immagine tratta da Il Fatto.it

La parola attesa da tutti, dimissioni, è stata pronunciata. Ma le opposizioni non festeggiano, nessuno stappa lo champagne, le settimane che abbiamo di fronte saranno politicamente le più terribili dal dopoguerra a oggi, il terrore che l’interesse particolare prevalga disastrosamente sul bene generale è ben fondato.

Nessuno sa che cosa contenga il maxiemendamento che le Camere si apprestano a licenziare, a quanto pare non prima di dicembre (un tempo lunghissimo: riusciremo a sopportarlo? e nel frattempo, cose capiterà?). Molti si aspettano che alle opposizioni, che si sono impegnate a non fare ostruzionismo e a consentire l’approvazione del maxiemendamento, toccherà mandare giù il boccone amaro di qualche norma salva-aziende, di qualche norma sulla giustizia e altre ancora, inserite nel testo ad personam. Sul dopo, ognuno dice la sua: se Berlusconi si dimetterà, cosa sulla quale alcuni dubitano ancora, aspettandosi un nuovo colpo di teatro, un governo Monti, tecnico e di scopo, o un governo Alfano, a tempo o fino al 2013, o elezioni a gennaio, o elezioni in primavera. Opinioni divergenti che lacerano gli schieramenti anche al loro interno, perché gli interessi dei singoli partiti sono diverse, e all’interno dei sigoli partiti ognuno gioca la sua partita, pro domo sua.

La prospettiva di una campagna elettorale natalizia ed emergenziale è rovinosa e spaventevole. Potrebbe essere una campagna a dire poco inquieta, nel disordine sociale, non priva di violenze, roba che il finale del Caimano ci fa solo il solletico. Si andrebbe a votare con questa legge elettorale, il che significa in buona sostanza che ci ritroveremmo a rivedere le stesse facce, decise dai capibastone dei partiti, per un altro quinquennio: ancora loro, sempre gli stessi. E non si vede perché “loro” dopo il voto dovrebbero essere diversi da “loro” come sono ora, più capaci, più responsabili di quanto sono ora. Questo vuole dire che ogni speranza di rinnovamento sarebbe definitivamente perduta. In una situazione del genere, di primarie, di aria nuova, di partecipazione delle donne e dei giovani non parlerebbe più nessuno: abbiamo lottato tanto invano? E in questo il “loro” interesse, l’interesse delle attuali dirigenze politiche, è sicuramente convergente. E questo è il dramma vero, allora davvero non ci sarebbe più speranza, perché il Paese non reggerebbe altri 5 anni di immobilismo e gattopardismo.

Questo, amiche e amici, è il tempo terribile con cui dobbiamo fare i conti, e io personalmente prego lo Spirito Santo -voi fate come ritenete meglio- perché ci illumini, perché dica a ciascuno di noi che cosa deve fare, e lo dica soprattutto a chi ha maggiori responsabilità sul bene pubblico. Ma non mi sento esentata dl compito di fare io stessa, insieme ai miei concittadini, quello che è giusto.

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