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Donne e Uomini, esperienze, lavoro, Politica Marzo 15, 2012

Tutte ai Tavoli! (ma il bilancio?)

Le proposte elaborate sono molte e interessanti, ma la novità più importante costituita dai partecipatissimi Tavoli delle cittadine milanesi, a cui il Comune di Milano si è aperto come una “casa comune”, sta nel metodo: ovvero nel fatto che sono le istituzioni, qui in particolare rappresentate dalle consigliere Anita Sonego e Marilisa D’Amico, a chiedere alle donne della città di portare all’interno della politica “seconda” le pratiche, le esperienze e i modi della politica prima, prossima alla vita, alle relazioni e ai bisogni. E nel fatto che le cittadine si siano riunite per portare in dono ai vari assessorati competenti il loro sapere e i loro desideri.

Non si tratta cioè di una contrattazione -le cittadine che chiedono alle istituzioni- ma di uno scambio all’insegna della gratuità e della permeabilità tra governo e governat*. Di una politica che si muove e si baricentra sempre più fuori dalle istituzioni, alle quali è chiesto di accoglierla, di valorizzarla, di farsene mediatrici riducendo gli ostacoli. Nel caso delle donne, questo scambio in direzione di una “democrazia partecipata” sembra funzionare particolarmente bene.

Numerose le proposte elaborate e presentate ieri sera.

Lavoro/welfare: per dirne alcune, una conferenza sul lavoro delle donne a Milano; il curriculum anonimo (che non indichi sesso, età e nazionalità); progetto coworking; album comunale baby sitter; congedo obbligatorio di tre giorni per i neopapà per i dipendenti comunali; “nidi” flessibili.

Salute: oltre a un progetto sulla violenza sessista, le “Giardiniere” (così si sono chiamate) promuovono un’idea di salute che non coincida con le prestazioni sanitarie, ma abbia al suo centro modello di sviluppo; un’indagine conoscitiva sui consultori

Spazi: istituzione di una Casa delle donne.

Proposte ottime, buone e meno buone (ognuna avrà il suo punto di vista: per esempio a me l’idea di una Casa delle donne appare un po’ regressiva) ma all’insegna del metodo innovativo che dicevamo.

Che tuttavia dovrebbe applicarsi anche ad altre questioni rilevanti per la città: è un peccato, ad esempio, che le cittadine non esprimano il loro punto di vista su questioni come la vendita di Sea e il bilancio, alle quali la politica degli uomini (ieri sera sostanzialmente assenti, salvo il presidente del Consiglio Comunale Basilio Rizzo) sta riservando la sua attenzione prioritaria.

Mi pare che di bilancio le donne si intendano parecchio. Anche questa competenza va messa alla prova. 

 

Corpo-anima, esperienze, salute Febbraio 28, 2012

Botulino: non cascateci!

Libertà di una donna è anche quella festosa raggiera ai lati degli occhi sorridenti di Meryl Streep (“…Oh my God!”) premiata come migliore attrice alla notte degli Oscar. Una splendida sessantenne che non ha rinunciato all’espressività del suo viso, parte fondamentale del suo talento d’attrice, tenendosi alla larga dall’orribile botulino.

“Botulin-free” –ci cascano ancora in troppe, alimentando un business di fantastiliardi e rischiando la salute: il botulino è una tossina potentissima- è la bellezza femminile autentica, fatta di luce, di armonia e delle giuste cure.

Antonino Di Pietro, dermatologo e fondatore di Isplad, società internazionale di Dermatologia Plastico-estetica e Oncologica, conduce da anni la sua battaglia fin troppo solitaria per la bellezza e contro quel veleno.

E ha scritto un libro “Botulin Free” (Sperling & Kupfer) -proventi interamente devoluti alla ricerca- in cui spiega i rischi connessi all’uso della tossina, raccontando alcuni casi che dovrebbero farvi passare definitivamente la voglia di provarci, per intraprendere altre strade, più sicure e più efficaci.

Lo presenta domani sera, 29 febbraio, a Milano, Palazzo Visconti, via Cino del Duca 8, ore 18, con l’aiuto di Daria Bignardi, Victoria Cabello e Isabella Ferrari.

E vi aspetta tutte.

Archivio Maggio 29, 2008

INNAMORARSI/1

Secondo alcune ricerche psicoimmunobiologiche quando ci si innamora sul serio non ci si ammala per un paio d’anni. I conti tornano, se ci pensate: quei due anni sono giusto il tempo che serve per una bella luna di miele seguita da concepimento, gravidanza e svezzamento. Dopo di che il cucciolo può anche essere tirato su da altri. La mamma, e a quanto pare anche il papà, chiamato in questa fase a provvedere a entrambi -la “natura” prevede che la mamma stia con il piccolo ben oltre i tre mesi di maternità retribuita-, devono essere in buona forma per portare a termine il loro compito. A quanto pare alla “natura” importa poco del nostro stato di salute individuale. La sola cosa che conta sono i geni egoisti che più o meno degnamente veicoliamo. Nulla ci impedisce tuttavia di approfittare e godere insieme ai nostri geni di questa relativa immunità psicofisica: da innamorati ci sentiamo benissimo, la pelle splende, la forma è smagliante, i chili di troppo se ne vanno, la creatività è al massimo, il senso della vita ci appare univoco e lampante. Da non innamorati, viceversa, ed è la condizione che sperimentiamo per la gran parte della durata della vita, le nostre condizioni decadono. Quando diventiamo vecchi, poi, e da noi i geni non possono aspettarsi proprio più nulla, il decadimento è ulteriore e irreversibile. Ma essendo animali furbi e simbolici, ancorché geneticamente inutili tiriamo avanti, e con regolari check up riusciamo a rallentare lo show down.
Ecco: se io fossi un dottore, e dall’astrusità dei ragionamenti avrete capito che non lo sono, mi chiederei come si può fare a essere innamorati o pseudoinnamorati per la gran parte del tempo della nostra esistenza, con tutta la conseguente cascata di effetti benefici. L’innamoramento vero capita, a essere fortunati, giusto un paio di volte nella vita, massimo tre, ed è bene che non capiti di più, dato lo sconquasso che produce. Ma c’è modo di riprodurre “in vitro” questa condizione? C’è qualcuno o qualcosa di cui si può essere quasi costantemente innamorati, e senza danni? E di chi o di cosa, secondo voi?
(pubblicato su “Io donna”- “Corriere della Sera”)