Nel febbraio scorso avevo letto che l’estate sarebbe stata “bollente e secca”, fonte Cnr.
Ho temuto un nuovo 2003, condizionatori in tilt e vecchietti tutto il giorno al super per evitare malori. L’estate invece è stata nella norma al Sud ed eccezionalmente fredda e bagnata al Nord-Centronord, una fase ciclonica di cui non si vede la fine. Annata spaventosa per il vino, per il pesto -una specie di peronospora sta uccidendo il magnifico basilico ligure- e per le articolazioni.
Nel mio piccolo, date le previsioni e data la fonte -anche altri siti promettevano calura- ho deciso di abbreviare la mia permanenza al Sud, che avrei voluto ben più lunga, per trascorrere il più del tempo in collina al Centronord, in una casa ventilata e dalle mura spesse. Mentre sono qui che mi cospargo di antimuffa, penso che l’anno prossimo -non bastasse la crisi- potrebbe essere tragico per l’industria del turismo centrosettentrionale. 10 villeggianti per mq in Salento e Liguria deserta. Sempre nel mio piccolo, me il Nord non mi becca più.
Questo per dire che con le previsioni meteo non si scherza. Che sono diventate a pieno titolo, specie in un Paese come il nostro, turismo e agroalimentare in testa, un fattore economico di rilievo. Quindi, mettiamoci d’accordo una volta per tutte: se è vero, come pare, che oltre i tre giorni il meteo non si può prevedere, evitiamo di parlare di “tendenze” e di strologare sugli anticicloni di luglio e agosto. Tanto più che ho sentito con le mie orecchie un albergatore disperato progettare la costruzione di siti meteo autogestiti che promettano climi ideali in fase prenotazioni.
Sarebbe giusto dare qualche regola al settore previsioni. Affidandoci semmai alle macumbe, che a quanto asserisce il senatore Calderoli funzionano piuttosto bene.