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nicole minetti

Donne e Uomini, esperienze, questione maschile Maggio 17, 2013

Ma che cos’è un “atto sessuale”?

 

L’altra sera in tv sento un pezzo del processo di Avetrana. Sabrina Misseri, condannata all’ergastolo per l’uccisione della cugina Sarah Scazzi, dichiara in aula che no, non ha avuto mai rapporti sessuali con il famoso Ivano. Ivano conferma: niente rapporti.

Semplicemente si sono denudati in macchina, e poi c’è stata una rapida penetrazione. Ma non un rapporto completo, no.

La “completezza” del rapporto, insomma, si sarebbe avuta solo in caso di eiaculazione.

Vedo che al processo contro Silvio Berlusconi, Ruby ha sostenuto di non aver mai assistito –né tanto meno partecipato- ad atti sessuali. Solo “balli sensuali”, ha detto.

Nicole Minetti vestita da suora che a un certo punto, mentre ballava, “si è tolta i vestiti ed è rimasta in biancheria intima”.

Marystelle Polanco che si travestì da “Obama e da Ilda Boccassini, con una parrucca rossa e con la toga”. Altre ragazze si vestivano “da infermierine sexy e da dottoresse”. Nella sala “del bunga bunga” c’era anche un “palo della lap-dance”.

Lei personalmente, Ruby, allora diciassettenne, a questi “balli sensuali” non ha mai partecipato: solo una volta, “un balletto di danza del ventre”, usando gli abiti regalati a Berlusconi da Gheddafi.

 

Ma che cos’è un atto sessuale, mi domando? Come si misura il tasso di sessualità? In centimetri di penetrazione? O è sessuale, come sembra pensare Sabrina Misseri, solo quando si conclude con l’eiaculazione?

Una carezza è sessuale o no? E un ballo allo scopo di eccitare? Un bacio sulle labbra è sessuale? O lo diventa solo se impegna la lingua? E basta un pezzettino di lingua, a renderlo sessuale, o la pomiciata deve essere profonda e prolungata?

 

Mi pare che la definizione comune di atto sessuale corrisponda a quello che gli uomini intendono quando dicono “me la sono fatta”. Se l’hai semplicemente palpata, non te la sei fatta. Se l’hai penetrata e sei arrivato all’orgasmo, allora sì. Per noi donne, in effetti, la faccenda è molto più complessa di una semplice scarica. Personalmente, non ho mai sperimentato niente di più terribilmente sessuale dello sfioramento di una mano da parte del ragazzo che mi piaceva quando avevo 12 anni.

Ma una minorenne che fa la danza del ventre a casa del Presidente del Consiglio sta facendo qualcosa di sessuale? E se no, che cosa sta facendo? E la situazione di un Presidente del Consiglio che gode dello spettacolo di una minorenne che fa la danza del ventre a casa sua, rientra nella categoria “sesso”, oppure cosa?

Donne e Uomini, Politica Luglio 18, 2012

Cara Daniela Santanché, perché Nicole Minetti….

Cara Daniela Santanché,

è estate, e le domande si fanno via via più spesse:

1) era capace di intendere e di volere Sara Tommasi mentre girava il suo cliccatissimo pornofilm?

2) riuscirà la nuova consigliera regionale lombarda, la Pdl Paola Maria Camillo appena subentrata al decaduto Giorgio Pozzi, a ottenere i 250 mila euro di stipendio arretrati (soldi nostri) che, a suo dire, le spettano, e che sono stati oggetto del suo commovente discorso di debutto in consiglio, saggio di disinteressato amore per la cosa pubblica?

3) si dimetterà Nicole Minetti dal medesimo consiglio regionale?

Quanto a quest’ultima domanda, come lei saprà ieri il Palazzo della Regione è stato assediato da giornalisti e fotoreporter. Di ritorno dalla Costa Smeralda Minetti era abbronzata, con un paio di labbra esorbitanti e la tinta da rifare. E ha dichiarato, prima di offrire un caffé alla tribuna stampa, che “per il bene di tutti” era meglio che tacesse. Infine è andata a infilarsi un abitino da cocktail per una cenetta di chiarimento (niente bunga-bunga, solo affari) ad Arcore. Per portare a casa il congruo vitalizio da consigliera, Minetti dovrebbe tirare fino a ottobre: ovviamente se ne andrà solo con qualcosa di altrettanto sostanzioso, una liquidazione milionaria, un bel contrattone Mediaset. Non dovrebbe esserle complicato ottenerli, il Cavaliere non ha mai avuto il braccino corto. E’ solo questione di quanto. Di conseguenza verrà il quando. Salvo sussulto finale di dignità, tipo Generale Della Rovere. Una cosa come: “che vi piaccia o no, resterò fino alla fine del mio mandato. E mi metterò a lavorare duramente, e vi dimostrerò di avere amore per la polis e grandi qualità”.

Qualità, gentile Daniela, più volte esaltate pubblicamente dal Cavalier Berlusconi: la laurea di qua, le lingue di là. Il Cavaliere si è sempre molto fidato di lei, al punto di affidarle la nipotina di Mubarak che si era messa nei pasticci, come ricorderà. Ora, lei sostiene che Nicole Minetti sarà anche una ragazza preparata, ma “non è adatta alla politica”. Ci si deve intendere sull’essere “adatti alla politica”. Siamo adatte, lei e io? E’ adatta Paola Maria Camillo, che non si dà la pena di nascondere che per lei la politica è un modo per fare soldi? Forse ci si deve capire anche su quello che si intende per politica.

Quando l’ha scoperto, Daniela, che Minetti non era adatta alla politica? Il giorno in cui  su richiesta di Berlusconi fu inserita nel listino del presidente Formigoni, che era inadatta non lo disse nessuno. Nemmeno lei, se non ricordo male. Forse, anzi, ora è un po’ più adatta di prima, qualcosa l’avrà pure imparato. Sono molte le donne che leggono le dimissioni di Minetti come una restituzione di dignità a loro stesse. Posso capirlo, anche se non condivido. Sono donne che giustamente pretendono di onorare la loro legittima ambizione evitando di “compiacere” gli uomini, diciamo così, e di sfigurarsi dal chirurgo estetico come in questi ultimi vent’anni hanno dovuto fare in tante, tantissime. Che pensano alle dimissioni di Minetti come a una punizione esemplare. Ma è un grave errore, volere la strega al rogo. Significa guardare il dito e non la luna. Significa permettere agli uomini di perpetuare il loro dominio, di decidere a piacimento dei nostri destini, di prenderci e di buttarci secondo la loro convenienza, di stabilire le regole del gioco e poi violarle quando gli fa comodo. Le dimissioni di Minetti fanno guadagnare gli uomini, non noi -se mi permette il noi- che restiamo prede e pedine per i loro disegni.

Ma una domanda vorrei fargliela, gentilissima Daniela. Una domanda sola, semplice semplice, e a cui ancora non ha risposto nessuno tra quelli che nel suo partito pretendono le dimissioni di Nicole Minetti: perché mai dovrebbe dimettersi? quali sono le vere ragioni di questa improvvisa e martellante richiesta?

Le auguro una buona giornata.

Donne e Uomini, esperienze, Politica Maggio 16, 2012

Femministe last minute

 

Fino a poco più di un anno fa eravamo veramente in poche, e ci conoscevamo quasi tutte.

 

Dirti femminista era a tuo rischio e pericolo. Se poi eri “storica” –così vengono chiamate le madri di tutte noi- eri proprio da rottamare. Il lavoro continuava intensamente, proficuamente e felicemente nella riflessione sotto-traccia mediatica –nel senso che i media lo ignoravano del tutto- e nelle pratiche di politica prima, altrimenti dette volontariato o cura. Il cosiddetto “silenzio” c’era solo per i media.

