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bruno tabacci

leadershit, Politica Novembre 23, 2012

Contro il “voto utile” (non è tempo di nasi turati)

Chi domenica voterà alle primarie del csx (ci si può preregistrare qui) lo sa:

c’è una forte pressione per il cosìddetto “voto utile”, concentrato sui duellanti Bersani e Renzi. Anche chi si riconosce maggiormente negli altri competitor, Puppato, Tabacci e Vendola, viene invitato a “non disperdere il voto” e a schierarsi di qua o di là.

Spiego perché questo supposto “buon senso” non mi convince affatto:

1. CENTRO E PERIFERIA   Questo iper-realismo diminuisce la ricchezza del voto e ostacola il cambiamento, che arriva sempre dalla “periferia”.

2.  VOTO “CONTRO”   Una quota considerevole di consensi per l’uno o l’altro dei principali competitor è un voto “contro”: voto Renzi non perché mi convinca, ma per fare fuori Bersani; voto Bersani non perché lo considero il più adatto alla premiership, ma perché devo arginare Renzi. I conti interni al partito rischiano di prevalere, ma il senso vero delle primarie è la scelta del possibile premier. Votare contro, o secondo queste logiche, fa scivolare in secondo piano il bene del Paese, che dovrebbe invece rimanere la stella polare.

3. THE WINNER IS…   Il vero vincitore del dibattitone su Sky -parere unanime- è stato il confortevole senso di squadra, l’idea di un team che tiene insieme le differenze in vista di un progetto unitario. Chi ha seguito in tv -io ero in studio- è andato a letto contento per avere visto non risse ma un costruttivo confronto di idee. Corrispettivamente, la vera vincitrice delle primarie deve essere la squadra. Ma quanto più il voto sarà polarizzato, tanto meno squadra avremo e tanto più “uomo solo al comando”, soluzione da sfuggire come la peste. L’offerta di “uomini soli” e di poche idee al comando dovrebbe bastarci e avanzare.

Il modo in cui ognuno di noi può contribuire al bene comune è portare autenticamente se stess*.Solo così il voto non è inutile.

Non è questo il tempo dei nasi turati.

p.s. Aggiungo un’altra considerazione, credo abbastanza “utile”. Parlando di governabilità, e osservando un Movimento 5 Stelle che tallona il Pd, potrebbe essere necessaria una o qualche figura del csx in grado di dialogare, almeno programmaticamente, con gli eletti di Grillo. Molto difficile che questa figura sia Bersani. Figuriamoci Renzi. Qualche possibilità, forse, per Vendola. Molte di più per Puppato.

 

Donne e Uomini, Politica, tv Novembre 14, 2012

La piega di Laura Puppato

 

Maggie e Laura

In rete si discute parecchio della piega di Laura Puppato. Pare non fosse abbastanza pettinata, al dibattito Sky. Mi vengono in mente i capelli di Nilde Jotti, ricordate? Portati ostinatamente raccolti sulla nuca, con una scriminatura in mezzo. E Tina Anselmi, l’altro “faro” menzionato da Puppato, che forse si guardava nello specchio una volta l’anno.

Curzio Maltese, su “la Repubblica” di ieri, osservando che il format al Teatro della Luna sembrava un abito su misura per Matteo Renzi,  (più tweet che risposte, slogan, telefonino sul leggio che riceveva sms), diceva che era “alto, giovane e bello”, lì, sulla platea di X Factor.

Negli ultimi due decenni la confusione tra politica e spettacolo è stata assoluta. Showmen e showgirl che diventavano parlamentari, deputati e presidenti del Consiglio tirati e inceronati. Questo è vero soprattutto per i più giovani, che in effetti non hanno mai visto altro.

La bellezza è una cosa seria, lo è sempre stata, anche per un condottiero. Se il comandante Che Guevara non fosse stato tanto fascinoso, non ci sarebbero ancora poster con la sua silhouette sui muri delle camerette di mezzo mondo. Perfino Gesù nelle immaginette è ritratto come un giovane di bellezza soave.

