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fiducia

esperienze, Politica Settembre 6, 2012

Il lievito madre, la politica e la 47esima ora

Avete mai provato a fare il lievito madre, o pasta madre (wild yeast)? (ottimerrimo per fare pane e pizza, il sapore è completamente diverso). Be’, provateci. Ognun* ha la sua ricetta, anche online ne trovate tante. Una volta che vi è riuscito, è una creatura vivente in eterno, basta dedicargli un minimo di attenzione e “rinfrescarlo” di tanto in tanto. Girano paste madri vecchie di un secolo, preziose come un gran vino, impastate da generazioni di donne, e ancora arzillissime!

Lo dico perché fare il lievito madre è una lezione, devi avere una grande pazienza e una grande fiducia, è come se lui lo sentisse se non ci credi abbastanza. Acqua, farina (e un po’ di miele, secondo alcune ricette9, non è che serva chissà che cosa, ma pazienza, cura e fiducia sono gli ingredienti principali, se mancano puoi darti tranquillamente per vinta.

Gli dai un’occhiata di tanto in tanto, ti pare che non succeda nulla, l’impasto resta fermo, immobile, non fa una bolla. Ma ecco che alla 47esima ora, di colpo, lo vedi montare e, appunto, lievitare, un’esplosione di vita batterica, quell’inconfondibile profumo acidulo che ricorda un po’ una birra fruttata.

Così, se la prospettiva del Porcellum bis o Ogm ti fa perdere ogni speranza, se le facce sono sempre quelle, e resistono a oltranza, e si fanno belle dei sondaggi favorevoli, se vedi che tutta la fatica che hai fatto sulle donne darà risultati scarsi o nulli, perché entreranno solo le cooptate, quelle che garantiscono di non cambiare di un millimetro le logiche, e anzi, di ubbidire al padre -o al fidanzato, o all’amante, comunque al capobastone- e anzi di essere superzelanti nel rispetto delle sue regole, e allora che ci restino gli uomini; se di rinnovamento non ne vogliono nemmeno sentire parlare, tanto che perfino Sergio Romano, che proprio un rivoluzionario non è, nel suo editoriale di oggi sul Corriere incoraggia i partiti a intraprendere azioni più decise, altrimenti c’è il rischio che gli outsider, gli innovatori certi -nel bene o nel male: leggi Grillo, e anche Renzi, che riempie lo spazio di un grillismo moderato– facciano l’en plein; se insomma il massimo in cui ti pare di poter sperare, mentre ti dissangui dal benzinaio, in posta o al supermercato, sia un timidissimo gattopardismo, be’, pensa alla 47esima ora della pasta madre, a quegli ultimi giorni prima delle urne, alla vitalità politica che potrebbe manifestarsi in un’esplosione “buona” come quella del lievito, al nuovo che potrebbe venire da dove meno te l’aspetti, all’improvviso, verde e lucente.

E ci pensino anche quelli che a questo possibile nuovo guardano con terrore.

 

Politica Settembre 29, 2010

TERZA GAMBA


Crisi di governo sventata. Dice Fini che la fiducia è inevitabile: “Restiamo leali al programma ma siamo autonomi… Se Berlusconi si fosse comportato prima come ha fatto oggi in aula, ci saremmo evitati questi mesi di tensioni”.

Fini sarebbe scettico sulla possibilità che possano finire gli attacchi nei suoi confronti, e annuncia la nascita di un nuovo soggetto politico, convocando per martedì prossimo i suoi parlamentari per un Comitato che darà vita alla “terza gamba del centrodestra“. Per Fini resta sempre l’incognita giustizia (processo breve e ddl intercettazioni ).

Ora siamo tutti più tranquilli, insomma. O no?

AMARE GLI ALTRI, esperienze Novembre 12, 2009

STATE BENE

Se stamattina disperate, e vi lasciate prendere dallo sconforto, e pensate che niente cambierà mai, provate a ritrovare la fiducia con questo.

esperienze, Politica Maggio 7, 2009

SEDURRE IL NUOVO

Quando una situazione è logora, comincia l’attesa spasmodica del nuovo e si volge lo sguardo verso il non ancora visto. Il nuovo non è necessariamente moderno, può starsene annidato in qualcosa che abbiamo con noi già da molto tempo e che abbiamo dimenticato di avere. Ad esempio nel fondo pulsante di una parola quotidiana sclerotizzata dall’abuso -io nelle parole cerco e trovo molto -.

