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Donne e Uomini, Politica, TEMPI MODERNI Aprile 17, 2012

La caduta dei Semidei

Provate a mettervi nei panni dei politici. A tantissimi di loro stanno tremando i polsi.

Hanno paura di non essere rieletti: magari gente al quinto o al sesto mandato che ha totalmente dimenticato come si fa a vivere fuori di lì. Gente che spesso non ha mai fatto niente di diverso, “drogata” dall’appartenenza alla “casta”, da quello stile di vita, dall’aula, dai corridoi, dai convegni, dai ristoranti, dalle trasferte di lusso, dagli aerei, dai treni gratis, dall’autista, dalla tv. Perdere tutto, anche in cambio di cospicue indennità e prebende, è una bella botta.

Conosco gente che non si è ripresa più. Che uscita dal giro, continua a vivere “come se”, frustrata dall’esclusione, perennemente in lotta per rientrare, incapace di riadattarsi a una normalità di vita. Me ne ricordo uno, ex Psi che aveva contato molto, che passava le sue giornate in casa a compulsare ossessivamente rassegne stampa, a telefonare, a tramare. E a metà pomeriggio si abbandonava sfinito sul divano di velluto con il bicchiere di whisky in mano. E un’altra, segnata nel corpo dal trauma dell’uscita anticipata, che esigeva deferenza e dispensava favori e raccomandazioni, come se avesse ancora il potere di farlo.

E’ dura, credetemi. E’ la caduta dei semidei. Alle prossime elezioni ne vedremo cadere tanti. Ma dev’essere chiaro: lotteranno fino alla fine per conservarsi, useranno mezzi leciti e illeciti, si sbraneranno l’un l’altro, ostacoleranno in ogni modo il rinnovamento, e la lotta sarà ancora più accanita se si diminuirà il numero dei parlamentari. Altri, più realisti, in vista della fine ruberanno il rubabile, si accaparreranno l’accaparrabile, cercheranno di piazzare i loro uomini, le loro teste di legno, negli snodi strategici, per non perdere del tutto il controllo. Solo una minoranza accetterà di buon grado di uscire e, com’è giusto, di continuare a coltivare l’amore per la politica, che è cosa buona e bella, da posizioni diverse e e meno esposte ai riflettori.

Difficilmente andremo a votare con un meccanismo elettorale che preveda l’espressione di preferenze: se non sarà il Porcellum, sarà comunque un dispositivo che impedirà ai cittadini di scegliere. E allora si tratterà di attivarsi per ottenere almeno la possibilità di scegliere i candidati attraverso primarie (con doppia preferenza di genere, aggiungo).

Alcuni qui si lamentano del fatto che io presti tanta attenzione alla politica, e trascuri il resto. Ma c’è un tempo per ogni cosa. Le prossime elezioni, nel nostro Paese, saranno un fatto di rilevanza storica.

Io credo che si debba tenere duro e non distrarsi, finché questa partita non sarà chiusa.

Donne e Uomini, Politica Aprile 12, 2012

Per una democrazia paritaria: proposte

post aggiornato il 13 aprile

 

Il 2013 sarà un anno cruciale per la democrazia paritaria e la rappresentanza femminile.

Se ne parlerà a Milano sabato14, a Palazzo Reale, Piazza Duomo 14, dalle 9.30 del mattino: incontro nazionale di Se non ora quando.

Raggiungendo la massa critica nelle istituzioni rappresentative le donne potranno contribuire con il loro sguardo e la loro differenza alla formazione delle agende politiche e alla costruzione di una nuova visione per il Paese.

L’obiettivo è riprodurre a livello nazionale l’esperienza delle giunte di Milano, Bologna, Torino, Cagliari: 50/50 a ogni livello, condizione necessaria, anche se non sufficiente –sul passaggio dal 50/50 al patto di genere c’è molto da lavorare- per il cambiamento che noi tutt*, donne e uomini, auspichiamo.

Grande parte delle nostre energie dovranno convergere in questa direzione, individuando gli strumenti più efficaci.

Eccone alcuni

 

LEGGE ELETTORALE

Anche se nessun dispositivo può sostituire la volontà politica di eleggere un maggior numero di donne, sono indispensabili misure antidiscriminatorie che variano secondo il modello elettorale. In coda al post, alcune proposte elaborate dalla costituzionalista Marilisa D’Amico e da Stefania Leone (*).

