Bologna, manifestazione di mogli e figlie degli imprenditori suicidi

Nel suo blog, Walter Binaghi parla del femminicidio, e poi osserva:

(…) A fronte di una sessantina di “femminicidi”, quest’ultimo anno ci ha portato una serie impressionante (80!) di suicidi di imprenditori. Vittime della crisi, si mormora (ma siccome la crisi non esiste come soggetto criminale, preferirei che si dicesse ad alta voce che la maggior parte di essi sono vittime di banche che si rifiutano di concedere crediti, a fronte di anni e anni di onorati pagamenti, perchè è aumentata la percentuale di rischio).

Cosa c’entra l’imprenditore suicida con i crimini legati al genere? C’entra, e parecchio: questi imprenditori suicidi sono tutti maschi. So che molte donne storceranno il naso a fronte di questo accostamento ma essere sensibile alle ragioni del femminismo non significa accettarne supinamente anche i limiti. Quel che ho sempre invidiato alle donne negli anni Settanta è l’autocoscienza, quel che mi pareva e mi pare poco utile è lo sciovinismo.

Dunque, la domanda è: perchè questi uomini, che pure avevano al loro fianco mogli e compagne come collaboratrici e co-titolari dell’impresa, hanno ritenuto di doversi immolare come vittime sacrificali, o per dirla in altro modo essi soltanto non hanno sopportato la vergogna del fallimento, al punto da togliersi la vita? Non ci troviamo qui di fronte ad una simmetrica, e altrettanto lugubre, “debolezza” di genere?
Non è forse questa un’altra, e non meno devastante, declinazione di quello che le femministe chiamerebbero “il patriarcato morente ?(…)”.

Probabilmente sì. Ma non si tratta facili simmetrie o addirittura -non lo dico all’autore, sto genericamente prevenendo una tentazione- di poter fare un pari-e-patta: lo vedete che moriamo anche noi? E allora perché fate tutto questo chiasso?

Le donne muoiono per mano maschile, per Eccesso maschile. Quegli uomini cadono vittime della finanziarizzazione dell’economia, delle sue leggi spietate intese come Assoluto immodificabile, della Necroeconomia, come la chiama Guido Ceronetti. Ma anche quelle leggi, quell’idea di economia, sono espressione dell’Eccesso maschile, di quell’aver voluto occupare il centro della storia, di quel patriarcato che ha tenuto le donne sotto e fuori. Anche quei morti sono vittime del backlash, dei colpi di coda del patriarcato agonizzante, di quelle leggi (anti)economiche che ne costituiscono il sistema nervoso. E forse molti di loro di quell’assetto sono stati partecipi, prima di esserne vittime sacrificali.

Non basta essere nati uomini, è vero, per dover assumere la ferocia del patriarcato. Basta però essere nate donne, questo è certo, per doverla subire. La differenza è questa.

Probabilmente un numero crescente di uomini oggi sta capendo che quell’Eccesso maschile è un grande male anche per loro.

 

 

 

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