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se non ora quando

Donne e Uomini, Politica Luglio 19, 2012

Caro Rutelli -dillo anche agli altri-: siamo la maggioranza, e non vi voteremo

Cari Senatori che ieri nel corso di una tempestosa discussione sulla riforma costituzionale avete respinto l’emendamento presentato da Italia dei Valori -50/50, donne e uomini, per i seggi in Senato– sappiate che le donne sono la maggioranza in questo Paese, e coerentemente con quanto promesso da tempo, alle prossime elezioni non vi voteremo e faremo campagna contro di voi.

Non voteremo più per quei partiti che non assumeranno come un problema l’eccesso maschile nelle istituzioni rappresentative.

Contro le quote al Senato ieri hanno votato (annotare sul libro nero):

Pdl, Lega, Udc e Coesione nazionale-Grande Sud.
Francesco Rutelli di Api, Giuseppe Valditara di Fli
i radicali Marco Perduca (qui il suo incredibile intervento, dove spiega, in sostanza, che allora esistono anche i trans) e Donatella Poretti.

Le motivazioni, non raccontiamoci balle, quale “incostituzionalità”, sono: 1.tenersi le mani libere  2. non trovarsi costretti a dover rinunciare a posti, nemmeno a uno, per cederli alle donne.

C’è chi vorrebbe liste elettorali monosex, composte da soli uomini, per onorare un patto fra uomini per escludere le donne. Questa è la verità: un patto tra maschi per escludere le donne“, ha commentato Vittoria Franco del Pd.

La democrazia è nata proprio così: un patto tra uomini per escludere le donne (Habermas). L’esclusione delle donne non è stato uno spiacevole incidente, ma esattamente quello che si voleva ottenere.

Non può più funzionare.

p.s.: I giornali oggi sostanzialmente ignorano la notizia

p.p.s.:  Se Non Ora Quando dovrebbe fare un chiasso del diavolo su questo, ma al momento silenzio

Donne e Uomini, Politica Luglio 17, 2012

Se Non Ora Quando: nessuna lista civica

Diversamente da quanto riportato da alcuni organi di stampa, Se Non Ora Quando (quanto meno, questo è l’orientamento del comitato promotore) non presenterà proprie liste civiche alle prossime elezioni (né proprie candidate alle primarie). Il che, naturalmente, non esclude che altre, singole o associazioni, pensino invece di farlo.

Il percorso in vista delle elezioni dovrebbe essere questo:

una supermobilitazione in autunno (modalità e date ancora da decidere) per sensibilizzare le donne sul tema della rappresentanza. Tema sul quale le italiane, inutile nascondersi dietro un dito, sono sempre state e restano molto tiepide. Mentre questioni come aborto e violenza -tristemente, i minimi vitali- coagulano interesse ed energie, la rappresentanza politica interessa solo una minoranza.

La mobilitazione potrebbe articolarsi in un’unica grande manifestazione nazionale o in più iniziative locali. La sfida è fare comprendere alle donne che senza una forte presenza femminile nelle istituzioni rappresentative, difficilmente i temi che stanno loro a cuore -dal macrotema lavoro-welfare ai temi “biopolitici”- diventeranno prioritari nelle agende.

Riportare la vita al primo posto, anche nella politica seconda: questo, a mio parere, è l’obiettivo che può unirci tutte, trasversalmente. L’altro obiettivo è il 50/50: non solo a livello di candidature, ma anche nelle squadre di governo. Su questo secondo obiettivo Snoq sembra piuttosto ferma: chiedere a tutti i partiti questo impegno, invitare a votare solo i partiti che promettono di mantenerlo.

Il resto -quali candidate, come sostenerle- è ancora in discussione, anche se l’orientamento sembra essere quello di non indicare formalmente dei nomi (informalmente è un altro conto).

Io la vedrei in questo modo: potrebbe essere utile che Snoq si ponesse come “agenzia” di consulenza, di informazione e di sostegno al desiderio di quelle che vorranno candidarsi, ancorché non “agenzia” esclusiva. E’ giusto che ognuna faccia riferimento ai suoi legami, alle sue relazioni politiche, ai suoi ambiti.

