Fatelo per Ahmed. Il poliziotto francese Ahmed era uno di “voi”, verosimilmente di fede musulmana, uno che in Francia aveva trovato il suo Paese, che forse ci era nato. Un parigino come da ieri tutti noi e per sempre. I suoi assassini probabilmente non hanno avuto il tempo, o forse la voglia di rendersene conto. L’hanno finito, con un gesto secco, tecnico, disumano, come quando schiacci in automatico un insetto molesto (oggi a Sud di Parigi altro sangue, una vigilessa a un posto di blocco: probabilmente una cristiana, stavolta, probabilmente ancora jihad).

Registro, ma mi interessano poco le dichiarazioni di condanna dei vari capi musulmani, sdegno, solidarietà eccetera. Avrei avuto bisogno di vedere folle di semplici muslim di Parigi, Londra, Roma, Milano, mobilitarsi spontaneamente. Avrei bisogno di seguire in silenzio, con regolamentare matita in mano, la “loro” manifestazione.  Il popolo musulmano con il quale conviviamo che ci dicesse: “noi” siamo con “voi”. Non proviamo alcun orgoglio, alcuna soddisfazione per il jihad, per la guerra portata nel cuore dell’Europa dove abbiamo messo radici, dove stanno crescendo i nostri figli. Nessuno di noi festeggerà con dolcetti o altro nel chiuso delle case. Quello che è successo ci fa schifo, e non abbiamo paura di dirlo.

Non ho visto, non ho sentito niente del genere. Tolti quei pochi amici e quelle poche amiche che abbiamo sempre al nostro fianco –intellettuali, politicizzati- il popolo muslim non ha dato segni di reazione. Gruppetti di uomini come sempre davanti ai bar, le donne velate e frettolose che come sempre andavano al super, dal dottore o a prendere i bambini.

Ecco, le donne, noi donne che ci parliamo nei negozi o davanti alle scuole: non potremmo dare corpo noi, essendo un solo corpo, a questo rifiuto, alla resistenza di fronte all’orrore? Non potremmo dire a questa gente: il nostro corpo, quel corpo di cui fate campo di battaglia, oggetto di scambio e di primo esercizio del dominio, è solo nostro, che siamo muslim o cristiane? Non potremmo strapparci il velo, reale o simbolico -quello del non-protagonismo politico, la parte che ci viene imposta di comprimarie della storia- e sottrarci? Non potremmo offrire insieme il modello di libertà a cui non intendiamo rinunciare?

E che somiglia -sì, lo si deve dire- più al nostro mondo, con tutti i suoi guai, con tutte le sue magagne, le sue misoginie e i suoi difetti, c’è tanto lavoro da fare, che al mondo a cui i jihadisti ci vorrebbero riportare?

p.s: inauguro oggi un nuovo tag, jihad. Sperando che serva il meno possibile

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •