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Politica Febbraio 26, 2013

I gravi errori del Pd

Premessa: non è che mi importi poi molto dei partiti. Mi importa delle nostre vite, ecco di che cosa mi importa. Mi importa dei nostri figli. Ma a quanto pare il nostro destino e quello dei nostri figli dipende almeno in parte da faccende come quella che ci ossessionerà nei prossimi giorni, quella della governabilità o ingovernabilità del Paese.

Se vi fate un giro sul questo blog vedrete che ho sempre dato la massima importanza al fenomeno 5 Stelle, invitando il Pd a farci molto seriamente i conti, e a ipotizzare un export a livello nazionale del modello Sicilia, giunta Crocetta e appoggio esterno dei grillini (vedi qui, e poi qui, qui)

Alcuni giorni fa ho postato su Facebook che quello di Grillo sarebbe stato il primo partito. Si sarebbe potuto comprendere anche in extremis, non limitandosi a guardare compulsivamente i sondaggi ma andando carne-e-ossa in una delle piazze dello Tsunami, perché il corpo capisce: dopo aver visto la straordinaria piazza dell’algida Torino, ho preso il metrò e sono andata in Piazza Duomo, e poi mi sono vista Piazza San Giovanni in streaming. E non ho avuto più dubbi: primo partito. Sono stata massacrata e pomodorata, per averlo detto. Anzitutto da militanti, iscritti e simpatizzanti del Pd, che quello che io e altri avevamo visto e sentito non intendevano in alcun modo vederlo e sentirlo.

Il Partito Democratico ha perso, e questi, in ordine sparso, sono stati i suoi più gravi errori:

1. zero rinnovamento, o quasi. Il patrimonio messo insieme con le primarie per la premiership dello scorso autunno, che avevano notevolmente ridimensionato il potenziale del Movimento 5 stelle, è stato sperperato: le primarie di Capodanno sono state riservate ai parlamentari uscenti e ai funzionari di partito. La cosiddetta “società civile” non è passata di lì: chi non era del partito sarebbe stato impallinato dal voto disciplinato e intruppato degli iscritti. Il listino del segretario ha fatto il resto: una marea di derogati, amici e parenti, figlie, mogli di incandidabili… Risultato: le stesse facce di sempre, gente che sta lì da 4-5-6 legislature, una serie di new entry dalla batteria di allevamento, un bel po’ di familismo amorale, più qualche raro innesto “civico” che non poteva certo fare la differenza

2. non aver cambiato la legge elettorale, in modo da continuare a garantirsi la comodità dei listini bloccati, dopo non aver fatto la legge sul conflitto d’interessi, madre di tutti gli errori. C’è stato un anno di tempo per cambiarla, non si è voluto farlo

3. non aver compreso la politicità del Movimento 5 Stelle, liquidato alternativamente e sprezzantemente come antipolitica, fascismo, dilettantismo, populismo, poujadismo, antisemitismo, antifemminismo, emanazione della massoneria, di Rotschild, di J.P. Morgan (giuro, sono girati perfino saggetti e documenti per darne ampia e articolata dimostrazione)

4. sempre per quanto riguarda i 5 Stelle, averlo stigmatizzato come movimento di protesta e non di proposta: le proposte dei 5 Stelle saranno anche opinabili, ma sono chiarissime, disponibili da tempo a tutti gli interessati, e rese lampanti e comprensibili a tutti nel corso dello Tsunami tour. In gran parte, è un fatto inequivocabile, queste proposte sono largamente ispirate ai temi agitati dalle piazze di Occupy Wall Street, di Zuccotti Park, di Plaza del Sol a Madrid e così via, e largamente riconducibili, dallo stop al consumo di territorio alla politica dei beni comuni, a un ambientalismo radicale (contro un Pd che in molte regioni, mi viene in mente per esempio la Liguria, è a pieno titolo il partito del cemento)

5. non aver compreso il tema forte e unificante della visione grillina: quello di comunità solidale. Una visione, un orizzonte a cui il centrosinistra non ha saputo contrapporne di propri, ugualmente chiari e unificanti

6. aver lasciato a Berlusconi il monopolio della questione fiscale, fattore di enorme sofferenza per il Paese, e non avre compreso che il berlusconismo era ancora vivo e vegeto

7. persistere in un atteggiamento di paura e insofferenza nei confronti del Nord, per l’ennesima volta territorio non capito, esorcizzato, tenuto ai margini dei propri programmi e delle proprie iniziative politiche

8. non aver parlato con chiarezza alla piccola e media impresa, scheletro del Paese, a cui Grillo ha riservato il massimo di attenzione

9. non essersi impegnati in modo netto, come invece ha fatto Ambrosoli, candidato presidente in Regione Lombardia, per una drastica riduzione dei costi della politica -taglio degli emolumenti, dimezzamento dei parlamentari, abolizione di province e altri enti inutili-: qualcosa è stato detto, sul tema si è cincischiato, ma tenendolo sempre in ombra. E molto a suo tempo non è stato fatto. Niente a confronto dei parlamentari regionali siculi di Grillo, che già destinano il 75 per cento dello stipendio a un fondo per il microcredito alla piccola e piccolissima impresa