Potrebbe essere altresì utile che Snoq indicasse tra tutte le candidate, e in modo “soft”, per esempio con una lettera pubblica, quelle con un comprovato e non improvvisato legame con il movimento delle donne, che sui temi cari alle donne lavorano da tempo, e la cui storia testimonia un impegno costante che promette di continuare anche all’interno delle istituzioni rappresentative.

La -brutta- vicenda del CdA Rai ha avuto quanto meno il merito di evidenziare una forte doppia domanda da parte di moltissime: 1. che il merito, la competenza, l’autorità riconosciuta (vale per le donne quanto per gli uomini) contino sempre di più, e il familismo, le protezioni, le lobby maschili -donne di uomini- sempre di meno (vedi qui l’iniziativa Il rogo dei curricula) ; che quelle che vanno siano in legame efficace con il movimento delle donne, e che questo legame dia senso prioritario al loro impegno: in questo Paese machista è una priorità assoluta.

Stiamo a vedere.

Donne e Uomini, Politica, tv Luglio 2, 2012

Alcune domande (di Lorella Zanardo) a Snoq

Riposto qui la lettera di Lorella Zanardo a Se Non Ora Quando.

Caro Comitato SNOQ
abbiamo bisogno che ci spieghiate il ruolo di SNOQ. E’ importante ed è urgente. Tra poco ci sono le elezioni e vorremmo capire come muoverci in futuro, che tipo di forze stanno mettendo in campo le donne e quanto siano condivise.
Ve lo chiediamo con la modalità che contraddistingue le relazioni vere e franche,non quelle artefatte della politica atttuale. Chiediamo per capire e non per polemizzare.

Perchè SNOQ ha proposto questi 6 nomi per il CdA RAI? Benedetta Tobagi, Dacia Maraini, Chiara Saraceno, Lorella Zanardo, Flavia Nardelli ed Evelina Christillin.

Quali sono state le ragioni? Avete valutato i cv? Li avete esaminati? Avete valutato quanto e come queste donne sono in relazione alle altre donne? Quanto inciderebbe la loro presenza nel CdA RAI?

In molte riteniamo che il MERITO sia la prima qualità da valutare per una posizione e sarebbe una grande novità positiva da far entrare in politica, sinora dominata da altri criteri, nessuno di questi utile ad innescare reli cambiamenti.
Oltre al MERITO è importante segnalare donne che si siano efficacemente distinte per avere lavorato alla promozione delle altre donne.
Nella vostra ultima conferenza stampa avete poi dichiarato che chiedete che il CdA Rai rispetti il 50 e 50 per cento. Non basta.

Ci sono molte donne in Italia, che lavorano su temi inerenti la promozione delle donne. Ci aspettiamo che promuoviate queste donne. In altro modo mi chiedo con che desiderio ci uniremo a voi per discutere, per portare avanti iniziative se poi alla prova dei fatti SNOQ non ci sostiene. IL sostegno è fondamentale se si vuole incidere realmente.

Ci chiediamo anche perchè non utilizziate il bacino delle vostre numerosissime sezioni sul territorio, così ad esempio:

-si fa un appello alle donne di tutte le sezioni snoq e anche di altre associazioni e le si invita ad inviare CV PERTINENTI ad una certa posizione

-si leggono i cv e si scelgono i migliori in base al MERITO e COMPETENZE. Non è difficile, tutte le aziende funzionano così

– si segnalano questi nomi a chi di dovere

In questo modo si promuovono le donne per MERITO e al contempo si inseriscono in alcuni posti chiave le DONNE che LAVORANO per le DONNE.

Ripeto, in altro modo vorremmo capire perchè in moltissime dovremmo dedicare gran parte delle nostre vite e del nostro tempo a campagne come MAI PIU’ COMPLICI, se poi i frutti di questo immane sforzo vanno a premiare donne che non sono in rete con le altre donne? Che Garanzia ci danno queste donne se elette, di promuovere la situazione delle donne in Italia? Non è più tempo di lavorare nelle retro guardie, troppa fatica e risultati portati a casa a costo di durissimi sacrifici. E’ ora di occupare posizioni che ci diano modo di intervenire sulle decisioni che regolano la vita delle donne.

L’immagine che vedete è la copertina di Panorama di questa settimana. Il ruolo di sottomessa è quello maggiormente proposto dalla televisione italiana. Le ragazze vengono prfondamente influenzate da questo modello che è più facile da seguire di altri di cui non c’è traccia in TV. Noi da anni lavoriamo prchè questo non accada.
Le donne del CdA RAI devono sentire come un dovere occuparsi anche di questi temi, non basta scegliere un nome accettabile. Ci vogliono donne competenti sul tema televisivo, che sentano l’impegno etico di riportare la RAi alla sua funzione di TV pubblica. Non è più ammissibile scegliere con le logiche della vecchia politica.

Sono temi molto seri. I ragazzi e le ragazze si aspettano decisioni coraggiose da noi. Impegno e, ripeto, coraggio.
Giochiamo a carte scoperte, come si fa nelle organizzazioni e come non si fa in politica. Perchè le candidature devono essere sempre preparate dietro le quinte? Sfatiamo questa pratica vetusta e miserabile. Che si faccia avanti chi ha le competenze reali e dimostri desiderio di lottare. La TV è il più potente agente di socializzazione, dalla TV molti ragazzi e molte ragazze imparano. Migliaia di docenti sono allarmati e  chiedono aiuti che la scuola non riesce oggi a fornire. Servono persone competenti. Servono persone in grado di incidere. Questo è il link alla lettera che 50 psicologi sociali di molte università italiane hanno inviato in Commissione per sostenermi. Non persone qualunque. Sono docenti che studiano e  scrivono di come questa nostra TV provochi danni misurabili alle ragazze.

Martedi 3 pare si voti il CdA, pare ci sia posto per una nuova candidatura donna oltre a quelle già decise non in base al merito. Confidiamo che le logiche siano trasparenti e lontane dai giochi dei partiti, si chiamino PDL o PD, poco conta. Più di tutto serve responsabilità. Grazie.

 

A quanto scrive Lorella, io aggiungo questo:

Ribadisco quanto già espresso in più occasioni: si sta votando per un CdA, non per elezioni politiche. E’ necessario sapere amministrare. E’ necessario conoscere la tv, guardarla quotidianamente, avere idee molto precise sul da farsi. E’ necessario, per quello che riguarda le donne da indicare, scegliere donne che abbiano lavorato accanitamente per-e-con le donne. Il nome di Lorella Zanardo risponde a queste domande. Il CdA Rai sembra un abito tagliato su misura per lei. Ci sono senz’altro ragioni -tortuose e politicanti- per le quali il suo nome non è sostenuto con la forza necessaria. Ma se il suo nome non dovesse passare, si dovrà essere in grado di spiegare con grande chiarezza il perché -per esempio perché non lei, e magari un’altra che a queste tre domande non risponde affatto, o solo in parte-, alla “società civile”, quella vera, che l’ha ampiamente sostenuta, e al resto del mondo, dagli Usa al Giappone, per cui Lorella, piaccia o meno, è un simbolo della lotta delle donne contro il maschilismo feroce e ingiusto di questo paese. 

Tenendo conto anche del fatto che l’elezione del CdA Rai costituisce per le donne una prova generale di quanto capiterà alle elezioni politiche.

 

Qui l’ultimissimo post di Lorella Zanardo.

Donne e Uomini, Politica, tv Giugno 18, 2012

#Zanardoinrai: solo per dire…

 

Solo per dire questo, amiche e amici: che questa candidatura di Lorella Zanardo in cda Rai ha catalizzato un po’ di tutto. Umori, malumori, visceralità ma anche “format” politici molto interessanti, in particolare per le donne, ha chiarito la profondità dell’enorme desiderio di partecipazione, ha delineato il profilo di un’idea diversa e più piena di cittadinanza. E tutto attorno a una posizione non così significativa: in fondo si tratta solo di un cda, attorno al quale non si è mai visto alzarsi un polverone simile.