Ma che Pierluigi Bersani e Bruno Tabacci non si presentino in tv con la chierica pittata, o che Puppato non stia troppo lì a rimirarsi e non parli per slogan come una televenditrice sono difetti solo per i loro Avatar televisivi. Una certa noncuranza per la propria immagine oggi testimonia un cambio di linguaggio, una netta discontinuità con il dannato Truman Show in cui siamo stati costretti a vivere (ricordate? va tutto bene, i ristoranti sono pieni, mentre fuori dalla bolla infuriava la tempesta).

Stiamo cercando un premier, una persona capace e responsabile che ci porti fuori di qui, non un conduttore per “Vuoi essere milionario” (se la logica è questa, allora eleggiamo quel buon uomo di Gerry Scotti e non parliamone più). In questo senso lo stile di Renzi è dannatamente vecchio, il suo linguaggio non rompe con il berlusconismo.

Facciamolo capire soprattutto ai ragazzi: è solo colpa nostra, se fanno confusione.

 

Politica Ottobre 26, 2012

Regione Lombardia: ma Civati no?

Io, da povera donnina quale sono, non ho ben capito come mai Bruno Tabacci, già assessore milanese al Bilancio -al momento, forse lui spera definitivamente, ha rimesso le deleghe- nonché parlamentare, si voglia candidare dappertutto. Quatto quatto ha raccolto le sue firme e da ieri è ufficialmente in corsa per le primarie nazionali del centrosinistra. Ma avrà rinunciato a quelle per Regione Lombardia? Forse la spiegazione è la più semplice, Watson. Forse è solo che vuole garantirsi un futuro politico, ma questa bulimia non corrisponde alla sua storica immagine di moderato. Nel frattempo segnalo una pagina-cult di Facebook, Marxisti per Tabacci. C’è da passarci le ore.

L’altra cosa che non ho capito è che cosa vada cercando il Pd lombardo, come mai si ostini a frugare disperatamente nel cappello alla ricerca di un pingue coniglio, perché si stracci le vesti per la rinuncia di Umberto Ambrosoli, quando tutti i sondaggi formali e informali su Regione Lombardia indicano un netto favore popolare per Giuseppe Civati detto Pippo. Che tra l’altro è del Pd, il che al Pd non dovrebbe del tutto spiacere. Se poi Civati, invece di presentarsi come salvatore della patria, uomo della provvidenza ecc. ecc., scegliesse  di offrirsi modernamente all’elettorato già circondato di almeno parte della sua squadra, paghi uno e prendi 6 o 7, la bella novità farebbe salire alle stelle le sue quotazioni. E quindi, suppongo, anche quelle del Pd. Non l’ho capito io, ma credo non l’abbiano capito nemmeno i militanti del Pd.

A volte pare che il Pd lombardo non si intenda come il primo partito che è, che giochi sempre un po’ di rimessa, che si tenga a lato, che non si fidi di se stesso, che intenda le proposte degli altri come comunque migliori delle proprie, che si affidi volentieri a papi stranieri, ancorché parenti -nella fattispecie il sindaco arancione-, che vincere non gli sembri mai una buona idea. Impossessato, come diceva Francesco De Sanctis di Don Abbondio, dal “demone della paura”.

Che ci facciano capire presto, e tiremm innanz.

 

Politica Ottobre 17, 2012

Regione Lombardia: fattore Maroni

Se votassi il centrodestra -e non nascondiamoci: non lo voto- sarei entusiasta della candidatura di Bobo Maroni alla presidenza di Regione Lombardia. Avrebbero già dovuto candidarlo come sindaco per non perdere Milano: l’avevo suggerito, a suo tempo, ai miei pochi buoni amici di quella parte politica.

Maroni ha le carte in regola se non per vincere, impresa piuttosto disperata, quanto meno per minimizzare il prezzo che il suo schieramento dovrà pagare. Caduto sulla ‘ndrangheta, il centrodestra potrebbe almeno in parte rialzarsi affidandosi a un ex-ministro degli Interni che nella lotta alla criminalità organizzata ha ottenuto qualche risultato. E che saprebbe riaccendere l’orgoglio della Lega, bestia ferita ma ancora vigorosa (conosco la mia terra e la mia gente). Insomma, non l’en plein, ma un argine sicuro contro la disfatta.

