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stefano boeri

economics, Politica Luglio 6, 2012

Un programma politico

Fare di più con meno, Milano, 5 luglio

 

Un programma politico, per come la vedo io

 

• critica radicale allo sviluppismo

limitazione dell’aggressività del mercato, riduzione dell’economia finanziaria

conversione ecologica e solidale, in tutte le sue declinazioni, come atto di realismo politico e per vivere più felicemente

• rivisitazione della famosa austerità Berlingueriana, intesa non come stringere la cinghia e autopunizione, ma come vita meno infelice per tutti, come meno consumi, più relazioni appaganti, convivialità semplice, soddisfazioni non principalmente economiche in tutte le attività umane, intesa come il grande lusso di ridurre la propria dipendenza dai soldi e non essere chiusi nell’angustia del piccolo potere del consumatore, unica cittadinanza consentita.

promuovere la desiderabilità sociale di nuovi stili di vita, di produzione e di consumo

 l’Italia come luogo del qualis contro il quantum, con tutto ciò che ne consegue: valorizzazione delle differenze contro ogni omologazione, bellezza come motore economico, la terra e il nostro scheletro contadino non come arcaismo ma come radice del futuro. Le imprese creative, la genialità. Abbiamo risorse uniche, che secondo alcuni osservatori internazionali basterebbero a fare di noi una tra le prime economie europee

• l’esperienza, la saggezza, la fantasia sociale del nostro popolo contro ogni espertocrazia sterilizzata e omologante

• restituzione di centralità politica alle comunità locali, noi siamo già il paese dei campanili, siamo facilitati in questo; centralità delle economie regionali (vedere il lavoro di Elinor Ostrom, premio nobel per l’Economia sul valore economico e politico delle comunità). Pensare globalmente e agire localmente.

 ascolto attivo dell’arte, e delle sue profezie, delle sue intuizioni sullo spirito del tempo: questa è la funzione sociale dell’arte

• meno maschile e più femminile

• meno Europa e più Mediterraneo: riconnettersi alla sponda sud del nostro mare per politiche comuni, tornare a valorizzare i legami naturali, culturali ed economici che ci legano alle altre popolazioni del bacino, rileggere in questo senso la nostra storia e la nostra vocazione di ponte tra Europa, Asia, e Africa, chiave decisiva della nostra identità nazionale e territoriale, per una politica comune e per una fratellanza euro mediterranea.

 

ambiente, economics, Politica, TEMPI MODERNI Febbraio 24, 2012

Beati noi ultimi (potremmo essere i primi, e i più verdi)

Noi che siamo in fondo a svariate classifiche internazionali, abbiamo oggi la grande opportunità di diventare i primi.

Lo dice Alex Roe, direttore di Italy Chronicles: Italy Should Be Number One, nel senso di prima economia europea, se puntasse su territorio, ambiente, arte, bellezza, qualità della vita.

Lo dice Jeremy Rifkin, che dirige la Foundation ofi Economic Trends di Washington, ed è consulente di vari governi europei: potremmo diventare la Biosphere Valley del mondo, alla testa della rivoluzione energetica ed ambientale. Abbiamo tutto cio’ che serve per diventare i primi.

Lo dice, indirettamente, perfino Bill Gates, fondatore di Microsoft, che parla dell’agricoltura come motore di innovazione planetaria: e noi di agricoltura ce ne intendiamo da alcuni millenni, e resiste, come dice il Censis, il nostro “scheletro contadino“.

A proposito di scheletri: l’altro giorno ne è affiorato uno, sepoltura di epoca tardo romana, a Milano, accanto alla Basilica di Sant’Ambrogio, dove si scava per realizzare un parcheggio che preoccupa non solo i residenti, ma anche la comunità internazionale. Le tombe recuperate in quel luogo sono finora una novantina. E’ il cimitero dei martiri cristiani. Lì Ambrogio volle edificare la sua basilica.

