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Donne e Uomini, Politica Marzo 31, 2011

MASCHIO SEGRETO

l'onorevole nino d'asero

Già vi ho detto e ridetto dei maschi 13 parlamentari regionali siciliani che hanno chiesto lo scrutinio segreto nel voto sulla doppia preferenza di genere. 13 dei 38 uomini che poi hanno votato contro l’emendamento-, anche i nomi ve li ho già fatti-.

Ne ho intervistato uno, Nino (Antonino) D’Asero del Pdl. Ecco quello che mi ha detto.

Onorevole D’Asero, perché ha richiesto il voto segreto?

“In aula si percepiva che non si sarebbe votato liberamente, c’era un clima che non favoriva la libertà di coscienza”.

Libertà di coscienza?

“Io rispetto il genere femminile, sono favorevole a creare le condizioni perché le donne accedano alla politica. E infatti abbiamo già una norma che obbliga a un 25 per cento di donne nelle liste. Fra un po’ ci toccherà riservare quote agli uomini…”.

In genere queste azioni positive non parlano di donne e uomini. Prescrivono qualcosa tipo: non si potrà attribuire più del 75 per cento del posti in lista a un solo sesso…

“Ma sì sì. Scherzavo… C’è anche una norma che riserva un quarto dei posti nella giunta. Questo è un percorso serio, che non insegue le mode del momento”.

Be’,  25 su 100 non è poi una percentuale così alta…

“Ma con la doppia preferenza di genere si rischiava l’incostituzionalità! Un conto è una cosa così, un altro sono i passaggi che le dicevo. Il problema della rappresentanza non si risolve con queste forzature”.

Lei pensa che sia una questione seria, quella di una politica senza le donne?

“Certo che lo è. Siamo fortemente determinati a sostenere le donne”.

Ma perché chiedere il voto segreto? Non poteva serenamente portare al dibattito gli argomenti che sta esponendo qui?

“Questa serenità non c’era! Abbiamo visto varie strumentalizzazioni. C’è stata una raccolta di firme a favore, e tanti hanno firmato per la doppia preferenza di genere, e poi sono venuti a dirmi: ma io non volevo firmare…”.

Accidenti! Uomini coraggiosi!

“Lei provoca. Ci sono uomini coraggiosi e donne coraggiose. E altri che non lo sono… E poi chi l’ha detto che con la doppia preferenza di genere verrebbero elette donne autorevoli?”.

Questa cosa dell’autorevolezza vale solo per le donne, a quanto pare.

“Ha ragione. E invece sia le donne sia gli uomini devono passare unicamente per il loro merito effettivo”.

Che cosa mi dice di Nicole Minetti?

“Penso che… E’ passata…”.

Prego?

“Be’ non è certamente un buon modello. Ma non si tratta del primo né dell’ultimo caso. Un sacco di candidature vengono scelte con la nomination… Ma scusi, con tutte le cose che ci sarebbero da dire sulla politica siciliana, proprio di questa dobbiamo parlare?”.

A me al momento interessava questa. Un’altra volta parleremo del resto. Grazie onorevole, e buon lavoro.

Donne e Uomini, Politica Novembre 21, 2010

FILUMENA CARFAGNA

Insieme all’ammissibilità del preservativo (in certe condizioni: Benedetto XVI) le dimissioni da tutto della Ministra Mara Carfagna sono la notizia del giorno.

Lasciamo perdere se a Natale, dopo aver votato la fiducia al governo, lealtà in extremis al suo Capo, entrerà a far parte delle truppe finiane, ed eventualmente si candiderà a sindaca di Napoli.

Lasciamo perdere questa politica, che è ben poca cosa rispetto alla politicità del percorso di questa donna bellissima, dai calendari allo scranno di Ministra, dal corpo morbido da soubrette di fila a una magrezza allampanata e sospetta, sempre reclusa in tenute monacali. I capelli tagliati punitivamente. Lo sguardo, da vellutato che era, sbarrato e allucinato, come in uno spavento infinito.

La ragazza è faticosamente cresciuta. Ha lottato. Ha preso sul serio il suo incarico. Ha fatto molto contro la violenza alle donne e contro l’omofobia. Si è ben assestata in se stessa. Ha voluto e vuole essere protagonista delle sue scelte.

Lasciamo perdere i dossier eventualmente pronti nei cassetti delle macchine sparafango, l’orrendo Giornale di Feltri e Sallusti (quello stesso che sta fallendo nella sua ripugnante iniziativa Una firma contro Saviano, respinta da gran parte degli stessi fedelissimi lettori, vero autogol) che fascisticamente la chiama “la battistrada”.

Mara non ha più nulla da temere: il peggio che di lei si poteva dire è già stato detto. I cecchini hanno ben poco da sparare. Il male è alle spalle. Una fierezza da donna del sud che fa pensare a Filumena.