Più debole la candidatura dell’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, stimato dai moderati, un po’ troppo milanese per infiammare la riscossa. Ma anche lui non da sottovalutare.

A quanto pare il centrodestra sta valutando di organizzare primarie di coalizione (Maroni dice sì, certo di vincere). Ragione in più per non evitare quelle del centrosinistra: io sarei per un primarie day il 25 novembre, politiche e regionali in un colpo solo. Non credo che convenga saltare questo passaggio: i lombardi -noi lombardi- hanno molta voglia di scegliersi il presidente.

Vediamo i nomi che girano: Umberto Ambrosoli, avvocato penalista e giovane uomo degnissimo, riservato figlio dell’eroe borghese Giorgio Ambrosoli, più anti-Formigoni di lui non sembrerebbe esserci. Ma lui oppone -il che lo rende ulteriormente degno- la sua inesperienza della macchina amministrativa e del sistema Lombardia: già rifiutò la candidatura a sindaco. Non sembrerebbero schermaglie. Vedremo. Bruno Tabacci: candidatura debolissima. Già un trentennio fa vicepresidente di Regione Lombardia e oggi assessore al Bilancio nella giunta Pisapia, Tabacci è percepito come “vecchia politica”. Difficile che possa interpretare il grande desiderio di rinnovamento. Alessandra Kustermann: fantastica medica, primaria alla clinica Mangiagalli, esperta del sistema sanitario, grande e antico lavoro a fianco delle donne, in particolare sul tema della violenza. Potrebbe catalizzare l’attenzione dell’elettorato femminile. Anche lei, come Ambrosoli, favorita dalla provenienza dalla cosiddetta “società civile”, ma penalizzata da una notorietà prevalentemente cittadina, e il tempo per farsi conoscere è poco. Un buon piazzamento in eventuali primarie la indicherebbe come possibile -e auspicabile- assessora alla Sanità, posizione chiave in Lombardia. Maurizio Martina, segretario del Pd lombardo: una candidatura troppo interna e di “apparato”. Fuori dal Pd, Martina è poco conosciuto, e il “fuori Pd” oggi elettoralmente pesa molto. E infine -almeno a oggi- il consigliere regionale Pippo Civati, coetaneo di Ambrosoli, percepito dall’opinione pubblica come “rottamatore buono”, un pezzo di strada condivisa con Renzi prima di un definitivo divorzio, capace di muoversi con disinvoltura sul territorio mediatico virtuale -è piuttosto noto alla platea televisiva nazionale-, ma anche suole consumate in un intensissimo lavoro sul territorio reale: la Lombardia, e non solo quella, la conosce palmo a palmo. E i lombardi conoscono lui. Praticamente come Maroni.

Mi pare che la scelta vada fatta anche in funzione del competitor che ci si troverà davanti. 

Io la mia l’avrei fatta. Sperando che mi sia consentito esprimerla.

 

Donne e Uomini, Politica, TEMPI MODERNI Giugno 14, 2011

Nessuno pensi di cavarsela con 4 collanine

L’immagine di Silvio Berlusconi che dopo la botta dei referendum compra collanine (per chi?), e non da Bulgari, ma in uno di quei negozietti che vendono pietre sciolte e accessori per farsele da sé, la faccia mesta di uno che comincia finalmente a capire che la festa è finita, e che lui è rimasto da solo sulla pista da ballo, potrebbe essere il presagio di un’uscita di scena a breve e senza troppi clamori, molto diversa dalle fantasie alla Caimano. Tutto finisce, ed è finito anche il berlusconismo, e ormai lo sa anche Berlusconi: il primo colpo a Milano, quello definitivo probabilmente fra pochi giorni a Pontida. Forse un governo balneare, poi un premierato Tremonti, e infine al voto, questo è uno degli scenari a oggi. Anche se qui si naviga a vista.

