Oggi è l’8 marzo. E tanto per essere chiara non ho nessuna voglia di parlare di aborto, cosa di cui peraltro fatico a parlare in qualunque altro momento dell’anno. Non ho voglia nemmeno di parlare di single, di emancipate, di quote, di glass ceiling, della forza delle donne, di pari opportunità, di conciliazione dei tempi, di allegre pizze tra colleghe d’ufficio con i mazzetti di mimosa nel portatovagliolo. Né tanto meno voglio parlare di strip maschili e di sguaiate signore che infilano banconote nei perizoma.
Oggi mi è venuta voglia di parlare di famiglia, e della grande nostalgia che ne ho. Guardo la mia famigliola striminzita, 4 cane compreso, sparpagliata nella grande casa, e mi faccio una certa pena. Penso a chi non ha nemmeno questo, e il cuore mi si stringe anche di più. Penso alla mia famiglia d’origine, allegrissima e allargatissima ad amici, vicini, cristi di passaggio. Un carrozzone festoso e incasinato, avete in mente certi flash back di Woody Allen? chiassose tavolate kosher nella vecchia Brooklyn, la zia zitella, il nonno, il cugino intellettuale, non uno uguale all’altro, il trionfo della singolarità.
Che strano, mi viene da dire: oggi che siamo finalmente individui, che la dimensione comunitaria è stata fatta fuori, ci somigliamo tutti, avete fatto caso?  perfettamente interscambiabili, uno che vale l’altro, vestiti allo stesso modo, la stessa amara piega nasogeniena, segno inconfondibile della solitudine umana.
Mi fa schifo come viviamo, non siamo nati per questo, vorrei potermi chiudere in una stanzetta con i miei libri, tappandomi le orecchie come facevo da bambina, vorrei il caos della vita intorno a me, vorrei i miei genitori che stavano al bar fino all’una di notte perché era tutto troppo divertente per andare a dormire, e io che gli crollavo in braccio. Vorrei una grande famiglia, una famiglia però senza padroni, piena di fiducia, di allegria e di libertà, piena di vecchi e di bambini, e le chiacchiere delle donne in cucina. Abbiamo cercato altro, e non ci è venuto benissimo. E’ il momento di dirselo. E’ quello che penso, e ve lo offro con tutto il cuore.
(pubblicato su “Io donna”- “Corriere della Sera”)

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