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Donne e Uomini, Politica Dicembre 18, 2012

Carne da Porcellum

Fibrillazione, in queste ore, in particolare dalla parti del csx, sul tema primarie-liste elettorali. Tutto il nostro faticoso e pluriennale lavoro di donne sta producendo dei risultati -magari insufficienti, eventualmente discutibili-, ma (traggo da un mio libro del 2006, “La scomparsa delle donne”) da rognoso punto di programma, preferibilmente piazzate tra gli anziani e i diversamente abili, da “altra carne al fuoco” (cit. Piero Fassino d’antan), da “scassaminchia” (qui è un indimenticabile Pippo Gianni, Udc), da tema da affrontare all’ultimo minuto con imbarazzo e fastidio (“caxxo, e le donne?”), grazie soltanto alle nostre strenue lotte siamo salite nella graduatoria delle compatibilità di cui tenere conto, ed è tutto un 50/50, o almeno un 40/60, perché di presentarsi come gli ultimi misogini anche i nostri politici non se la sentono più. Bene.

La certezza l’abbiamo: il prossimo Parlamento sarà discretamente bisessuato, ancorché in percentuali variabili tra i partiti, raggiungendo con buona probabilità le medie europee (quelle africane del Rwanda, con il suo 58 per cento, del Botswana e di altri stati ce le sogniamo). Speriamo ugualmente bisessuato il governo. Finalmente il doppio sguardo -che non va solo assicurato come opportunità, ma anche praticato: il vero lavoro comincia lì-. Finalmente tante cittadine di questo Paese che non tabuizzano più il loro desiderio di partecipare alla gestione del Condominio, e forse anche il fuoco-amica (donna-spara-a donna) comincia a diminuire d’intensità.

Alle amiche che vogliono candidarsi mi sentirei di raccomandare una cosa: di non mettersi lì a fare da semplice riempilista, mera carne da Porcellum. Non significa, questo, pretendere a tutti i costi la garanzia di essere elette. Non tutte e non tutti potranno essere eletti, questo è certo. Quello che intendo è pretendere un GUADAGNO dalla propria candidatura, evitando di candidarsi in modo abnegativo e sacrificale.

Mi spiego meglio: per alcune la semplice candidatura ha senso, fa fare loro un passo avanti, definisce meglio la propria collocazione nel partito, è un gesto di testimonianza e di sostegno attivo. Per esempio: nel lontano 1986 io mi sono candidata nelle nascenti Liste Verdi, ma allora non avevo alcuna intenzione di andare a Roma. La “scampai” per un soffio, con le mie 800 preferenze. Ma non mi sono mai pentita di quel gesto di partecipazione. Anzi: lì c’è stato un guadagno per me (consapevolezza, senso di appartenenza, etc.).

Per altre, invece, il passo avanti richiede necessariamente l’elezione: si tratta allora di valutare attentamente se ve ne siano le condizioni, e di non buttarsi allo sbaraglio.

Un altro esempio: alle recenti primarie per la premiership del csx Laura Puppato aveva oggettivamente poche chance di farcela. Sento spesso dire che Laura ha perso: non è affatto così. Non è questione di percentuali. Da perfetta sconosciuta quale era a livello nazionale -era invece conosciutissima e sostenutissima nel suo Veneto-, in tre settimane Puppato ha conquistato una grande visibilità, il coraggio che ha avuto di buttarsi da sola è stato molto apprezzato, e oggi è in condizioni di stare in una partita in cui nessuno l’avrebbe mai cooptata, presumibilmente con un ruolo rilevante nel futuro governo. La sua storia offre un modello interessantissimo per tutte.

Quindi, amiche di ogni schieramento politico: si tratta semplicemente di fare bene i conti, di valutare l’occasione, ciascuna nel proprio contesto, ognuna per la propria vita.

Ripeto: non è necessariamente questione di essere certe della propria elezione. Si tratta di essere certe del fatto che da quella mossa, candidarsi, verrà anche un bene per se stesse.

 

 

Donne e Uomini, Politica Luglio 17, 2012

Se Non Ora Quando: nessuna lista civica

Diversamente da quanto riportato da alcuni organi di stampa, Se Non Ora Quando (quanto meno, questo è l’orientamento del comitato promotore) non presenterà proprie liste civiche alle prossime elezioni (né proprie candidate alle primarie). Il che, naturalmente, non esclude che altre, singole o associazioni, pensino invece di farlo.

Il percorso in vista delle elezioni dovrebbe essere questo:

una supermobilitazione in autunno (modalità e date ancora da decidere) per sensibilizzare le donne sul tema della rappresentanza. Tema sul quale le italiane, inutile nascondersi dietro un dito, sono sempre state e restano molto tiepide. Mentre questioni come aborto e violenza -tristemente, i minimi vitali- coagulano interesse ed energie, la rappresentanza politica interessa solo una minoranza.