Non c’è solo un simbolico da scrutare -quello che Lorella rappresenta in Italia e nel mondo, che il suo docu e i suoi contenuti piacciano o meno, e che la rende una candidata decisamente sui generis, e in particolare la candidata perfetta per Se Non Ora Quando (anche se la speranza è che insieme a lei entrino altre: i curricula sono tutti ottimi). Resterà, una volta chiusa la partita (è questione di ore), un calderone in cui scandagliare, perché dentro c’è un sacco di roba interessante, materiale da costruzione.

Solo un’osservazione: mentre sul corpo di Zanardo si è consumata una battaglia all’arma bianca, sugli altri curricula, in stragrande parte maschili, attenzione quasi-zero. Potrebbe essersi candidato Landru, o Jack lo Squartatore, ma non importa niente a nessuno.

Di tutto il resto parleremo dopo.

P.S. Al mio endorsement, insieme alle Blogger Unite(D), a quello di Gad Lerner, di Lidia Ravera e di molti altri, che avrete già visto, si aggunge ora quello ottimo di Annamaria Testa.

P.P.S, ancora più importante: su Repubblica di oggi è scritto che Zanardo “ha fatto arrivare il suo nome sul tavolo di tutti”. Informazione non corretta: Lorella Zanardo ha inviato il suo curriculum solo all’associazione Art. 21 e alla Commissione di vigilanza Rai. Non ha richiesto l’appoggio di partiti né di alcun altro. Ha rifiutato ogni richiesta di intervista. Il grande sostegno che sta ricevendo è spontaneo e del tutto “civico”.

Donne e Uomini, Politica, tv Giugno 12, 2012

Cda Rai: io sostengo Lorella

(foto di Laura Albano)

Per come la conosco, so che sarebbe una specie di condanna a morte. Ma anche stamattina, così come ieri mattina -in una logica inaudita: donna sostiene donna– l’ho chiamata per pregarla di non tirarsi indietro, nel caso qualcuno glielo chiedesse, .

Lorella Zanardo nel cda Rai sarebbe una botta di vita -non per lei, lo so: per la Rai-, sarebbe la possibilità di un servizio pubblico ricondotto alla sua mission. Non c’è solo il lavoro fatto con “Il corpo delle donne” e quello per le scuole, “Nuovi occhi per la tv”. C’è anche la sua vita precedente di manager, competenza che non guasta.

Nelle scorse settimane “Articolo 21” e “Moveon” hanno chiesto ai lettori di inviare i loro suggerimenti per nomine davvero indipendenti alla Rai, e Lorella ha raccolto migliaia di preferenze, a cui aggiungo la mia. Il Pd ribadisce che, contro la logica della lottizzazione, non proporrà “suoi” nomi per il Cda. Ottimo. Ciò non toglie che il Pd potrebbe, in una logica di ascolto e di attenzione, esprimere il suo favore attivo per questa candidatura, nata davvero -come si dice, con quell’orribile espressione- dal “basso”. Meglio, dal cuore dei cittadini che si muovono.

Prego anche Se non ora quando e le associazioni femminili, compresa la Fondazione Bellisario, di muoversi in questo senso, e rapidamente: si deciderà a ore. Potrebbe essere la prova generale di un “format” che a me piace molto: tutte che ci muoviamo per sostenere una. Non come una lobby, ma come molto di più, in una logica di patto di genere.

Sarebbe un grande guadagno per tutte.

Lorella alla Rai! Condividete.

#zanardoinrai: twittate!

postato anche da

Loredana Lipperini

e ne scrive qui anche Giovanna Cosenza

e Giorgia Vezzoli

BLOGGER UNITE(D)

Donne e Uomini, Politica Giugno 9, 2012

Una candidata di Snoq alle primarie

Accertato che vi saranno primarie per l’individuazione del candidato premier del centrosinistra, e in attesa di una migliore definizione delle intenzioni del centrodestra, forse è venuto il momento che Se non ora quando ripensi al 13 febbraio, la più grande manifestazione di popolo dal dopoguerra, convocata e guidata dalle donne, e festeggi il quasi-secondo anniversario con l’indicazione di candidate alle primarie.