Ma le ruspe non si fermano. Il comune ha bloccato la realizzazione di altri parcheggi, ma di quello, inspiegabilmente, no. Eppure esisterebbe una clausola secondo la quale il Comune non sarebbe tenuto a pagare penali alla ditta costruttrice in caso di ritrovamenti archeologici. Ditta costruttrice che fa capo a Claudio De Albertis, presidente dei costruttori, re del cemento, recentemente e inspiegabilmente incoronato presidente di Triennale, prestigiosissimo ente milanese (lunedì in consiglio comunale Marco Cappato dei radicali e David Gentili del Pd chiederanno che il sindaco Pisapia e l’assessore alla Cultura Boeri intervengano “per impedire che un luogo simbolo della cultura e della religione subisca un atto di empietà”).

Questa vicenda, insieme a quella di Triennale, ha un forte valore simbolico e indica in che direzione si sta muovendo la giunta di Pisapia.

Che cosa c’entra con quello che dicevamo sopra? Che cosa c’entra con Rifkin, Bill Gates e via dicendo? C’entra moltissimo. Perché Milano, di quella rivoluzione della bellezza e dell’ambiente, di quel nuovo modo di guardare al territorio, dovrebbe essere l’Hub, e per almeno tre ragioni:

1. Milano è sempre stata laboratorio politico, e la cosiddetta “rivoluzione arancione” si era presentata anche -forse soprattutto- come una rivoluzione verde. Promessa mantenuta in modo intermittente.

2. Milano è sempre stata la piazza del mercato di quella che è la regione più agricola d’Italia, e per questo la più ricca.

3. A Milano si farà Expo, proprio sui temi della nutrizione, ma l’illuminato masterplan sugli orti planetari sembra cedere ogni giorno di più alle logiche cementizie.

In sintesi, a Milano è in corso un braccio di ferro tutto politico -anche, purtroppo, all’interno della giunta arancione, che scarseggia in visione – tra Cemento e Territorio (agricoltura, ambiente, bellezza, arte, energie rinnovabili). E’ qui che potrebbe delinearsi una nuova idea di sviluppo e un nuovo modello di crescita per il Paese- E’ qui che potremmo (ri)cominciare a essere The Number One.

P.S. E’ in uscita per Chiarelettere “Green Italy” di Ermete Realacci. Lo leggo e poi vi dico.

 

Politica, TEMPI MODERNI Febbraio 12, 2012

Triennale Milano: politica vecchia e politica nuova

la triennale di milano

Cos’è la “politica vecchia”, e cos’è la “politica nuova”?

Per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia sarebbe “politica vecchia” interferire con la scelta “autonoma” del cda della Triennale, prestigioso ente culturale milanese, che ha nominato presidente Claudio De Albertis, già presidente di Assimpredil, l’associazione dei costruttori. Il Re del Cemento, che è la malattia più seria del nostro territorio.

Per me “politica vecchia” è invece una nomina che non tiene affatto conto del merito e delle competenze, e non si capisce allora che cosa tenga in conto, e viene perciò da pensare male.

Ma c’è anche il fatto che De Albertis è titolare dell’impresa che sta realizzando il contestatissimo parcheggio in piazza Sant’Ambrogio, scempio che non preoccupa solo i residenti, ma viene guardato con orrore anche dal resto del mondo, che parla di “assedio” della basilica:

http://www.europeanhistories.com/santambrogio-under-siege

A mio parere, infine, è “politica vecchissima” trattare l’arte e la cultura e la bellezza, compresa la bellezza naturale, come “sovrastruttura” e in qualche caso come merce di scambio, in linea con chi scelleratamente pensa che “la cultura non si mangia”.

E invece la cultura si mangia eccome. La cultura, le bellezze artistiche e naturali potrebbero essere il pane, e non solo le rose, per il nostro Paese. E sorprende molto che la nuova nuovissima giunta milanese questo lungimirante nuovo, questo possibile nuovo Rinascimento non l’abbia al centro delle sue politiche, ancora troppo sensibile alle ragioni di chi pensa al territorio in termini di superfici edificabili e cubature.

