Stiamo discutendo di violenza maschile sulle donne. Un amico, Gabriele, riflette ad alta voce su se stesso. Una volta ha picchiato una donna. Vuole provare a raccontare come è successo, provare a darsi qualche spiegazione, dire alle donne come capita, e come difendersi. E’ un gesto a suo modo generoso, a cui va dato valore.
“Dirò qualcosa a proposito degli omicidi commessi da uomini che fino al giorno prima non hanno mai praticato violenza, di quelli cioè che non vivono in culture di codici barbari e che giornalmente, almeno formalmente, d’avanti gli occhi del loro microcosmo, indossano atteggiamenti patriarcali maschilisti e per i quali certamente l’esposizione a modelli ancor più può determinare in un momento anche solo di grande rabbia una tragedia.
Non appartengo alla tipologia de ‘ è lo stupro in se che eccita’, semmai appartengo a quell’altra che ‘se la donna non si eccita non riesco ad eccitarmi neanche io’. Anche uno come me può però arrivare ad usare le mani, mi è successo, purtroppo, credo anche che non si possa mai più ripetere e che non sarei mai arrivato ad un omicidio e questo giusto perchè fortunatamente quella volta non ho mai perso del tutto il contatto con la realtà. Se fossi stato di struttura psicotica il potenziale di aggressività che mi trasformò lungi da ogni possibile previsione in altro da me per un paio d’ore mi avrebbe certamente portato ancora oltre. Questo ennesimo episodio di un paio di giorni fa mi ha fatto tentare una spiegazione, perlomeno al mio crimine, non una giustificazione, non c’è giustificazione all’uso della violenza. “L’arma degli incapaci”: anche questo è vero, avevo tentato come potevo di affrontare il dolore, prendendomela con l’altro, per esempio, una persona assente, sconosciuta, e mantenendo innocente colei che mi si ripresentava d’avanti. Il dolore, immane, è già immaginare la tua donna, quella che ami più di te stesso con le gambe allargate ad un altro che non l’ama ma si sta passando un capriccio. Quella la consideri violenza ‘a sua insaputa’ e ti accende, perchè forse l’atto sessuale lo consideri una ‘tenera violenza’ lecita tra chi si ama, che hai costruito di modo che a lei sia graditissima, sacrilega se perpetuata con l’inganno da terzi. Tutte cazzate ma tu ci credi.
A quel punto hai già perso un po’ il contatto con la realtà, sei entrato in una spirale senza fondo di rimuginamenti, non mangi, non dormi sei iperlucido, sempre, ti si alza la pressione arteriosa …. sei alterato. Succede allora che se lei diventa violenta, prevaricatrice, vuole che gli consegni il tuo cell per cercare di dimostrarti che anche tu …. e invece non è vero che tu ….. ti strappa i capelli: funziona come un detonatore. Poi stai male, malissimo, provi a darti gli stessi schiaffi per sapere che male le hai fatto, sei stato attento a non colpirle il naso, le orecchie, pensi che siano stati colpi ben assestati, di quelli che fanno un po’ di rumore e provocano un piccolo shock, di quelli che le possano far tornare la ‘ragione’ …. ma sei più tu che l’hai persa e lei ha il viso gonfio.
Probabilmente questo tipo di dinamica anche una ennesima dichiarazione d’amore, lei lo sente, l’hai terrorizzata e pur dicendoti che ti avrebbe denunciato l’hai pure accompagnata al pronto soccorso e lei all’ultimo momento dichiara di essere stata aggredita da uno sconosciuto … tu sei rimasto la, pronto a scontare la tua colpa, il carabiniere di turno ti osserva e tu ti senti puro e pronto a scontare allo stesso tempo. L’hai accompagnata a casa, fortunatamente solo qualche edema superficiale, lei è ancora terrorizzata, senza parole scompare per riapparire dopo meno di una settimana; mentre tu eri ridotto a una bestia è riuscita a contare tutti gli schiaffi che le hai dato, sa che tu la ami: questo è ancora un momento pericolosissimo per le donne. Già, quando il tuo ragazzo si altera e comincia a discutere animatamente come non ha mai fatto è arrivato il momento di allontanarlo fisicamente, di non restare quantomeno appartati. Quando si innesca una certa dinamica, appena si intravvedono i primi segnali di trasformazione, la donna dovrebbe andare via, dovrebbe essere preventivamente preparata a riconoscere e a monitorare questi segnali, mettere da parte l’affettività ed usare solo il raziocinio. Poi c’è sempre tempo per ricucire una cosa ricucibile.
A noi uomini non psicotici, le madri, gli insegnanti e operatori ad hoc dovrebbero impartire una educazione sentimentale, spiegarci che le donne hanno tutto il diritto di fare le stesse cazzate che facciamo noi, che hanno tutto il diritto di giocare con i sentimenti, che non è soltanto un gioco esclusivo nostro e tante altre cose che in parte, un po’in tutte le fasce sociali ci sono sembrate appannaggio esclusivo. Anche alle donne si potrebbe spiegare che l’amore, quello per gioco, quello ‘vero’ e perfino quello matrimoniale non prevede obblighi, discussioni controvoglia né violenza verbale.
Prendetela come una testimonianza che può aiutare a comprendere la fenomenologia”.
Mi colpiscono in particolare tre passaggi di questa autocoscienza:
la violenza su di lei come un fatto “tra uomini”, io la intendo così, lei che viene punita perché con il suo comportamento costringe alla rottura del patto tra maschi e riporta all’odio fratricida
l’avvertimento che lui dà alle donne, perché imparino a cogliere i segnali di pericolo
la “supplica” alle madri, perché possono molto: da madre di figlio maschio dico che è vero, le madri possono molto, e vanno aiutate a potere, vanno supportate dai padri coscienti, dalla scuola, dalla cultura.