Browsing Tag

vendita

economics, esperienze Ottobre 30, 2010

IL BELLO DEL GRATIS

Tutta la notte in lotta con i peperoni: me li hanno mandati dalla campagna, la peperonata era obbligatoria. Un bizzarro semi-incubo. Io e mio marito che dobbiamo lasciare una stanza d’albergo, ma non ci riusciamo. Dimentichiamo sempre qualcosa, si rompe il trolley, i nuovi ospiti seccati fuori dalla porta… Un inferno.

La prima chiamata del mattino è una compagnia telefonica che mi propone non so che megaofferta. La seconda un oleificio che intende piazzarmi qualche bottiglia “solo per lei a un prezzo speciale”. Accidenti: grazie! Cortesemente declino, e passo alla posta. Tutte lettere d’amore: bollette, banca, pubblicità. E-mail intasata, al solito. Anche qui: inviti a presentazioni, promozioni di tutti i tipi, scarpe, mobilia, automi da cucina. Cestino tutto, saluto con deferenza l’esercito delle pr, chiudo il portatile, mi preparo a uscire. Un’infilata infernale di appuntamenti, stasera devo andare anche in tv. Con queste occhiaie peperonate.

Si fa viva nel mio cervello una tale conosciuta per caso che chiede di essere introdotta dappertutto: e mica per amore dell’umanità, o per sfuggire dalla solitudine. Anche lei ha da vendere qualcosa, lo so. Tu pensi che cerchino affetto, ma quello che gli serve è una mailing list. Mio marito mi risveglia dal sogno allungandomi una raccomandata dell’amministratore. La infilo nella borsa e scappo. Già che passo davanti alla banca faccio un bonifico. Che cosa farei, stamattina, se non dovessi lavorare? Forse un salto al mercatino. A comprare qualcosa di cui non ho bisogno. Meglio di no. In metrò tengo la borsa stretta sotto il braccio. L’ultimo portafoglio me l’hanno sfilato un paio di mesi fa.

Su cento cose che ti capitano in una giornata, almeno 99 hanno a che fare con la merce. O con i soldi, merce delle merci. Pagare qualcuno, o essere pagati. Credo che faccia molto male alla salute.

Perciò quando su Facebook un’amica che ha aperto un alberghetto a Berlino invita mio figlio e la sua ragazza per un week end (“… miei ospiti, ovviamente”), è come se il sole invadesse la stanza. La sontuosa bellezza del dono, delle relazioni libere dal denaro!

pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 30 ottobre 2010

TEMPI MODERNI Maggio 16, 2010

CHE CASA VUOI?

Loft - Milano

Le case mi piacciono da pazzi. Avessi tanti soldi sarei una compratrice globale. Ovunque io vada, Pontremoli o New York, mi inchiodo come una tossica alle vetrine delle immobiliari. “Bellina quella! E non costa niente!”. E mio marito, poveretto, a cui delle case non importa un fico: “Eh, sì…”. L’ultima volta a Ferrara, città metafisica. “Solo 200 mila un terra-tetto!”. E Cosenza: che centro storico! Londra e Berlino, praticamente in saldo. Un sito immobiliare di Barcellona mi tiene aggiornata sui prezzi al Born. E poi Capri, anzi Anacapri, che è più chic e impegna meno.
Una forma di isteria come un’altra, cosa volete. Appena posso mi connetto ai siti-casa di tutto il mondo. Quelli di Milano anzitutto, dove sono nata e ho il campo-base. C’è da divertirsi, in effetti. In un momento di stanca, case che restano anche per anni sul mercato, le agenzie si inventano di tutto.
Sopra i 12 metri quadri i monolocali sono loft. I seminterrati diventano “zona termale” o cucine sotto “magnifiche volte di mattoni”. Ho letto cose tipo “sontuosa soffitta”. Dal quinto piano in su, la “splendida vista” si spreca: una selva di antenne, e quell’aria lattiginosa per cui siamo famosi. I balconi diventano logge e terrazzi, merce rara e più appealing. Un soppalco in abete ed ecco “il secondo piano”. Nello stabile niente ascensore, ed ecco il “terzo piano basso”. Un cortilino con un’ortensia diventa un “giardino piantumato”. Una villa è in vendita “servitù inclusa”.
Se la ristrutturazione è decente, è di “alto standing”. Se è venuta male, di “taglio particolare”. Il negozio di una griffe a due km, ed eccoci in “zona stilisti”. I bagni a mosaico sono un plus, il parquet a listoni è un must. Se poi è in rovere sbiancato, è l’apoteosi. Ma ho urlato di gioia, leggendo l’annuncio che segue: “All’interno di una corte molto riservata e silenziosa, loft di 130 mq commerciali su tre livelli. Soppalco in cristallo, spa con cabina armadi/spogliatoio, 3 split, impianto anti-intrusione israeliano (cos’è? un commando armato?) attivabile con persone all’interno, monitor LCD Samsung, area fitness attrezzata: piscina, bagno turco, cromoterapia…”.
Che casa è, senza impianto israeliano e cromoterapia?

pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 15 maggio 2010