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cronaca, italia Luglio 7, 2014

Ave Maria, madre dei boss. Parla Don Pino De Masi

La processione a Oppido Mamertina, RC

Dico a Don Pino De Masi, parroco di Polistena e referente di Libera-Contro le mafie per la Piana di Gioia Tauro, che se qualcuno aveva letto la scomunica dei mafiosi da parte di Papa Francesco come un passaggio retorico, un fatto di scarsa rilevanza, un gesto obbligatorio durante il tour calabrese, ieri ha dovuto ricredersi: lo sciopero della Messa degli uomini delle cosche detenuti nel carcere di Larino, Molise, e la statua della Madonna inchinata davanti alla casa del boss a Oppido Mamertino, Reggio Calabria, sono la dimostrazione plastica del fatto che la frusta di Francesco ha lasciato un segno profondo.

Com’è che le ‘ndrine tengono tanto a Dio e a Maria?

Non ci tengono affatto” dice don Pino. “Tengono al potere e ai soldi, le loro uniche divinità. E non possono rinunciare al consenso che serve loro per cumularli. Organizzare le processioni, frequentare la messa, portare in spalla le statue, mostrarsi come benefattori per loro sono importantissimi mezzi di consenso, specie in una terra come la nostra, dove le chiese sono ancora piene”.

Ma questo lo capiranno anche i cittadini…

“Magari lo capiscono, ma in territori dove lo Stato è assente, e in particolare lo Stato sociale, e i tuoi più elementari diritti non sono garantiti, esiste solo la logica del favore. Se non sei connivente, se non chini la testa, dal sistema dei favori sei estromesso, se non peggio. Questo bisogno crea un oggettivo stato di dipendenza dalla criminalità. Il lavoro che noi facciamo è culturale: mostrare che non ci si può accontentare del favore, che in quanto cittadini si è titolari di diritti”.

Come legge l’episodio del carcere di Larino?

“Come un  segno ottimo, che ci indica la strada: l’educazione delle coscienze. I detenuti che non vanno a Messa in qualche modo ammettono di essere stati scoperti e punti nel vivo. Vuole dire che questo Papa riesce a toccare le coscienze“.

E l’inchino di Oppido?

“In realtà la sosta della processione davanti alla casa del boss è una prassi consolidata in molti paesi. L’ hanno sempre fatto, e continuano a farlo. Ma oggi, 15 giorni dopo la scomunica di Francesco, la cosa appare come una sfida e ci interroga”.

I Carabinieri hanno lasciato il corteo, le autorità ecclesiastiche no.

Anche la Chiesa e i fedeli avrebbero dovuto andarsene. Perché i destinatari del messaggio del Papa non sono solo i mafiosi. Sono anche e soprattutto la Chiesa e la società civile: non dormite più! reagite!”.

Donne e Uomini, personaggi, Politica Luglio 8, 2013

Si dimette la Sindaca di Monasterace

maria carmela lanzetta, sindaca di monasterace

Maria Carmela Lanzetta, coraggiosa sindaca di Monasterace, già oggetto di intimidazioni mafiose, si è dimessa stamattina dalla sua carica. Lo ha fatto con una lettera aperta alla presidente della Camera Boldrini che avrebbe dovuto ospitare il prossimo 12 luglio.

Questo il testo della lettera.

“Il giorno 12 luglio l’Amministrazione Comunale di Monasterace avrebbe avuto il grandissimo privilegio di ricevere la Presidente Boldrini per un incontro con i Cittadini del Comune e del Comprensorio locrideo.
Purtroppo si è verificata una circostanza amministrativa inattesa che mi costringe a rassegnare le dimissioni dalla carica di Sindaco.
Dimissioni di cui ho informato l’Ufficio Stampa della Presidenza per correttezza istituzionale.
Ho avuto il piacere e l’onore di essere ricevuta dalla Presidente alla Camera dei Deputati, insieme ai Sindaci Elisabetta Tripodi e Gianni Speranza. Nell’occasione abbiamo potuto esprimere le preoccupazioni per le difficoltà finanziarie che incontrano i Sindaci dei piccoli Comuni anche per le intimidazioni che subiscono e, soprattutto, per le condizioni disagiate del lavoro in Calabria che riguarda gli uomini, le donne e i giovani calabresi.

