Browsing Tag

società civile

Politica, TEMPI MODERNI Novembre 9, 2012

Antipolitica aristocratica

Questa storia della “società civile” comincia a innervosirmi. E’ un po’ come i prodotti italian sounding: sembra roba buona e invece è farlocca.

Tu regolati così: dì che parli, ti muovi, ti proponi, ti candidi in nome della “società civile”, e le tue quotazioni andranno alle stelle, i babbei ci cascheranno. Abbasso i partiti, W la società civile.

Perfino i partiti ormai amano la società civile più di se stessi.

Solo che chi sia davvero, questa società civile, non è affatto chiaro. Io non ho tessere di partito, faccio attivamente parte della “società civile”, ma non mi risulta che qualcuno mi abbia mai interpellato.

A volte penso male, e sospetto che la “società civile” sia un nuovo packaging dell’aristocrazia: poche famiglie che contano downtown, cognomi e lobby e cerchi magici che decidono secondo criteri pochissimo o per nulla trasparenti.

I partiti sono uno schifo, i partiti sono la feccia, ma a un partito puoi sempre iscriverti, e hai perfino la possibilità teorica di contribuire a cambiarlo e a risanarlo. Dove ci si iscriva alla “società civile” invece io non lo so.

Al posto dei partiti vedo nascere sette e movimenti carismatici. E poi, appunto, volendo c’è la “società civile”.

A me questa “società civile” sembra antipolitica aristocratica. Io sono una ragazza del popolo, e a me questa roba non piace. Piuttosto che votare per la società civile me ne sto a casa, o vado a farmi una girata al centro commerciale.

leadershit, Politica Ottobre 22, 2012

Lombardia: “uomo forte”? No, squadra “leadershit”

Dunque: Berlusconi non vuole Gabriele Albertini, ma per la presidenza di regione Lombardia indica Bobo Maroni, e secondo me ha molte ragioni. Per il futuro nazionale ma anche per presente lombardo: l’ex ministro degli Interni ha entusiasmato i gazebo leghisti, può catalizzare un processo di rifondazione popolare del centrodestra che né Albertini né Maurizio Lupi avrebbero la forza di condurre.

Nell’altro schieramento Umberto Ambrosoli, rifiutando la candidatura dopo attenta e responsabile riflessione, ha rimesso la palla al centro. Nella sua intervista a “Repubblica”, che paradossalmente è un vero manifesto politico, dice molte cose condivisibili: in particolare là dove sostiene di non voler essere, in quanto figlio dell’eroe borghese, “la figurina perfetta” -anche questo, dei figli e delle mogli dei martiri, può costituire una forma di familismo amorale, e Ambrosoli fa benissimo a prendere le distanze- e che non si deve “delegare nulla al salvatore di turno, indicando la necessità che il candidato si presenti da subito con la sua squadra, facce, nomi e cognomi.

Di solito non va così. Di solito chi vince poi fa i conti con i suoi alleati, e distribuisce gli incarichi secondo complesse logiche spartitorie che spesso prescindono del tutto dalla competenza, a danno dei governati.Visto un sacco di volte.

A me invece, da elettrice, piacerebbe sapere prima quale assessore alla sanità, alla cultura o al bilancio mi ritroverò, se scelgo quel candidato, e non dover ingoiare bocconi amari ex-post, come è capitato più volte. E mi piacerebbe poter vedere definitivamente smantellata, almeno a centrosinistra, la retorica insopportabile dell'”uomo forte”, del “salvatore”, come lo chiama Ambrosoli, a tutto vantaggio della rete e della squadra, in chiave leadershit.

C’è però una cosa, tra quelle che dice Ambrosoli, che non mi convince per niente: e cioè che “l’iniziativa non deve scattare dai partiti“. I partiti sono sì delle bestie tremende, da controllare a vista, ma la società civile può essere la notte in cui tutte le vacche sono nere. In nome di una non meglio identficata società civile si sono già viste condurre operazioni ben peggio che partitocratiche, o addirittura autocratiche: l’uomo solo, per l’appunto, che decide senza contrappesi.

I finti “non-partiti” spesso adottano le logiche dei partiti, peggiorandole.

 

Politica Giugno 24, 2012

E allora meglio i partiti

Dunque, sempre tenendo d’occhio l’interessante vicenda CdA Rai leggo il resoconto di una delle associazioni delegate da Luigi Bersani a indicare due candidati. Suddetta associazione, è scritto, “autorevolmente” rappresentata da Mario Rossi, ha indicato il nome di…

Ora: io, come certo la grandissima parte di voi, quell’associazione l’ho sentita a malapena nominare. E Mario Rossi sarà pure autorevolissimo, ma non ho la minima idea di chi sia. Certamente non mi rappresenta, né rappresenta i cittadini italiani, perché nessuno l’ha mai delegato a farlo con un voto.