Dopo le elezioni di maggio alla Camera si voterà su un testo unificato bipartisan sulla doppia preferenza di genere al voto amministrativo. Solo il lavoro trasversale delle donne di tutti gli schieramenti unite nel patto di genere può garantire risultati in tema di rappresentanza, come dimostrato dalla legge Golfo-Mosca sui cda delle società quotate in Borsa.

C’è il rischio che il voto segreto –bastano 40 firme per ottenerlo- consenta la sparatoria dei franchi tiratori –uomini- di tutti gli schieramenti. E’ capitato sullo stesso tema in Regione Sicilia. La proposta è organizzare in tutte le città mobilitazioni e presidi informativi contemporanei all’aula, per testimoniare un alto livello di vigilanza e di attenzione.
(in generale, sulla legge elettorale: non si può stare ad aspettare che “decidano”, ma si deve contribuire alla decisione con proposte. Tanto per dirne una, il livello dello “sbarramento” può pregiudicare il successo di eventuali iniziative civiche ed extrapartitiche, vedi Simone Weil, qui, e anche qui , che i partiti proponeva addirittura di abolirli).

 

CANDIDATURE

Apertura di consultazioni formali con i leader di tutti gli schieramenti, nonché con i promotori di liste civiche, per verificarne la volontà politica in tema di rappresentanza femminile. Collaborazione attiva con le donne dei partiti.

Verifica dell’impegno dei candidati premier a porre in atto il 50/50 nell’attribuzione di incarichi di governo, facendone punto qualificante del loro programma, come già avvenuto a Milano e in altre realtà locali: le candidature non bastano (se tuttavia vi dovessi dire che ho fiducia nel grado di apertura di partiti in totale difensiva, al 2 per cento della popolarità, con probabile diminuzione del 20% degli eletti… Be’, vi direi una bugia. La parola d’ordine è: autoconservazione).
Appello al Presidente della Repubblica per un alto pronunciamento, a conferma dell’attenzione già espressa per un riequilibrio della rappresentanza.

Impegno anche economico dei partiti a sostegno delle candidature femminil.

Sostegno e accompagnamento attivo di Snoq a libere candidature femminili in tutte le liste, con eventuale indicazione, tra le candidate,  di quelle esplicitamente legate al movimento delle donne e al patto di genere.

Tenersi pronte a un piano B: possibilità di liste civiche o liste Snoq, anche in partecipazione con altre proposte civiche, nel caso in cui l’impegno dei partiti sia giudicato insufficiente per il riequilibrio di genere.

Sottoscrizione unitaria della Lettera ai partiti.

 

CAMPAGNE

Campagna di sensibilizzazione sulla democrazia paritaria, di qui al momento del voto. L’interesse delle donne per la rappresentanza politica  resta piuttosto tiepido, e va in ogni modo suscitato: senza adeguata rappresentanza, nessuna delle nostre priorità entrerà a far parte delle agende politiche.

Nell’imminenza del voto, se la legge elettorale consentirà l’espressione di preferenze, campagna capillare “scegli una donna” rivolta a donne e uomini: il vota donna non ha mai funzionato, tenerlo ben presente.

Coinvolgimento come testimonial delle giunte 50/50 già operative.

Mobilitazione straordinaria di operatrici e operatori dei media e della comunicazione a favore di un riequilibrio di genere nella rappresentanza e a garanzia di pari opportunità nei dibattiti politici e negli spazi pre-elettorali.

Coordinamento con opinioniste internazionali che si sono già mostrate sensibili alla situazione delle donne italiane, come Tina Brown di “Newsweek” e Jill Abramson del “New York Times”, nonché con le giornaliste tedesche unite per il 30 per cento.  

Coordinamento con il movimento delle donne di altri paesi per fare della parabola politica delle donne italiane, dal 13 febbraio delle”indignate” alla democrazia paritaria, una vicenda-simbolo per le donne di tutto il mondo.

 

* MISURE PER UN RIEQUILIBRIO DI GENERE NELLA RAPPRESENTANZA POLITICA

Esempi di misure antidiscriminatorie nell’ambito di un sistema elettorale proporzionale

1. per il proporzionale a liste bloccate (Porcellum), parità nelle liste: “Nelle liste dei candidati i generi devono essere ugualmente rappresentati”. (posizione di eleggibilità per le candidate).