Questo post solo per dire che se Berlusconi piange, è un’intera classe politica a non poter ridere: la valenza antiberlusconiana del quorum e della valanga di sì è stra-evidente, ma -e lo dico avendo vissuto intensamente la vicenda milanese- il messaggio è inviato a tutti. Il voto referendario parla di una rivolta civica, e chiede un cambiamento vero. Non piccoli aggiustamenti e pateracchi, ma una stagione di riformismo radicale, nei tempi e nei modi.

Anche altre facce, sì: i leader politici e i veterani di Montecitorio e di Palazzo Madama ne prendano atto. I nostri indignados vogliono una nuova classe politica. La vogliono più femminile e la vogliono più giovane e quindi più efficace e più capace di innovare. Che prendano la foto ufficiale della neonata giunta milanese e la studino attentamente: il modello è quello, e non si torna più indietro. Donne e giovani, gli esclusi della politica, le uniche e gli unici a offrire la garanzia del cambiamento. E fine dei compromessi e dei lassismi di qualunque tipo.

L’accanimento con cui grande parte degli elettori di Giuliano Pisapia sta chiedendo che il neoassessore al Bilancio Bruno Tabacci, sia pure apprezzato per la sua onestà e la sua competenza, rinunci al suo mandato di parlamentare per non ricoprire un doppio incarico -accanimento che personalmente non condivido- è lì a dire con chiarezza un’esigenza di rigore e una fortissima richiesta di partecipazione a ogni atto di governo della città. Capita qui, e capiterà ovunque.

Sono queste le novità, e sono ineludibili. Nessuno pensi di cavarsela con quattro collanine.

economics, Politica Giugno 13, 2011

I cavoli (acidissimi) dell'Orto planetario

Domani il neosindaco di Milano Giuliano Pisapia si recherà al Bie di Parigi per riferire sull’acquisto delle aree destinate a Expo. Ma stamattina, in un dibattito  organizzato da Affaritaliani.it a cui hanno partecipato Giuseppe Sala, ad di Expo Spa, Bruno Tabacci (neoassessore al Bilancio), Pierfrancesco Majorino (Welfare), Stefano Boeri (Expo e Cultura) nonché l’ex assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli, si è confermata una notevole divergenza di vedute tra Sala-Pisapia e l’assessore Boeri.

Un confronto decisamente duroBoeri è fermo sul dossier originario del parco agroalimentare planetario, approvato dal Bie e da tutti gli enti preposti, e confortato dall’esito del referendum di ieri. “Quello” ha detto “è la stella polare, insieme all’esito del referendum, che chiede che questa eredità agricola e tecnologica resti a Milano. E il valore delle aree da acquisire non può che discendere da questo“.  Valore che invece è stato stimato 120 milioni di euro con un presunto indice edificatorio dello 0.52 per cento, presunto in quanto mai sancito dal Consiglio comunale, che non corrisponde a quello di un’area agricola.

Sala, secco:  “E’ sbagliato pensare che un cambio di giunta cambi la logica del nostro lavoro. Boeri sta dicendo che Pisapia sbaglia a venire con me a Parigi per l’acquisto dei terreni“. E lascia rapidamente il convegno.

Replica di Boeri in sua assenza: “Non capisco questa reazione, se ne assumerà la responsabilità“.

L’assessore Boeri, paradossalmente da sempre messo sotto accusa come “amico dei costruttori”,  ha anche parlato dell’ipotesi esproprio, dicendo che “sarebbe certamente meglio evitarlo, ma non è pensabile l’uso di questo strumento solo con i piccoli proprietari e non con i grandi”..

A complicare il quadro il fatto che la delega su Expo sarà conferita a Stefano Boeri solo mercoledì durante la prima riunione di giunta, e dopo l’incontro parigino. Solo lì si capirà quanto ampia e con quali poteri.

Infine Bruno Tabacci, che nel suo breve intervento, subito dopo Stefano Boeri, se l’è cavata con un laconico “Condivido questa impostazione culturale”

Donne e Uomini, Politica Giugno 10, 2011

FIDUCIA!

27 maggio 2011, l'arcobaleno beneaugurante su Milano

Se la giunta milanese è questa, lo sapremo ufficialmente oggi, siamo a cavallo. Hanno lavorato fino alle 3 di stanotte. E ora il laboratorio Milano può partire davvero.

