Come sapete –vedi ultimo post- due giorni fa il Consiglio Regionale pugliese ha respinto con voto segreto la proposta di legge di iniziativa popolare, supportata da 30 mila firme di cittadine e cittadini, che chiedeva l’introduzione del 50/50 nella formazione delle liste elettorali (qui il resoconto completo).

La richiesta di voto segreto è partita dal consigliere di opposizione Antonino Zullo. Gli chiediamo di spiegarci com’è andata.

 

“In aula subivamo una forte pressione psicologica. Invece era giusto che ognuno votasse secondo coscienza”.

Addirittura una questione di coscienza?

 “Quella proposta di legge era una truffa, e ora le spiego perché. C’è già una norma in vigore dal 2005 secondo la quale nelle liste elettorali nessun genere può essere rappresentato per più di 2/3”.

E questa norma viene rispettata?

“Tengo a dire che anche il presidente Nichi Vendola ha dovuto pagare le multe per entrambe le liste che lo sostenevano, sia Sel sia Puglia per Vendola, per aver candidato meno di 1/3 di donne”.

Poi però ne ha chiamate molte in giunta.

“Sì, ma esterne. 4 esterne, proprio perché aveva candidato poche donne. Se ci fossero state delle elette fra cui scegliere, il tutto ci costerebbe molto meno”.

Lei nella sua lista la norma l’ha rispettata?

 “No, non l’ho rispettata”.

Quindi anche lei ha pagato la multa…

 “Sì”.

Insomma, pagare la multa conviene.

 “Eh sì, conviene… Ma guardi, il fatto vero è che donne da candidare non si trovano”.

Se vuole gliele trovo io… Ma torniamo al voto dell’altro giorno.

“Insomma, il presidente Vendola mi aveva invitato a ritirare la mia richiesta di voto segreto. Io ho detto: ok, io la ritiro, ma allora tu dimmi perché di donne ne hai candidate così poche. Lui non mi ha risposto, e io sono andato avanti”.

Anche la maggioranza vi ha dato una mano.

“Sì. Cinque o sei voti contro del centrosinistra”.

E’ vero che durante il dibattito si è detto che “la politica è una cosa da uomini”. E che una donna di Santa Maria di Leuca non potrebbe guidare da sola fino a Bari per venire in consiglio?

 “Sì, è stato detto. Ma io disapprovo”. 

Sinceramente: non si vergogna della situazione? In Puglia ci sono 2 consigliere donne e 70 uomini. Sa che il Rwanda ha il 53 per cento di elette?

“Ma se non votano le donne che cosa dobbiamo fare? Quello che serve è un lavoro culturale”.

Ma così aspettiamo un altro secolo.

 “Sa che in Consiglio anche le donne erano contrarie a questa legge?”.

Le uniche due consigliere, intende?

“Non solo loro. Ci sono anche le dirigenti, eccetera. Tutte a dire che vogliono entrare per merito, non grazie alle quote”.

Ma chissà com’è, questo merito una donna non c’è l’ha mai. Tutte quelle ragazze che si laureano di più e meglio dei ragazzi. Eppure una meritevole non si trova.

 “Senta, io sono anche presidente del consiglio comunale a Cassano delle Murge, e ho contribuito attivamente all’elezione di una donna sindaco. Senza quote”.

 Quote consuetudinarie e non scritte riservano agli uomini quasi il 100 per cento dei posti. Ma  il 50/50 non va bene.

 “Guardi che per le donne andrebbe peggio che con la legge attuale. Che in teoria consentirebbe l’elezione di 2/3 di donne. Ben più della metà”.

Mi sta prendendo in giro?

 “Ma no… Lo faremo, questo 50/50. Fra un po’ dovremo discutere della legge elettorale e vedrà che lo faremo passare”.

Pena la decadenza della lista, magari. Altrimenti continuerete a cavarvela con le multe…

“Il problema per me non è tanto il 50/50. Il problema è la doppia preferenza di genere. A quella resto contrario”.

E perché?

 “Sarebbe un rischio grosso per la democrazia”.

Nientemeno!

E’ sufficiente che 5 coppie facciano squadra e possono far saltare la maggioranza”.

Ma mica sono sposati!

Mi creda, sarebbe un pericolo. Lei s’intende di politica?”.

Al suo buon cuore…

 “No, non credo. Si fidi: sarebbe molto, molto pericoloso”.

 

 

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