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Donne e Uomini, Politica Aprile 15, 2012

50/50, ok. Ma quali donne? E scelte da chi?

ieri a Milano, Palazzo Reale, seminario Snoq sulla rappresentanza politica

“Faccio la domanda che è LA DOMANDA: QUALI DONNE CI RAPPRESENTERANNO? Verranno scelte democraticamente con una votazione? Verrannno presentate delle donne papabili ai partiti? Quali donne? O ci si adeguerà  alla miseria del porcellum anche all’interno di SNOQ”: scrive Lorella Zanardo nel suo ultimo post, e mi interpella.

Provo a dire come la vedo io, per sommi capi (ci sarebbe molto di più da dire, ma tempo al tempo).

Cara Lorella, il tema che tu poni è molto complesso, ed è reso complesso anche dal fatto che è tabù. Molti dei nervosismi in Snoq mi pare derivino da questo, dal fatto che, stringi stringi, c’è il tema delle candidature, e di come e da chi saranno gestite.
Da liberale e riformista radicale, io penso che le candidature debbano essere libere, e che nessun* debba pensare di controllarle, né i partiti -che lo fanno: a quanto pare ci terremo il Porcellum, ovvero niente preferenze, a meno di primarie sulle candidature- né le associazioni -alcune delle quali vorrebbero farlo, al posto dei partiti-.
Penso a cento fiori, ovvero alla massima libertà di candidarsi in partiti o liste, o anche di comporre liste. A occhio, mi pare molto più verosimile che le donne trovino spazio nelle formazioni civiche che nei partiti, i quali tendono all’assoluta autoconservazione (specie se diminuirà il numero dei parlamentari). E allora potrebbe capitarci di vedere partiti di quasi soli uomini (parlo degli eletti) e liste civiche più miste.

Tuttavia, come ti ho già detto di persona, serve grande cautela e grande realismo nel valutare le effettive opportunità: conosciamo l’astensionismo femminile, oggi aggravato da una grande nausea, sappiamo che una campagna elettorale costa parecchio, e che il rischio di non superare gli sbarramenti con liste civiche proprie è molto forte.
Ma cautela e realismo possono poco sul desiderio. E allora si tratta di valutare la forza di questo desiderio.

Quanto a Snoq, io credo questo: che debba lavorare su più piani.

1. Trattare duramente con i partiti e con gli amministratori delle liste civiche, esigendo risposte chiare e A BREVE, e valutare la presentazione di liste civiche in proprio o compartecipate laddove sia reso necessario dalla chiusura alle donne di partiti e liste.
Queste eventuali liste in proprio o compartecipate dovrebbero essere di donne e di uomini, e intendo uomini capaci di tenersi un passo indietro, di essere lì a fare quello che le donne si sono prestate a fare per lunghi anni, stare in lista non per essere personalmente eletti, ma per sostenere un progetto di equità in cui credono.

2. L’altra cosa che Snoq potrebbe fare è selezionare e indicare in tutte le liste con un marchio “doc” -mi scuso, è orribile, ma è per capirci- tra le tante -speriamo- , quelle candidate che per storia nota e consolidata sono lì anche in forza di un patto di genere, e che intendono tenersi in relazione stretta con le altre, dentro e soprattutto fuori dalle istituzioni rappresentative, praticando il doppio sguardo: che poi significa non solo essere lì in forza della propria differenza, ma portare in quella politica il cambiamento necessario, tutta la forza e l’efficacia della nostra politica prima.
Sai che ci sono molte femministe -e perfino femministi- last minute, che con buon intuito sono balzat* sul carro: quale migliore dimostrazione del fatto che in questa battaglia dobbiamo credere?

3. Snoq potrebbe anche sostenere il desiderio di queste candidate “doc”, facendosi mediatrice di un sostegno anche economico da parte di eventuali trust e cartelli di donne e uomini con buona disponibilità economica-. Di più: potrebbe suscitare e autorizzare il desiderio in quelle più capaci e portate a questo compito, ma poco assertive.