Tante volte restiamo imprigionati in un modo vecchio di cercare il nuovo, confondendolo con il progresso, con il movimento di quelle che riteniamo essere le forze del progresso. Ma il nuovo non si fa trovare sulla strada che crediamo, la sua nascita è sempre sorprendente. Non sai mai da dove arriverà, e accompagnato da che cosa. Quando si sente che il momento è propizio alla nascita del nuovo, la cosa migliore è rinnovare se stessi, fare pulizia dentro di sé per essere pronti ad accoglierlo, sgombrare la mente e il cuore da ogni forma di pregiudizio, disporsi in uno stato di attenzione fiduciosa e quieta. Si deve essere attenti e passivi, cioè capaci di patire. Si deve fare quel tanto di silenzio -non vi sentite assediati ogni giorno da news rumorose che ostacolano la nascita?- che ci permetta l’ascolto.

Spesso il problema è essere capaci di non resistere al nuovo, non opporgli una nostra idea del nuovo alla quale il nuovo vero non è aderente. Tanti, per esempio, si attendono un nostro Obama. Ma non è affatto detto che per noi le cose andranno in questo modo. Tu guardi in una direzione, e il nuovo ti prende di sorpresa e alle spalle.

Si tratta di far nascere quello che chiede di nascere dentro di noi, di sgombrargli la strada, di farlo essere, e tutto verrà di conseguenza. Le donne non fanno nulla perché il loro bambino venga al mondo: dicono sì all’inizio, e poi semplicemente attendono, e la cosa migliore è cercare di far nascere loro stesse, in questa attesa. Si deve imparare da loro.

Non si tratta di fare comitati, o di lottare, o di agitarsi, Si tratta di farsi da subito ambiente del nuovo, e il nuovo ne sarà attratto e sedotto, e arriverà.

TEMPI MODERNI, Varie Aprile 23, 2009

QUELLI CHE SPARISCONO

Mai capitato? (sì, di sicuro). Quelli che ti interpellano e ti coinvolgono e ti chiedono un investimento di energie. Per esempio di fargli un progettino per quel tal lavoro; o magari ci hai già lavorato, e niente ti fa pensare che la cosa non avrà seguito; quelli che “allora è tutto a posto, facciamo passare Pasqua e si comincia”. E tu: “Ma siamo sicuri? Perché devo rifiurare altre proposte per questo”. E loro: “Ma scherzi? Comincia a scaldare i muscoli!”.

E poi spariscono. Nessuna spiegazione, non una telefonata, due chiacchiere, un’email, un “no” argomentato in qualche modo . Si sa, il business è business. Tutto è giustificato. Anche il fatto che la parola data non valga niente. Che sia possibile -e molto executive- prendersi gioco degli altri. Rubare il loro tempo, ingannare le loro aspettative, giocare con il loro bisogno

Vi è mai capitato? Ma certo, di sicuro. Persone nefaste, che distruggono il bene grande e insostituibile della fiducia.

esperienze, TEMPI MODERNI Marzo 5, 2009

DA SUBITO

Dopo la breve citazione del libro di Tolle, nei prossimi giorni vi parlerò di un altro libro molto importante, sempre in questa linea della fiducia. Che di questi tempi, mi rendo conto, è una parola grossa, e “grossa” lo intendo in un duplice senso -tutte le parole possono essere prese almeno in due versi-: cioè nel senso abituale di parola che oggi è arduo pronunciare, ma anche nel senso di qualcosa che, in mancanza di altro, prende spazio, diventa quasi l’unica cosa che conta e pesa, la più importante, e ci riporta all’essenziale del vivere. E tocca a chi, per propria natura o per particolari circostanze, di fiducia ne ha di più darne anche agli altri, spargerla, propagarla.