Perciò sottoscrivo senza esitazioni e vi invito a sottoscrivere l’appello di un gruppo di intellettuali che trovate qui:

http://www.petizionionline.it/petizione/appello-al-sindaco-di-milano-per-la-nomina-del-presidente-della-triennale-di-milano/6318

E in attesa di sentire una parola dal sindaco, che questa nomina inopportuna può bloccarla -è nei suoi poteri-, ringrazio l’assessore Boeri per essere stato l’unico a porre con forza la questione in giunta, testimone solitario di questo nuovo che fa fatica ad affermarsi contro una vecchia politica che nella giunta arancione resta, ahinoi, piuttosto ben rappresentata.

esperienze, Politica Novembre 30, 2011

ARANCIONE SBIADITO

Tutto bene quel che finisce bene? Non tutto tutto, mi pare. All’assessore Stefano Boeri sono state restituite, come si immaginava, solo le deleghe a Cultura, Moda, Design. Di Expo si occuperà direttamente il sindaco con tavolo interassessorile. Da cui molti deducono che il grosso del problema era lì, e tengono gli occhi bene aperti. Spero che sia ancora possibile fare qualche deduzione, senza essere guardati come sabotatori nemici del popolo.

Tutti, questo è certo, si sono fatti male, in questa storia dai risvolti grotteschi: quell’incredibile autodafé a cui Stefano Boeri si è sottoposto, a quanto pare non c’era altra strada, la lunga serie di consultazioni per decidere se fosse ancora dignus, lo spettacolo non edificante di alcuni suoi minuscoli colleghi di giunta e di partito che si sono affrettati a rampognare, a giubilare, a “staccare spine” e a promettere: “Ora ci pensiamo noi! ora lo controlliamo noi!”. Un clima inquisitorio, sulfureo e surreale, senza che i capi di imputazione fossero poi chiarissimi; tutta questa agitazione per un po’ di indisciplina?

Arancione sbiadito.

Ma quella che si è vista con chiarezza definitiva è la forza terribile e matura della rete. Che non tace, che si fa sentire, e pesa. Che c’è sempre, e sempre di più, e non solo quando fa comodo. Prontissima a togliere quello che ha dato. A riprendersi le deleghe, diciamo così. A pretendere in cambio del consenso trasparenza e condivisione delle scelte. A depotenziare il potere: la rete non è solo un medium, è un modello politico rivoluzionario, è la piramide gerarchica che si appiattisce e perde ogni verticalità definitiva. E pensare che il digital divide è ancora molto forte: che cosa sarà, quando tutti saranno online?

Impressionante, e straordinario.

Tornando a Boeri: riammissione in quarella, come si dice in Piemonte. Sotto osservazione stretta. Il fatto è che sotto osservazione stretta, con la rete, ci sono tutti, ci siamo tutti, a questo punto dovrebbe essere chiaro. Beati i puri di cuore!

 

 

Politica Novembre 28, 2011

Abbiamo un problema: ma non quello vero

A Milano abbiamo un problema. Non respiriamo più. Apriamo le finestre la mattina, e le richiudiamo subito. Per strada camminiamo con il diaframma bloccato, cercando di respirare il meno possibile. I bambini si ammalano di bronchiolite. C’è un grosso problema di leucemia infantile. Al momento si naviga a vista. Blocchi del traffico annunciati e poi revocati. I commercianti dettano legge. Si pensa alle targhe alterne, che non sono mai servite a nulla.

Ma in queste ore si discute di ben altro problema. Del caratteraccio di Stefano Boeri, assessore a Expo, Cultura, Moda e Design. Della sua difficoltà a lavorare in squadra. Del suo stile da “fantasista”. Del fatto che il sindaco non si fida più di lui, dopo le sue numerose “sortite”.