Ma qui si tratta di decidere in merito all’amministrazione e all’indirizzo di un’azienda pubblica, cioè pagata con i soldi di tutti.

Allora, mi dico, meglio i partiti. Che saranno pure corrotti e autoreferenziali, che saranno schifosi comitati d’affari, ma quanto meno ce li votiamo, di tanto in tanto. Quanto meno questa minima garanzia l’abbiamo.

Se non c’è questo siamo fuori dalla democrazia, siamo da un’altra parte. Se non c’è questo il rischio è che siano lobby, affari, personalismi, oligarchie, familismi. Non ho detto che le associazioni sono questo, tantomeno che lo sono le 4 associazioni interpellate da Bersani per una “consulenza”, ho detto che c’è il rischio che possano esserlo. Vale la pena di correrlo?

Qualche post fa dicevo che la Società Civile è un partito come gli altri. Errata corrige: può essere anche peggio degli altri.

 

Politica Giugno 19, 2012

Cda Rai: la Società Civile, partito come gli altri

Quello di società civile è un concetto che ci sta creando molte complicazioni. Anzitutto perché la cosiddetta società civile pretende di essere rappresentata dalle associazioni. E le associazioni, in questo Paese, sono in grande parte colonizzate dai partiti -o dalle lobby, e così via-, come tutto del resto, e non sempre rappresentano il bene pubblico

Abbiamo sotto gli occhi gli effetti di quello che sta dicendo. La Rai è un’azienda che chiede di essere amministrata. Sono soldi nostri, amiche e amici, oltre alla preziosa funzione educativa (o diseducativa).  Il Pd chiede ad alcune associazioni -scelte in base a criterio abbastanza imperscrutabile-di indicare due nomi, facendo un lodevole passo indietro, almeno in apparenza, rispetto all’invadenza del partiti nel servizio radiotelevisivo pubblico.

Da riunioni di ore e ore, da mediazioni su mediazioni, la cosiddetta “società civile” fa due nomi, Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi, entrambi implausibili: lo dice bene Gad Lerner. Mancano totalmente le competenze per amministrare. Quindi i curricula, che avrebbero dovuto dimostrare competenza oltre che indipendenza dai partiti (Tobagi è stata anche candidata nel 2009 nella lista civica a sostegno di Filippo Penati) non sono stati nemmeno presi in considerazione. Carta straccia. I criteri sono stati altri, e sono stati sbagliati. Il gioco si è giocato all’interno di quella politica che invece avrebbe dovuto starne fuori, con risultati piuttosto imbarazzanti. In particolare, molto peso nella scelta sembra avere avuto il “partito di Repubblica”.

Il caso Rai è emblematico, ma funziona così per tutto, anche per l’associazione dei pizzicagnoli. Lo sappiamo, è esperienza quotidiana. Quindi piantamola di raccontarci balle sulla società civile.

Anzi, aboliamo del tutto l’espressione. La Società Civile è un partito come gli altri. E’ necessaria la tessera e l’iscrizione. Come negli altri partiti, la competenza non ha alcun valore: ci vuole ben altro.

In attesa che i partiti ci si ripresentino nel 2013 truccati da Società civile, cominciamo a prendere le misure.

 

Politica Marzo 5, 2011

SPARTITOCRAZIA

Il sogno civico a Milano sembra sul punto di infrangersi contro il muro della spartitocrazia.

Mi viene in mente una stupenda vignetta di Altan (da “Donne nude“). Lui che dice a lei: Dobbiamo aprirci alla società civile. E lei a lui: Vengono loro da noi o andiamo noi da loro?

Non so chi è andato da chi, sta di fatto che i 4 candidati alle primarie del centrosinistra erano stati presentati, con orgoglio e grandi squilli di tromba, come candidati della società civile (anche se in verità Giuliano Pisapia ha alle spalle due cospicui mandati in Parlamento).

Lo scenario elettorale, al momento, di società civile ne vede poca o punto. Le liste le stanno facendo i partiti, a destra e a sinistra: fate un esperimento, provate a candidarvi se ci riuscite. Io credo che se volessi non troverei grande accoglienza. Il numero dei consiglieri è anche diminuito, e quindi la torta della spartitocrazia è anche più piccola. So ad esempio che anche nel giro pisapiano stretto alcuni stanno pensando a una lista “dal basso”.

Tra Affittopoli e Parentocrazia, lo spazio “civico”, se vogliamo chiamarlo così, è ancora tutto da delineare e da rappresentare.

Qualcuno ci riuscirà?

P.S. Quanto alle donne, i conti si faranno all’ultimo, sistemati tutti quelli che devono essere sistemati.