggio Emilia che cementificano alla grande il territorio, con una predilezione per il magnifico spezzino.

Lo slogan di Unieco, leggo dal sito web, è: “Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perchè là dobbiamo passare il resto della nostra vita”. Tra i valori di riferimento figura che “Unieco impronta i propri comportamenti a criteri di responsabilità, sia dal punto di vista sociale, sia etico, sia ambientale”.
Ora, faccio molta fatica a capire dove sia la responsabilità ambientale quando si pensa di sventrare la piana di Marinella di Sarzana per farci 800-1000 nuovi posti barca più migliaia di metri cubi di cemento annesso, uno dei più spaventosi eventuali ecomostri d’Europa, minacciando seriamente la falda delle acque che abbevera la provincia di Spezia e quella di Massa, rischiando di provocare uno dei più seri dissesti idrogeologici del nostro territorio, e al solo scopo di fare business –altro non si evince-: i posti barca lì costano moltissimo, le case pure.
Non minore fatica faccio a capire come si possa onorare il dichiarato senso di responsabilità ambientale edificando per 53 mila metri quadri (250 nuovi appartamenti, di cui non si sente la necessità) nella bella Sarzana, città gioiello della Lunigiana cinta da mura medievali sul modello di Lucca, e ricca di meraviglie che vanno dal 1100 al primo Novecento passando per capolavori tre-quattrocenteschi, splendidi palazzi edificati nel Settecento, fino alla grazia più recente di certe ville Liberty, e anche qui al solo scopo di fare business. E poi c’è Tavolara, non lontano di lì, altre migliaia e migliaia di metri cubi di cemento. Il tutto con la benedizione delle giunte rosse locali.

Ora, io dico, il Pd e i suoi amici devono pur decidere da che parte stare: se dalla parte dell’ambiente o dalla parte del business cementizio, se dalla parte della lotta o dalla parte del (mal)governo, se dalla parte della responsabilità o da quella dei danée. Gli elettori sono molto disorientati, hanno il diritto di capire e di scegliere conseguentemente, altrimenti poi nessuno si deve lamentare se smettono di votare o votano altrove.
Sì, a questi signori di Unieco, coop rosse di Reggio Emilia, nuovi coloni della bassa Lunigiana, bisogna che io prima o poi dia un colpo di telefono e mi faccia spiegare. Poi vi riferisco quello che mi dicono. Save Ligury.

P.S. Se avete cose de genere da segnalare, sarà un vero piacere.

OSPITI, TEMPI MODERNI Febbraio 28, 2009

SARZANA: CHE BOTTA!

Sarzana è un’incantevole cittadina della Lunigiana, bioregione che si estende lungo il corso del fiume Magra, tra Emilia, Liguria e Toscana (politicamente ci troviamo in Liguria, nella provincia di Spezia). Nel suo meraviglioso centro storico sta per essere edificato un mostro (firmato, ma mostro). Qui ospitiamo un intervento del comitato di cittadini costituitosi ad hoc.