Primarie per le candidature, con doppia preferenza di genere o con altro dispositivo a garanzia della selezione di candidate.

2. per il proporzionale con voto di preferenza, le misure potrebbero essere le seguenti: “Nelle liste dei candidati nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento. L’elettore può esprimere uno o due voti di preferenza. Nel caso di espressione di due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza” (doppia preferenza di genere)

Esempi di misure antidiscriminatorie nell’ambito di un sistema elettorale maggioritario

1. Doppia candidatura di collegio

“In ogni collegio il partito presenta due candidati, di genere diverso. L’elettore vota tracciando un segno sul rettangolo contenente il contrassegno del partito e il nome e cognome del candidato o della candidata. Il seggio viene assegnato al partito che ottiene più voti sommando quelli ricevuti da entrambi i candidati. Fra questi due, risulta eletto chi abbia ottenuto più voti”

                                                                                          oppure

2. Quota complessiva sul totale dei collegi uninominali

“Nel numero totale delle candidature presentate da ciascun partito per la parte dei seggi da assegnare nei collegi uninominali, nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento”.

 

Queste alcune delle proposte su cui avviare  il confronto.

 

post condiviso da:

Giovanna Cosenza

InGenere-WebMagazine

Loredana Lipperini

Manuela Mimosa Ravasio

Lorella Zanardo

proposta sostenuta (oltre che da adesioni su molte pagine Fb Snoq e non solo), da: 

“Lettera ai partiti” per inziativa di Lidia Castellani e altre (che raduna alcune centinaia di singol* più molte associazioni e vari comitati Snoq territoriali). La lettera può essere ancora sottoscritta scrivendo a: ilvotodelledonne@gmail.com oppure firmando qui: http://www.petizionionline.it/petizione/lettera-aperta-ai-partiti-il-voto-delle-donne/6493

Conferenza Donne Democratiche di Massa e Carrara

Donne e Uomini, Politica Marzo 17, 2012

Se non ora quando, le elezioni, i partiti

Incontro di tutti i comitati locali Se non ora quando, domani a Roma, Casa delle donne. Per individuare il modo migliore di coordinarsi efficacemente in quest’anno cruciale per la nostra democrazia rappresentativa.

I movimenti delle donne hanno sempre fatto fatica con dispositivi come quello della delega. Non basterà una giornata di dibattito per venirne fuori. Ma si potrà pur sempre trovare una soluzione interna provvisoria, delineando una struttura “a tempo” che consenta a Snoq di non distrarre energie dall’obiettivo prioritario: portare il maggior numero possibile di donne nelle istituzioni rappresentative nel 2013, puntando dritto al 50/50.

E tenendo ben presente che questo sarebbe solo il primo passo. Che il lavoro da fare è ben altro. Che portare la differenza femminile nello spazio pubblico, sfuggendo all’omologazione, significa ingaggiare un corpo a corpo quotidiano con “quella” politica scaduta e scadente, per cambiarne modi, tempi, linguaggio, agende e priorità. E si dovrà essere in molte per fare questo, strette in un patto di genere.

In che cosa consiste questo patto, che tiene insieme le molte differenze e trasversalità politiche? A me pare che cammini su due gambe:

1. portare nella politica e nello spazio pubblico la lingua femminile, quella che parliamo da sempre nel “privato” in cui siamo state chiuse per millenni. Cambiare il linguaggio della politica vuole dire cambiare forme, modi e tempi della politica: una forte presenza femminile nelle istituzioni fa cambiare la democrazia. Si va lì anche per disfare.

2. “primum vivere”: riportare al primo posto nelle agende della politica ciò che è primo, la vita, i bisogni, i desideri, le relazioni, la salute in senso lato, e rimettere al secondo posto le cose che oggi usurpano il primo posto: la finanza, il consumismo, la “necroeconomia”, la falsa crescita, eccetera.

Su queste due gambe dovremmo poter camminare tutte insieme.

