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rapporto censis

economics, italia, lavoro, Politica Dicembre 5, 2014

Censis, Italia: la paura mangia l’anima. E chiama il fascismo

L’ultimo rapporto Censis fotografa un Paese divorato dall’incertezza e dalla paura.

Una-cento-mille Tor Sapienza, dove la disperazione spinge i poveri a prendersela con gli ancora-più-poveri: la coesione sociale, la nostra capacità di accoglienza e integrazione sono preziose risorse in via di esaurimento. Gli immigrati semmai sono carne umana con cui la criminalità può fare soldi, come in Libia: ce l’hanno spiegato nelle intercettazioni del “cupolone”, “rendono più della droga”.

Povertà e paura della povertà sono la chiave: più del 60 per cento ritiene che gli possa capitare di finirci, con picchi del 67 per cento tra gli operai. Il dato della natalità continua significativamente a decrescere: il Paese, già il più vecchio d’Europa, lo diventa sempre più. Quanto ai giovani, capitale umano «inutilizzato» e «dissipato», 2,4 milioni tra quelli che vivono soli ricevono un aiuto economico dai propri genitori… un flusso di risorse pari a oltre 5 miliardi di euro annui», altrimenti non ce la farebbero.

Tra disoccupati e inattivi, sono quasi 8 milioni i cittadini “non utilizzati”. Il Sud è l’epicentro della crisi: il tasso di occupazione dei 25-34enni oscilla tra il 34,2 per cento di Napoli e il 79,3 di Bologna, a Bari solo 2,8 bambini su 100 vanni al nido contro i 36,7 di Bologna, il 25 per cento delle scuole medie la banda larga non sa nemmeno cos’è (contro il 5 per cento europeo medio).

Eccetera.

La paura mangia l’anima, chiama risposte immediate, sommarie, adrenaliniche, fight or flight, lotta o fuggi. Non dà il tempo per riflettere, analizzare, concepire strategie. E’ il “negro” che mi porta via il lavoro, anche se non va così, è l’immigrato che stupra le “nostre” donne, e hai voglia a esibire statistiche in cui si vede che le violenze sono una cosa di famiglia: non c’è più tempo per queste “cazzate”, è venuto il momento di agire.

Quando la pazienza, la temperanza, la resilienza, la capacità di assorbire i colpi, di mediare, di accomodare e di arrangiarsi degli italiani vengono meno, noi “brava gente” diventiamo cattiva, cattivissima gente, e gli ultimi saranno i primi. A lasciarci le penne. Poi toccherà ai penultimi, e via via, a salire.

Ci sono tutti gli ingredienti per la replica di una Storia che abbiamo già visto: paura, rabbia, povertà, disuguaglianza, corruzione, ruberie, privilegi, inefficacia di una politica asserragliata nei centri storici. La destra vola in Europa e sbatte trucemente le ali anche da noi.

Attente e attenti, c’è il fascismo appena dietro l’angolo. Non è il momento per distrarsi.

Fai la cosa giusta.

 

Donne e Uomini, Politica, TEMPI MODERNI, WOMENOMICS Dicembre 4, 2010

INCINTE DEL PAESE NUOVO

A proposito dell’ultimo rapporto Censis e dell’assenza di desiderio, scrive Dario Di Vico sul Corriere di oggi:

“… le donne italiane hanno un potenziale di aspirazioni quasi del tutto integro. Dopo lunghi anni di affermazioni frustrate si presentano sulla scena del mondo del lavoro con la giusta ambizione di far valere la propria presenza e il proprio punto di vista. Perché, allora, per risvegliare l’apatica società italiana descrittaci da De Rita, non attingiamo a questa straordinaria riserva?

Milita a favore del fattore D non solo il principio dell’elastico -ciò che è stato compresso a lungo, quando viene liberato fa un balzo in avanti- ma anche la capacità relazionale tipica del sesso femminile. Mai come adesso c’è da ricucire il tessuto delle relazioni umane, le reti per dirla con la lingua dei sociologi e dunque non c’è miglior protagonismo di quello delle donne“.