In particolare ho potuto e voluto esprimere le condizioni difficili che stanno attraversando le lavoratrici delle serre florovivaistiche, i cui terreni sono stati concessi con diritto di superficie per 66 anni dal Comune di Monasterace ad aziende private.
Preoccupazioni che legano in maniera indissolubile Lavoro/Donne/Legalità/Rispetto delle Regole.
Di questo avremmo parlato con la Presidente il 12 luglio presso il giardino del Museo Archeologico.
A tale discussione sarebbero intervenuti donne dei sindacati, della confcommercio Calabria, delle cooperative sociali, del giornalismo, dell’Imprenditoria della Locride, delle Serre di Monasterace, dei precari della pubblica amministrazione e del sociale; con inviti rivolti anche a uomini e donne delle istituzioni e della chiesa.

Rinunciare a questo incontro, già in fase organizzativa avanzata, è per me una vera sofferenza umana e amministrativa; ma l’esigenza di non derogare alla coerenza personale di valutazioni istituzionali indirizzate a tenere la schiena dritta per tutelare il nome del mio Comune e della mia Amministrazione, mi hanno convinta a fare una scelta dolorosa ma necessaria, di cui Lei, gentile Presidente, sono sicura che capirà le ragioni.
Sono le ragioni dei principi che stanno alla base della mia esistenza umana, professionale e amministrativa: lavoro, giustizia sociale, cultura e rispetto dell’uomo e della donna in quanto tali. Principi che ho appreso dai miei genitori e da molti uomini e donne che hanno sacrificato sacrificati la loro vita per rispettare i principi su cui avevano fondato la loro esistenza. Purtroppo queste scelte, quando non vengono comprese, conducono anche a perdere le amicizie di una vita e al peso della solitudine, ma sono il pilastro su cui è possibile poggiarsi per conservare la Libertà del proprio agire umano e amministrativo.

L’Italia è stata ed è ricca di figure che hanno illuminato e illuminano la sua Storia.

E’ necessario una svolta profonda, che è soprattutto culturale, per valorizzare le tantissime Persone coerenti, coraggiose e solidali che operano spesso e volentieri mettendo in gioco se stessi, in termini di impegno civile e, a volte, anche economico, per raggiungere l’obiettivo del Bene Comune.

Grazie ancora Presidente. Spero comunque di poterLa incontrare al più presto.

Maria Carmela Lanzetta”.

 

Aggiornamento ore 14.30

Questa invece la lettera ufficiale di dimissioni, inviata tra gli altri al Prefetto della provincia di Reggio Calabria, dove le ragioni della decisione appaiono più chiare.

 

Oggetto: dimissioni

 La sottoscritta Maria C. Lanzetta, in qualità di Sindaco di Monasterace, rassegna le proprie dimissioni per il voto negativo dichiarato  da  un assessore della Giunta Comunale con riferimento alla delibera n. 60, del 04 luglio 2013, riguardo la costituzione di parte civile nel procedimento penale n. N. 1025/12 R.G.N.R. e N. 269/13 R.G.I.P.

Infatti,  richiamata la propria precedente Deliberazione n. 34 del 16.04.2013, esecutiva ai sensi  di legge, con la quale questo Ente si era costituito parte civile nel procedimento  citato  nei confronti di un dipendente comunale, e considerando  che nel detto procedimento vi sono altri soggetti indagati, l’Ente Comunale riteneva  opportuno estendere  la costituzione di parte civile anche nei confronti di detti soggetti, al fine  di ottenere il risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali derivanti dalla commissione  dei reati.

Il voto negativo  ha  provocato un vulnus  politico-amministrativo rispetto alle linee guida presenti e future sulla legalità e sul rispetto delle regole che la sindacatura della sottoscritta ha sempre posto come principio di riferimento per qualsiasi azione intrapresa  dal e per il  Comune di Monasterace.

