Su un quotidiano, la pubblicità di una casa di moda (qui sopra): ragazzo e ragazza, capelli corti, vestiti in modo identico, jeans e maglione. Slogan: “This ad is gender neutral” (questa pubblicità è di genere neutrale). Qualche pagina più avanti un’altra pubblicità, ancora modella e modello vestiti in modo molto simile (giacca maschile e pantaloni). Qui l’adesione al no-gender è meno esplicita, ma il messaggio è lo stesso.

Il no-gender è up to date: l’indifferenziazione sessuale è di moda, e la moda è sempre un indizio degli umori circolanti. Forse, più semplicemente, la pubblicità sfrutta l’attualità del dibattito rovente sul gender.

Qualche mese fa, in un evento organizzato da Stefano Boeri alla Diamond Tower di Milano, centinaia di ragazze e ragazzi disegnavano la loro città futura. Alcuni sostenevano che i documenti non dovrebbero indicare il genere sessuale dei loro titolari. Non era chiaro se la proposta nascesse da un autentico bisogno o esprimesse piuttosto un bisogno indotto e la volontà di mostrarsi moderni e progressisti.

Il fatto è che questo gender neutral somiglia quasi sempre a un maschio. Magari a un maschio dai caratteri sessuali secondari depotenziati, ma pur sempre maschio. Il modello unico, funzionale alla produzione, è maschile. Se si vuole essere modernamente neutri, si deve sacrificare la femmina molto più di quanto si sacrifichi il maschio.

Le cose stanno andando come avevo previsto in un mio libro del 2007, intitolato “La scomparsa delle donne”.Il cyborg, quando ho provato a immaginarmelo” scrivevo nell’introduzione “io l’ho sempre pensato più maschio che femmina. L’approdo di tanto girovagare tra corpi e identità non dovrebbe essere quello, un maschio, ma io non ho visto altro. Forse è la mia immaginazione che ha dei limiti, ma quello che mi pare di vedere è che ciò che si stacca dal corpo diventa quasi sempre maschio”.

Un numero sempre più ampio di notizie celebra festosamente la neutralizzazione del corpo femminile: per esempio, il fatto è che ormai il congedo di maternità è una roba per lavative retrograde. E le operaie di Melfi vengono fornite di magapannolone in modo che le mestruazioni non disturbino i ritmi produttivi.

Il Sacro Graal maschile è sempre quello, da millenni: la coppa dell’utero. Bene, ci siamo quasi, come vedete. Per ora la coppa si affitta.

Si sta dibattendo in questi giorni sulla sconfitta del femminismo. “L’Espresso” ha dedicato al tema la sua ultima copertina.

Io credo che la questione sia ben altra. Il femminicidio simbolico. La scomparsa delle donne. 

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