A Sarzana si è costituito un comitato nominato Sarzana che Botta! Il riferimento è al noto architetto Mario Botta ed al piano urbanistico ed in fase di approvazione. Si tratta di un ‘versamento’ di 60mila mq di superfici utili (corrispettivo di 600 appartamenti ciascuno da 100 mq calpestabili compresa torre di 60 metri di altezza, del diametro della nostra Cattedrale) in pieno centro.
Un delirio costruttivo inspiegabile, in un periodo storico in cui tutti sanno che si dovrebbe recuperare piuttosto che costruire, ristrutturare (i manufatti prestigiosi) piuttosto che abbattere.
I punti critici che coagulano un grande dibattito, cui partecipano anche giornalisti, architetti, magistrati riguardano il “senso” di costruire nel 2009 una grande e inutile “periferia in centro“, e che questa non solo diventi inevitabilmente marginale, ma corroda culturalmente un borgo storico di antichissima tradizione che sta, da qualche anno, rivivendo uno dei suoi migliori periodi intellettuali (si veda il festival, ma anche l’antiquariato, i libri in strada, la musica) e turistici, con una buona popolarità nazionale ed internazionale, e, come tutti sanno, con una grande frequentazione locale (il passeggio, lo shopping e i ritrovi)).
Vorremmo incominciare ad imporre, attraverso lo strumento partecipativo (e non solo la delega alla politica) la presenza dei cittadini ed il loro coinvolgimento nei dibattiti sulla progettazione di idee e sulle scelte urbanistiche ed architettoniche, costruzioni la cui localizzazione, morfologia e struttura possa modificare l’ambiente, deformandone l’habitat, riducendo il verde pubblico e privato, distruggendo colture (e anche culture, in senso antropologico – costumi, tradizioni e consuetudini locali) limitando aree pubbliche (piazze), depotenziando le naturali bellezze di una città che dal ‘500 mantiene una sua coerenza architettonica e urbanistica.
Miseria e povertà sono state le grandi alleate delle tradizioni architettoniche e urbanistiche della nostra vallata e hanno preservato dal cemento molti dei borghi storici: oltre a Sarzana, Ortonovo, Castelnuovo, Monte Marcello, Nicola, Arcola, Santo Stefano… E’ ad esse che si deve ciò che rimane del paesaggio e delle tradizionali unità costruttive, non dalla lungimiranza politica di allora, né alla sensibilità per l’ambiente.
Uno degli elementi attualmente maggiormente produttivi e redditizi per la nostra zona è il turismo. E un turismo che cerca sempre più di ritrovare coniugati bellezza-natura, tradizioni- paesaggio, mare-ecologia, non ama il cemento, non compra case, non ne affitta per la vacanza. Si tratta di una tra le tante situazioni preoccupanti in Liguria. Il libro di Preve e Sansa sul cemento in Liguria, o anche le frequenti e laconiche note di Piero Ottone (l’ultima dal titolo: Hotel a Portofino l’ultima sconfitta) sono segnali evidenti di una perdita di controllo dei cittadini e della politica sulle scelte urbanistiche “rilevanti” per la gente.
I tempi sono molto stretti, e questa torre di mattoncini alta come un grattacielo sarà tra poco progetto in approvazione, insieme a 9 palazzotti enormi in pieno centro Sarzana.
I”segni” lasciati dalla prossima urbanizzazione non valorizzeranno il territorio, ne oscureranno invece altri più celebri lasciati da Papa Nicolò V, Calandrini, Fiasella. Non potenzieranno l’economia (Il cemento riduce il turismo), avranno un duro impatto emotivo sulla gente, creeranno cattive immagini (visibilità sociale, ne parleranno i giornali nazionali) determineranno proteste (postume) di molti cittadini ora dormienti. Chissà che forse anche Botta non sia più molto convinto del “senso” di tale realizzazione in un contesto così piccolo. Mario Botta ha passeggiato per la città? Ha visto la bellezza di alcuni androni in via Mazzini, la leggerezza di certe altane?

per adesioni http://sarzanachebotta.blogspot.com sarzanachebotta@libero.it

Politica Dicembre 10, 2008

TROVATEMI DEI LIGURI!

Liguri. Ho bisogno di contatti con gente della Liguria. Datevi da fare e speditemeli qui. Intanto che discutiamo di Brokeback Mountain, io continuo a pensare al cemento in Liguria (2 topic qua sotto).

Avanti, non deludetemi. Poi vi spiego perché.

economics, Politica Dicembre 9, 2008

CEMENTO TRASVERSALE

Una signora che conosco ha inviato al presidente Obama le sue congratulazioni. Dallo staff del presidente, nel giro di un quarto d’ora, le sono giunti vivi ringraziamenti. Sarà nulla, ma dà una confortevole idea di civiltà e democrazia. Anche a me è venuta voglia di scrivere un’email a Mr President. “Già che c’è”, vorrei dirgli “può darci un suggerimento su come potremmo fare a fermare quegli speculatori che dopo aver glassato di cemento una superficie di territorio pari a quella della somma di Lazio e Abruzzo in poco più di un decennio, si apprestano a rilanciare con progetti faraonici che nei prossimi anni ridurranno il territorio libero da costruzioni a pochi lembi residui?”.

