Il Porcellum: la più antidemocratica tra le leggi elettorali

Mercoledì 12 dicembre il Partito Democratico deciderà in merito alle primarie per le candidature alle prossime elezioni politiche.

In poche parole, sussistendo il Porcellum, orribile legge elettorale che in deroga alla democrazia impedisce l’esercizio del diritto cardine -scegliere liberamente i candidati con l’espressione di preferenze-, le primarie consentirebbero la selezione democratica dei nomi che andrebbero a comporre le liste bloccate. Elezioni prima delle elezioni, in poche parole, visto che la legge elettorale non si è voluta cambiare, nonostante la volontà espressa attivamente da un milione e duecentomila cittadini.

Auspicate da chi desidera un ricambio con molta aria “civica” nella truppa parlamentare, per ragioni uguali e contrarie le primarie per le candidature sono fortemente osteggiate da chi questo ricambio non lo vuole: e in particolare da una parte dei già-parlamentari e da una parte dei parlamentari in pectore, o quasi-parlamentari,  ovvero da coloro che in seguito a regolare percorso interno al partito ritengono di aver maturato i requisiti necessari.

Vox populi dice che le primarie sono bell’e andate, a causa -o con la scusa- della brusca accelerazione della tempistica elettorale: le liste dovrebbero essere depositate più o meno a metà gennaio, quindi mancherebbe il tempo materiale per organizzarle. Ma proprio allo scopo di non  rinunciare a questo passaggio, ritenuto un tratto identitario irrinunciabile del partito -e contro il Parlamento dei nominati-, i piddini Pippo Civati e Salvatore Vassallo chiedono alla ministra degli Interni Anna Maria Cancellieri di posticipare di qualche giorno la data di presentazione delle liste, e indicano il 12 o il 13 gennaio come data possibile per il “voto primario”. Si tratterebbe di primarie aperte, con le stesse regole adottate per la scelta del candidato premier, con candidati iscritti-al-partito-e-non, e con la possibilità di esprimere 2 voti, purché per un uomo e per una donna –doppia preferenza di genere-.

Vedremo come va a finire. Quel che è certo, rinunciare al passaggio primario non sarebbe a costo zero per il Pd, che a questo processo di democratizzazione deve buona parte dei suoi plus-consensi di oggi; che indicendo primarie non lascerebbe al Movimento 5 Stelle l’esclusiva della pre-selezione democratica e “staccherebbe” gli altri schieramenti politici, che di primarie per le candidature non hanno mai nemmeno parlato: una differenza non da poco, per la platea elettorale.

Il rischio di dover presentare agli elettori liste “appesantite” da un eccesso di ricandidature potrebbe minimizzare se non vanificare i consensi guadagnati nel lungo e appassionante processo delle primarie per la premiership, e alimentare un estremo ma decisivo rigurgito antipolitico.

Insomma, Partito Democratico: coraggio, ancora un piccolo sforzo. E’ il rush finale.

Non è il caso di farsi prendere dalla paura a poche lunghezze dal traguardo.

Una petizione qui

Ultim’ora: si voterà il 29 e/o 30 dicembre, le regole le sapremo lunedì 17, essendo la data assurda -gente che in quel periodo non dico che sta ai Caraibi o a Sharm o a Courmayeur, ma magari semplicemente a trovare la famiglia lontana, sarebbe necessario congegnare una soluzione. Tipo: voto online per chi è già registrato o si registrerà all’albo degli elettori del centrosinistra, max modernità, o almeno un pre-voto per chi ha già prenotato treni e aerei e anche se volesse non riuscirebbe a rientrare in sede.

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