Rassegno quindi le mie dimissioni perché avrei  molte difficoltà personali ad amministrare il comune sulla base di questa vulnerabilità.

 

 Monasterace, 07/07/2013

                                                                                                                     Il Sindaco

                                                                                                              Maria C. Lanzetta

 

In sostanza, Lanzetta spiega che un assessore della sua giunta ha recentemente espresso voto contrario alla ratifica di una delibera già approvata, con la quale il comune di Monasterace si costituiva parte civile in un procedimento contro un dipendente comunale ed estensivamente ad “altri soggetti indagati” al fine di ottenere un risarcimento dei danni: al fine, soprattutto, di dimostrare con questo atto che il comune di Monasterace sta in modo netto e senza possibilità di equivoci dalla parte della legalità.

Il voto negativo dell’assessore è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già stracolmo di difficoltà e amarezze.

Anziché licenziare il suo assessore, come avrebbe potuto -la giunta di Monasterace è già stata oggetto di svariati rimpasti- la sindaca ha preferito dimettersi, dando un segnale forte e definitivo contro le opacità della politica e l’illegalità diffusa nel suo territorio.

I temi sono sempre gli stessi: legalità e trasparenza.

 

 

 

 

esperienze, Politica Ottobre 28, 2012

‘Ndrangheta: dove ho sbagliato?

Di porcherie ne avevamo viste già tante, anche su al Nord. Ma notizia dell’arresto dell’assessore lombardo Domenico Zambetti è stato uno choc. Una specie di spavento, per quanto mi riguarda. Sarà perché sono nata e cresciuta qui. Un soprassalto di fronte a questo “troppo” che trabocca: riuscire ad alimentare la fiducia mentre tutto sprofonda nel fango è una bella messa alla prova.

Eppure che la ‘ndrangheta abbia a Milano il suo cervello, il suo centro operativo –e dove, se no? è qui che girano i dané– non è precisamente una notizia.

La Lega insorse contro Roberto Saviano quando in “Vieni via con me” fece il suo monologo sulla ‘ndrangheta che controlla l’economia del Nord. Gianni Barbacetto e Davide Milosa hanno scritto un documentatissimo libro-inchiesta, “Le mani sulla città” (sarà il caso di ridargli un’occhiata). C’è “Alveare”, romanzo-inchiesta del giovane Giuseppe Catozzella sui goodfellas che controllano le case popolari del Giambellino, di Lambrate, di Bresso: è la “colonia Lombardia”, e lui c’è cresciuto in mezzo. Dare un’occhiata al sito http://www.milanomafia.com/: ci sarebbe materia per Matteo Garrone, o per Stefano Sollima, altro che Magliana o Comasina.

Sono fatti ultranoti, lo strapotere delle ‘ndrine, i cantieri, i locali che aprono e chiudono, la coca, i cenoni dei boss nei ristoranti dell’hinterland. Ci inciampiamo tutti ogni giorno, camminando per la strada, entrando in un negozio, in questo gigantesco “bisinissi”.

E allora, mi viene da dire: piano con lo sprezzo con cui si stigmatizza la rassegnazione, l’omertà, la connivenza  della gente del Sud. “Male non fare, paura non avere”: il motto ormai non vale anche “su al Nord”? Non siamo forse ugualmente omertosi e rassegnati? Non ci giriamo anche noi dall’altra parte? Non sta capitando anche a noi di non sentire, non sapere, non vedere, di fare finta di niente? Qual è stato il nostro contributo, attivo o passivo, a questa orripilante cancrena?

Lo chiedo a me stessa: ho tenuto gli occhi sufficientemente aperti?  ho saputo sempre leggere quello che vedevo? quante energie ho dedicato all’inessenziale, mentre stava capitando questo? dove ho sbagliato, e perché?

E’ un buon esercizio, credetemi, anche se ti indolenzisce le ossa. Ma se non passi di qui, dal centro di te stesso, non può cambiare nulla.