La mobilitazione potrebbe articolarsi in un’unica grande manifestazione nazionale o in più iniziative locali. La sfida è fare comprendere alle donne che senza una forte presenza femminile nelle istituzioni rappresentative, difficilmente i temi che stanno loro a cuore -dal macrotema lavoro-welfare ai temi “biopolitici”- diventeranno prioritari nelle agende.

Riportare la vita al primo posto, anche nella politica seconda: questo, a mio parere, è l’obiettivo che può unirci tutte, trasversalmente. L’altro obiettivo è il 50/50: non solo a livello di candidature, ma anche nelle squadre di governo. Su questo secondo obiettivo Snoq sembra piuttosto ferma: chiedere a tutti i partiti questo impegno, invitare a votare solo i partiti che promettono di mantenerlo.

Il resto -quali candidate, come sostenerle- è ancora in discussione, anche se l’orientamento sembra essere quello di non indicare formalmente dei nomi (informalmente è un altro conto).

Io la vedrei in questo modo: potrebbe essere utile che Snoq si ponesse come “agenzia” di consulenza, di informazione e di sostegno al desiderio di quelle che vorranno candidarsi, ancorché non “agenzia” esclusiva. E’ giusto che ognuna faccia riferimento ai suoi legami, alle sue relazioni politiche, ai suoi ambiti.

Potrebbe essere altresì utile che Snoq indicasse tra tutte le candidate, e in modo “soft”, per esempio con una lettera pubblica, quelle con un comprovato e non improvvisato legame con il movimento delle donne, che sui temi cari alle donne lavorano da tempo, e la cui storia testimonia un impegno costante che promette di continuare anche all’interno delle istituzioni rappresentative.

La -brutta- vicenda del CdA Rai ha avuto quanto meno il merito di evidenziare una forte doppia domanda da parte di moltissime: 1. che il merito, la competenza, l’autorità riconosciuta (vale per le donne quanto per gli uomini) contino sempre di più, e il familismo, le protezioni, le lobby maschili -donne di uomini- sempre di meno (vedi qui l’iniziativa Il rogo dei curricula) ; che quelle che vanno siano in legame efficace con il movimento delle donne, e che questo legame dia senso prioritario al loro impegno: in questo Paese machista è una priorità assoluta.

Stiamo a vedere.

Donne e Uomini, Politica Giugno 27, 2012

Cercansi donne che vogliono fare politica

Essendomi veramente stufata di sentir dire da partiti, partitazzi, liste, listarelle e vari think tank maschili che candidano poche donne “perché non si trovano”, “non ci sono”, “non vogliono venire”, smentisco una volta per tutte e categoricamente.

Ci sono moltissime donne, io ne conosco, che desiderano entrare nelle istituzioni rappresentative. Molte meno, com’è ovvio, quelle che hanno voglia di prestarsi ancora una volta a fare carne da porcellum, con scarsissime probabilità di essere elette.

Ci sono anche donne che sarebbero bravissime nel fare politica, ma il cui desiderio va maieuticamente risvegliato, accompagnato, autorizzato.

Quindi costituirò qui con questo post una specie di agenzia a cui fare pervenire nomi e curricula di donne che vogliono essere candidate e possibilmente sostenute in liste di tutti i tipi.

Il primo, vero e grande requisito richiesto è l’amore per il mondo, cosa che nessun curriculum garantisce. Poi vengono le specifiche competenze, su cui sono fiduciosa, perché le donne sono molto brave e preparate e  sono sempre le prime dove si entra per concorso e non per cooptazione, come in magistratura,

L’altra cosa che mi piacerebbe è il desiderio di non essere cooptate da uomini, per poi dovere rispondere a loro di qualunque propria scelte, per poter invece fare liberamente riferimento alle altre, per trovare nelle altre la forza per poter andare a cambiare quella politica che NON funziona.

Ma la cosa più importante è sentirsi autorizzate nel proprio desiderio. Che non costituisca più la violazione di un tabù, qualcosa di cui vergognarsi, da dover nascondere, per timore della riprovazione -ahimè- soprattutto delle altre. Quanto meno di alcune. Le quali dovrebbero interrogarsi su quali sono i sentimenti e gli argomenti che le muovono a fare a pezzi la loro simile che desidera andare, anziché limitarsi a sostenerla, se la candidatura le convince, o a darle comunque dignità di avversaria politica, da combattere SOLO in quanto tale, se portatrice di temi e programmi diversi dai propri. Quali sono, in breve, le radici di queste pratiche autosessiste.

Insomma, vorrei che questo fosse una specie di porto franco, in cui il desiderio che una ha di andare a fare politica non solo possa liberamente manifestarsi, ma anche venire apprezzato e accolto con interesse e gratitudine.

