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matteo renzi

Femminismo, Politica Gennaio 14, 2016

Sbagliamo tutti. Sbaglio anch’io

Tutte e tutti sbagliamo, ma ci sono errori che continuano a bruciare e non riesci a perdonarti. Conviverci fa parte dell’adultità.

Per esempio, uno degli errori che non mi perdono è quello di aver speso un’enorme quantità di energie per sostenere la lotta politica di una donna, l’attuale senatrice Laura Puppato, già assicuratrice, sindaca di Montebelluna e consigliera regionale veneta, che lanciando il cuore oltre l’ostacolo aveva deciso di candidarsi alle primarie per la segreteria del Pd.

Mica ero la sola, intendiamoci: ci cascarono per esempio Marco Travaglio, Marco Paolini, Concita De Gregorio (non è una chiamata di correo: solo per dire che la signora era piuttosto convincente). Si spesero per lei parole grosse, tipo che era la nuova Tina Anselmi. A Milano le organizzai un parterre da regina al Circolo della Stampa, a cui parteciparono tantissime protagoniste della vita cittadina, con tanto di cortese presenza del sindaco Pisapia e consorte. Alcune amiche femministe venete avevano attivato una rete nazionale in suo sostegno. Uno dei nodi della rete ero io. Si vedeva in lei, in un paese politicamente molto misogino e arretrato, la punta di diamante di una riscossa delle donne, una possibile leader. Invece, a quanto pare, la forza delle donne veniva utiizzata solo per passare agevolmente e con i riflettori dalle istituzioni locali a quelle nazionali. Una volta dentro, nessuna significativa battaglia per le donne, rapida svestizione dai panni di leader “femminista”, disinteresse totale compensato da un maniacale impegno per ogni quisquilia veneta. E da un impressionante saltafosso sulla riforma della Costituzione.

Ora, dopo aver espugnato il Senato, si tratta come per quasi tutti di riuscire a restare a Roma –che sarà anche ladrona, ma è sempre meglio che fare l’assicuratore in Veneto-. E nell’evidente auspicio di una ricandidatura la senatrice dedica all’ex-avversario Matteo Renzi (che carinamente la chiama Tata Lucia) una performance che farebbe impallidire Apicella.

Chiedo perdono a tutte e a tutti.

 

 

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Novembre 5, 2015

Il Premier e la Bella

Non mi abbasso a commentare il pizzino minaccioso di Corradino Mineo (sì, direi proprio che deve scusarsi) secondo il quale il premier Matteo Renzi deve stare attento perché “Io so (e chi sei? Pasolini?). Renzi non si fa scrupoli, rivela conversazioni private, infanga per paura di essere infangato. E sa che io so. So quanto si senta insicuro quando non si muove sul terreno che meglio conosce, quello della politica contingente. So quanto possa sentirsi subalterno a una donna bella e decisa. Fino al punto di rimettere in questione il suo stesso ruolo al governo. Io so, ma non rivelo i dettagli di conversazioni private“.

Che c’è da dire, su questa caduta verticale? Né mi interessa dare un nome alla “bella e decisa”. Se Dio vuole ce ne sono tante.

Mi interessano semmai i fantasmi che si agitano sullo sfondo. Sempre gli stessi, dalla notte dei tempi. Robetta omerica. “Donne belle, decise” e avide (di soldi, di potere, del sangue maschile) che usano gli uomini per il proprio tornaconto. Streghe vendicative, antimaterne, antiMadonne –cioè per nulla oblative- capaci di assumere le sembianze di creature aggraziate e seducenti, di avviluppare gli uomini nella rete delle loro malie, di farne carne smaniosa e beluina, abbandonata dallo Spirito e destinata alla rovina.

Solo che fino a un po’ di tempo fa le Circi si accontentavano di una Kelly, una macchina, una carta di credito, un appartamento, una boutique. Oggi la macchina e l’appartamento vogliono comprarsele da sole, e puntano dritto al potere maschile.

Non bastano più nemmeno gratificazione e benefit del First Ladyism. La Signora Underwood vuole giocarsela con il suo nome da ragazza. La Grande Donna dietro al Grande Uomo di cui la storia abbonda -influenza decisiva- abbatte il paravento e si mostra come frontwoman.

Un’ossessione per la Bella, che sembra appartenere anzitutto di chi la stigmatizza. Un fantasma di castrazione in cui, paradossalmente, Corradino si rivela solidale e complice con Matteo: “So quanto possa sentirsi subalterno a una donna bella e decisa”. Leggi: so quello che queste st…e possono arrivare a farci (le vere nemiche sono loro) e minaccio di tradire il segreto.

Assisto incantata a questa involontaria autocoscienza maschile.   

p.s.: Stamattina Mineo ha fatto il nome e cognome della Bella e Decisa, Maria Elena Boschi, dicendo che intendeva una subalternità politica, non personale (oddio, ieri a Renzi ha dato pure esplcitamente del “fedifrago”, ovvero del cornificatore, ma vabbe’).

Non è la prima volta che Mineo allude a Maria Elena Boschi. E’ effettivamente molto bella, forse ne è turbato.