 

Lo spartiacque è stato il 13 febbraio. Per tante è stata davvero una grandissima rivelazione. Per alcune solo un’ottima occasione. Da quel momento in poi non è stato più sconveniente dirsi femministe. Anzi. Ci sono anche maschi femministi, volendo.

 

Le femministe last minute pretendono di ricominciare da zero, come se prima di loro non ci fosse stato nulla. Fanno molta fatica a riconoscere l’autorità dell’altra. In una parola, cancellano la madre (come fanno da sempre gli uomini, e anche le emancipate). Ma dimenticando la madre rischi anche terribili svarioni.

 

Sono inorridita partecipando a una riunione in cui alcune protestavano perché ad aprire un convegno sarebbe venuta la delegata del sindaco e non invece il sindaco in persona: pratica inaudita nel femminismo, che casomai avrebbe chiesto cortesemente al sindaco maschio di astenersi e di mandarci la sua delegata. Ma direi che la notizia oggi è questa: una che via Facebook convoca una manifestazione sabato 26 in Regione Lombardia per chiedere le dimissioni di Nicole Minetti. Soltanto di lei, e non, casomai, di chi l’ha messa nel listino bloccato come merce di scambio politico, o di altri indagati (non c’è che l’imbarazzo della scelta). Pratica esplicita di giustizialismo misogino, inaudita anche questa. E poi che cosa fanno? La rapano a zero?

 

Direi che c’è ampia materia di riflessione.

 

 

 

 

 

 

 

Donne e Uomini, Politica Marzo 31, 2011

MASCHIO SEGRETO

l'onorevole nino d'asero

Già vi ho detto e ridetto dei maschi 13 parlamentari regionali siciliani che hanno chiesto lo scrutinio segreto nel voto sulla doppia preferenza di genere. 13 dei 38 uomini che poi hanno votato contro l’emendamento-, anche i nomi ve li ho già fatti-.

Ne ho intervistato uno, Nino (Antonino) D’Asero del Pdl. Ecco quello che mi ha detto.

Onorevole D’Asero, perché ha richiesto il voto segreto?

“In aula si percepiva che non si sarebbe votato liberamente, c’era un clima che non favoriva la libertà di coscienza”.

Libertà di coscienza?

“Io rispetto il genere femminile, sono favorevole a creare le condizioni perché le donne accedano alla politica. E infatti abbiamo già una norma che obbliga a un 25 per cento di donne nelle liste. Fra un po’ ci toccherà riservare quote agli uomini…”.

In genere queste azioni positive non parlano di donne e uomini. Prescrivono qualcosa tipo: non si potrà attribuire più del 75 per cento del posti in lista a un solo sesso…

“Ma sì sì. Scherzavo… C’è anche una norma che riserva un quarto dei posti nella giunta. Questo è un percorso serio, che non insegue le mode del momento”.

Be’,  25 su 100 non è poi una percentuale così alta…

“Ma con la doppia preferenza di genere si rischiava l’incostituzionalità! Un conto è una cosa così, un altro sono i passaggi che le dicevo. Il problema della rappresentanza non si risolve con queste forzature”.

Lei pensa che sia una questione seria, quella di una politica senza le donne?

“Certo che lo è. Siamo fortemente determinati a sostenere le donne”.

Ma perché chiedere il voto segreto? Non poteva serenamente portare al dibattito gli argomenti che sta esponendo qui?

“Questa serenità non c’era! Abbiamo visto varie strumentalizzazioni. C’è stata una raccolta di firme a favore, e tanti hanno firmato per la doppia preferenza di genere, e poi sono venuti a dirmi: ma io non volevo firmare…”.

Accidenti! Uomini coraggiosi!

“Lei provoca. Ci sono uomini coraggiosi e donne coraggiose. E altri che non lo sono… E poi chi l’ha detto che con la doppia preferenza di genere verrebbero elette donne autorevoli?”.

Questa cosa dell’autorevolezza vale solo per le donne, a quanto pare.

“Ha ragione. E invece sia le donne sia gli uomini devono passare unicamente per il loro merito effettivo”.

