Molto responsabilmente il professor Mario Monti non smette di dichiarare il suo rispetto per la politica e per i partiti. E’ giusto e necessario, perché questo governo si trova in una situazione straordinaria, al limite della democrazia.

Sono i cittadini a non rispettare più la politica e i partiti. E il paradosso è questo: che meglio il governo Monti farà, più si mostrerà capace di risanare il Paese e di farlo ripartire, più il gap tra cittadini e partiti si allargherà e si consoliderà.

Parzialmente “deresponsabilizzati”, sollevati dal gravoso compito di dover raddrizzare le cose storte, i partiti dovrebbero dedicare buona parte del tempo che corre di qui al 2013 per capire come ripresentarsi ai cittadini, che potrebbero vivere il ritorno alle urne come un preoccupante ritorno al passato. Molto dipenderà da come si comporteranno nei confronti di questo governo, che al momento gode di amplissima fiducia, non solo da parte delle Camere ma anche da parte del paese reale. Ma conterà moltissimo anche la “faccia” con cui si ripresenteranno.

Il rinnovamento e il ricambio dovranno essere radicali, nel personale politico e nel linguaggio. Non basterà qualche innesto cosmetico, per dare l’idea di aria che gira. Qualche pezzo del governo Monti -uomini e donne, ma anche stile e logiche- andrà a fatalmente a “travasarsi” nel nuovo governo, che per dirla malamente, dovrà essere un po’ più “tecnico”. E che insieme al Parlamento dovrà fortemente femminilizzarsi e ringiovanire (si esita ancora troppo in questa direzione). Lì si vedrà il cambiamento vero. Per questo tanti, quasi tutti uomini, dovranno tornare a vita privata.

I leader dei partiti hanno un compito difficile: devono gestire una transizione il cui esito potrebbe anche essere una loro amara uscita di scena. Questo mi fa dubitare del fatto che il rinnovamento verrà intrapreso con la necessaria tempestività ed energia.

 

 

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