Al momento, cara Lorella, io la vedo così. Ovviamente questo è il mio punto di vista, non quello di Snoq. Ma si deve continuare a ragionare.
E poi rileggiamo le madri di tutte noi, a cominciare da Arendt e Weil, che ci fa bene. ciao

Donne e Uomini, Politica Marzo 17, 2012

Se non ora quando, le elezioni, i partiti

Incontro di tutti i comitati locali Se non ora quando, domani a Roma, Casa delle donne. Per individuare il modo migliore di coordinarsi efficacemente in quest’anno cruciale per la nostra democrazia rappresentativa.

I movimenti delle donne hanno sempre fatto fatica con dispositivi come quello della delega. Non basterà una giornata di dibattito per venirne fuori. Ma si potrà pur sempre trovare una soluzione interna provvisoria, delineando una struttura “a tempo” che consenta a Snoq di non distrarre energie dall’obiettivo prioritario: portare il maggior numero possibile di donne nelle istituzioni rappresentative nel 2013, puntando dritto al 50/50.

E tenendo ben presente che questo sarebbe solo il primo passo. Che il lavoro da fare è ben altro. Che portare la differenza femminile nello spazio pubblico, sfuggendo all’omologazione, significa ingaggiare un corpo a corpo quotidiano con “quella” politica scaduta e scadente, per cambiarne modi, tempi, linguaggio, agende e priorità. E si dovrà essere in molte per fare questo, strette in un patto di genere.

In che cosa consiste questo patto, che tiene insieme le molte differenze e trasversalità politiche? A me pare che cammini su due gambe:

1. portare nella politica e nello spazio pubblico la lingua femminile, quella che parliamo da sempre nel “privato” in cui siamo state chiuse per millenni. Cambiare il linguaggio della politica vuole dire cambiare forme, modi e tempi della politica: una forte presenza femminile nelle istituzioni fa cambiare la democrazia. Si va lì anche per disfare.

2. “primum vivere”: riportare al primo posto nelle agende della politica ciò che è primo, la vita, i bisogni, i desideri, le relazioni, la salute in senso lato, e rimettere al secondo posto le cose che oggi usurpano il primo posto: la finanza, il consumismo, la “necroeconomia”, la falsa crescita, eccetera.

Su queste due gambe dovremmo poter camminare tutte insieme.

Penso che si debba tenere conto anche di un altro fatto: oggi la fiducia nei partiti -tutti- è al 4 per cento, cioè tendente a zero. Ma in molti comitati locali di Se non ora quando la presenza di donne dei partiti, in particolare dei partiti di centrosinistra, e dei sindacati è molto forte. Cioè: il movimento è fatto prevalentemente da donne che non appartengono a partiti o sindacati, ma in un buon numero di comitati operativi locali sono le donne di partiti e sindacati a essere più attive. Un’anomalia che pone il problema della cosiddetta “doppia fedeltà”: fare la politica delle donne, ma doverne rendere in qualche modo conto alla politica degli uomini.

La storia ci insegna che questa doppia fedeltà si è quasi sempre risolta in un’infedeltà al proprio genere. Che tra le due fedeltà, quella all’organizzazione maschile di appartenenza ha sempre vinto. Ma in questo modo le donne -tutte, anche quelle che fanno parte di queste organizzazioni- hanno sempre perso. Il che dovrebbe fare riflettere le donne dei partiti e dei sindacati, e convincerle dell’inevitabilità di un conflitto con le loro organizzazioni, che oggi stanno al punto zero della fiducia.

Per concludere: iniziative come la Lettera ai partiti per ottenere un’equa rappresentanza sono passaggi importanti e in qualche modo inevitabili, ma si dovrà comunque tenere conto dell’estrema debolezza di questi interlocutori -i partiti- e della probabile moltiplicazione di alternative civiche alle prossime elezioni politiche: liste civiche vere, e anche liste “civetta” controllate dai partiti. Come intende muoversi Snoq, in questo scenario possibile? Come intende articolare la propria presenza?

