gioconda dati

gioconda dati

Non abbiamo ancora parlato di Rachida Dati. Pensavo che qualcuno di voi avrebbe tirato fuori l’argomento. Della bella ministra francese che, a 5 giorni dal parto, si ripresenta in ufficio più snella che mai -tornare uguali a prima in tempi più rapidi possibile, facendo dimenticare, anzi, facendosi perdonare la gravidanza, come se fosse un tradimento, è un valore aggiunto per le nuove madri-, pronta a ricominciare, come se nulla fosse. Perdendosi una delle poche esperienze selvaggiamente femminili -l’odore dolciastro del latte, i ritmi animali a cui il tuo cucciolo ti costringe, la sensazione di essere in un altro mondo, e che questo mondo sia quello giusto- per rituffarsi al più presto nelle scartoffie.

Onore al desiderio di Rachida -emanciparsi da tutto, anche dalla maternità- purché questo sia quello che realmente lei desidera, e non invece la corrispondenza zelante al desiderio -maschile- altrui. Per quanto una ministra, essendosi assunta pubbliche responsabilità, dovrebbe riflettere sulle conseguenze anche simboliche dei suoi comportamenti: e dicendo simboliche, voglio dire le conseguenze che significano di più.

Le mamme, a quanto pare sempre di più, vogliono stare con i bambini, almeno finché sono tanto piccoli, e questo è un bene per tutti, non solo per i bambini e per loro stesse. L’eroismo di Rachida non renderà loro le cose più facili.

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