10. aver snobbato la tv, che resta il medium principale nelle campagne elettorali, e continuare a non capire affatto la rete. E non comprendere che produce molti più effetti il video stra-condiviso di Rosy Bindi che caccia da un convegno un giornalista di “Report”, che mille video propagandistici d’autore, peraltro davvero bruttini. La comunicazione del Pd resta molto difettosa: la sensazione è che alla professionalità e al merito si continui a preferire la fedeltà alla causa

11. persistere in una sindrome di superiorità -il solo voto utile e intelligente è quello per noi, chi vota diversamente è un cretino- che eccita e fa levitare comprensibili sentimenti di rivalsa. Essere incapaci di ascoltare le critiche amiche, iscrivendo d’ufficio tra i nemici ogni portatore di dubbi

12. non aver rinnovato la classe dirigente del partito: il vicesegretario Enrico Letta, tanto per dire, è uno che continua a scambiare nemico secondario e nemico principale, forse perché ci ha lo zio, tra i nemici principali, il che gli confonde un po’ le idee. Dopo aver detto nei mesi scorsi: “meglio i voti al Pdl che quelli a Grillo”, dimostrando una certa propensione consociativista e inciuciara, ieri (ore 16) ha affermato che l’unica soluzione era tornare al voto, quindi (ore 22) che al momento quella di tornare al voto non gli pareva la soluzione giusta. Il lamento di Nanni Moretti (“con questi dirigenti non vinceremo mai”) gli si attaglia alla perfezione

13. non capire che al Pd la gente chiede semplicemente di essere un partito di sinistra, che ha a cuore anzitutto l’interesse dei lavoratori, e legare invece fatalmente la prospettiva di governare a un accordo con Monti, che ai lavoratori ha fatto parecchio male, tenendo buono Vendola (che invece, a quanto pare, ha capito). Come se non il Pd non avesse mai davvero creduto alla possibilità di farcela da solo

Potrei continuare, ad libitum (c’è la questioncina Mps, tanto per dirne una).

Serve a qualcosa piangere sul latte versato? Io dico di sì.

C’è da tracciare la rotta, nelle prossime ore. E mi permetto di indicare all’attenzione le poche parole di Grillo via web-radio: ne ha avute per tutti, certo, ma in particolare per Berlusconi, anche lui incredulo per la sua rimonta. Resto convinta che un dialogo tra Pd e Movimento 5 Stelle, modello Sicilia -l’ho scritto tante volte- possa essere una strada efficace. La sensazione -mi sbaglierò- è che anche per Grillo quel centrodestra resti il nemico principale.

 

P.S. Laura Puppato, capolista Pd al Senato in Veneto e già candidata alla premiership, potrebbe avere un ruolo decisivo in un eventuale dialogo con il Movimento 5 Stelle. Grillo la stima, da quando era sindaca civica di Montebelluna: l’aveva nominata “prima sindaca a 5 Stelle”. E poi questi eletti grillini dovrebbero essere in maggioranza elette. Il che dovrebbe facilitare il dialogo.

Un altro esponente del Pd, il neo-onorevole Pippo Civati, Mr Preferenze, ha molte chance di dialogo con i 5 Stelle, a cui ha sempre riservato rispetto e attento ascolto, e con i quali, soprattutto sui temi ambientali, ha sempre avuto molte convergenze. Coraggio!

 

 

 

 

 

esperienze, Politica Settembre 6, 2012

Il lievito madre, la politica e la 47esima ora

Avete mai provato a fare il lievito madre, o pasta madre (wild yeast)? (ottimerrimo per fare pane e pizza, il sapore è completamente diverso). Be’, provateci. Ognun* ha la sua ricetta, anche online ne trovate tante. Una volta che vi è riuscito, è una creatura vivente in eterno, basta dedicargli un minimo di attenzione e “rinfrescarlo” di tanto in tanto. Girano paste madri vecchie di un secolo, preziose come un gran vino, impastate da generazioni di donne, e ancora arzillissime!

Lo dico perché fare il lievito madre è una lezione, devi avere una grande pazienza e una grande fiducia, è come se lui lo sentisse se non ci credi abbastanza. Acqua, farina (e un po’ di miele, secondo alcune ricette9, non è che serva chissà che cosa, ma pazienza, cura e fiducia sono gli ingredienti principali, se mancano puoi darti tranquillamente per vinta.

Gli dai un’occhiata di tanto in tanto, ti pare che non succeda nulla, l’impasto resta fermo, immobile, non fa una bolla. Ma ecco che alla 47esima ora, di colpo, lo vedi montare e, appunto, lievitare, un’esplosione di vita batterica, quell’inconfondibile profumo acidulo che ricorda un po’ una birra fruttata.