Una possibilità sarebbe, oltre alla pressione forte per il 50/50 e il proprio sostegno unicamente a quelle forze che lo garantiranno -a livello di incarichi, e non solo di candidature-, l’indicazione a votare nelle varie liste quelle candidate la cui storia -e non solo una promessa dell’ultim’ora- garantisca un impegno forte al patto di genere di cui dicevamo.

L’altra possibilità sarebbe quella, più complessa, di liste civiche proprie, o di una compartecipazione a liste civiche.

Infine: la legge elettorale. Una delle prime questioni da affrontare sarà questa, evitando di delegarla ai partiti che non hanno alcuna intenzione di rinunciare all’esercizio del controllo consentito dal Porcellum, e indicando i meccanismi più favorevoli ad aumentare la partecipazione e l’elezione delle donne (es: doppia preferenza di genere?)

Infine-infine: il donna-vota-donna. Sappiamo benissimo che non ha mai funzionato. Si tratterà quindi di riflettere molto attentamente e di non lasciarsi ingannare da trompe-l’oeil consolatori come questo, adottando il maggiore realismo possibile. Anche se oggi, per la prima volta, potrebbe funzionare, chissà…
IMPORTANTE P.S.: esiste un oggettivo conflitto di interesse tra Snoq e i partiti. I partiti non hanno alcun interesse a candidare molte donne, Snoq dichiara invece questo obiettivo. Difficile tenerli insieme. Le donne dei partiti e le donne che non stanno nei partiti devono tenerlo molto ben presente. E lottare insieme, dentro e  fuori, per vincere insieme la loro battaglia.

 

 

 

Donne e Uomini, Politica Marzo 7, 2012

Caro partito ti scrivo

Non vi voteremo.
O vi impegnate per il 50/50, o non vi voteremo. In occasione di Ottomarzo, la minaccia si alza da più parti.
Figuratevi se non sono d’accordo. L’ho profferita a Bologna, chiamata a parlare da Pippo Civati. E a Siena, all’incontro di Se non ora quando. Sono quasi un paio d’anni che lo strillo appena posso. Non vi voteremo.
Registro perciò la lettera ai partiti che pubblico qui, e la sottoscrivo. Ci mancherebbe.
Ricordando tuttavia che, per dirne solo alcune.
a) il 50 per cento delle candidature non significa affatto il 50 per cento di elette
b) nulla può sostituire la volontà politica, che deve essere espressa chiaramente dai partiti, di sostenere le candidate e soprattutto di formare una squadra di governo paritaria: il 50/50 di Milano, per esempio, è frutto dell’impegno assunto -e mantenuto- dal sindaco Pisapia in campagna elettorale, e non esito delle elezioni: in consiglio comunale il 50/50 non c’è, mentre c’è in giunta e negli altri incarichi di governo
c) non basta porsi “nell’attesa che riusciate a mettervi d’accordo su una nuova legge elettorale che possa eliminare ogni discriminazione di genere”. Si tratta di essere interlocutrici attive e di formulare proposte su questa materia complessa. Tenendo presenti alcuni paradossi: per esempio, in presenza della chiara volontà politica di cui sopra, il famigerato Porcellum a liste bloccate può consentire l’elezione di molte più donne che altri meccanismi
d) valutare attentamente il “donna vota donna”: finora non ha funzionato
e) tenere ben presente quello che sta capitando ai partiti, messi sotto assedio dalle proposte civiche: si rischia di aprire una faticosa interlocuzione con chi sta perdendo
f) avere pronto un piano B, valutare l’idea di liste civiche che accolgano e promuovano questo forte desiderio femminile di politica.
Ciò detto, ecco la Lettera ai partiti che viene presentata questa mattina a Roma.
Lettera aperta ai partiti: il voto delle donne
Siamo cittadine di questo Paese, alcune di noi lavorano, altre studiano, sono disoccupate o dedicano il loro tempo alla famiglia. Ma tutte noi, nel lavoro, nello studio, fuori e dentro la famiglia, ogni giorno facciamo il nostro dovere, e lo facciamo al meglio perché ci crediamo.
Anche per questo non ci rassegniamo a lasciare questo Paese nelle mani di un’oligarchia, quasi tutta maschile, di “professionisti della politica”. Perché la politica riguarda la vita di tutte noi.  
Scriviamo questa lettera, anche a nome di tutti gli uomini che ne condividono lo spirito, sia a titolo individuale che a nome di varie associazioni e gruppi appartenenti alla società civile perché abbiamo deciso di cambiare l’unica cosa che possiamo cambiare subito: il nostro comportamento!mVe lo comunichiamo perché la cosa vi riguarda direttamente in almeno due punti: 

