L’immagine di Silvio Berlusconi che dopo la botta dei referendum compra collanine (per chi?), e non da Bulgari, ma in uno di quei negozietti che vendono pietre sciolte e accessori per farsele da sé, la faccia mesta di uno che comincia finalmente a capire che la festa è finita, e che lui è rimasto da solo sulla pista da ballo, potrebbe essere il presagio di un’uscita di scena a breve e senza troppi clamori, molto diversa dalle fantasie alla Caimano. Tutto finisce, ed è finito anche il berlusconismo, e ormai lo sa anche Berlusconi: il primo colpo a Milano, quello definitivo probabilmente fra pochi giorni a Pontida. Forse un governo balneare, poi un premierato Tremonti, e infine al voto, questo è uno degli scenari a oggi. Anche se qui si naviga a vista.

Questo post solo per dire che se Berlusconi piange, è un’intera classe politica a non poter ridere: la valenza antiberlusconiana del quorum e della valanga di sì è stra-evidente, ma -e lo dico avendo vissuto intensamente la vicenda milanese- il messaggio è inviato a tutti. Il voto referendario parla di una rivolta civica, e chiede un cambiamento vero. Non piccoli aggiustamenti e pateracchi, ma una stagione di riformismo radicale, nei tempi e nei modi.

Anche altre facce, sì: i leader politici e i veterani di Montecitorio e di Palazzo Madama ne prendano atto. I nostri indignados vogliono una nuova classe politica. La vogliono più femminile e la vogliono più giovane e quindi più efficace e più capace di innovare. Che prendano la foto ufficiale della neonata giunta milanese e la studino attentamente: il modello è quello, e non si torna più indietro. Donne e giovani, gli esclusi della politica, le uniche e gli unici a offrire la garanzia del cambiamento. E fine dei compromessi e dei lassismi di qualunque tipo.

L’accanimento con cui grande parte degli elettori di Giuliano Pisapia sta chiedendo che il neoassessore al Bilancio Bruno Tabacci, sia pure apprezzato per la sua onestà e la sua competenza, rinunci al suo mandato di parlamentare per non ricoprire un doppio incarico -accanimento che personalmente non condivido- è lì a dire con chiarezza un’esigenza di rigore e una fortissima richiesta di partecipazione a ogni atto di governo della città. Capita qui, e capiterà ovunque.

Sono queste le novità, e sono ineludibili. Nessuno pensi di cavarsela con quattro collanine.

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