E’ questo che il popolo del 13 febbraio, donne e uomini, si aspetta: che si tirino somme politiche, che si colga ogni occasione per portare la differenza femminile e il doppio sguardo al governo del Paese. Sarebbe strano il contrario: che Se non ora quando si sottraesse a questa sfida, eventualmente trasversale e bipartisan: per portare il maggior numero di donne possibile nel maggior numero di schieramenti possibili. Se è vero che la maggioranza di questo movimento fa riferimento al centrosinistra, vi sono anche molte donne -e uomini- di centro e centrodestra che condividono l’obiettivo del 50/50.

E’ bastato che Pierluigi Bersani -gli va dato atto di grande coraggio e di una ferma volontà politica- dichiarasse prossime primarie aperte perché una serie di semi-Carneadi (tutti maschi) manifestassero la loro intenzione di parteciparvi. Non è pensabile che la partita si giochi tra soli uomini. Ma non è nemmeno pensabile che quelle poche donne -eventualmente quell’unica donna- siano solo espressione dei partiti.

Le amiche che hanno organizzato il 13 febbraio, giornata che la Storia indicherà come data di nascita della Terza Repubblica,  si sono assunte una grandissima responsabilità politica, che va condotta con determinazione fino in fondo.

Le primarie sono un passaggio imprescindibile, e il momento per parlarne è adesso.

p.s. Io un paio di nomi li ho in mente

 

Donne e Uomini, Politica Maggio 14, 2012

Donne assassine/ Donne assassinate

Non sono politicamente casuali i toni violenti della manifestazione “pro-life” di ieri a Roma.

Quel “donne assassine” è la risposta, precisa e puntuale, alla grande mobilitazione delle ultime settimane sulla violenza e sul femminicidio. Fa parte a pieno titolo del backlash, un colpo di coda particolarmente duro che dà man forte a tutti quegli uomini -qui, nel mio blog, ne trovate un ricco campionario- che non intendono ripensare le relazioni con le donne fuori da una logica di dominio.

Un vero atto di guerra organizzato, il cui vero scopo è obbligare le donne in difensiva per non perdere il minimo vitale -si tratta, per l’appunto, di non morire-, distraendo energie dalla lotta per il lavoro e il welfare. E dalla lotta per la rappresentanza, in quest’anno cruciale. Eccoci qua, a dover riparlare di violenza e di aborto. Il messaggio è chiaro. Vogliono impedirci di volare.

La presenza attiva del sindaco Gianni Alemanno -le donne romane, ne stia certo, tutte le donne, anche le cattoliche, anche le donne del suo stesso schieramento politico non dimenticheranno- ha conferito particolare rilevanza politico-istituzionale alla truculenta manifestazione.

Le donne non sono a favore dell’aborto. Le donne pretendono di non morire d’aborto. Fra le due cose c’è una profondissima differenza.

Non risulta che il sindaco Alemanno si sia mobilitato a favore della vita e della nascita quando il governo Berlusconi ha abolito la legge 188 sulle dimissioni in bianco, obbligando le donne a una contraccezione forzata per non perdere il posto di lavoro. Questa sì, sarebbe stata politica pro-life.

Aiutare le giovani coppie che non riescono ad accedere a un mutuo. Offrire servizi adeguati per l’infanzia: questa sì, sarebbe una politica pro-life.

Se tiene tanto alle nascite, la domenica il sindaco Alemanno se ne stia a casa a pensare come strutturare una politica dell’accoglienza e una città amica delle donne e dei bambini.

Qui, per aderire all’appello di Se Non Ora Quando Città, dal titolo “Rispetto per le donne, la 194 non si tocca”.

La 194 non si tocca.

Donne e Uomini, femminicidio, Politica Maggio 7, 2012

Cominciare dai centri antiviolenza

 

Marisa Guarneri è Presidente onoraria della Casa delle Donne Maltrattate di Milano.  