1) Nell’attesa che riusciate a mettervi d’accordo su una nuova legge elettorale che possa eliminare ogni discriminazione di genere, noi abbiamo deciso di votare solo per quei partiti che presenteranno liste con ugual numero di candidati dei due sessi.
Questo per rafforzare la presenza delle donne nelle istituzioni, dalle quali finora siamo state metodicamente escluse, in nome del principio di uguaglianza sancito dall’art.3 della Costituzione italiana.
Quindi:
I partiti che non presenteranno liste con il 50% delle donne tra i candidati, non avranno il nostro voto

2) Nell’attesa di una legge elettorale che restituisca il potere di scelta alle elettrici e agli elettori, abbiamo deciso di votare solo quei candidati e candidate che, attraverso i partiti che li sostengono, metteranno a disposizione dell’opinione pubblica la loro biografia completa, con la storia dettagliata del loro percorso professionale, patrimoniale e politico, ivi compresi meriti e competenze che noi ci riserveremo di controllare nella loro completezza e veridicità.
Questo in nome di una necessità di trasparenza essenziale al miglioramento della qualità della rappresentanza politica, sia maschile che femminile, che ormai si è ridotta a rappresentare soltanto se stessa.

Quindi:
I partiti che non forniranno i profili dettagliati delle loro candidate e dei loro candidati, non avranno il nostro voto. 
Se queste due richieste saranno disattese, non vi voteremo; lo faremo privatamente, a partire da noi stesse, dalla rete delle nostre relazioni familiari, amicali, professionali, e lo faremo pubblicamente, in modo più organizzato, utilizzando tutti i canali possibili delle donne e della comunicazione politica, sociale, culturale.
Poiché crediamo nell’urgenza di questa battaglia di democrazia e di civiltà, invitiamo tutte le cittadine e tutti i cittadini che ne condividono lo spirito a firmarla e a diffonderla.
Alle donne dei partiti che condividono le nostre richieste chiediamo di farsene interpreti presso le loro segreterie e di rendersi disponibili per un incontro/confronto che contiamo di organizzare al più presto.  
AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, Politica Febbraio 11, 2012

Come si fa con questi partiti?

Al momento abbiamo la democrazia, non si è ancora inventato niente di meglio.

E la democrazia prevede i partiti, ancora (idem come sopra).

Tutti -forse tranne i partiti- vogliono l’innovazione dei partiti.

Quelli che decidono nei partiti, se innovassero, dovrebbero rinunciare alle loro rendite di posizione. E tra l’innovazione e suddette rendite, scelgono le seconde. E’ umano, anche se miope. E quando si decidono ad aprire a nuove logiche e nuovi linguaggi, portando a casa un notevole consenso (vedi il caso Boeri a Milano, ma non è il solo), subito dopo richiudono, isolando e delegittimando l’outsider che gli ha portato un bel po’ di voti e di attenzione.