Penso che si debba tenere conto anche di un altro fatto: oggi la fiducia nei partiti -tutti- è al 4 per cento, cioè tendente a zero. Ma in molti comitati locali di Se non ora quando la presenza di donne dei partiti, in particolare dei partiti di centrosinistra, e dei sindacati è molto forte. Cioè: il movimento è fatto prevalentemente da donne che non appartengono a partiti o sindacati, ma in un buon numero di comitati operativi locali sono le donne di partiti e sindacati a essere più attive. Un’anomalia che pone il problema della cosiddetta “doppia fedeltà”: fare la politica delle donne, ma doverne rendere in qualche modo conto alla politica degli uomini.

La storia ci insegna che questa doppia fedeltà si è quasi sempre risolta in un’infedeltà al proprio genere. Che tra le due fedeltà, quella all’organizzazione maschile di appartenenza ha sempre vinto. Ma in questo modo le donne -tutte, anche quelle che fanno parte di queste organizzazioni- hanno sempre perso. Il che dovrebbe fare riflettere le donne dei partiti e dei sindacati, e convincerle dell’inevitabilità di un conflitto con le loro organizzazioni, che oggi stanno al punto zero della fiducia.

Per concludere: iniziative come la Lettera ai partiti per ottenere un’equa rappresentanza sono passaggi importanti e in qualche modo inevitabili, ma si dovrà comunque tenere conto dell’estrema debolezza di questi interlocutori -i partiti- e della probabile moltiplicazione di alternative civiche alle prossime elezioni politiche: liste civiche vere, e anche liste “civetta” controllate dai partiti. Come intende muoversi Snoq, in questo scenario possibile? Come intende articolare la propria presenza?

Una possibilità sarebbe, oltre alla pressione forte per il 50/50 e il proprio sostegno unicamente a quelle forze che lo garantiranno -a livello di incarichi, e non solo di candidature-, l’indicazione a votare nelle varie liste quelle candidate la cui storia -e non solo una promessa dell’ultim’ora- garantisca un impegno forte al patto di genere di cui dicevamo.

L’altra possibilità sarebbe quella, più complessa, di liste civiche proprie, o di una compartecipazione a liste civiche.

Infine: la legge elettorale. Una delle prime questioni da affrontare sarà questa, evitando di delegarla ai partiti che non hanno alcuna intenzione di rinunciare all’esercizio del controllo consentito dal Porcellum, e indicando i meccanismi più favorevoli ad aumentare la partecipazione e l’elezione delle donne (es: doppia preferenza di genere?)

Infine-infine: il donna-vota-donna. Sappiamo benissimo che non ha mai funzionato. Si tratterà quindi di riflettere molto attentamente e di non lasciarsi ingannare da trompe-l’oeil consolatori come questo, adottando il maggiore realismo possibile. Anche se oggi, per la prima volta, potrebbe funzionare, chissà…
IMPORTANTE P.S.: esiste un oggettivo conflitto di interesse tra Snoq e i partiti. I partiti non hanno alcun interesse a candidare molte donne, Snoq dichiara invece questo obiettivo. Difficile tenerli insieme. Le donne dei partiti e le donne che non stanno nei partiti devono tenerlo molto ben presente. E lottare insieme, dentro e  fuori, per vincere insieme la loro battaglia.

 

 

 

Donne e Uomini, Politica, tv Febbraio 17, 2012

La farfalla di Belen (rieccoci in mutande)

La farfalla di Belen (“parpaja topola”, come la chiamerebbe Dario Fo).

Sembra incredibile, ma eccoci ancora qui tra Miss Patata, il (ex) presidente culomane dell’Ordine dei giornalisti, i siliconi strizzati nei corpetti in prima serata, il brivido della senza-slip.

Pronta a scommettere che di qui alle prossime elezioni sarà un’escalation. Perché mentre sono lì -tutti maschi- a congegnare la nuova legge elettorale, e perfino a escogitare rimpastini, quote e quotine per tenerci buone, non smettono di provare a infiacchirci rimettendoci in mutande.

Il Paese degli uomini che decidono cercherà nuovamente di indebolirci, rappresentandoci nei modi che sappiamo: carne fresca, minoranza, vittime, incapaci, impolitiche, materia prima indifferenziata. Gli stereotipi servono proprio a questo, a infiacchire l’autoconsapevolezza, a indurre smarrimento e spaesamento.

