Angelo Panebianco sul Corriere di oggi dedica il suo editoriale al bandwagoning, “quasi tutti” scrive “che saltano sul carro del vincitore“. Sta evidentemente parlando di Matteo Renzi, “corpo estraneo” del Pd che ormai la stragrande maggioranza della dirigenza rottamanda del partito (prima D’Alema, poi Franceschini, Fioroni, Veltroni) indicano come segretario (e/o) futuro premier. Non si parte, cioè, dal dibattito sui contenuti per indicare un leader. Si parte dal leader, e quanto al resto si vedrà: mutazione genetica in direzione del partito-persona.

Solo il Pd di Renzi avrebbe chance di battere Berlusconi, che starebbe vertiginosamente risalendo nei consensi (condizionali d’obbligo quando si parla di sondaggi). In effetti, in assenza di un partito –nessuno sa che cosa vuole il Pd, tanto meno il Pd– non si vede strada diversa, berlusconianamente, dal marketing su una singola faccia. Ma: 1. attenti, quando si tratta di essere berlusconiani, Berlusconi il più bravo di tutti  2. chiunque può rendersi conto del fatto che su Superman-Renzi l‘abbraccio del vecchio apparato può avere l’effetto della kryptonite verde.

Renzi, d’altro canto, è politicamente molto abile. Non gli sfuggirà che è la vecchia dirigenza ad avere bisogno di lui, e non lui di lei. Con la vittoria congressuale in tasca, o almeno così dicono, può pertanto decidere in libertà quali saranno i suoi principali interlocutori. In primis, io credo, quelli che insieme a lui, alla prima Leopolda, hanno dato avvio al percorso di rinnovamento: Pippo Civati, Debora Serracchiani. Si tratta di riprendere quel dialogo generazionale interrotto, allargandolo, come suggerisce il king maker Goffredo Bettini, a personalità come Cuperlo, Pittella, Puppato, Boeri e altre, per un rinnovamento autentico e profondo. Per fare squadra, insomma, senza la quale anche il miglior play maker combina poco o niente. E per fare grande politica: un tandem Renzi-Civati (il primo premier, il secondo segretario del partito: questa sarebbe stata la soluzione ideale) rivolterebbe questo Paese come un guanto.

Questo se le cose andranno dove il destino e i sondaggi sembrano volerle fare andare. In verità, la strada è ancora lunga, e può davvero capitare di tutto.

 

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