Il dibattito sulla legge elettorale lascia intravedere la tentazione forte di non rinunciare a decidere i candidati e soprattutto gli eletti (sanno benissimo che se decidessero gli elettori la gran parte di loro andrebbe a casa).

In più c’è il problema non indifferente che gli elettori identificano il partito con gli amministratori eletti, e non con funzionari e burocrati che pretendono di tenere il pallino in mano, sostenendo che i veri professionisti della politica sono loro, e senza professionisti la politica non si fa (mentre stiamo vedendo che invece si fa). 

Insomma, abbiamo un problema: come innovare i partiti se la maggior parte di coloro che decidono nei partiti non ha alcun interesse a innovare e fa prevalere ragioni di carriera personale sull’amore per il mondo?

Intanto teniamo d’occhio la discussione sulla legge elettorale, lo dico soprattutto alle donne, che tendono a non occuparsene, facciamo in modo di capire molto bene che cosa hanno intenzione di fare, stiamogli addosso.

E poi vediamo se ci vengono altre idee. Se ne avete, postate qui -ma in modo stringato, il web non regge paginate-.

 

Politica, TEMPI MODERNI Gennaio 10, 2012

Questi fantasmi

Apri il giornale la mattina e ti sembra di vivere in un altro Paese. Dopo decenni non vedi Bersani, non vedi Berlusconi, non vedi Casini (a proposito: rientrato dalle Maldive?). Comunque la pensi sulle cose che questo governo sta facendo, una cosa è certa: le sta facendo. Addirittura le liberalizzazioni: troppa grazia.

Ti chiedi nel frattempo che cosa stia succedendo nelle sedi dei partiti, e se quelle facce che non stiamo più vedendo prima o poi le rivedremo, o ne vedremo altre. E ti chiedi anche che cosa stanno facendo, le eventuali nuove “facce”, per sostituire quelle di prima.

Insomma, si tratterebbe di fare un vero viaggio nei partiti per capire come si stanno attrezzando al dopo-Monti, a gestire questo Paese scaravoltato, a ripresentarsi agli elettori.

Mi pare che per i vecchi leader si prepari una fisiologica uscita di scena, ma non sono certa che paia anche a loro. Insomma, c’è di sicuro un oscuro e fantasmatico lavorio, dietro questo silenzio.

Qualcuno di voi ne sa qualcosa?

Donne e Uomini, economics, Politica, Senza categoria Novembre 19, 2011

La faccia nuova dei partiti

Molto responsabilmente il professor Mario Monti non smette di dichiarare il suo rispetto per la politica e per i partiti. E’ giusto e necessario, perché questo governo si trova in una situazione straordinaria, al limite della democrazia.

Sono i cittadini a non rispettare più la politica e i partiti. E il paradosso è questo: che meglio il governo Monti farà, più si mostrerà capace di risanare il Paese e di farlo ripartire, più il gap tra cittadini e partiti si allargherà e si consoliderà.

Parzialmente “deresponsabilizzati”, sollevati dal gravoso compito di dover raddrizzare le cose storte, i partiti dovrebbero dedicare buona parte del tempo che corre di qui al 2013 per capire come ripresentarsi ai cittadini, che potrebbero vivere il ritorno alle urne come un preoccupante ritorno al passato. Molto dipenderà da come si comporteranno nei confronti di questo governo, che al momento gode di amplissima fiducia, non solo da parte delle Camere ma anche da parte del paese reale. Ma conterà moltissimo anche la “faccia” con cui si ripresenteranno.

Il rinnovamento e il ricambio dovranno essere radicali, nel personale politico e nel linguaggio. Non basterà qualche innesto cosmetico, per dare l’idea di aria che gira. Qualche pezzo del governo Monti -uomini e donne, ma anche stile e logiche- andrà a fatalmente a “travasarsi” nel nuovo governo, che per dirla malamente, dovrà essere un po’ più “tecnico”. E che insieme al Parlamento dovrà fortemente femminilizzarsi e ringiovanire (si esita ancora troppo in questa direzione). Lì si vedrà il cambiamento vero. Per questo tanti, quasi tutti uomini, dovranno tornare a vita privata.