Maria Grazia Guida vicesindaco con delega all’Istruzione.

Bruno Tabacci al Bilancio.

Stefano Boeri alla Cultura con delega all’Expo, Moda e Design.

In Giunta il cattolico del Pd Marco Granelli.

Al giovane del Pd Pierfrancesco Maran Ambiente e Mobilità.

Al Welfare il capogruppo uscente Pierfrancesco Majorino.

La direttrice del carcere di Bollate, Lucia Castellano si occuperà di Sicurezza.

Tra le new entry Chiara Bisconti, dirigente delle Risorse umane della San Pellegrino, che si occuperà di Benessere. 

Franco D’Alfonso, coordinatore della lista “Milano civica”, alle Attività produttive.

La giovane funzionaria Cgil vicina a Sel Cristina Tajani al Lavoro.

Per Sinistra Ecologia e Libertà anche il Decentramento che va a Daniela Benelli.

L’avvocato Ada Lucia De Cesaris, presidente del collegio dei Garanti del Comune, all’Urbanistica.

Alla Federazione della Sinistra andrà molto probabilmente la presidenza dell’aula di Palazzo Marino (con il decano dei consiglieri, Basilio Rizzo)

Molte donne in giunta, come promesso, e donne capaci (e adesso tutti quelli e tutte quelle che mi hanno detestata per aver rotto l’anima a Pisapia sul 50/50 vengano a Canossa: pardon, nota personale).

L’età media si è decisamente abbassata. La necessaria mediazione con i partiti non è andata a scapito delle competenze. Insomma, c’è motivo di avere molta fiducia. Fiducia, fiducia, fiducia! Stiamo attorno alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, tutte e tutti pronti a dare loro una mano.

Un vivissimo buon lavoro a tutti, ma permettetemi di abbracciare in particolare Maria Grazia Guida, Stefano Boeri, Lucia Castellano, Chiara Bisconti, e i due Pier! Vi voglio bene!

eccole/i qui!

Senza categoria Febbraio 24, 2011

CARO PRESIDENTE FINI…

Caro Presidente Fini,

io non sono un’elettrice di centrodestra, ma la domanda la faccio anche a lei: Berlusconi a parte, che ha tutti suoi ottimi motivi per voler vincere e stravincere dino all’ultimo respiro, c’è ancora qualcuno che abbia davvero voglia di vincere tra i protagonisti della politica italiana?

I dubbi che ho sul centrosinistra li covo anche sul nascente terzopolo. A Milano, per esempio, c’è da scegliere il vostro candidato sindaco. Il tira-e-molla va avanti da mesi: Albertini, Tabacci, Manfredi Palmeri… La scelta è tra questi ultimi, a quanto pare. Mi permetta di segnalarle una terza ipotesi. Una signora finiana della prima ora, che quindi immagino lei conosca benissimo, che in questo momento è una specie di eroina pop, sospinta dal vento in poppa di Affittopoli, di cui è regista e brillante protagonista.

La consigliera Barbara Ciabò, presidente della Commissione Casa e Demanio al Comune di Milano, è ardimentosa, ama la politica, ama soprattutto la città e non si ferma davanti a nessuno. E’ anche una mamma, ed è molto preoccupata per le questioni ambientali e per la salite dei cittadini, soprattutto, com’è giusto, per quella dei cittadini bambini. E si sente un po’ sola, come tutti quelli -tutte quelle, se permette- che combattono battaglie di principio. E poi è una donna, e mi risulta che lei sia uno dei pochissimi politici italiani che con le donne sa lavorare senza problemi. Anche un banale ragionamento di marketing politico condurrebbe a considerare l’ipotesi. Perché non capita, mi domando?

Lei potrebbe rispondermi di tenere conto della complicazione delle alchimie politiche. Mi rendo conto. Ma a volte ci sono cose irresistibili, che permettono di tagliar corto con i ragionierismi.

Detto da una che non ha alcun interesse ad aiutarla a vincere, o quanto meno a piazzarsi bene: a maggior ragione, provi a considerare il suggerimento.

barbara ciabò e manfredi palmeri