Così, se la prospettiva del Porcellum bis o Ogm ti fa perdere ogni speranza, se le facce sono sempre quelle, e resistono a oltranza, e si fanno belle dei sondaggi favorevoli, se vedi che tutta la fatica che hai fatto sulle donne darà risultati scarsi o nulli, perché entreranno solo le cooptate, quelle che garantiscono di non cambiare di un millimetro le logiche, e anzi, di ubbidire al padre -o al fidanzato, o all’amante, comunque al capobastone- e anzi di essere superzelanti nel rispetto delle sue regole, e allora che ci restino gli uomini; se di rinnovamento non ne vogliono nemmeno sentire parlare, tanto che perfino Sergio Romano, che proprio un rivoluzionario non è, nel suo editoriale di oggi sul Corriere incoraggia i partiti a intraprendere azioni più decise, altrimenti c’è il rischio che gli outsider, gli innovatori certi -nel bene o nel male: leggi Grillo, e anche Renzi, che riempie lo spazio di un grillismo moderato– facciano l’en plein; se insomma il massimo in cui ti pare di poter sperare, mentre ti dissangui dal benzinaio, in posta o al supermercato, sia un timidissimo gattopardismo, be’, pensa alla 47esima ora della pasta madre, a quegli ultimi giorni prima delle urne, alla vitalità politica che potrebbe manifestarsi in un’esplosione “buona” come quella del lievito, al nuovo che potrebbe venire da dove meno te l’aspetti, all’improvviso, verde e lucente.

E ci pensino anche quelli che a questo possibile nuovo guardano con terrore.

 

Politica Giugno 25, 2012

Ma voi, potendo scegliere, quando votereste?

 

I partiti, tutti, mi pare evidente, e al di là di quanto dichiarano, avrebbero convenienza ad anticipare il voto a ottobre. Con immutato Porcellum, meno alternative civiche- non ce ne sarebbe il tempo-, e soprattutto meno Grillo: se il trend restasse questo, con percentuali che i sondaggi rilevano in aumento vertiginoso, nel 2013 potrebbe realizzare risultati bulgari.

La prospettiva di un voto anticipato, lo dico subito, mi terrorizza. Data la situazione, il vuoto politico, la campagna elettorale e l’incertezza delle alleanze compongono uno scenario apocalittico. Ma mi chiedo anche se sarà meno apocalittico nella primavera 2013, e se tutto sommato non convenga anticiparla, l’Apocalisse, e non pensarci più.

Leggo con ansia i corsivi degli osservatori e degli analisti più autorevoli, che tuttavia non riescono a liberarmi nemmeno di parte dei miei molti dubbi.

Voi, potendo scegliere, quando votereste?

Politica, TEMPI MODERNI Giugno 1, 2012

Al cuore dello Stato

 

 

Gli umori anticasta ormai lambiscono anche il Presidente Giorgio Napolitano.

E’ un segno preciso, come qualcosa che minaccia di traboccare. Nemmeno più quel saldo argine a garanzia. Cominciano a girare in rete vecchi filmati (lui che, da eurodeputato, rifiuta di rispondere a un giornalista tedesco che lo interroga sui rimborsi-viaggio), polemiche sulla parata “sobria” del 2 giugno (il 1° giugno e mezzo, ironizza oggi Travaglio sul “Fatto”) e sui suoi giudizi su Grillo

La cosiddetta “antipolitica” -“antipolitici” sarebbe più corretto- non risparmia più nessuno, nemmeno il Presidente. L’Italia trema, regolamentari sciacalli sono al lavoro, tutti compriamo parmigiano online, e  infine -calcio sui maccheroni- neanche la possibilità di distrarsi con una partita.

La sensazione è quella di una valanga, di un Vajont, una massa che aumenta ogni giorno di volume e in velocità. Come pensiamo di arrivare al 2013? A che cosa dobbiamo prepararci? Sentite anche voi quello che sento io, il brontolio sordo che annuncia un’eruzione?

Come dare forma a questa energia incontrollata, come minimizzarme la distruttività?

Sarebbe utile un “progetto Saviano” -anche intorno a lui vortica un certo malumore- o è tardi anche per questo?  E magari  una lista, in sostegno alla lista che sostiene la lista di Saviano che sostiene il pd, tutto pur di non fare un programma. Buona idea, quella di Saviano: era venuta anche a me, ma  tre anni fa. E’ ancora tempo per questo?

Ci sono giorni in cui la confusione ti opprime.

p.s. non riesco ad attivare il link, non so perché. In ogni modo, nel febbraio 2009, avevo scritto questo:

Dico un nome -non perché lo preferisca ad altri, ma per questioni oggettive- che potrebbe costituire un polo carismatico davvero alternativo all’attuale nomenklatura di sinistra, e soprattutto alla seduttività di Silvio Berlusconi: Roberto Saviano. Che probabilmente non ha alcuna intenzione di fare politica, ma nessun dubbio sul fatto che costituirebbe un’alternativa vera. Di nomi se ne possono indicare altri, e vi prego di farlo. Sempre che si ritenga di dover permanere all’interno della dialettica democratica (maggioranza-opposizione), e non invece di doverne fuoruscire, con un’ardita invenzione politica.