Tutto bene quel che finisce bene? Non tutto tutto, mi pare. All’assessore Stefano Boeri sono state restituite, come si immaginava, solo le deleghe a Cultura, Moda, Design. Di Expo si occuperà direttamente il sindaco con tavolo interassessorile. Da cui molti deducono che il grosso del problema era lì, e tengono gli occhi bene aperti. Spero che sia ancora possibile fare qualche deduzione, senza essere guardati come sabotatori nemici del popolo.

Tutti, questo è certo, si sono fatti male, in questa storia dai risvolti grotteschi: quell’incredibile autodafé a cui Stefano Boeri si è sottoposto, a quanto pare non c’era altra strada, la lunga serie di consultazioni per decidere se fosse ancora dignus, lo spettacolo non edificante di alcuni suoi minuscoli colleghi di giunta e di partito che si sono affrettati a rampognare, a giubilare, a “staccare spine” e a promettere: “Ora ci pensiamo noi! ora lo controlliamo noi!”. Un clima inquisitorio, sulfureo e surreale, senza che i capi di imputazione fossero poi chiarissimi; tutta questa agitazione per un po’ di indisciplina?

Arancione sbiadito.

Ma quella che si è vista con chiarezza definitiva è la forza terribile e matura della rete. Che non tace, che si fa sentire, e pesa. Che c’è sempre, e sempre di più, e non solo quando fa comodo. Prontissima a togliere quello che ha dato. A riprendersi le deleghe, diciamo così. A pretendere in cambio del consenso trasparenza e condivisione delle scelte. A depotenziare il potere: la rete non è solo un medium, è un modello politico rivoluzionario, è la piramide gerarchica che si appiattisce e perde ogni verticalità definitiva. E pensare che il digital divide è ancora molto forte: che cosa sarà, quando tutti saranno online?

Impressionante, e straordinario.

Tornando a Boeri: riammissione in quarella, come si dice in Piemonte. Sotto osservazione stretta. Il fatto è che sotto osservazione stretta, con la rete, ci sono tutti, ci siamo tutti, a questo punto dovrebbe essere chiaro. Beati i puri di cuore!

 

 

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