Nel 1988, stanca di attendere l’esito dell’iter della legge sulla violenza -che giungerà a destinazione nel 1996- ha condiviso con altre due donne il desiderio di fare da subito “qualcosa di concreto”, dando vita all’associazione e al centralino antiviolenza, il primo in Italia.  Dal 1991 la Casa che offre anche ospitalità.

“Volevamo sperimentarci immediatamente sul tema della violenza in una pratica concreta di relazione con le donne maltrattate” dice. “Il nostro percorso è iniziato così”.

Che cosa pensi della stramobilitazione di questi giorni sul femminicidio, a partire dall’appello del comitato promotore di Se Non Ora Quando?

“Si è prodotto un salto simbolico significativo, e questo va senz’altro bene: tutto ciò che aumenta la coscienza del fenomeno è importante. Ma mantengo qualche riserva”.

Quale?

“In questi anni il discorso sulla violenza è aumentato e si è capillarizzato, eppure la violenza peggiora. Del sommerso sappiamo poco: la gran parte dei casi di molestie, percosse, stalking e stupro non vengono denunciati. Ma i femminicidi si vedono. E quelli sono in netto aumento”.

Come te lo spieghi?

“I colpi di coda del patriarcato, il dominio maschile… certo. Ma queste spiegazioni non bastano più. Il fatto è che a mio parere la violenza fa comodo”.

Comodo? E a chi?

Al sistema sociale nel suo complesso. Finché le donne si percepiranno come potenziali vittime di violenza, terranno basse le loro pretese, si accontenteranno di poco sul fronte del lavoro, dei servizi… In più la violenza sulle donne costituisce un’ottima valvola di sfogo delle tensioni sociali. Sei disoccupato, non ce la fai a tirare avanti? Puoi sempre scaricare la rabbia su tua moglie o sulla tua compagna. In sostanza, per battere davvero la violenza si dovrebbe ribaltare la società patriarcale. C’è poi un terzo elemento che va considerato”.

Quale?

“Intorno alla violenza sulle donne si è costituito un business notevole. Una sorta di indotto, un po’ come quello delle pari opportunità. Studi legali, psicologici, formazione, progetti finanziati dall’Europa… Un progettificio. Tanti si improvvisano per intercettare questi fondi. Anche noi delle Case, che operiamo concretamente e in prima linea–in Italia ce ne sono 60, nei capoluoghi di provincia- dobbiamo spesso rassegnarci a sfornare qualche progetto per integrare i finanziamenti, che non sono sufficienti”.

Vedi anche un eccesso di iniziative politiche?

“Il fatto che ogni donna si senta mobilitata va bene. Ma ci si deve dare obiettivi precisi”.

Indicane alcuni.

“Primo: andare a fondo, dialogando intimamente con uomini che si rendano disponibili a farlo, per comprendere da dove viene la violenza maschile, come si forma, come devono cambiare le relazioni tra i sessi. Noi stiamo facendo questo percorso con l’associazione Maschileplurale: ne parleremo tra qualche mese in un convegno a Milano.  Secondo: finanziare in modo adeguato e continuativo i centri antiviolenza, anziché promuovere convegni e ricerche a ripetizione che servono più all’autopromozione di questo o quel politico o di questa o quella associazione che a dare davvero una mano alle donne. Il mio sogno, per esempio, sarebbero centri in ogni quartiere, o anche camper, gestiti da donne e non dalle istituzioni, a cui ci si possa rivolgere con discrezione per parlare di sé, per ottenere ascolto e un primo orientamento”.

Voi lavorate molto sullo stalking… 

“Facciamo un monitoraggio costante, caso per caso. La donna ci tiene costantemente informate su quello che accade, sulle gesta del suo persecutore. Su questa base noi valutiamo insieme a lei il grado di pericolo. E quando è il caso, la convinciamo ad abbandonare la sua casa o addirittura a cambiare città. Abbiamo prevenuto svariati femminicidi, in questo modo. La gran parte delle uccisioni avviene dopo una “filiera” di violenze e molestie”.