Qui io faccio spesso questa lotta, che ha i suoi fieri oppositori: di non lasciarmi mai andare più di tanto al peggio, di cederle soltanto una piccola parte delle mie e nostre attenzioni, di non lasciarmi rapire dall’ipnotica litania dell’elencazione dettagliata dei nostri guai. Perché, se ci pensate bene, ogni volta che lo facciamo perdiamo energie, non ce ne restano più per vedere il buono e per nutrirlo.

Vi dico che, per quello che vedo io, una volta fatto questo salto non si torna più indietro, il guado è passato, la rivoluzione è fatta per metà. E le categorie che ci sono servite fino a quel momento, organizzate intorno al predominio assoluto dello spirito critico, diventano zavorre di cui liberarsi prima possibile.

Dice per esempio sempre Tolle -qui lo cito non letteralmente- che finché, pur con tutte le migliori intenzioni, la metteremo nei termini di “fare la guerra a” (alla fame, alle ingiustizie, alla droga, eccetera), la cosa che conta è che continueremo a praticare la guerra e il suo linguaggio. Quello che c’è da fare, se la guerra non la si vuole, è smettere di farla da subito, depotenziarne e svuotarne il senso qui e ora, volgendo il consapevolmente nostro sguardo sul presente libero dalla guerra, facendo immediatamente esistere un mondo che la guerra non la fa, o meglio rendendoci noi stesse e noi stessi mediatrici e mediatori di quel mondo. Dandogli fiducia. E quello esisterà.

Corpo-anima, esperienze Marzo 1, 2009

IN VOLO

Ci sono volte che il male ti assedia, e sembra che non hai scampo. Le cose nella tua vita non vanno, e ti pare impossibile che possa capitarti qualcosa di buono. Una volta, per esempio, mi trovavo in ospedale. Una ragazza, nemmeno trent’anni, ferita da qualcosa di più grande di lei. La testa non afferrava del tutto, ma il corpo sì, sentiva il vulnus, qualcosa di molto delicato che era stato violentemente toccato.
Mi aggiravo confusa e piena di rabbia per la mansarda della clinica, una veranda luminosa e di leggerezza parigina: doveva essere stata una bella villa, in origine, festosamente abitata, e adesso era un posto di prigionia e di sofferenza. Volevo andarmene, volevo ricominciare a vivere, volevo che quello che mi era successo sparisse, rifiutavo la fragilità che mi sentivo nelle gambe. Quella non ero io. Mi aggrappavo alla rabbia come all’impulso vitale che mi avrebbe riportata a me stessa, e mi agitavo, piangevo, dando il tormento a suore e infermiere.
A un certo punto, attraverso il velo delle lacrime, oltre la vetrata appannata dal gelo -era fine gennaio-, vedo in cielo una strana nube nera in movimento. Mi asciugo gli occhi e aguzzo lo sguardo: un enorme stormo di uccelli, geometrica armonia in volo, che piega a destra, poi a sinistra, e improvvisamente vira, seguendo le sue misteriose traiettorie, lungo la corsa del vento, o di chissà che cosa, senza alcuna incertezza, confidando in un senso delle cose che a me stava sfuggendo. Quello che vedevo in queste piccole nere creature, decine di migliaia contro il bianco del cielo invernale, era la fiducia in volo. Stavano tornando a nord, annuncio certo di una primavera in cui io non confidavo più, senza alcun dubbio su quello che c’era da fare e sulla direzione che conveniva intraprendere. Sentivano la vita con sicurezza, non dubitavano affatto, e io non ho dubitato che fossero lì per me, mandati apposta per me.
Ci penso spesso, quando mi sento sconfortata e non vedo la via d’uscita. Ed eccomi subito lì, a volare insieme a loro, a cantare gioiosamente con loro, sopraffatta dalla fiducia. O dalla fede, se siete abituati a chiamarla così.
E’ stato lì, in quel preciso momento, che ho cominciato a guarire.

