E insomma, viste da oggi le vicende del Pd di appena ieri e dell’altroieri appaiono più chiare: Bersani ha lottato strenuamente -magari anche goffamente e non sempre avvedutamente- contro la prospettiva di un governo con Berlusconi. E non ce l’ha fatta.
In poche parole, nel Pd ha vinto chi sull’inciucio non si è mai fatto troppi problemi, o magari di più, lo ha voluto proprio con determinazione (senza dirlo apertamente, beninteso). E perché lo ha voluto? Per sopravvivere personalmente, in buona parte dei casi. Ma forse, why not?, c’è anche chi crede in buona fede che la strada giusta sia questa.
La bizzarra situazione è quella di un partito in cui il 90 per cento dell’attuale classe dirigente vuole qualcosa che ripugna al 90 per cento dei suoi iscritti ed elettori: e ripugna è la parola esatta. Si può anche pensare di farla fuori, la base, come suggeriva Bertolt Brecht: “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”. Non è forse questa la logica quei dirigenti che invitano a ignorare Facebook e Twitter, dove il “popolo” riottoso si manifesta minuto per minuto? Si possono anche espellere quei parlamentari, Laura Puppato, Pippo Civati e forse perfino Rosy Bindi, che manifestano la loro contrarietà a un governo Berlusconi tris (esagero ma neanche troppo).
Sta di fatto che prima o poi quei dirigenti con il loro popolo riottoso dovranno reincontrarsi, e convincerli a rivotarli. Ma domani è un altro giorno, e poi arriverà Renzi-salva-tutti -immagino che il ragionamento sul futuro sia questo, ammesso che ve ne sia uno-. Intanto per ora nessuno ci schioderà di qui, ed è quello che conta: il qui-e-ora.
I colpi di coda del vecchio che non vuole morire possono essere terribili, perfino violenti. Si tratta che chi il cambiamento lo vuole davvero -e in particolare quei parlamentari che non intendono dare la loro fiducia a qualcuno di cui non si fidano affatto– non receda, e sappia che c’è un’altra nottata da passare, un ulteriore tempo supplementare. E adotti la postura adatta a questo difficile passaggio. E sia politicamente creativo.
L’amica filosofa Luisa Muraro, nel suo nuovissimo saggio “Autorità” (Rosenberg & Sellier) propone questo: l’autorità, che “può agire sulle persone senza mezzi materiali… coltivare il senso dell’autorità è una scommessa in favore di qualcosa di meglio per l’umanità e la civiltà, una scommessa senza limiti al meglio ma consapevolmente alternativa al culto del dio potere“.
Suggerisco la lettura e la meditazione del suo pensiero.