I leader dei partiti hanno un compito difficile: devono gestire una transizione il cui esito potrebbe anche essere una loro amara uscita di scena. Questo mi fa dubitare del fatto che il rinnovamento verrà intrapreso con la necessaria tempestività ed energia.

 

 

esperienze, Politica Novembre 14, 2011

Tecnica e Politica

Si deve stare attenti con le parole, perché le parole fanno realtà.

Contrapporre governo tecnico a governo politico significa dire che nella tecnica non c’è politica, e che alla politica manca la tecnica. Il che è pericoloso è sbagliato. Sbagliato perché un governo è sempre e necessariamente politico, da chiunque sia composto. E perché la politica non è esclusiva dei partiti. Pericoloso perché si ipostatizza l’idea che nella politica dei partiti non c’è tecnica, ovvero non c’è competenza, non c’è sapere, non c’è efficacia. E che la politica potrà tornare solo quando il governo tecnico avrà risolto i problemi.

I partiti sono messi male e hanno agito male, vero. Troppo spesso gli incarichi sono stati attribuiti senza tenere affatto conto della competenza specifica, ma sulla base di altre ragioni (Cencelli, etc). La cura del male è questa supercompetenza extrapolitica? No. Io credo che la cura vera è il rinnovamento radicale dei partiti, l’ingresso nei partiti di gente che porta idee e logiche nuove.

esperienze, leadershit, Politica Novembre 12, 2011

Chi fa da sé

Non è strano che un premier tecnico voglia scegliere da sé la sua squadra, senza tenere conto più di tanto delle indicazioni dei partiti, in particolare se si considerano i partiti come istituzioni scadenti e inefficaci, e le cose che sono capitate –e non capitate- in questo paese a opera dei partiti autorizzano il giudizio negativo. Ma il fai-da-te è sempre più praticato anche in condizioni di “normalità” politica, e non si limita alle squadre tecniche. Per esempio molti sindaci si fanno vanto di tenersi le mani libere, riducendo al minimo contrattazioni e mediazioni con i partiti. Anzi, questo fai-da-te diventa un elemento distintivo e appealing per i cittadini, sempre più attratti dall’antipolitica.

A me pare questo: che se per l’emergenza, in via eccezionale, per un governo con un’agenda ben definita e a tempo –quanto tempo? quando si andrà al voto? -questo fai-da-te può essere accettato, l’idea del buon padre di famiglia che occupa ordinariamente il posto della politica e dei partiti, decidendo tutto da sé o con i suoi famigli stretti, non è affatto rassicurante, è regressiva, è pericolosa. 

I partiti sono quello che sono: malconci, inadeguati, spesso corrotti. Ma se la scelta è tra i partiti e il leader unico, mi terrei i partiti, grazie. Almeno finché non ci saremo inventati qualcosa di meglio per rappresentare gli auspici collettivi. Se i partiti sono da rottamare, l’idea del leader lo è anche di più.

L’uomo solo al comando può essere anche un grand’uomo, un’ottima persona, ma quell’ingorgo di potere costituisce sempre un pericolo, blocca le energie e il cambiamento, infantilizza e deresponsabilizza i cittadini. Una situazione che può essere riservata all’emergenza. Purché l’emergenza non duri un minuto di più di quel che deve durare.   

 

Donne e Uomini, economics, Politica Novembre 11, 2011

Ora possiamo desiderare il voto

Sono tra quelle e quelli -la maggioranza dei cittadini, a quanto pare- avrebbe ritenuto scellerata una campagna elettorale e un voto d’inverno in questa situazione. La possibilità c’è ancora, ma ha perso quota. Sono anche tra quelle e quelli che vede nel professor Mario Monti la scelta più realistica: si trattava di indicare un nome che convincesse l’Europa monetaria e il presidente Barack Obama. Il nome del professor Monti risponde a questa necessità primaria.

