Prima soddisfazione: la gran botta a Salvini. A Varese, a Milano. Il suo populismo cattivo, la sua violenza verbale, la sua mancanza di umanità non hanno fatto presa come lui sperava e come molti temevano. I suoi eccessi sono stati respinti. La gente non li ha apprezzati e condivisi. Questa è un’ottima cosa e rivela un elettorato non immaturo. Renzi non è l’unico Matteo che dovrà ripensarsi.

Seconda soddisfazione: la sconfitta della destra a Milano -parlare di vittoria della sinistra sarebbe troppo, sia per il margine non amplissimo sia per la collocazione centrista del Pd renziano. Vedremo Beppe Sala all’opera e la giunta che costruirà, conosceremo presto l’agenda politica e le sue effettive priorità. Si dovrà vigilare contro le tentazioni dirigiste, non infrequenti in un manager e in particolare in un manager renziano, e tenere il punto sulla nuova idea di cittadinanza attiva che a Milano non è interpretata dai 5 Stelle ma è ugualmente ben radicata e strutturata.

Terza soddisfazione: la dura lezione al Pd, che perde 13 capoluoghi su 20. La celebrazione della fine dell’honeymoon renziana, che vede il Rottamatore rottamato da gente anagraficamente e ideologicamente ben più giovane di lui che è un politico di vecchissima scuola. A Milano Sala è stato “salvato” dai radicali e dalla sinistra: senza quei voti non sarebbe sindaco. Il 24 giugno al Nazareno, ieri sera desolatamente vuoto, assisteremo all’autocoscienza del Pd e a pseudo-rese dei conti: paradossalmente la sconfitta potrebbe produrre un’autodifensiva coesione interna. Consapevoli del fatto che in genere, in quel partito, le ritirate spesso sono solo tattiche e il senso di essere i “migliori” tornerà presto a prendere il sopravvento. Anche perché dopo questo voto la battaglia per il sì di ottobre si profila come un vero corpo a corpo per la sopravvivenza, e il tempo per piangersi addosso sarà poco.

Quarta soddisfazione: vedere finalmente due giovani donne sindache di grandi città, festeggiate da tantissimi uomini (come se fosse una cosa normale: ma ancora non lo era).  Tremano le vene dei polsi, soprattutto per Roma, irredimibile in tempi brevi, e con l’inimicizia di un governo nazionale che ha tutto l’interesse di vedere l’esperienza arenarsi e fallire: la prossima contesa con il M5Stelle sarà per Palazzo Chigi, e ci si potrebbe arrivare in tempi rapidi.

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