Gli americani hanno ben poco da insegnare, quanto a rispetto dell’ambiente. Pretendono di starsene in casa in t-shirt anche quando fuori si va a -10. Il professor Jeremy Rifkin, a cui qualche competenza in materia va riconosciuta, dice che il piano di Obama , salutato festosamente dalle borse mondiali, è ben poca cosa rispetto ai problemi che pretende di andare a risolvere. Eppure e già qualcosa, e l’ambiente figura tra i suoi fondamentali.

claudio scajola, ministro per lo sviluppo

claudio scajola, ministro per lo sviluppo

In Italia l’ambiente sarebbe una risorsa straordinaria. Ambiente, bellezza e nuove tecnologie potrebbero essere l’asse del nostro sviluppo. Il fatto è che il ministro per lo Sviluppo, Claudio Scajola, non sembra di questa opinione. Da lui, tra i protagonisti in Liguria di quella rivoluzione del cemento che prevede tre milioni di metri cubi di edificazioni oltre a a una quindicina di nuovi porticcioli, benché la popolazione ligure nei prossimi anni diminuirà oltre centomila unità, di sicuro non c’è da aspettarsi niente di buono. Il fatto è che non c’è da aspettarsi nulla nemmeno da Claudio Burlando, automobilista contromano e presidente “rosso” della Regione Liguria, l’altro leader del partito trasversale del cemento, che non ha nessuna opposizione politica a contrastarlo. Tutti d’accordo per il business. Tanto per parlare di una faccenda che conosco bene, dietro l’enorme speculazione in programma nella bella piana del fiume Magra, provincia di Spezia -un megaporto da un migliaio di posti barca più case,

claudio burlando, presidente regione liguria

claudio burlando, presidente regione liguria

alberghi, strade, parcheggi e quant’altro, ecomostro senza precedenti- oltre ai sindaci rossi e alla regione rosse ci sono le cooperative rosse, con il pieno consenso degli azzurri.

Così volevo scrivere a Obama, e chiedergli: “Essendo che non disponiamo nemmeno di verdi, sostanzialmente suicidatisi, e che lo scempio ambientale resta saldamente al centro dell’idea italiana di sviluppo economico, e senza alcuna possibilità di opposizione politica; essendo palese un conflitto tra i cittadini e i suoi rappresentanti, che evidentemente ritengono di dover rappresentare ben altri interessi; essendo che questi rappresentanti non intendono sentire ragioni, respingendo con arroganza ogni obiezione, e anzi non curandosi nemmeno di dare risposte, le chiedo: lei, Mr President, che cosa farebbe al posto nostro?”.

Ma prima lo chiedo a voi: che cosa si può fare per fermarli? avete qualche idea, visto che votare gli uni o gli altri non cambia il quadro? come si può organizzare un’opposizione efficace? portare all’attenzione internazionale l’irresponsabilità ambientale della nostra classe politica potrebbe servire a qualcosa?

Scrivete e fate scrivere i vostri amici liguri, che al momento mi sembrano quelli messi peggio. Io una proposta l’avrei, ma ve la dico dopo…

Politica, TEMPI MODERNI Novembre 18, 2008

SAVE LIGURY

vernazza, cinque terre

vernazza, cinque terre

A proposito di Simone Weil, di una democrazia senza partiti o di una post-democrazia, se volete: c’è un piano di cementificazione della Liguria, milioni di metri cubi di nuovi porticcioli (13), villette a schiera, hotel, centri commerciali, parcheggi, perfino grattacieli. Un territorio già naturalmente esiguo, quei monti a picco nel mare: secondo l’Istat la Liguria è la regione italiana che ha già perso più terra in favore del cemento, tra il 1990 e il 2005 il territorio “sgombro” è passato da 249.000 a 135.570 ettari benché la popolazione continui a calare. Seconde case, alberghi, barche: una regione-hotel che in bassa stagione si svuota.

E ora, alla grande, altri tre milioni di metri cubi di edificazioni (vedi Il partito del cemento di Marco Preve e Ferruccio Sansa, Chiarelettere). Destra e sinistra, tutti d’accordo: nel business si supera ogni quisquilia ideologica. Un partito trasversale straordinariamente arrogante, che tratta la Liguria come un patrimonio personale e vive come affronto disfattista ogni flebile tentativo di opposizione.

La Regione si vanta per l’imminente abbattimento dell’ecomostro della Palmaria -vedremo- ma nel frattempo si prepara a edificarne a decine. Ecco: questa è politica, per caso? O sono solo affari, mascherati da politica? Dov’è il bene comune? Qui si vedono solo beni particolari. Perché mai dovremmo ancora credere di aver bisogno dei partiti? Sono i partiti che hanno bisogno di noi. E noi possiamo decidere. Save Ligury.

ecomostro, isola palmaria

ecomostro, isola palmaria

Archivio Agosto 2, 2008

SAVE LIGURY

La parola, “rapallizzazione”, concepita dalla fantasia di Indro Montanelli, indica lo scempio di un territorio a opera degli speculatori. E’ quello che capitò a Rapallo dopo il giugno 1969, data di inaugurazione dell’A12 Genova-Livorno. Prima di allora, venendo da nord, si doveva rampicare sull’Appennino fino ai Giovi e come premio, finalmente, Genova. Il mare. Poi, con la comodità dell’Autofiori, una glassa di cemento cominciò a colare sul Tigullio. Migliaia di seconde case per milanesi e torinesi, condomini metropolitani che si inerpicano a monte.
Rapallizzata o no, è ancora così bella la Liguria. Così esotica, con la sua eleganza scabra e mudejar. Talmente stretta, però. Montagne che precipitano in mare, spazio vitale ridotto all’essenziale. Ci vuole un fisico bestiale, per essere liguri.
Se qui alle Cinque Terre, patrimonio Unesco, dove sto camminando sotto un sole feroce, i fiori di agave che si slanciano in cielo e il mare trasparente a precipizio, se qui cemento non ne è colato troppo è perché di spazio non ce n’è. Anche se ci stanno provando in tutti i modi, tanta bellezza fa troppa gola. Ma si tratta di una bellezza fragile. Solo il naturale talento ingegneristico dei contadini scorbutici ha impedito alle montagne di franare in mare. La mirabile invenzione furono i muretti a secco -messi tutti in fila farebbero una Grande Muraglia- e i terrazzamenti a cui aggrappare viti da Sciacchetrà, vino dolce e meditativo. Un secolo fa le terrazze erano il 60/70 per cento del territorio, oggi siamo al 18. La ri-naturalizzazione qui è pericolosa: se cadono muri e terrazze cadono anche le Cinque Terre.
Sono in marcia con i miei scellerati infradito sul sentiero tra Manarola e Corniglia, e poi di qui a Vernazza e a Monterosso, io e un’altra ventina di pellegrini al seguito di due ben più eroici marciatori, Riccardo Carnovalini ed Elisa Piccoli, che l’arco della Liguria lo stanno percorrendo tutto, da Carrara a Ventimiglia, tra pini e lecci, carrugi e borghi antichi. Silenziosa ragazza bolzanina lei, sta filmando il cammino con una videocamera a spalla per farne un documentario. Spezzino trapiantato nelle Alte Langhe lui, fotografo ma ancora prima ipercinetico camminatore, 35 mila km nelle gambe: tra le sue imprese la circumnavigazione della penisola, 4 mila km dalla Slovenia alla Cote D’Azur. Doveva esserci anche Alex Muzi Falconi, il veterano, che a realizzare CamminAmare, questo il nome dell’impresa, aveva lavorato con passione. Ma se n’è andato un giorno del maggio scorso. Cammina con noi, in spirito.
Racconta Carnovalini: “Se si confrontano le foto di 23 anni fa e quelle del 1970 di Italo Zannier con le immagini degli stessi scorci come sono oggi, il degrado del territorio è evidente. Negli anni Sessanta-Settanta il disastro è stato la cementificazione, oggi lo scempio si sposta a mare, con la proliferazione dei porticcioli turistici: parcheggi per barche, li chiamo io, migliaia di vele e “ferri da stiro”, status symbol fermi 11 mesi l’anno. Nuove edificazioni che cambiano il giro delle correnti, provocando l’erosione della costa. Un business colossale. Si parla di altri 13 porti, tra edificazioni e ampliamenti”. Mancano i depuratori, ma non le boe intelligenti, per affittare telematicamente ormeggi in rada.