Detto questo, alcuni pensieri sparsi.

Mi ero fatta l’idea, come molte e molti, che questo passaggio tecnico e d’emergenza sarebbe durato lo stretto indispensabile di una messa in sicurezza e di qualche riforma obbligatoria, fra cui quella della legge elettorale. Dopodiché, al voto: in primavera, al più tardi a giugno. A quanto pare invece sarà un governo vero, che andrà a scadenza naturale nel 2013. Un anno e mezzo d’emergenza? Siamo in una fase in cui il tempo accelera mostruosamente. Capitano più cose in un giorno di quelle che, in altre fasi sarebbero capitate in un anno, e si fa fatica a stargli dietro. Oggi un anno e mezzo è un tempo incredibilmente lungo.

Il governo Monti è una scelta super-economicista: ovvero sta tutto dentro logiche e liguaggi, quelli dell’economia, che sono entrati in piena crisi, e che della crisi sono all’origine. La cura, in poche parole, è omeopatica: basterà?

Non è casuale che nel gioco del totonomine i nomi che circolano siano quasi solo maschili, immagino con qualche timido correttivo in corsa, a locomotiva avviata: un altro dei rischi di questa logica emergenziale è che un tema che quest’anno si è posto vigorosamente all’attenzione, quello dell’assenza di donne nelle nostre istituzioni rappresentative, scivoli in secondo piano, come se fosse un lusso che oggi non ci possiamo permettere. Ma non si era detto che + donne=+Pil=rinnovamento=sviluppo? Aspettiamo comunque di vederla, la squadra.

A quanto pare i cittadini si sentono rassicurati dall’estromissione dei partiti dalla gestione della cosa pubblica. L’antipartitismo non è mai stato così forte e diffuso. Dopo un anno e mezzo di cura “tecnica”, tornare al voto e ai partiti potrebbe sembrare un ritorno al “vecchio”. A meno che i partiti, nel frattempo, non mostrino di sapersi rinnovare radicalmente. Anche per loro, come dice il nostro futuro premier, “il lavoro da fare è enorme”.

p.s. Le cose che dico stamattina, tra le 7 e le 8. data la velocità del tempo di cui dicevo, potrebbero avere perso ogni senso a mezzogiorno. Totalmente off-topic: sul Corriere di oggi trovate un articolo sul tema dei troll che infestano i blog femminili. A quanto pare capita alle blogger di tutto il mondo.

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, Politica, TEMPI MODERNI Settembre 2, 2011

Poveri cogl…ni

Spero che tutta questa vicenda che ruota intorno a Sesto San Giovanni e a Filippo Penati si possa chiarire al più presto, è come sentirsi qualcosa di sporco addosso e non potersela levare. E lo dico non essendo di Sesto, ma essendoci affezionata, né del Pd, ma avendone a cuore le sorti. Spero che Filippo Penati abbia la possibilità di dimostrare la sua assoluta innocenza. Spero che si sappia presto e con certezza se qualcuno ha rubato, e chi è stato a rubare, e a quale scopo (vantaggio personale o finanziamento illecito). Spero, nel caso che qualcuno abbia rubato, e lo abbia fatto per finanziamento illecito, che venga alla luce chi altri eventualmente sapeva, e che se qualcun altro eventualmente sapeva, spero che lasci al più presto, a qualunque livello di responsabilità si trovi. Spero si possa definitivamente chiarire che la politica non è necessariamente sempre e solo un business, e anzi che non dovrebbe esserlo per niente, e che ci si renda conto del fatto che tante donne e tanti uomini fanno politica, quella vera -ovvero vivono e lavorano per gli altri- senza mezzi e senza volerci guadagnare, solo per puro desiderio e per amore del mondo. Io ne conosco tanta, ma veramente tanta di gente così. Spero che non ci si debba più sentire dei poveri coglioni, ad avere speranze del genere.