Che cosa mi dice di Nicole Minetti?

“Penso che… E’ passata…”.

Prego?

“Be’ non è certamente un buon modello. Ma non si tratta del primo né dell’ultimo caso. Un sacco di candidature vengono scelte con la nomination… Ma scusi, con tutte le cose che ci sarebbero da dire sulla politica siciliana, proprio di questa dobbiamo parlare?”.

A me al momento interessava questa. Un’altra volta parleremo del resto. Grazie onorevole, e buon lavoro.

Donne e Uomini, Politica, tv Febbraio 9, 2011

FUORI DALLA CAMERA, CHE DOBBIAMO FARE ORDINE

Mettetevi nei panni di una donna: che lavora, fa marciare casa e famiglia, va in banca, dal dottore e dal commercialista. La solita fantastica vita d’inferno. E va anche a teatro, al cinema, in libreria, alle mostre, ai dibattiti. Fa politica, la politica vera, la politica prima, quella che viene liquidata come “volontariato” o “cura”. E ama, ovviamente, l’amore è sempre in cima ai suoi pensieri: in qualche modo dovrà tenersi su. E lotta contro un’organizzazione del lavoro assurda, contro il disordine, la sporcizia e gli sprechi, le sue magnifiche ossessioni. Sempre avanti, anche se in salita: la femminilizzazione del mondo è irresistibile. Altro che silenzio: un chiasso del diavolo.

Ma di questa donna e di quelle come lei (praticamente tutte), nella rappresentazione pubblica non c’è traccia. Da anni. La tv degli uomini, i media degli uomini –sono sempre loro a decidere, anche quando il target è femminile-, sembrano il paradiso dell’Islam, pullulante di huri decerebrate. Le donne vanno avanti, ma lì si torna indietro, come in un sogno consolatorio. Ma tu hai troppo da fare, e la cosa migliore è fingere di non vedere, come quando tuo marito ti tradisce e tu tieni duro, sperando che passi.

Però intanto non puoi non notare tante brave telegiornaliste che vanno soggette a una mutazione progressiva, sempre più simili al Modello Unico Televisivo. Che la gnocca di contorno è d’obbligo anche nelle trasmissioni dei paladini della libertà –tutti bruttini- a compensare la signora ospite intelligente ma unappealing. Perfino “L’Unità” sceglie la parte per il tutto, un tonico lato B firmato Oliviero Toscani, un paradossale lancio per la direzione-Concita: la furia delle blogger si scatena. E l’11 dicembre a Roma, nella Piazza San Giovanni che fu di Berlinguer e di Nilde Jotti, il Pd affida la conduzione del suo No-B Day a Martina Panagia, già Seno Alto Cadey e numero due a miss Padania: una che a quanto pare non si fa problemi di schieramento.

Poi un bel giorno a Milano la volante Monforte-bis carica una scellerata ragazzina detta Ruby, e tutto il venefico preparato ti precipita addosso. Non puoi più fingere di non vedere, la spesa falla il venerdì perché sabato devi scendere in piazza a dare prova della tua dignità, fatta coincidere con il fatto di non prostituirti come quelle dannate “olgettine tr..e”. Tante vogliono vedere rotolare la testa corvina di Nicole Minetti. Un grandissimo disordine simbolico che non sarà facile districare.

Non sono santa né puttana, e non so cosa mettermi. Secondo Irene Tinagli, eventuale leader del Nuovo Polo, “chi si presenta in autoreggente lo fa non solo perché gli uomini la vogliono così, ma anche perché é insicura”. E girano online consigli per un look dignitoso: mai pendant alle orecchie, troppo allusivi. “Ho come l’impressione che molte che vanno in piazza in questi giorni guardino il dito, e non la luna”, nota graziosamente Pia Covre, leader del movimento per i diritti civili delle prostitute, interpellata dal settimanale “Gli Altri”.

