Tanto per non parlare sempre e solo di Berlusconi: ieri sera a Otto e mezzo, riguardo alla futura legge sul testamento biologico, Massimo D’Alema ha detto più o meno -citazione non è letterale- che non vorrebbe che gli italiani fossero costretti anche andare a morire all’estero, così come sono costretti da una cattiva legge in materia di fecondazione assistita a rivolgersi alle strutture sanitarie di altri paesi.

In verità sulla fecondazione eterologa (con seme fornito da donatore ignoto) D’Alema a suo tempo si era tuttavia espresso in questo modo: «Ho forti dubbi. Non sarei contrario a usarla solo nei casi in cui esiste il rischio di malformazione del feto. Secondo me l’ anonimato del padre lede i diritti del bimbo che nasce… Sarei contrario a un testo che non prevede limitazioni su questa materia». Il fatto è che gran parte dei “turisti” procreativi all’estero ci vanno proprio per poter accedere all’eterologa.E allora, come la mettiamo? Di qua e di là? La solita vecchia cara doppiezza comunista?

Nello stesso solco, e ben più di attualità, la sostituzione in corsa del capogruppo Pd in Commissione sanità, dove si sta discutendo la legge sul testamento biologico. Via il senatore Ignazio Marino, chirurgo e autorevole portavoce Pd sul caso Eluana, firmatario del disegno di legge di minoranza; al suo posto Dorina Bianchi, già Udc, area teodem, che aveva appoggiato il decreto Berlusconi per la ripresa dell’alimentazione forzata a Eluana. Si: di qua e di là. Come sempre.

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