Capiamoci: chiudere e affittare per una serata -alla Ferrari- il Ponte Vecchio di Firenze (vedere qui) ha come equivalenti l’affitto della Galleria a Milano o a Napoli, di Piazza del Popolo a Roma, di Rialto a Venezia. Trattasi di luoghi di passaggio e di poli di attrazione turistica.
Al Comune di Firenze ha fruttato in poche ore oltre 100 mila euro, che in tempi di patti-capestro di stabilità sono pur sempre una bella sommetta. Ci sarebbe un precedente: piazza Ognissanti affittata per 3 giorni da un magnate indo-thailandese per la festa di matrimonio della figlia.
Quando si parla della bellezza del nostro territorio e dei nostri siti culturali e del loro potenziale economico (ne stiamo parlando qui) forse non si intende esattamente questo, ovvero una specie di disneyzzazione del Paese, che probabilmente sarebbe solo l’altra faccia dell’incuria e dello sfruttamento cementizio di cui soffre da decenni. Rent Ponte Vecchio come controcanto dello sfascio di Pompei. (e, aggiungo io, personalissima opinione: Matteo Renzi come faccia refreshed e refurbished della vecchia politica?)
E’ possibile pensare alle nostre bellezze e al nostro qualis in una logica diversa da quella dello sfruttamento, evitando la prospettiva di diventare una mega Mini-Italia, un Paese dei Balocchi per ricchi russi ed emiri, una Location Mundi, un paradiso delle seconde case chiuse per ¾ dell’anno –eventualmente spinti, noialtri italiani, a vivere in location più cesse, come è capitato agli abitanti dei nostri centri storici finiti ad abitare in periferia-?
Che ne dite? Pochi, maledetti e subito? O meglio una logica diversa e lungimirante?
aggiornamento di venerdì 5 luglio, ore 13:
stamattina ho partecipato a una puntata di Coffee Break su la 7
proprio sul tema della bellezza e della cultura.
Mi permetto di suggerirla, sono temi politici vitali.
Se interessa, è qui.