Le promotrici della manifestazione del 13 febbraio sentono a questo punto di dover precisare che “a motivarci non è un giudizio morale su altre donne, ma il desiderio di prendere parola pubblica per dire la nostra forza”. E chiamano anche gli uomini a esprimere il loro rifiuto del modello sessista. Modello che, intendiamoci, è sempre quello degli altri. Non abbiamo ancora avuto la fortuna di sentire un uomo interrogarsi in prima persona e pubblicamente sulla propria sessualità, su quel tenace intrico sesso-potere-denaro, sul fatto di usare il corpo di altre –e altri- come merce, dando la prostituzione per scontata come un fatto di natura.

Tutti femministi. Fanno bene a cavalcare la tigre, intendiamoci, che è una tigre davvero, ed è pure un bel business. Ma avverte Pia Covre, che di maschi se ne intende: “In questo momento fa comodo usare le donne per battere Berlusconi. C’è quindi una strumentalizzazione”. Detto da una che pure Berlusconi non lo ama affatto.

Domanda delle 100 pistole: qual è l’obiettivo? La testa del premier? O, più in generale, il machismo della nostra politica? Che cosa chiede la piazza? Non c’è protagonismo politico, in mancanza di chiarezza.

La filosofa Luisa Muraro fa notare che in questo neofemminismo maschile “c’è un pericolo, quello della idealizzazione: un altro passo e si finisce nella misoginia, perché le donne reali non corrispondono agli ideali di nessuno”. Ce n’è anche un altro, di pericolo: che mentre noi stiamo lì con sciarpa bianca a difendere la nostra dignità, le decisioni politiche continuino indisturbati a prenderle loro. La manifestazione del 13 dovrebbe servire a dire che tutto questo non sarebbe capitato, se a decidere ci fossero state anche le donne. E invece non c’erano, e continuano a non esserci, e quelle poche che ci sono non vengono ascoltate. Dovrebbe chiedere che la scadente politica maschile si apra finalmente alla società e alla politica femminile, che assuma con decisione il doppio sguardo.

Fuori dalla Camera, che dobbiamo fare ordine”: lo slogan, femminilissimo, potrebbe essere questo. E fuori dai partiti, dalla tv, dai media, dai consigli di amministrazione, perché se siamo arrivate a questo punto è perché lì continuano a esserci solo maschi.

Il tempo (kairòs) è questo. Il tempo del genio femminile, per dirla con papa Wojtila, il tempo della saggezza, che per la tradizione ebraica è il volto femminile di Dio. Lo dicono i preti, lo dicono i rabbini. Lo dice anche il mio ortolano, per niente femminista, marito di una brava ragazza che manda avanti magnificamente casa e bottega. E sarebbe contento di avere tante brave ragazze anche lì, dove si decide per conto di tutti. Anche una premier, perché no? che costituirebbe l’esito naturale di questa assurda storia italiana.

Sono tutti pronti. Anche noi siamo pronte. Ma i politici, femministi compresi, loro no.

(pubblicato oggi sul Corriere della Sera).

Donne e Uomini, Politica Gennaio 26, 2011

UN VECCHIO E BASTA

Lui dice che la ragazza è brava, si è pagata gli studi, è di madrelingua inglese, svolge un prezioso lavoro alla Regione, etc.


Lei dice di lui: “E un pezzo di m..”. Così, secondo quanto riferisce chi ha letto le nuove carte inviate alla Giunta per le autorizzazioni dalla Procura di Milano, si sarebbe espressa Nicole Minetti in una intercettazione in cui si dice molto arrabbiata con il Premier. “Se vuole vedermi mi chiama lui, ma se vado ci vado con gli avvocati” avrebbe ancora detto, intercettata, la consigliera regionale.In particolare il colloquio della Minetti avviene con Clotilde Strada: “non me ne fotte un c… se lui è il presidente del Consiglio o, cioé, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il c… Si sta comportando da pezzo di m.. pur di salvare il suo c… flaccido”.

Altre intercettazioni segnalano lo sconforto di altre ragazze finite nell’affare Ruby: “mi ha rovinato la vita. E’ un vecchio..” si leggerebbe nelle carte. Tra le altre ci sono anche le lamentele di Barbara Fagioli che direbbe: “so che mi stanno ascoltando ma queste cose le dico lo stesso..”.”A lui gli fa comodo mettere te e me in Parlamento perché dice ‘bene me le sono levate dai c…i, lo stipendio lo paga lo Stato'”. E’ questo uno dei colloqui intercettati l’8 gennaio scorso dalla Procura di Milano tra Nicole Minetti e Barbara Faggioli, le ragazze al centro dell’inchiesta sul caso Ruby. Nella stessa conversazione, secondo chi ha letto gli atti trasmessi dai Pm di Milano alla Giunta per le Autorizzazioni, la Minetti si lamenta anche della raccolta delle firme che sarebbe cominciata contro di lei per “scacciarla via” presumibilmente dalla Regione Lombardia. (notizia Ansa).

Un vecchio e basta. Nel caso si fosse illuso. Si illudono sempre. Credono di essere irresistibili. Anche a 80 anni. Mica è l’unico. Compassione per loro.

Donne e Uomini, Politica Gennaio 24, 2011

PERCHE' SABATO NON SARO' IN PIAZZA. E, A SEGUIRE, PERCHE' NON CHIEDO LE DIMISSIONI DI NICOLE MINETTI

Sabato prossimo a Milano, piazza Scala, ci sarà una manifestazione di donne intitolata Mobilitiamoci per ridare dignità all’Italia”, nata dalla richiesta di molte per

“una presa di parola pubblica… Con un simbolo: la sciarpa bianca del lutto per lo stato in cui versa il Paese. Uno slogan: Un’altra storia italiana è possibile. Ci saremo con le nostre facce. Le facce delle donne italiane, quelle della realtà. Appuntandoci sulla giacca una fotocopia della nostra carta di identità con su scritto chi siamo: cassaintegrate, commesse, ricercatrici precarie, artiste, studentesse, registe, operaie e giornaliste… Sarebbe bello che una spallata, magari quella definitiva, politica molto prima che giudiziaria, la dessimo proprio noi al capo supremo di questa telecrazia autoritaria, eversiva e misogina… Quel che accade del nostro Paese offende le donne, ma anche gli uomini che non si riconoscono nella miseria della rappresentazione di una sessualità rapace e seriale, nello squallore di una classe dirigente che ha fatto dell’eversione di ogni regola e nel sovvertimento di qualunque verità il suo tratto distintivo“.

Credo che la manifestazione andrà benissimo, che sarà raccontata da tv e giornali, e forse perfino dal NYT, che finalmente potrà dire che in Italia non siamo tutte prostitute o “Berlusconi’s bimbo”, ma ci sono anche un sacco di brave ragazze.

Io non ci andrò, e voglio spiegare perché.

Andare in piazza per dire “non sono una prostituta” ma una giornalista la sento come una miseria troppo grande per una donna, una specie di excusatio non petita che le donne di questo paese non devono sentire di dover dare. Per niente empowering. Mi sentirei ritirata indietro in una miseria femminile che non c’è più, se mai c’è stata. Le donne sono protagoniste della vita sociale ed economica del paese, la miseria è della politica che non si avvale della loro grandezza, della loro forza e della loro intelligenza. E’ questo protagonismo femminile che le nostre figlie devono vedere.

Non voglio separarmi dalle prostitute -io di qua, le puttane di là-: se una dovesse andare in piazza con la fotocopia della carta d’identità che dice “prostituta”, che cosa faremmo? La cacceremmo? Oltretutto ci sono donne che si prostituiscono in tutte e categorie: studentesse, giornaliste, commercialiste, e così via.

Mentre noi siamo in piazza, gli uomini stanno decidendo se fare il governissimo, elezioni anticipate o tenersi Berlusconi. Se vogliamo essere protagoniste politiche, se ci teniamo a dire la nostra su chi governa il paese, è lì che dobbiamo agire, e a modo nostro.

