Ho sempre rispettato il Movimento 5 Stelle, i suoi eletti e i suoi 8 milioni di elettori -chi frequenta il blog lo sa-. Pur non condividendo completamente la scelta di tenersi fuori politicamente da ogni responsabilità di governo, ho sempre riconosciuto la spinta innovativa del Movimento, senza il quale anche quelle poche prospettive di cambiamento a mio parere sarebbero ancora sbarrate.
A occhio, quindi, non dovrebbe capitarmi di finire nella lista di proscrizione istituita da Beppe Grillo contro i giornalisti nemici del Movimento, né di sentirmi dare, come è capitato alla collega Maria Novella Oppo dell’Unità, della “cessa”, “baldracca”, “racchia”, “ammoscia cazzi”, “cagna”, “zoccola”, “carta da culo”, “troia”, “succhia cazzi” (traggo dalla pagina Facebook di Beppe Grillo). Ma sarei ben lieta che capitasse anche a me, se questo servisse a risvegliare le coscienze delle moltissime elette e militanti 5 Stelle, che non soltanto dovrebbero rivoltarsi di fronte all’idea di una lista di proscrizione dei giornalisti, armamentario classico dei fascismi e delle dittature, e su questo non si discute, ma anche riconoscere quello che è capitato alla mia collega come odio misogino e pura e ripugnante violenza sessista: e anche questo è fuori discussione.
Beppe Grillo non ha saputo e non ha voluto fare il passo che sarebbe stato necessario a consolidare il suo straordinario successo elettorale: dall’urlo alla mitezza gandhiana, dalla guitteria savonaroliana alla sobria e ferma denuncia delle moltissime cose che vanno denunciate. Nel merito di quello che dice ha molte ragioni, ma quel metodo, funzionale alla fase dell’attacco destruens, non gli consentirà di costruire granché. Di vaffa in vaffa, il Movimento rischia di perdere colpi.
Mi appello alle amiche 5 Stelle perché ricorrano a tutta la loro autorità femminile per costringere il leader a un rapido e deciso cambio di passo, stigmatizzando in ogni modo l’odio misogino espresso da un Movimento che paradossalmente gode della fiducia e del sostegno attivo di moltissime donne. Le avversarie politiche non sono “baldracche” (epiteto, vedo in quella stessa pagina, riservato anche alla Presidente della Camera Laura Boldrini), e qualunque maschio colga l’occasione del conflitto politico per esprimere la propria fragilità, la propria miseria e la propria violenza, andrebbe bannato in quanto stalker e allontanato con decisione.
Se la civiltà politica che i 5 Stelle hanno in mente contempla lo stupro “etnico” simbolico delle donne della parte avversa, be’, allora tanto vale che il Movimento si estingua, e al più presto.
aggiornamento delle ore 12.30: quanto a misoginia, Massimo D’Alema non è da meglio: vedere qui. Proprio non c’è limite. Che si vergogni.