Tutte oggi vogliono occuparsi di violenza: non c’è il rischio che questo tema “saturi” l’agenda politica delle donne, distraendo da temi come il lavoro e la rappresentanza? 

“Il tema, diciamo così, è “di moda”, e sta avendo grande risonanza mediatica. Ma le competenze sono indispensabili se si vogliono ottenere risultati. Serve un lavoro concreto, quotidiano, umile, tenace e consapevole. E lontano dai riflettori. E servono fondi certi per finanziare questo lavoro”.

 

postato anche da:

Giovanna Cosenza

Loredana Lipperini

Manuela Mimosa Ravasio

Donne e Uomini, Politica Maggio 1, 2012

Scampato femminicidio n. 55

valentina pitzalis di carbonia: nell'aprile 2011 il marito ha cercato di ucciderla con il fuoco

 

Ieri a Monza un uomo, lasciato dalla moglie per la sua violenza, ha puntato la pistola contro la donna per convincerla a tornare con lui. Poi l’ha puntata contro se stesso. Ma quando ha visto sua figlia quindicenne che piangeva, ha infilato la porta e se n’è andato senza sparare. I carabinieri l’hanno arrestato mentre vagava in stato confusionale.

Qui si vede bene quello che è: patriarcato in agonia. Il dispositivo del dominio che diventa inefficace a causa della libertà femminile. Che è come ritrovarsi senza baricentro, senza identità, senza scheletro. I maschi più fragili, i più poveri di spirito non sanno affrontare il passaggio di civiltà. Ma è anche la prova che il passaggio di civiltà sta avvenendo, che la civiltà del dominio di un sesso sull’altro sta finendo, ed è su questo grande orizzonte occorre tenere con fiducia gli occhi mentre si fa conta dei femminicidi, terribile colpo di coda del patriarcato morente.

Quello di Monza poteva essere il femminicidio n. 55, e non è stato. Mi piace pensare, anche se so benissimo che non è così, che quell’arma si è abbassata anche per ciò che è avvenuto, per la grande risposta da parte di donne e uomini di buona volontà all’appello di Se non ora quando, diffuso da noi blogger unite e ripreso da mezzo web.

Prendiamo quell’arma che si abbassa come un guadagno simbolico, come un segno di ciò che può e deve avvenire sempre più spesso. Come la comprensione da parte degli uomini che la strada dev’essere un’altra, quella del poter essere uomini rinunciando al dispositivo del dominio, assumendo la libertà femminile, avendo fiducia nel fatto che camminando fianco a fianco -l’embrione di quella che l’antropologa Riane Esler nel suo bellissimo saggio “Il Calice e la Spada” chiama nuova Civiltà Gilanica– c’è meno infelicità per tutti.

Le donne hanno già fatto tutto ciò che c’era da fare perché questo capitasse. Ora tocca agli uomini. Lo diciamo ormai da tanto tempo. Il più di quello che deve capitare sul fronte della violenza sessista, come tante volte abbiamo detto, oggi capiterà nella testa e nel cuore degli uomini. Teniamolo sempre ben presente, quando penseremo a nuove iniziative a progetti contro il femminicidio: oggi si tratta essenzialmente di un fra-uomini.

L’iniziativa di Se non ora quando segna una vigorosa ripresa di protagonismo politico da parte di questa complessa organizzazione, definendone meglio l’identità di rete in grado di catalizzare e valorizzare ciò che di vero e di meglio capita tra le donne, con un ottimo senso del tempo e dell’opportunità (kairòs).

Anche se qualche problema si è visto, e vale la pena di tenerlo presente: a fronte di un’adesione massiccia, immediata e di slancio, alcune hanno ritenuto di dover chiosare, puntualizzare, analizzare, eccepire, o addirittura tristemente affondare il comitato centrale Comencini&Co (che) approfitta della vicenda di Vanessa e dell’onda emozionale che questo suscita per infilare qualche rigo sul 13 febbraio (tutto oramai viene diviso in Avanti13feb e Dopo13Feb), giusto per attribuirsi la nascita delle lotte contro la violenza sulle donne”. 

