Ne abbiamo parlato qui l’altro giorno, ma vale la pena di tornarci su, specie dopo il Palasharp e l’appello di Roberto Saviano a saper parlare all’Altro (l’altro-altro). Prima quello che diceva la mia adorata Etty Hillesum, di fronte, lei ragazza ebrea, dell’altro-altro-altro, l’aguzzino nazista:
“Dobbiamo respingere la barbarie che è dentro di noi, e non dobbiamo riempirci di odio, perché altrimenti il mondo non sarà in grado di spostarsi di un centimetro dal fango in cui si trova“.
Leggere e meditare Etty, dunque, il Diario e le Lettere (Adelphi).
E poi un libro uscito nel 2005, a cui la gente di sinistra dovrebbe dare o ridare un’occhiata: Perché siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori, di Luca Ricolfi (Longanesi). Tema a cui accennavamo qui l’altro giorno. Ma vediamo con Ricolfi, sociologo di sinistra, che descrive il razzismo etico o il sentimento di superiorità morale e antropologica del popolo di sinistra, dai vertici alla base più engagée. Questi i mali da combattere:
1) L’abuso di schemi secondari, ovvero le scappatoie contro l’evidenza. Le “scuse”, insomma, con cui giustificare i fallimenti delle proprie ideologie dinanzi agli altri e a se stessi. A destra «non esiste e non è mai esistito nulla di paragonabile all’immenso sforzo della cultura marxista di occultare i fatti – povertà, lavori forzati, repressione del dissenso – e di edulcorare le evidenze storiche dissonanti, dall’Unione sovietica alla Cina e a Cuba». Ci stanno arrivando anche loro, però (aggiungo io).