Della surreale megadarsena da mille posti-barca (progetto Marinella) che dovrebbe sventrare la dolce piana del Magra, punto ancora intatto dell’estremo levante ligure, vi avevamo già parlato. Iter di approvazione completato, l’ecomostro sarebbe in dirittura d’arrivo. Ma ci sono progetti anche per Sestri Levante, Lavagna, Santa Margherita, Rapallo, e un po’ lungo tutta la costa, nuovi porti con annesse edificazioni. A marzo il governo ha varato un “Fondo per il ripristino del paesaggio”, 45 milioni da spendere in 3 anni per l’abbattimento di orrori e abusi. Ma a che cosa serve tirare giù un ecomostro se poi se ne autorizzano altri dieci? Secondo l’Istat la Liguria è la regione italiana che perde più terra in favore del cemento. Tra il 1990 e il 2005 il territorio “sgombro” è passato da 249.000 a 135.570 ettari, per quanto la popolazione continui a calare. Seconde case, alberghi, barche: una regione-hotel che in bassa stagione si svuota.
I liguri fanno la faccia storta per i “foresti” invasori, peggio dei pirati e dei mori che per secoli li hanno assaliti dal mare. Ma poi si lasciano sedurre dall’idea di un po’ di “vita smeralda” o almeno fortemarmina, cumenda e ragazze al silicone, gente che spende e spande e porta dané. Cosa su cui puntano, per assicurarsi il consenso, gli amministratori locali di destra e di sinistra, compattamente schierati a favore di quella che a breve, altro che rapallizzazione, potremmo dover chiamare “ligurizzazione”. A meno che non intervenga velocemente un po’ di buon senso. Non sono, anche gli amministratori, buoni padri di famiglia? (madri, poche). E invece chiunque levi una voce in sfavore è visto come un disfattista. “Quasi non se ne può parlare” mi dice un collega della stampa locale. “L’unica idea di gestione del territorio è lo sviluppo cementizio”.
A Corniglia, “aquila” delle Cinque Terre, aggrappata in alto su uno sperone di roccia, per fortuna ci accolgono con gentilezza. Un po’ d’ombra sotto i platani, noi e una decina di americani paonazzi: c’è un vero boom dei turisti yankee. Della famosa spiaggia di Guvano, quella nudista e freak, è rimasto poco, erosa come le altre spiagge. Ma i pirati non arrivano solo dal mare. Per fare qualche esempio: c’è un progetto di funivia, ideato dall’Ente Parco delle Cinque Terre, che da Riomaggiore porta a un ex-forte militare, il forte di Bramapane, recentemente acquisito da un’immobiliare di Pavia che con ogni probabilità conta di farci un business. A Pitelli, Golfo dei Poeti, c’è una discarica piena di rifiuti tossici. Qui a Corniglia, a picco sul mare, tra resti di oleandri e bouganvillea, c’è il villaggio Europa, un agglomerato fatiscente di bungalow di legno, non senza un suo fascino délabré. Peccato che contenga amianto, e che il villaggio –dicono- sia tuttora abusivo. Peccato che ora vogliano farci una megaspeculazione, 6000 metri cubi di hotel a picco sul mare. La battaglia infuria: gli ambientalisti del Vas -Verdi, Ambiente e Società- hanno vinto al Tar, la proprietà ha fatto ricorso, sempre con il bizzarro appoggio dell’ente Parco.
Spalmati di solari si riprende il cammino nella macchia, tra mirto e lentisco. Per borghi e sentieri si potrebbe arrivare fino a Genova: “C’era un vecchio progetto, chiamato Verdeazzurro” spiega Carnovalini. “Un’unica camminata per tutto il levante, tra boschi e mare. Ma non se ne parla più”. Il turismo a piedi sta conoscendo un boom, orde di pellegrini che traversano l’Europa: Santiago, la via Francigena, agenzie specializzate. L’Italia potrebbe diventare il paradiso dei camminatori, tra colline, spiagge e città d’arte. Una signora piemontese in marcia con noi, Ines Cavalcanti, illustra di un progetto di cammino, dal 30 agosto al 7 novembre in territorio occitano. Una dozzina di valli piemontesi, e poi la Provenza e la Gascogne fino a Viela, Catalogna: tutti posti dove si parla ancora la langue d’Oc (se interessa: www.chambradoc.it). Chi va a piedi è un viaggiatore gentile. Ma certo non spende molto, e non promuove “sviluppo”.
La salita fino a Prevo, piccolo borgo, si fa sentire. 8 chilometri di marcia in infradito, e ho una vescica a un piede. Ma si comincia a scendere, ed ecco Vernazza che si protende in mare con i suoi colori. Nei carrugi profumo di pane, basilico e sapone di Marsiglia. Un tuffo dal moletto nel mare limpidissimo. Me lo meritavo. Milano è a due ore da qui. Non ci si crede.

(pubblicato su “Io donna”-“Corriere della Sera” il 2 agosto 2008)