Donne e Uomini, Politica Marzo 7, 2012

Caro partito ti scrivo

Non vi voteremo.
O vi impegnate per il 50/50, o non vi voteremo. In occasione di Ottomarzo, la minaccia si alza da più parti.
Figuratevi se non sono d’accordo. L’ho profferita a Bologna, chiamata a parlare da Pippo Civati. E a Siena, all’incontro di Se non ora quando. Sono quasi un paio d’anni che lo strillo appena posso. Non vi voteremo.
Registro perciò la lettera ai partiti che pubblico qui, e la sottoscrivo. Ci mancherebbe.
Ricordando tuttavia che, per dirne solo alcune.
a) il 50 per cento delle candidature non significa affatto il 50 per cento di elette
b) nulla può sostituire la volontà politica, che deve essere espressa chiaramente dai partiti, di sostenere le candidate e soprattutto di formare una squadra di governo paritaria: il 50/50 di Milano, per esempio, è frutto dell’impegno assunto -e mantenuto- dal sindaco Pisapia in campagna elettorale, e non esito delle elezioni: in consiglio comunale il 50/50 non c’è, mentre c’è in giunta e negli altri incarichi di governo
c) non basta porsi “nell’attesa che riusciate a mettervi d’accordo su una nuova legge elettorale che possa eliminare ogni discriminazione di genere”. Si tratta di essere interlocutrici attive e di formulare proposte su questa materia complessa. Tenendo presenti alcuni paradossi: per esempio, in presenza della chiara volontà politica di cui sopra, il famigerato Porcellum a liste bloccate può consentire l’elezione di molte più donne che altri meccanismi
d) valutare attentamente il “donna vota donna”: finora non ha funzionato
e) tenere ben presente quello che sta capitando ai partiti, messi sotto assedio dalle proposte civiche: si rischia di aprire una faticosa interlocuzione con chi sta perdendo
f) avere pronto un piano B, valutare l’idea di liste civiche che accolgano e promuovano questo forte desiderio femminile di politica.
Ciò detto, ecco la Lettera ai partiti che viene presentata questa mattina a Roma.
Lettera aperta ai partiti: il voto delle donne
Siamo cittadine di questo Paese, alcune di noi lavorano, altre studiano, sono disoccupate o dedicano il loro tempo alla famiglia. Ma tutte noi, nel lavoro, nello studio, fuori e dentro la famiglia, ogni giorno facciamo il nostro dovere, e lo facciamo al meglio perché ci crediamo.
Anche per questo non ci rassegniamo a lasciare questo Paese nelle mani di un’oligarchia, quasi tutta maschile, di “professionisti della politica”. Perché la politica riguarda la vita di tutte noi.  
Scriviamo questa lettera, anche a nome di tutti gli uomini che ne condividono lo spirito, sia a titolo individuale che a nome di varie associazioni e gruppi appartenenti alla società civile perché abbiamo deciso di cambiare l’unica cosa che possiamo cambiare subito: il nostro comportamento!mVe lo comunichiamo perché la cosa vi riguarda direttamente in almeno due punti: 

1) Nell’attesa che riusciate a mettervi d’accordo su una nuova legge elettorale che possa eliminare ogni discriminazione di genere, noi abbiamo deciso di votare solo per quei partiti che presenteranno liste con ugual numero di candidati dei due sessi.
Questo per rafforzare la presenza delle donne nelle istituzioni, dalle quali finora siamo state metodicamente escluse, in nome del principio di uguaglianza sancito dall’art.3 della Costituzione italiana.
Quindi:
I partiti che non presenteranno liste con il 50% delle donne tra i candidati, non avranno il nostro voto

2) Nell’attesa di una legge elettorale che restituisca il potere di scelta alle elettrici e agli elettori, abbiamo deciso di votare solo quei candidati e candidate che, attraverso i partiti che li sostengono, metteranno a disposizione dell’opinione pubblica la loro biografia completa, con la storia dettagliata del loro percorso professionale, patrimoniale e politico, ivi compresi meriti e competenze che noi ci riserveremo di controllare nella loro completezza e veridicità.
Questo in nome di una necessità di trasparenza essenziale al miglioramento della qualità della rappresentanza politica, sia maschile che femminile, che ormai si è ridotta a rappresentare soltanto se stessa.