Tutto, naturalmente, può essere discusso, e tutto può venire meglio. Ed è certo che sul tema del femminicidio siamo stramobilitate in molte e da molti anni -anche in questo blog ne abbiamo parlato tantissimo- in particolare quelle, come Marisa Guarneri a Milano, Elvira Reale a Napoli e decine di altre, oscurate dai media e praticamente senza aiuti, che stanno in prima linea nel sostegno alle donne maltrattate. Ma, mi dico, se nemmeno su una questione “blindata” come la violenza e il femminicidio le ansie di protagonismo si placano per convergere senza esitazioni in una strategia condivisa, che cosa capiterà su temi che predispongono naturalmente al conflitto, come quello della rappresentanza?

Come molt* sanno, anche sulla rappresentanza c’è molto lavoro in atto: almeno su un fatto, il 50/50 –che ora piace pure a Hollande!- siamo tutte d’accordo. Ma prova ad azzardare un’ipotesi sul “chi”, e si scatena l’inferno dei veti incrociati. Appena una mostra di avere le caratteristiche auspicabili -desiderio, capacità politiche, quel minimo di visibilità- per una candidatura, parte la sparatoria e la guerriglia. Ma queste 50 da contrapporre ai 50 da quelche parte andranno pur trovate, io credo. A meno che, quando sarà il momento, non le importiamo dall’estero.

E ora, per aver detto questo, vado a infilarmi il giubbotto antiproiettile.

Buon Primo Maggio.

p.s. Nella foto, Valentina Pitzalis, di Carbonia. Nell’aprile del 2011 il marito l’ha cosparsa di kerosene e ha appiccato il fuoco, incapace di accettare la separazione. Valentina è molto forte, e lotta per ricominciare a vivere. Ha bisogno di cure costose e di amicizia. Contattatela sulla sua pagina Facebook.

Donne e Uomini, Politica Aprile 20, 2012

50/50 + 75 = Politica Nuova

Quanto al 50/50, giusto per darci tutte quante una bella botta di realismo:

oggi è uscita la notizia della nascita del comitato promotore di Italia Futura Lombardia. Ed eccolI qui: il portavoce è Alberto Fontana, coadiuvato da Nicolò Bastianini. Gli altri componenti: Marco Colombo, Roberto Maria Dall’Olmo, Luca Corvi, Luca De Vecchi, Roberto De Vito, Gianmarco Gabrieli, Armando Montini, Romano Perissinotto e Sergio Scalpelli.

Se non ora quando, le mobilitazioni delle donne, la Lettera ai Partiti… proprio non fanno un plissé. Non c’è una donna nemmeno per sbaglio.

Per chi non lo sapesse -per comodità traggo da Wiki-, “Italia Futura è un’associazione  fondata nel luglio 2009 da Luca Cordero di Montezemolo e costituita da imprenditori e personaggi del mondo dell’imprenditoria, della cultura e della societá, che si prefigge lo scopo di sviluppare iniziative che portino ad un miglioramento della situazione politica italianae del benessere del cittadino. L’associazione si definisce come un think tank, quindi un pensatoio e laboratorio di idee che non esclude la possibilità di trasformarsi in un eventuale partito politico”.  Partito che, qui finisce Wiki e riattacco io, si configura come una possibilità sempre più concreta, vista la situazione dei partiti italiani.

Mi chiedo pertanto come sia possibile che dal think tank sezione Lombardia -dove c’è una vitalissima società femminile, con tanto di giunta 50/50 a Milano, e una Regione che invece è messa come ben sappiamo- il pensiero delle donne non sia ritenuto interessante e utile.

E passo al 75 per cento. Perché oltre al 50/50, ai partiti andrebbe richiesto che si presentassero alle prox elezioni, regionali e politiche, con liste composte almeno al 75 per cento di nomi nuovi, adeguatamente curriculati, e senza problemi con la giustizia.

50/50 + 75 è una delle possibili formule per il rinnovamento.

Vista da fuori dei partiti sembra una cosa semplice-semplice. Da dentro, certo, è tutt’altro film.