Ci offriranno il solito specchio diminutivo. Dovremo dircelo l’un l’altra, ogni mattina, che siamo forti e capaci.

Saremo assalite tutte le paure che sappiamo: di non saperne abbastanza, di non farcela, di non essere politiche.

E allora occhio, e pronte alla guerra. La farfalla di Belen è politica.

 

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, Politica Febbraio 11, 2012

Come si fa con questi partiti?

Al momento abbiamo la democrazia, non si è ancora inventato niente di meglio.

E la democrazia prevede i partiti, ancora (idem come sopra).

Tutti -forse tranne i partiti- vogliono l’innovazione dei partiti.

Quelli che decidono nei partiti, se innovassero, dovrebbero rinunciare alle loro rendite di posizione. E tra l’innovazione e suddette rendite, scelgono le seconde. E’ umano, anche se miope. E quando si decidono ad aprire a nuove logiche e nuovi linguaggi, portando a casa un notevole consenso (vedi il caso Boeri a Milano, ma non è il solo), subito dopo richiudono, isolando e delegittimando l’outsider che gli ha portato un bel po’ di voti e di attenzione.

Il dibattito sulla legge elettorale lascia intravedere la tentazione forte di non rinunciare a decidere i candidati e soprattutto gli eletti (sanno benissimo che se decidessero gli elettori la gran parte di loro andrebbe a casa).

In più c’è il problema non indifferente che gli elettori identificano il partito con gli amministratori eletti, e non con funzionari e burocrati che pretendono di tenere il pallino in mano, sostenendo che i veri professionisti della politica sono loro, e senza professionisti la politica non si fa (mentre stiamo vedendo che invece si fa). 

Insomma, abbiamo un problema: come innovare i partiti se la maggior parte di coloro che decidono nei partiti non ha alcun interesse a innovare e fa prevalere ragioni di carriera personale sull’amore per il mondo?

Intanto teniamo d’occhio la discussione sulla legge elettorale, lo dico soprattutto alle donne, che tendono a non occuparsene, facciamo in modo di capire molto bene che cosa hanno intenzione di fare, stiamogli addosso.

E poi vediamo se ci vengono altre idee. Se ne avete, postate qui -ma in modo stringato, il web non regge paginate-.

 

Politica, TEMPI MODERNI Gennaio 10, 2012

Questi fantasmi

Apri il giornale la mattina e ti sembra di vivere in un altro Paese. Dopo decenni non vedi Bersani, non vedi Berlusconi, non vedi Casini (a proposito: rientrato dalle Maldive?). Comunque la pensi sulle cose che questo governo sta facendo, una cosa è certa: le sta facendo. Addirittura le liberalizzazioni: troppa grazia.

Ti chiedi nel frattempo che cosa stia succedendo nelle sedi dei partiti, e se quelle facce che non stiamo più vedendo prima o poi le rivedremo, o ne vedremo altre. E ti chiedi anche che cosa stanno facendo, le eventuali nuove “facce”, per sostituire quelle di prima.

Insomma, si tratterebbe di fare un vero viaggio nei partiti per capire come si stanno attrezzando al dopo-Monti, a gestire questo Paese scaravoltato, a ripresentarsi agli elettori.

Mi pare che per i vecchi leader si prepari una fisiologica uscita di scena, ma non sono certa che paia anche a loro. Insomma, c’è di sicuro un oscuro e fantasmatico lavorio, dietro questo silenzio.

Qualcuno di voi ne sa qualcosa?

Donne e Uomini, economics, Politica, Senza categoria Novembre 19, 2011

La faccia nuova dei partiti

Molto responsabilmente il professor Mario Monti non smette di dichiarare il suo rispetto per la politica e per i partiti. E’ giusto e necessario, perché questo governo si trova in una situazione straordinaria, al limite della democrazia.

Sono i cittadini a non rispettare più la politica e i partiti. E il paradosso è questo: che meglio il governo Monti farà, più si mostrerà capace di risanare il Paese e di farlo ripartire, più il gap tra cittadini e partiti si allargherà e si consoliderà.