La politica le piace, e con ogni probabilità continuerà a farla. Pronta a scommettere che vedremo il suo corpo tornare ad ammorbidirsi, lo sguardo a illanguidirsi. Dopo la tesi e l’antitesi, la sintesi della maturità e della fiducia. Può finalmente tornare a essere una donna (con i capelli lunghi, il seno, la sensualità nello sguardo e tutto il resto)

Lesson number one: la fiducia è la strada maestra, via le lenti scure del pregiudizio, che impediscono di vedere.

Lesson number two: le donne fanno male alla salute del premier. Veronica, Patrizia, Noemi, Ruby, e ora Mara. Quello che si chiamerebbe un vero Karma.

Politica Ottobre 4, 2010

CONSULENZE (O DEL TAFAZZISMO)

roberto maroni con giulio tremonti

Nel suo discorso di ieri al Pdl, Silvio Berlusconi non ha “incoronato” Letizia Moratti. Il che suggerisce ciò che è evidente: la candidatura della sindaca in carica, in grave crisi di credibilità, è oggetto di aspra discussione nello schieramento di centrodestra. Verosimilmente la Lega ha ufficialmente aperto la questione.

Un paio di giorni fa, polemizzando con il ministro degli Interni Roberto Maroni a proposito della vicenda dei Rom, il vicepresidente del Pd lombardo Filippo Penati ha asserito: «Se Maroni vuole comandare Milano si candidi a fare il sindaco al posto della Moratti».

Meraviglioso. Dagli pure delle idee.

Politica Maggio 6, 2010

CROLLO DEL LIFTING

berlusconi-stanco

In un bell’editoriale quasi accorato in prima sul Corriere di oggi, Sergio Rizzo, coautore di “La casta“, parla degli enormi livelli di corruzione in Italia, una tassa occulta che la Corte dei Conti stima in 60 miliardi l’anno, quasi quanto basterebbe a ripianare il nostro debito pubblico. In pratica, se la politica e i suoi satelliti non rubassero più, i nostri conti tornerebbero. Rizzo osserva anche la mutazione genetica della corruzione: se ai tempi di Tangentopoli si rubava soprattutto per finanziare i partiti, oggi lo si fa per arricchire se stessi.

La cosa che mi sorprende di più è lo sbigottimento, l’indignazione dei politici colti di volta in volta con le mani nel sacco, come se fosse violato un loro sacrosanto diritto: quello di poter commettere qualunque illecito per il proprio interesse, e di restare impuniti. Come a dire: ho faticato tanto per arrivare qui, e adesso un imbecille di giornalista o un magistrato “rosso” manda tutto all’aria, vuole togliermi i privilegi che mi sono conquistato in anni di rampicata. Denis Verdini, coordinatore del Pdl indagato per appalti irregolari in Sardegna, non si dimette perché, dice: “non ho questa mentalità”. Quale? Quella di essere un cittadino come tutti, soggetto alle stesse leggi e alle stesse sanzioni?

Al premier Berlusconi è definitivamente crollato il lifting. Parla di congiura. Ma nel backstage si infuria per il fatto che nel suo partito girano troppi affaristi.  Credeva che le frotte di neofiti della politica saltati sul suo carro l’avessero fatto per passione civile? Quanti esono accorsi soltanto nella speranza di diventare ricchi come il capo-tycoon? E perché la gente onesta del Pdl non si ribella a questo andazzo e si limita a brontolare sottovoce?

Fini e Bossi mollano il capo, dicendo che non c’è nessun complotto. Almeno su questo sono d’accordo. Il post-berlusconismo potrebbe cominciare di qui.

Politica Aprile 16, 2010

CHI L’E’ CHE VE PIAS PUSSEE? (chi vi piace di più?)/2

Fini prima

Fini prima

fini dopo

fini dopo

C’è una certa agitescion nella maggioranza di governo. Bossi detta le sue condizioni e Fini punta i piedini: il pas de deux tra il premier e la Lega non gli va. Dice che vuole fare un gruppo autonomo, il Pdl Italia. Silvio risponde: faccia pure, tanto se ne vanno in sette-otto. I giornali di casa esultano: era ora! Il presidente del Senato Schifani dice che allora si deve tornare alle urne (aiuto). Pagine e pagine e pagine di quotidiani dedicati al bisticcio mentre noi qua tiriamo la carretta. Tanto faranno la pace in qualche modo, e noi a tirare la carretta uguale.

Dunque per par condicio vi chiedo: chi vi piace di più? Berlusconi o Fini? Così, tanto per passare una mezz’orata in allegria. In fondo è venerdì, grazie a Dio. Domani tutti al super a fare lo spesone.

Stavolta come si può notare scrivo in blu.

fini durante

fini durante

Politica Giugno 8, 2009

ALLA BUONA

Starò breve, e molto alla buona, per qualche prima non esaustiva impressione sulle elezioni, sommersi come siamo da un fiume di sofisticatissimi commenti (invito anche voi alla brevità e alla semplicità).

Il brand Berlusconi non è più così splendido. Il marketing dovrà mettersi a lavorare sodo. Qualche testa salterà. Sarà assoldato un maestro di etichetta. Gli alleati di governo hanno già gonfiato il petto, e ci picchiano vigorosamente i pugni. E’ lui ad aver perso, nella coalizione.

Lo stop a Berlusconi fa molto più male (al Pdl) di quanto il calo del Pd danneggi l’opposizione: il Pd aveva già perso –a Franceschini il merito di aver reso più onorevole la sconfitta-, il Pdl ha perso oggi, e un po’ a sorpresa: i sondaggisti di casa Pdl hanno avuto paura di dire la verità?

L’astensione farà sempre più male al centrodestra di quanto ne faccia al centrosinistra.

Evidentemente controllare una quota ragguardevole dell’informazione non costituisce più una garanzia assoluta: c’è la rete, incontrollabile, c’è lo Spirito Santo ancora più incontrollabile.

Oggi tutto quanto appare una faccenda tra elettORI ed elettI. Le elettore non esistono (si farà una lettura di genere del voto?) e le elette sono ininfluenti. Oggi come mai prima, insisto, un’analisi del voto femminile e giovanile è decisiva.

I giovani e le donne (gli esclusi dalla nostra politica) costituiscono necessariamente e sempre più ineludibilmente le fondamenta dell’opposizione. L’avranno capito?

Emma e Marco sono due straordinari vecchi leoni.

Politica Novembre 8, 2008

FUJETEVENNE

Leggo su un librino di cui vi consiglio la lettura (AA VV, “La vita alla radice dell’economia”, Mag: sapete che ho questo pallino, di questi tempi) una riflessione di Maria Teresa Giacomazzi che mi rappresenta completamente, e in cui probabilmente anche voi vi ritroverete:

“Sentiamo sofferenza, quando il denaro viene dissipato e inutilizzato, utilizzato male, sperperato. Possibile che quando si tratta di soddisfazione del bisogno sociale, di una giusta remunerazione del lavoro, il denaro ci sia sempre a stento e poco, e poi lo ritroviamo inpiegato tutto da altre parti… Abbiamo l’urgenza politica di dirci dove va il denaro e come aprire una lotta su questo”.

Ecco, per esempio. Ho sentito che mentre la delegazione del Pd ha scelto un ristorante di Soho per seguire le elezioni presidenziali americane -mangiando e bevendo, I suppose-, quella del Pdl ha preferito un locale del Rockfeller Center, sempre con libagioni. A New York, è vero, era ora di cena, mentre qui, a Montemario o a Porta Venezia, avrebbero dovuto fare la veglia. Meno suggestivo, certo. Ma sarebbe stato esattamente lo stesso. Obama era a Chicago, e McCain a Phoenix: la diretta tv vista da Manhattan era uguale a quella di Cinisello Balsamo.

I tempi complicati come questi, e in prossimità di uno dei Natali più problematici degli utimi trent’anni, si vorrebbe almeno l’esempio. Ipocrita, per carità: non saranno quelle poche decine migliaia di euro a salvare il bilancio dello stato. Ma se quel viaggio negli Usa è stato a carico dei contribuenti, e poi per dire quelle tre cretinate che ho sentito in tv (“questa è una grande democrazia…”, “Obama è amato dalla gente” e altre raffinatissime analisi politiche), ecco, forse se ne poteva fare a meno.

Ma c’è speranza che questa gente cambi? Che assuma in prima persona il cambiamento, voglio dire, e che lo pratichi? Che dica: no, io me ne sto a casa, rinuncio a qualcuno dei miei privilegi, voglio vivere come gli altri cittadini di questo paese, condividerne condizioni e stato d’animo? Non si pretende l’integrità di Simone Weil, che lasciò gli studi e l’insegnamento e andò a lavorare in catena alla Renault per poter “parlare della causa operaia con cognizione di causa”. Basterebbe molto, ma molto meno. Ma nemmeno questo poco arriva.

C’è stata “La casta”, perfino il Papa raccomanda ai preti di non scialare. Ma i nostri rappresentanti eletti continuano esattamente come prima, con protervia. E anzi, si aumentano gli stipendi.

Ecco, sono tremendamente frustrata. Non volevo aprire l’ennesimo blog che parla di queste cose, la rete ne è piena zeppa, e comprensibilmente. Penso che l’unica cosa sia non attendersi più nulla di lì, e attendere invece felicemente alle proprie passioni e alle proprie relazioni, costruire in ogni momento della giornata il mondo che vorremmo e viverlo da subito. Tenere lontano di lì anche lo sguardo, svuotare di significato, con una disattenzione militante e non violenta, e forse perfino con la rinuncia al voto, una democrazia che non funziona più. Ma ci sono giorni in cui resto intrappolata nella rabbia. Vedo mio figlio e i suoi compagni, vedo la loro università minacciata, e il loro futuro così incerto, e mi viene da dirgli “Fujetevenne”. Scappate di qui, appena potete.