Di porcherie ne avevamo viste già tante, anche su al Nord. Ma notizia dell’arresto dell’assessore lombardo Domenico Zambetti è stato uno choc. Una specie di spavento, per quanto mi riguarda. Sarà perché sono nata e cresciuta qui. Un soprassalto di fronte a questo “troppo” che trabocca: riuscire ad alimentare la fiducia mentre tutto sprofonda nel fango è una bella messa alla prova.

Eppure che la ‘ndrangheta abbia a Milano il suo cervello, il suo centro operativo –e dove, se no? è qui che girano i dané– non è precisamente una notizia.

La Lega insorse contro Roberto Saviano quando in “Vieni via con me” fece il suo monologo sulla ‘ndrangheta che controlla l’economia del Nord. Gianni Barbacetto e Davide Milosa hanno scritto un documentatissimo libro-inchiesta, “Le mani sulla città” (sarà il caso di ridargli un’occhiata). C’è “Alveare”, romanzo-inchiesta del giovane Giuseppe Catozzella sui goodfellas che controllano le case popolari del Giambellino, di Lambrate, di Bresso: è la “colonia Lombardia”, e lui c’è cresciuto in mezzo. Dare un’occhiata al sito http://www.milanomafia.com/: ci sarebbe materia per Matteo Garrone, o per Stefano Sollima, altro che Magliana o Comasina.

Sono fatti ultranoti, lo strapotere delle ‘ndrine, i cantieri, i locali che aprono e chiudono, la coca, i cenoni dei boss nei ristoranti dell’hinterland. Ci inciampiamo tutti ogni giorno, camminando per la strada, entrando in un negozio, in questo gigantesco “bisinissi”.

E allora, mi viene da dire: piano con lo sprezzo con cui si stigmatizza la rassegnazione, l’omertà, la connivenza  della gente del Sud. “Male non fare, paura non avere”: il motto ormai non vale anche “su al Nord”? Non siamo forse ugualmente omertosi e rassegnati? Non ci giriamo anche noi dall’altra parte? Non sta capitando anche a noi di non sentire, non sapere, non vedere, di fare finta di niente? Qual è stato il nostro contributo, attivo o passivo, a questa orripilante cancrena?

Lo chiedo a me stessa: ho tenuto gli occhi sufficientemente aperti?  ho saputo sempre leggere quello che vedevo? quante energie ho dedicato all’inessenziale, mentre stava capitando questo? dove ho sbagliato, e perché?

E’ un buon esercizio, credetemi, anche se ti indolenzisce le ossa. Ma se non passi di qui, dal centro di te stesso, non può cambiare nulla.

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •