Ignazio Marino non sembrerebbe avere molte chances. Dice di correre per vincere, e la sua discesa in campo è molto generosa. I miracoli possono capitare, certo. Dieci anni fa il presidente Barack Obama era un semplice avvocato che rimuginava di scendere in politica: in una divertente intervista ripubblicata dal New Yorker raccontava di come Michelle gli mettesse i bastoni tra le ruote.
Siamo messi a un punto tale che sperare nei miracoli è del tutto ragionevole. Anche se a me pare che Marino non siponga di quello che serve per produrlo. Ma i miracoli li fa solo il Signore, e che Dio gliela mandi buona. Ha tutto quello che serve per sparigliare, però. E per porre all’attenzione del Pd e del suo elettorato alcuni temi inaggirabili, alcune domande decisive a cui si dovrà rispondere in modo netto e non ambiguo.
A cominciare, io credo, dai temi ambientali, a cui oggi si collegano tutti gli altri: l’economia, lo sviluppo, l’idea di paese, il lavoro, la salute, e anche la cittadinanza femminile. A cominciare, quindi, almeno da quel paio di questioni che qui ho posto più volte.
Di chi è l’acqua, e come si intende gestirla? La sinistra può amministrarla come un bene da cui trarre un profitto, o le sue politiche dell’acqua devono essere diverse?
Contro il cemento di destra c’è solo il cemento di sinistra, come parrebbe oggi, o c’è un’idea di sviluppo del territorio -non semplice “salvaguardia”, ma gestione attiva e proficua- che esclude il profitto miope e guarda alla bellezza come straordinaria risorsa?
P.S. Io non sono affatto una notista politica, e poi quella dei partiti non è la mia politica. Sono solo una guarda, pensa, desidera, prova a fare da subito il mondo che vorrebbe che fosse, spera -con assoluto scetticismo- che la macchina antidiluviana dei partiti riesca a cogliere dalla società quel buono che ci capita e a rappresentarlo. E già mentre lo scrivo, non ci credo.