Parzialmente “deresponsabilizzati”, sollevati dal gravoso compito di dover raddrizzare le cose storte, i partiti dovrebbero dedicare buona parte del tempo che corre di qui al 2013 per capire come ripresentarsi ai cittadini, che potrebbero vivere il ritorno alle urne come un preoccupante ritorno al passato. Molto dipenderà da come si comporteranno nei confronti di questo governo, che al momento gode di amplissima fiducia, non solo da parte delle Camere ma anche da parte del paese reale. Ma conterà moltissimo anche la “faccia” con cui si ripresenteranno.

Il rinnovamento e il ricambio dovranno essere radicali, nel personale politico e nel linguaggio. Non basterà qualche innesto cosmetico, per dare l’idea di aria che gira. Qualche pezzo del governo Monti -uomini e donne, ma anche stile e logiche- andrà a fatalmente a “travasarsi” nel nuovo governo, che per dirla malamente, dovrà essere un po’ più “tecnico”. E che insieme al Parlamento dovrà fortemente femminilizzarsi e ringiovanire (si esita ancora troppo in questa direzione). Lì si vedrà il cambiamento vero. Per questo tanti, quasi tutti uomini, dovranno tornare a vita privata.

I leader dei partiti hanno un compito difficile: devono gestire una transizione il cui esito potrebbe anche essere una loro amara uscita di scena. Questo mi fa dubitare del fatto che il rinnovamento verrà intrapreso con la necessaria tempestività ed energia.

 

 

Donne e Uomini, Politica Novembre 9, 2011

Con il fiato sospeso

immagine tratta da Il Fatto.it

La parola attesa da tutti, dimissioni, è stata pronunciata. Ma le opposizioni non festeggiano, nessuno stappa lo champagne, le settimane che abbiamo di fronte saranno politicamente le più terribili dal dopoguerra a oggi, il terrore che l’interesse particolare prevalga disastrosamente sul bene generale è ben fondato.

Nessuno sa che cosa contenga il maxiemendamento che le Camere si apprestano a licenziare, a quanto pare non prima di dicembre (un tempo lunghissimo: riusciremo a sopportarlo? e nel frattempo, cose capiterà?). Molti si aspettano che alle opposizioni, che si sono impegnate a non fare ostruzionismo e a consentire l’approvazione del maxiemendamento, toccherà mandare giù il boccone amaro di qualche norma salva-aziende, di qualche norma sulla giustizia e altre ancora, inserite nel testo ad personam. Sul dopo, ognuno dice la sua: se Berlusconi si dimetterà, cosa sulla quale alcuni dubitano ancora, aspettandosi un nuovo colpo di teatro, un governo Monti, tecnico e di scopo, o un governo Alfano, a tempo o fino al 2013, o elezioni a gennaio, o elezioni in primavera. Opinioni divergenti che lacerano gli schieramenti anche al loro interno, perché gli interessi dei singoli partiti sono diverse, e all’interno dei sigoli partiti ognuno gioca la sua partita, pro domo sua.

La prospettiva di una campagna elettorale natalizia ed emergenziale è rovinosa e spaventevole. Potrebbe essere una campagna a dire poco inquieta, nel disordine sociale, non priva di violenze, roba che il finale del Caimano ci fa solo il solletico. Si andrebbe a votare con questa legge elettorale, il che significa in buona sostanza che ci ritroveremmo a rivedere le stesse facce, decise dai capibastone dei partiti, per un altro quinquennio: ancora loro, sempre gli stessi. E non si vede perché “loro” dopo il voto dovrebbero essere diversi da “loro” come sono ora, più capaci, più responsabili di quanto sono ora. Questo vuole dire che ogni speranza di rinnovamento sarebbe definitivamente perduta. In una situazione del genere, di primarie, di aria nuova, di partecipazione delle donne e dei giovani non parlerebbe più nessuno: abbiamo lottato tanto invano? E in questo il “loro” interesse, l’interesse delle attuali dirigenze politiche, è sicuramente convergente. E questo è il dramma vero, allora davvero non ci sarebbe più speranza, perché il Paese non reggerebbe altri 5 anni di immobilismo e gattopardismo.

Questo, amiche e amici, è il tempo terribile con cui dobbiamo fare i conti, e io personalmente prego lo Spirito Santo -voi fate come ritenete meglio- perché ci illumini, perché dica a ciascuno di noi che cosa deve fare, e lo dica soprattutto a chi ha maggiori responsabilità sul bene pubblico. Ma non mi sento esentata dl compito di fare io stessa, insieme ai miei concittadini, quello che è giusto.