Quindi:
I partiti che non forniranno i profili dettagliati delle loro candidate e dei loro candidati, non avranno il nostro voto. 
Se queste due richieste saranno disattese, non vi voteremo; lo faremo privatamente, a partire da noi stesse, dalla rete delle nostre relazioni familiari, amicali, professionali, e lo faremo pubblicamente, in modo più organizzato, utilizzando tutti i canali possibili delle donne e della comunicazione politica, sociale, culturale.
Poiché crediamo nell’urgenza di questa battaglia di democrazia e di civiltà, invitiamo tutte le cittadine e tutti i cittadini che ne condividono lo spirito a firmarla e a diffonderla.
Alle donne dei partiti che condividono le nostre richieste chiediamo di farsene interpreti presso le loro segreterie e di rendersi disponibili per un incontro/confronto che contiamo di organizzare al più presto.  
Donne e Uomini, Politica Marzo 13, 2011

COPPIA POLITICA

Vedete, amiche e amici, che per femminilizzare la politica le quote non bastano? C’è da fare le liste, oggi a Milano, ma l’esempio milanese è buono per ragionare in generale.

Capita questo: che gli uscenti dei partiti (quasi tutti maschi) vogliono rientrare. Ci sono ottime probabilità che rientrino, disponendo ciascuno del proprio patrimonio consolidato di preferenze, e come voi sapete alle comunali c’è la preferenza unica. Quindi avete voglia a fare liste cosmetiche 50/50. I maschi uscenti rientreranno, e forse qualche rara donna in più, sempre se garantita dal partito in questione. E in genere le garantite dai partiti sono le cosiddette cooptate. Ovviamente cooptate da uomini e per i motivi più svariati (relazionali, familiari e anche, ahinoi, come abbiamo visto spesso, di questi tempi, sessuali). E quindi tenute alla fedeltà assoluta, sia all’uomo che le fa entrare, sia ai codici della politica maschile. E allora non si femminilizzerà un bel nulla, come si è già visto, anche perché la cooptata è separata dalle altre, e quindi da se stessa.

Se in politica si entrasse per concorso, ci sarebbero moltissime donne, probabilmente la maggioranza, come in magistratura e in avvocatura. Ma dove si entra per cooptazione, il risultato è sempre questo.

In ogni caso il 50 per cento di elette, stanti così le cose, ce lo possiamo sognare. E la promessa era questa: 50/50 a ogni livello, consiglio, squadra, municipalizzate, enti, eccetera. Per la giunta e il resto si può rimediare dopo: assessore, presidenti di municipalizzate ed enti possono essere pescate da fuori, non devono essere elette. E’ sufficiente la volontà politica. Ma il rischio che il consiglio sia nuovamente un club per solo uomini è molto concreto. E allora come si fa?

Io ho pensato questo: alcuni dei maschi uscenti lascino “cavallerescamente” il loro posto a una donna, e facciano convergere su di lei il loro patrimonio di preferenze. Un gesto generoso e responsabile, che significa assumere la questione dell’equa rappresentanza come una priorità politica. L’uomo in questione non dovrebbe sparire, ma restare in relazione politica stretta con la “sua” eletta, lavorare politicamente con lei (non c’è bisogno di essere eletti per fare politica), decidere insieme a lei, in un’ottica di doppio sguardo. La scelta della candidata dovrebbe avvenire per affinità: per esempio, un ambientalista dovrebbe promuovere e collaborare con una ambientalista, e così via. O anche in base ad altre affinità. Così si aggirerebbe almeno in parte il meccanismo umiliante e sterile della cooptazione: sia perché le ragioni della sostituzione sarebbero evidenti (merito, competenze, capacità di fare squadra, etc.), sia perché molte più donne si farebbero avanti spontaneamente, troverebbero la forza per dire il loro desiderio, non sapendosi certamente destinate alla sconfitta.

Oltre a garantire un effettivo numero di elette, il passo indietro di alcuni candidati garantiti che decidono di continuare a lavorare fuori dalle istituzioni ma in stretta relazione con la “loro” eletta inaugurerebbe un modello interessante, quello del doppio sguardo politico, della relazione politica di differenza, riproducibile in ogni snodo dell’amministrazione. Già capita in molti luoghi di lavoro: per esempio è sempre più frequente che direttori di giornali, parlo del mondo che io conosco meglio, scelgano una donna per il ruolo della condirezione o vicedirezione (più raramente capita anche il contrario) proprio a significare l’opportunità e la fecondità del doppio sguardo. Anche la politica se ne arrichirebbe notevolmente.

Questa è la proposta che ho abbozzato, consapevole di tutte le difficoltà, la prima delle quali è che alcuni si convincano a fare un passo indietro. Un conto è solidarizzare con le donne in piazza, altro conto è assumere il problema personalmente.

Un’altra possibilità, non praticabile per queste imminenti elezioni, è la doppia preferenza di genere: ovvero l’indicazione anche di una donna ogni volta che si esprime la preferenza elettorale per un uomo, e viceversa. Ma qui manca un aspetto che io ritengo decisivo: quello della relazione politica di differenza, che costituisce la sostanza forte ed efficace della “coppia politica”.