E’ quello che dicevo ieri, commentando il rapporto Censis: noi donne desideriamo. Siamo piene di desideri. Piene di questa grazia. Incinte del Paese nuovo. E’ il momento di tirarli fuori, di affermarli senza esitazioni. Il momento è proprio adesso. Ditelo a voi stesse, alle vostre amiche che ancora esitano.

Nessuno deve avere paura. Né gli uomini, né le donne. La politica deve lasciarci entrare.

esperienze, TEMPI MODERNI Dicembre 3, 2010

ITALIA 2010: INFELICITA' SENZA DESIDERI

Traggo in velocità da Libero.it.

Un’Italia “appiattita” che stenta a ripartire. E’ l’analisi del Censis, contenuta nel 44esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2010, presentato oggi a Roma dal presidente del centro studi, Giuseppe de Rita e dal direttore generale, Giuseppe Roma. Il Censis registra un “declino parallelo” della legge e del desiderio.

LE REGIONI – In alcune regioni a complicare la situazione è la presenza della criminalità organizzata, radicata specialmente nel Sud Italia (soprattutto in Sicilia, Puglia, Calabria e Campania). Molti dei provvedimenti varati negli ultimi anni, scrive il Censis, hanno avuto un modesto impatto reale. Da qui il venir meno della fiducia nelle lunghe derive e nell’efficacia delle classi dirigenti. Di là dai fenomeni congiunturali economici e politico-istituzionali dell’anno, suggerisce il Censis, “adesso occorre una verifica di cosa è diventata la società italiana nelle sue fibre più intime“.

LAVORO AUTONOMO IN DECLINO – Diminuisce il lavoro autonomo, notoriamente motore che allontana dalla crisi, difatti si puo notare un calo del 7,6%: dal 2004 al 2009 c’è stato un saldo negativo di 437 mila imprenditori e lavoratori in proprio. Cresce la disoccupazione nei primi due trimestri, pari al 5,9%, rispetto allo 0,9% della media europea. Nel nostro Paese sono 2.242.000 le persone tra i 15 e i 34 anni che non si dedicano allo studio, non lavorano e neppure cercano un impiego, anche perchè, come da loro dichiarato, alcuni lavori sono meno interessanti e appetibili.

ITALIA E L’EUROPA – I motivi della crisi economica vanno ricercati, secondo il Censis, anche in altri fattori e, soprattutto, nel confronto con quanto accade all’estero. Tra il 2000 e il 2009 il tasso di crescita economica italiana è stato più basso che in Germania, Francia e Regno Unito. Il made in Italy diminuito dello 0,3% su scala mondiale, attestandosi su una quota di mercato globale del 3,5%. A risentirne maggiormente sono stati i comparti a maggiore tasso di specializzazione, dalle calzature ai mobili, notoriamente orgoglio nazionale all’estero. E non è tutto: l’Italia non sfrutta a pieno una ripartizione flessibile degli orari lavorativi. Ed è inoltre,  in Europa, quella in cui meno si osservano modelli di partecipazione dei lavoratori agli utili dell’azienda: ciò avviene solo nel 3% del totale, contro una media europea del 14%..

MATTONE BENE RIFUGIO – Secondo italica tradizione, il 40% degli intervistati dice di non avere risparmi a disposizione, ma i nuclei familiari che possono investire nutrono eterna fiducia nel mattone. Nel 2010, dopo tre anni di recessione, è in leggero progresso la compravendita di case, in salita d el 3,4 per cento. Per il 22,7% degli italiani, investire nel mattone è il miglior canale per investire dei capitali.

IL DESIDERIO – Sono evidenti manifestazioni di fragilità sia personali sia di massa: comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattativi, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e futuro. E una società appiattita “fa franare verso il basso anche il vigore dei soggetti presenti in essa”. Così all’inconscio, ammonisce il Censis, manca oggi la materia prima su cui lavorare: il desiderio. “Tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo appagata e appiattita”, è la ricetta proposta.

Aggiungo io: noi donne siamo piene di desideri. Lasciateci fare.