(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 28 febbraio 2009)

esperienze Febbraio 26, 2009

NOTIZIA DEL GIORNO

Nonostante tutto, e se Dio vuole, la primavera sta arrivando. La notizia di stamattina è questa. Qualche giorno fa ho sentito cantare meravigliosamente un merlo, anche se faceva molto freddo, e ho capito che c’eravamo quasi, e bisognava avere fiducia. Stamattina sento altri uccelli cantare. Fra poco a Milano fioriranno le forsizie, anche se l’aria è irrespirabile. Milano fiorita è molto strana, come sbigottita e presa a tradimento. L’acero canadese davanti alla mia finestra è pieno di piccole gemme scure, e sta per esibirsi nel suo tenero fogliame color ruggine, come ogni anno. Tutto si prepara per le rondini. Il loro garrito, una mattina di queste, ci sembrerà improvviso, e farà saltare il cuore nel petto. Allora si dovrà ripulire tutto, il corpo e la casa, rimettere tutto a nuovo. La mia casa al mare è la più alta del paese. Le rondini entrano dalle finestre a sud ed escono da quelle a nord, piccole frecce nere a volo radente sotto le travi del soggiorno. Questo è quello che vedo io. Non so voi.

esperienze Novembre 21, 2008

IL DIAVOLO, PROBABILMENTE

Il fascino del negativo (parlo per me stessa, anzitutto) è irresistibile.

Ore, giorni, anni, vite intere spesi a scovare il male, a cercare tutto quello che non va, e a descriverlo minuziosamente, a farne una mappatura estenuante: i partiti, e i vecchi, e i corrotti, e la burocrazia… E quindi a servirlo, dedicandovisi con zelo e passione. Una vita intera non basterebbe, e se bastasse ci sarebbe subito pronto dell’altro male a cui dedicarsi, rapiti dal vortice, senza possibile via di fuga. Tutto il nostro tempo e le nostre energie investite nell’indagine adorante di quello che non va, quando lo sappiamo già tutti benissimo, l’abbiamo detto più e più volte, e da sempre, nei secoli dei secoli. Cambiano i particolari, ma la storia è sempre la stessa, e noi che collaboriamo con zelo a propagarla e perpetuarla.

il diavolo (rosalinda celentano) in "la passione di cristo" di mel gibson

Il diavolo (Rosalinda Celentano), da "La passione di Cristo" di Mel Gibson

Il diavolo, probabilmente: basterebbe dire questo, e sarebbe detto tutto. L’angelo caduto e invidioso che non può che tentarci e distrarci dal bene -dalla notte dei tempi non dispone di altre armi-, per abbagliarci e farci precipitare insieme a lui. Che ci impedisce di credere e di costruire, e ci consente come unica possibilità di illusorio movimento il cerchio snervante e soffocante di una rabbia e di un’indignazione sterili, sempre uguali a se stesse.

Ma è solo il bene a fare la differenza. E’ sul bene -o su Dio, sul Logos, su Amore, ognuno ha il suo modo di chiamarlo-che si dovrebbe tenere fisso lo sguardo, per mettersi al suo servizio e farlo crescere. Ed è così difficile. Ci vogliono occhi così limpidi, guariti da ogni male, e una tale fervida fiducia nella buona novella che ci si annuncia di continuo, e che chiede che la diffondiamo…

Se ci si riuscisse con continuità, a volere bene con tutto il nostro cuore, il più sarebbe fatto. E amen, o Om, che poi è dire lo stesso: sia ciò che E’, ora e sempre.

Archivio Settembre 5, 2008

SI RICOMINCIA!

E così, con la riapertura delle scuole, si ricomincia davvero. La ruota riparte, e noi sopra, tenendoci il cappello con la mano, a tutta velocità. Ricominciamo, più squattrinati di prima, i mutui al loro apice, l’ansia che ci annoda lo stomaco, come diavolo si farà? Quel poco di vacanza già archiviato nella cartella “ricordi”, uno spaesante sentimento di deriva, la montagna del nuovo anno da scalare: ce la faremo?

Facciamoci una promessa, tutti quanti, io e voi: che proveremo ogni giorno a scovare il buono che c’è, certi che ce n’è sempre, e gli staremo attaccati, con determinazione e fiducia, come alla veste di un angelo, per volare insieme a lui. Che al bene apriremo la strada ogni mattina, anzitutto dentro di noi, che gli daremo semore un’opportunità, e lo faremo fiorire, liberandoci dei cattivi sentimenti divoratori di energie.

Facciamoci questa promessa, e poi raccontiamoci come va.