Donne e Uomini, Politica Settembre 30, 2011

Tutti pronti per una premier e per il 50/50 (uomini compresi)

Domani su Io donna:

Added Value ha sondato gli umori e le opinioni di italiane e italiani intervistando un campione rappresentativo di 1000 cittadine/i. E rivelando a sorpresa un Paese prontissimo alla svolta “naturale” rappresentata da un massiccio ingresso delle donne nelle istituzioni rappresentative, determinato a sostenere una “massa critica” femminile che possa cambiare tempi, modi e agende della politica.

Un Paese ben più pronto della sua classe politica, che invece resiste strenuamente al “turn over”: è del luglio scorso la sentenza del Tar che ha obbligato il sindaco di Roma Alemanno, con la sua squadra tutti-maschi-tranne-una, ad aumentare il numero delle assessore. E se per il comune di Milano la promessa del 50/50 è stata mantenuta, nella giunta presieduta da Roberto Formigoni -la Lombardia delle prime emancipate, delle mille imprese femminili- siamo una a 15.

50/50, appunto: questa è la strada indicata dalla maggioranza degli intervistati, uomini e donne, (8 su 10) sul modello di alcune nuove giunte. Oltre a quella di Giuliano Pisapia, la giunta Zedda a Cagliari (dove siamo addirittura a 6 donne su 10) e la giunta Fassino a Torino, appena sotto il 50. Non quote, quindi, ma una proporzione “naturale” che indica l’auspicio di un doppio sguardo sul bene comune, e il desiderio che la differenza femminile si eserciti a beneficio di tutti anche nei luoghi della politica.

Raccoglie invece pochi consensi l’idea di percentuali inferiori, il 30 o il 40, intese come riserve dedicate a una “minoranza” che poi minoranza non è affatto.

8 italiani su 10, uomini compresi, si fidano a tal punto delle donne che sarebbero anche entusiasticamente pronti alla “super-alternativa” costituita da una premier.

Domani i dettagli, con i commenti di Ritanna Armeni e Flavia Perina.

Politica Aprile 29, 2011

VOTARE DISGIUNTO


Il voto disgiunto, dicono, è un voto molto sofisticato. Be’, certo, è sofisticato perché i partiti si guardano bene dal dare questa informazione agli elettori, e la gente non ne sa nulla. Se gli elettori conoscessero per tempo questa possibilità, non sarebbe sofisticata per nulla. Insomma, è il classico cane che si morde la coda.

Non è nulla di difficile, vediamo di spiegarlo. Nei comuni oltre i 15 mila abitanti gli elettori possono votare una lista (e anche indicare un candidato di questa lista) e però dare la preferenza a un sindaco diverso da quello che sostenuto dalla lista che hanno votato.

Esempio concreto: un elettore della Lega, come ce ne sono tanti, che a Milano non abbia nessuna voglia di sostenere Letizia Moratti, candidata sindaca indicata dal suo partito. Questo elettore potrebbe tranquillamente votare per la Lega, e dare anche una preferenza a un candidato della lista leghista, ma mettere una croce sul nome di un sindaco diverso da Letizia Moratti: ad esempio Manfredi Palmeri, candidato sindaco del Terzo Polo, o anche Giuliano Pisapia, candidato del centrosinistra. In questo modo resterebbe “fedele” alla Lega, ma disubbidirebbe di fronte all’indicazione di un sindaco che non gli piace.

Naturalmente il ragionamento vale per tutti gli schieramenti. Un elettore del centrosinistra potrebbe votare una delle liste di centrosinistra e anche dare una preferenza all’interno della lista prescelta, ma poi indicare un candidato sindaco diverso da quello sostenuto dal suo schieramento.

Io credo che quando si va alle urne sia essenziale disporre di tutte le informazioni per poter esercitare con pienezza il proprio diritto di voto. Se nessuno vi ha mai parlato della possibilità del voto disgiunto –ho verificato che pochissimi ne sono a conoscenza- ecco che qui vi ho spiegato come funziona. E ve l’ho spiegato anche volentieri, proprio perché, com’è intuibile, il voto disgiunto ha un’interessante valenza antipartitocratica e aggiunge al voto un plus di autonomia.