Si discute molto meno del merito: del fatto che se Expo non sarà una kermesse cementizia sarà anche a causa delle sue “alzate d’ingegno”. Che se sulla vendita di Sea Serravalle, vitale per le casse del Comune, è stato individuato un percorso più equo, è stato anche grazie ai suoi “assoli”. Che se la città sembra vivere uno straordinario risveglio culturale, è a causa del suo talento “situazionista”. E se non si edificherà un nuovo museo di arte contemporanea firmato dall’architetto Libenskind a Citylife -ci sono soluzioni molto più ragionevoli e meno dispendiose, è l’opinione prevalente tra i milanesi, in questi tempi di cinghia tirata- sarà grazie a un suo scarto “impolitico” ma efficace. Il suo passo è questo: portare a casa risultati, e in fretta, anche saltando qualche mediazione. Con concretezza (posso dirlo?) femminile.

Ma il sindaco Pisapia il suo ex rivale alle primarie, battute per 3 mila preferenze, lo vuole fuori, non sente ragioni. A minuti l’assessore -ultimatum alle 9- salirà “al Colle” per rassegnare le sue dimissioni. In caso diverso, verrà licenziato.

Il Pd, a cui Stefano Boeri ha portato in dote 13 mila preferenze -è stato il secondo più votato dopo Silvio Berlusconi- sostanzialmente tace. Buona parte dei funzionari spera anzi che sia il sindaco Pisapia a levargli l’incomodo di questo talentuoso outsider. Silenzio dal resto della squadra di giunta. Solo il web esplode, chiedendo all’unisono di non tradire “il sogno”. Se si trovano responsabilmente le mediazioni con Formigoni, com’è possibile non riuscire a dialogare altrettanto responsabilmente con Boeri?

Se Stefano Boeri sarà dimesso, non ci guadagnerà nessuno: non il sindaco, nè il Pd, non ci guadagnerà la politica, non ci guadagnerà la città. Non ci guadagnerà chi guardava a Milano con fiducia e speranza. Sarà una sconfitta radicale per il centrosinistra e per il rinnovamento della politica. Gli unici a guadagnarci saranno gli avversari. Dal cui fronte, peraltro, si leva l’unica voce a difesa di Boeri: “Fanno fuori il loro uomo più significativo” concede l’onore delle armi il leghista Matteo Salvini. “Adesso anche il sindaco dovrebbe dimettersi”.

Mi infilo la maschera antigas, per l’ennesima giornata di inquinamento ben oltre la soglia di attenzione, e “vu a laurà”. Oltre al respiro bloccato ho un po’nausea, stamattina.

esperienze, Politica Novembre 20, 2011

Lo sposalizio di Milano

Raffaello Sanzio, Lo sposalizio della Vergine. Pinacoteca di Brera, Milano

Oggi alla Pinacoteca di Brera il premio Nobel Dario Fo, attore-pittore, ci ha descritto, cantato, danzato questo meraviglioso dipinto del ventenne Raffaello, Lo sposalizio della Vergine, e poi il Cristo morto del Mantegna e altre magnifiche opere ospitate nel museo milanese. Centinaia di persone in fila, necessario secondo “spettacolo” (mi hanno perfino dato della “casta”, essendo entrata al primo turno come giornalista: li perdono, tale era il desiderio…).

Lo sposalizio di Milano, anzi il battesimo di una Strada dell’Arte, che da Palazzo Reale e dal Museo del Novecento si snoda fino alla Pinacoteca passando in Galleria e in Piazza Scala. Un tesoro che avevamo e abbiamo, ma non tutti lo sapevamo. Tanti ciceroni d’eccezione oltre a Fo, da Enzo Mari a Mauro Pagani, a fare da padrini.

Basta cambiare sguardo sulle cose, e quelle si mettono improvvisamente a fiorire. Basta provare a vederci come una città d’arte, una metropoli culturale -oggi non avevamo nulla da invidiare a Londra e Parigi-, ed ecco che lo diventiamo. Una grande città festosa come un paese immerso nella nebbia, per una domenica tolta alle auto e consegnata alla bellezza, la più grande risorsa che abbiamo.

