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fuga di cervelli

italia Settembre 18, 2015

La vera riforma che non si fa mai

C’è una riforma che in questo Paese non si fa mai, alla faccia della fuga dei cervelli e tutte le belle balle che ci raccontiamo. E si tratta della riforma essenziale.

Troppo raramente questo Paese viene dato in mano a gente capace. Con poche e onorevoli eccezioni, la sterminata conventio dei mediocri generalmente raccomandati tiene saldamente le redini, dalle aziende alle istituzioni. Incapaci patentati della cui medietà o nullità tutti sanno, ma nessuno può permettersi di dire perché la si pagherebbe cara. Re nudi a cui si deve ubbidire anche quando è chiaro che non ne fanno una giusta, per di più incarogniti dall’intima consapevolezza della propria insipienza e incompetenza, e memori di dovere ai favori di qualcuno la propria prestigiosa posizione, perciò sempre terrorizzati di poter essere smascherati e di perdere tutto.

Questa riforma non ha bisogno di dibattiti parlamentari, ma deve passare attraverso le coscienze. Serve la piena consapevolezza del fatto che offrire a qualcuno incarichi dirigenziali per ragioni diverse dalle capacità e dal merito significa impoverire tutti. In particolare, in questi tempi grami, può voler dire mettere a rischio posti di lavoro.

La qualità non è opzionale! Si dovrebbe pertanto trovare la strada per arginare questa deriva, perché anzichè migliorare, come si dovrebbe, la cose vanno sempre peggio.

Al momento non mi è chiaro quale, ma so che è tremendamente importante.

Acqua alle corde!

economics, Politica Settembre 13, 2012

Tornate a bordo, cazzo!

Novità tecnologiche a parte, a quanto pare l’iPhone 5 aiuterà la crescita americana, spingendo il pil Usa fra lo 0,25 e lo 0,50 per cento nel quarto trimestre 2012. In soldoni, l’economia Usa dovrebbe cavarne 3,2 miliardi di dollari.

Tradotto: il genio di un uomo che non c’è più, Steve Jobs, e del suo staff, farà un gran bene all’economia del suo Paese. In un certo senso, gli americani saranno destinatari di una quota della sua eredità.

E noi? Che cosa fa un genio italiano -e ne produciamo molti, a quanto pare- quando scopre di essere un genio, o anche molto meno, un* di talento quando scopre di avere una buona idea? Semplice. Se ne va. E perché se ne va? Perché sa che i mediocri si coalizzeranno per tagliargli le gambe, che i raccomandati non gli lasceranno mai spazio, che la burocrazia lo farà stramazzare, che le tasse lo faranno asfissiare.

Tutto quello che abbiamo di buono -talento, idee, risorse intellettuali e materiali- se ne va. Oggi perfino la casa al figlio cerchi di comprarla a Berlino o a Dubai (anche perché ti costa meno).Via di qui.

Non c’è solo la fuga dei cervelli. C’è anche quella dei mezzi-cervelli. Ormai se ne vogliono andare tutti. In Gran Bretagna, in Australia. La fuga è generalizzata. Si scappa dall’Italia come da una nave che affonda. Una specie di diserzione di massa. Dovremmo stare qui tutti a remare insieme, e invece rimarranno i più vecchi, i più poveri, i più stanchi.

E io dico: “Tornate a bordo, cazzo!”. Ma capirai, finché lo dico io… Dovrebbe essere qualcun altro a dirlo: “Tornate a bordo, cazzo!”, perché sulla nave c’è bisogno di voi, e c’è pane per voi, e ai migliori fra voi sarà dato il timone, perché siano loro a decidere la rotta. E dare subito dimostrazione di questo, del fatto che non sono solo chiacchiere, e trovare le risorse che servono, invece di sperperarle orribilmente per foraggiare l’oligarchia politica.

Tornate a bordo, ragazzi. Non lasciateci.