Non vedo la proposta politica precisa: che cosa si vuole? Un governo Tremonti? Un governo Letta? Elezioni anticipate? Che cosa significa dare una spallata? Per fare che cosa? Per andare dove, e come? Come giudichiamo il fatto che potremmo essere alle soglie di una Terza Repubblica, nata non dalla dialettica politica ma dai Tribunali? Che cosa abbiamo da dire su questo?

Una donna che stimo molto, tra le firmatarie di quest’appello, mi dice che “si sentiva il bisogno di fare qualcosa”. Giusto. Magari non una semplice scarica motoria. Fare qualcosa può essere, ad esempio, chiamare gli uomini a interrogarsi sulla loro sessualità, sulla facilità con cui intrecciano sesso-denaro-potere, sulla “questione maschile”. Chiamarli in un confronto pubblico su questo. Chiamare il premier a incontrare le donne di Milano e a spiegare: certo, lui direbbe di no, ma basterebbe chiamarlo a questo, sarebbe un gesto di signoria simbolica che basta a se stesso e ci mette nella postura giusta, di chi ha già il potere di fare. Un flash-mob in sé.

Per questo io non sarò alla manifestazione di sabato (e non per ignavia: alle 18 sarò alla Libreria delle Donne di via Calvi a discutere con altre e altri di politica a Milano).

Donne e Uomini, Politica Gennaio 19, 2011

PUBBLICO E PRIVATO

Mettiamo il caso che la minore Ruby Rubacuori non sia andata a letto con il premier Berlusconi. Mettiamo il caso, anche se è difficile crederlo, che lui non le abbia mai neanche pizzicato quel magnifico sedere.

Mettiamo il caso, insomma, che non sia stato commesso alcun reato: è su un’ipotesi di reato –anzi, due: ci sarabbe anche la concussione- che la magistratura si è mossa. Deve trattarsi di un reato, e non di un comportamento privato, per quanto esagerato, imbarazzante, bulimico, addicted, e anche preoccupante, visto che a certe maniacalità potrebbero accompagnarsene altre, non auspicabili in un capo di governo.

Nel caso non si accertasse alcun reato, nessun dubbio: la magistratura dovrebbe farsi i fatti suoi. Ci manca che un giudice pretenda di amministrare le mucose di chicchessia, prescrivendo come, quando, quanto e con chi (sempre che il “chi” sia maggiorenne e consenziente, e il “dove” un luogo privato).

Quanto al privato, appunto: noi femministe l’abbiamo sempre detto, che è politico. Qui è confermato ad abundantiam. Troppa grazia. Con Berlusconi la confusione tra i piani, privato e pubblico, interessi personali e del paese, casting e liste elettorali, tv e vita -il bunga-bunga come una specie di Drive-in esclusiva, una cochonata tutta per sè- ha raggiunto livelli senza precedenti.

Se il privato del premier viene violato dallo sguardo pubblico, è vero anche il contrario: che dal suo privato lo spazio pubblico è stato invaso. Il suo immaginario lo ha colonizzato, amplificato a dismisura dalle tv, il suo io ipertrofico vi si è insediato, la sua propensione a un perenne festante godimento lo ha infiltrato. E, non per essere prosaici, le sue igieniste dentali e svariate belle gnocche vi si sono adeguatamente piazzate, accomodate in posti di rilievo nelle istituzioni rappresentative, a spese di tutti.

Che poi il pubblico pretenda di farsi i fatti suoi, be’, è il minimo contrappasso. E che magari una parte di esso auspichi addirittura che si dia una calmata, e che adotti un comportamento più sobrio, più consono al ruolo e all’età, non può essere ritenuto pretesa insensata, anche senza stare a scomodare l’etica pubblica e la Costituzione.

Donne e Uomini, Politica Gennaio 18, 2011

NO COMMENT

Seconda da destra, la consigliera provinciale Pdl a Napoli, Francesca Pascale.

Consigliera regionale Pdl in Lombardia, Nicole Minetti.

La ministra per le Pari Opportunità, Mara Carfagna.