(grazie all’assessore Stefano Boeri per questo evento fantastico, messo in piedi in poche ore)

 

Donne e Uomini, Politica, TEMPI MODERNI Ottobre 5, 2011

Grazie sindaco Pisapia

il sindaco pisapia incontra le milanesi, 28 settembre 2011

Con il sindaco Pisapia ho avuto qualche passaggio un po’ aspro, diciamo così, al tempo delle primarie per l’indicazione del candidato sindaco del centrosinistra. La lotta è lotta. Mi ero intignata su questa faccenda del 50/50, ero sicura che l’obiettivo era giusto e che il momento era arrivato, e ci davo dentro a più non posso.

Ma devo dire che a ogni nuova tornata di nomine -in queste ore, quelle del Pio Albergo Trivulzio-, vedendo che il sindaco quel principio lo applica con rigore e determinazione, scegliendo donne competenti e di valore, una per tutte Francesca Floriani, mi commuovo sempre di più. Oggi apprendiamo che anche il CdA dell’Università Statale, se non il 50/50 -su, un piccolo sforzo- garantirà che almeno 3 membri su 7 siano donne, in questo senso appare avviato anche il CdA dell’università Bicocca, e così via: un effetto virtuoso e a cascata, le istituzioni milanesi che una dopo l’altra rompono con il monosex. Sono felice di vivere in questa città, che mostra di avere capito.

Ringrazio di tutto cuore il sindaco Pisapia perché nel paese in cui le leggi nascono sempre insieme alla dotazione con cui aggirarle, un principio netto e intransigente come il 50/50 rischiava di dover conoscere molte eccezioni. Insomma, ci vuole quella che si chiama volontà politica, e il sindaco mostra di averla tutta. Immagino che sia per la formazione della giunta sia per le nomine nella municipalizzate Pisapia abbia dovuto tenere duro e anche dire molti no. Immagino che non sia facile, perché un alibi ricorrente della politica e del potere è che di donne “non ce ne sono”: e invece lui le scova sempre, quelle giuste per il posto giusto. E sono sicura che queste signore gli daranno molte soddisfazioni.

Resta il tema Expo, lì si risente ancora molto dell’imprinting misogino, ahinoi, di una sindaca che credeva di essere un uomo e le donne se le levava di torno, e di un governatore che con la sua giunta 15 a una la dice tutta. Speriamo che anche lì il sindaco, che è commissario straordinario, insieme all’assessore Stefano Boeri riesca a introdurre qualche cambiamento.

Ma intanto diciamo grazie, nella speranza che questo principio sia presto esteso al resto del nostro malconcio Paese, proprio allo scopo di farlo rifiorire. Ci vorrà lotta anche e soprattutto qui. E nella speranza per me stessa di non dovermi più occupare di questo, e di poter riservare tempo ed energie ad altro. Perché, onestamente, scusate, ma non ne posso proprio più…

 

Donne e Uomini, economics, Politica Ottobre 4, 2011

Expo e donne: ora vi spiego tutto

Pensavo, riguardo a Expo, al possibile paradosso che le donne dei paesi ospiti siano vere protagoniste dell’evento, e noi italiane fuori al palo. Se continuiamo così, con un tavolino dell’innovazione (sic) come quello che abbiamo visto, e giusto quelle tre cooptate, il rischio è molto concreto…

Ok, allora vediamo di capirci qualcosa, e vediamo che cosa si può fare perché le donne siano protagoniste di questa Expo che (lo dico soprattutto alle non-milanesi che guardano distrattamente alla cosa) può essere davvero una grande occasione per il nostro paese e per la sua ricostruzione. E anche per noi.

C’è un livello politico, e uno d’impresa. Per quanto riguarda il piano politico, l’auspicio e il terreno di lotta dovrebbe essere l’applicazione anche per Expo del criterio che ha guidato la formazione delle giunta e l’attribuzione degli incarichi per le municipalizzate: 50/50 o giù di lì, in ogni snodo di responsabilità. Qui gli interlocutori sono il CdA, presieduto da Diana Bracco, ma anche i commissari straordinari Giuliano Pisapia e Roberto Formigoni, e l’assessore Stefano Boeri. Su questo va aperta con loro un’interlocuzione diretta. L’Innovation Advisory Board, quello tutto-maschio il cui triste portrait ho inviato al segretario generale Loscertales -che a quanto pare non ha gradito-, appartiene a questo livello.

C’è poi un livello di impresa: 9 tavoli tematici -accoglienza, infrastrutture, energia e ambiente, credito, salute, arte e cultura, mobilità, solidarietà e no profit- organizzati dalla Camera di Commercio di Milano, “Un facilitatore di progetti” mi spiegano dal Coordinamento Tavoli per Expo “legati direttamente e indirettamente a Expo e al dopo-Expo, con l’indicazione di un metodo di lavoro condiviso e trasparente”. Anche qui, la stragrande maggioranza dei partecipanti è di sesso maschile, fatto salvo il tavolo della cultura. Mi spiegano perché, e io lo spiego a voi. A questi tavoli siedono associazioni di categoria, come Confcommercio, Confindustria, Confartigianato, e così via, e associazioni dirette come Coldiretti e altre. A queste associazioni è stato chiesto di nominare un rappresentante in posizione apicale. Purtroppo in genere amministratori delegati e presidenti sono uomini: si tratta dunque di una fotografia della situazione reale delle stanze dei bottoni, che ahinoi è esattamente questa. Va un po’ meglio per la parte non cooptata dei tavoli, che rappresenta le imprese: qui le donne sono un po’ di più. Questa parte dei tavoli è aperta. Qualunque impresa o singolo imprenditore-a o aspirante tale o professionista o intellettuale o manager o altro che abbia un progetto attinente al tema generale di Expo, può presentarlo alla Camera di Commercio   ( tavoliexpo@mi.camcom.it ). Il progetto presentato sarà valutato, riformulato nel formato condiviso, verrà valutata la sua sostenibilità economica, e se raccoglierà un buon numero di adesioni verrà approfondito da un apposito gruppo di lavoro, sarà costruito un business plan, un eventuale accesso al credito, e così via. Quindi chiunque, e lo dico in particolare alle donne, abbia un’idea di impresa, colga l’opportunità. Per quello che riguarda invece i rappresentanti di categoria, la questione è più complessa: l’auspicio è che siano le donne delle singole categorie a farsi promotrici del rinnovamento, e a premere perché a quei tavoli siano nominate delle donne. E’ sempre questione di volontà politica. I mezzi si trovano, quando la volontà esiste.

Come vedete, quindi, c’è da fare per tutte, in ogni contesto e a ogni livello. Resta da valutare l’opportunità di creare un tavolo o conferenza permanente DonnexExpo, che vigili, coordini e proponga, moltiplicando le possibilità di accesso per le donne nella loro differenza, e quindi moltiplicando le possibilità che Expo sia un vero incubatore di un nuovo modello di crescita per il Paese.

 

economics, esperienze, Politica Settembre 15, 2011

Un dito in… Borsa

L’assessore alla Cultura, Expo, Moda e Design Stefano Boeri ci invita a una piccola ma significativa decisione collettiva. Parliamone (tra milanesi e non): il tema è quello dell’arte sociale e riguarda tutti.

Entro il 30 settembre dobbiamo decidere se accettare o meno la donazione al Comune  dell’opera L.O.V.E. di Maurizio Cattelan. La monumentale scultura in marmo – un dito medio rivolto verso il cielo –  è stata realizzata da Cattelan per Piazza Affari e dal 24 settembre del 2010 sta davanti al Palazzo della Borsa. Cattelan è stato chiaro: dona la sua opera solo se resta nel luogo per cui è stata pensata. Che cosa fare?

Accettare la sua donazione non significa solo acquisire un’importante opera di un artista internazionale, ma soprattutto accettare un’immagine che ci fa riflettere sull’idea di “scultura sociale” e che –in quel luogo, proprio in quel luogo – produce reazioni, disagio, emozione, attrazione come forse dovrebbe fare ogni monumento contemporaneo. Rifiutarla significa capire e rispettare la sensibilità di chi –soprattutto nel mondo della Finanza- si sente offeso e in qualche modo turbato da una presenza potente, acida, ingombrante.  Nelle prossime settimane dovrò portare in Giunta una delibera orientata verso una delle due opzioni.  Trovo interessante ragionare sulla prima ipotesi,  ma credo anche che una scelta come questa, riferita ad un’opera che parla a tutta la città, debba nascere dal largo ascolto dell’opinione pubblica.

Aspetto i vostri commenti e pareri; e vi aspetto in Piazza Affari mercoledì 21 settembre alle 18 per una chiacchierata davanti, anzi sotto, al “dito”. Grazie

Stefano Boeri

AMARE GLI ALTRI, ambiente, Corpo-anima, economics, esperienze Luglio 22, 2011

Io parto (però vi invito a Expop!)

 

Vi lascio per qualche giorno, care amiche e cari amici, stacco anch’io per un po’ -salvo incursioni a sorpresa-.

Ma vi faccio ugualmente un invito:

se siete a Milano, se passate da queste parti o se non abitate lontano di qui, o anche se abitate lontano ma siete dei veri fanatici -come la mia amica Donatella, milenese-umbra-, il prossimo martedì 26 giugno dalle 21 non mancate alla serata Expop, cascina Cuccagna (via Cuccagna ang. via Muratori), organizzata dall’associazione Cambiamo Città, Restiamo a Milano in collaborazione con ChiamaMilano.

“Expop, ovvero: alimentazione, internazionalità, agricoltura, salute, cultura, partecipazione, ambiente, sviluppo locale, cooperazione internazionale, innovazione. Questo è l’Expo che vogliamo, questo è l’Expo che avremo”.

Intervengono tra gli altri:

Stefano Boeri, assessore Expo Moda Cultura Design.
Carlin Petrini, fondatore Slow Food

Milly Moratti- ChiamaMilano

Eugenio Torchio, direttore Coldiretti Lombardia.
Elio, Storie Tese.

Andrea Poggio, Lega Ambiente-Expo Giusto

Moderano: Giorgia Fazzini e Mauro Mercatanti

Invitati a partecipare, oltre al sindaco Pisapia e a voi tutti:

Miriam Giovanzana – FLCG e Kuminda

Mauro Fumagalli – Intergas

Lele Pinardi – ColombaExpo Giusto

Sergio Bonriposi – Cascina Cuccagna

Pietro Lembi – Comitato Cascine

Paola Santeramo – CIA

Gianni Bottalico – Acli Milano

Emanuele Patti – Arci Milano

Emilio Battisti – Expo Diffusa

Vittorio della Toffola – Social Expo

Andrea Falappi – DAM

Mariella Borasio – consulente DAM

Roberto Magagna – Confagricoltura

Pietro Raitano – Altraeconomia

Andrea Calori – rete Urgenci

Roberto Spigarolo – Mense biologiche

Giorgio Ferraresi – ex docente Politecnico

più ospiti a sorpresa (si spera in un bel botto…) .

Seratone, quindi, e in un bellissimo posto di Milano. Quasi certamente si potrà seguire anche in streaming audio e video (date un occhio alla pagina Fb Cambiamo città. Restiamo a Milano). Ma cercate di esserci fisicamente, se potete. Portateci amici e parenti, perché Expo è veramente di tutti, è stra-pop, può costituire una straordinaria opportunità, può essere la visione della città in cui vivremo, la premonizione del Paese che diventeremo, il punto di svolta in direzione di un nuovo modello di sviluppo, di crescita-decrescita, di un altro modo di intendere il territorio, le sue energie e le sue potenzialità, il cardine del passaggio dallo sfruttamento allo scambio, dal consumo indiscriminato alla valorizzazione sensata. Ma potrebbe anche non essere tutto questo: dipende da tutti noi. E la serata in Cascina Cuccagna è l’occasione per fare già esperienza di questa dimensione, per viverla, interiorizzarla e farla essere da subito.

Insomma… un vero peccato non esserci -aereo già prenotato-, ma vi invito lo stesso: è il mio migliore auspicio per questa estate di trasformazione, faticosa ma entusiasmante come sempre le fasi di cambiamento e di svolta.

A prestissimo!