Politica Ottobre 25, 2015

Il sindaco di Milano non potrà non dirsi renziano

A Milano volano gli stracci (tra l’ex vicesindaca Ada Lucia De Cesaris e il candidato Pd alle primarie Pierfrancesco Majorino, accusato di usare il proprio ruolo istituzionale per farsi campagna elettorale) e si gira a vuoto alla vana ricerca di un candidato civico che si sacrifichi per non far sembrare le eventuali imminenti primarie quello che effettivamente sono: primarie del Pd, e non del centrosinistra. Oltretutto con candidati deboli e inadeguati a sostenere la sfida con il centrodestra.

Primarie ben diverse da quelle “risorgimentali” del 2010. Quindi molto poco attrattive per il centrosinistra (figuriamoci per la città nel suo complesso, che del dibattito sulle primarie se ne sta sbattendo allegramente).

Una cosa molto pericolosa e deprimente, il cui esito potrebbe essere quello di consegnare la città al centrodestra.

Lo stato di salute della coalizione è pessimo.

I civici di sinistra divisi e delusi: la promessa di partecipazione è stata tradita.

Prc si è già chiamata fuori.

Sel continua a cambiare idea sull’eventuale candidatura di Giuseppe Sala, commissario di Expo: dal “parliamone” al “no” nel giro di una settimana.

Pippo Civati, fondatore di Possibile, ha parlato senza mezzi termini di fine del modello Milano. E il sindaco Pisapia lo ha ricambiato con un sostanziale “tu non esisti”.

E’ il Pd a tenere saldamente il mazzo, dettando modi e tempi, lo sguardo puntato sul business miliardario palazzinaro del dopo Expo, vero punto programmatico: il nuovo sindaco di Milano non potrà non dirsi renziano.

Non che a Milano manchino possibili ottimi candidati civici, come Ferruccio De Bortoli, molto inviso a Renzi –che l’ha già bocciato come presidente Rai- per le sue ferme prese di posizione. Perfino piddini renziani come Stefano Boeri sostengono che “non ci sono le condizioni” per candidarsi.

Le condizioni in atto sono che il Pd di Renzi, com’è nel suo stile consolidato, intende designare il sindaco di Milano, o più precisamente gestire il business della città-holding Milano. Preferibilmente senza primarie o, nel caso non se ne potesse fare a meno, gestendole in modo consono. Se non sarà Sala, potrebbe anche andare il ministro Martina.

Tutto qui. Il Pd renziano è il vero responsabile della rottura del modello Milano, con tutto ciò che ne conseguirà. Il vero tema è che un centrosinistra con dentro il Pd non è più immaginabile.

Se c’è una speranza per questo modello virtuoso, pur con tutti i suoi limiti, è fuori da queste primarie-trappola, in uno scatto di libero orgoglio creativo. Al momento nessuna traccia.

P.S: una differenza notevole, rispetto al 2010, è che allora i candidati -oltre a non essere tutti del Pd come stavolta- erano rinomati professioni sti che rischiavano anche il reddito -in alcuni casi notevole- per amore della città e della politica. Stavolta invece sono tutti del Pd e tutti politici professionisti in cerca di conferma.

pubblicità Ottobre 10, 2015

Pisapia-Freccia Rossa: l’orgoglio ferito di Milano

“Fonti romane” dicono che ieri, in una giornata piuttosto complessa per Roma, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia è andato a Palazzo Chigi per un colloquio con Matteo Renzi. C’è un simbolico che ha un notevole peso politico: se a Renzi interessa tanto la partita milanese sarebbe stato lui a dover prendere una  Freccia o un aereo pubblico o privato e a farsi un giro a Palazzo Marino (o anche no).

Un gesto ben poco civico e pisapiano che offende la città: è vero che Renzi si gioca la pelle nella partita amministrativa milanese congiuntamente a quella romana. Ma questo è un problema di Renzi, non di Milano e del suo sindaco.

Non mi sentirei più di escludere che Pisapia faccia marcia indietro e decida di ricandidarsi. E comunque, che si tratti di lui, di Sala o di chissà chi, che il giocattolo delle primarie, che come dicevamo qualche giorno fa si è rotto, venga ficcato in un baule in soffitta tra le cose inutili (agli attuali candidati un ovvio premio di consolazione). Ma in tutto questo ci sarebbe comunque un Renzi di troppo, il premier che nessuno ha mai eletto, la creatura delle primarie che rinnega le proprie origini. Passato lui, il portone viene richiuso a dieci mandate.

L’incartamento è tale che viene istintivo guardare altrove, nello spazio aperto di una città libera che trovi un proprio sindaco o una propria sindaca ben lontano da questi tavoli o tavolini dove siedono giocatori-incasinatori, che tra i “valori” a cui i candidati dovrebbero aderire infilano in modo very casual un incomprensibile riconoscimento del “successo di Expo” (in realtà, il punto programmatico cardine del programma).

Milanesi! Respirare! Aria! Aria, fantasia, e orgoglio!

Politica Ottobre 7, 2015

Primarie Milano: il giocattolo si è rotto?

Il sindaco dimissionario Giuliano Pisapia

Milano: il giocattolo primarie è sul punto di rompersi. E la coalizione di centrosinistra garantita da Pisapia nei fatti non c’è più.

L’idea che gira è quella di una coalizione civica e di sinistra alternativa al Pd e che non partecipi alle primarie. Perché non faremo la loro foglia di fico” si è detto per esempio ieri sera in un’assemblea cittadina di Prc. “Il Pd non è più un partito di sinistra. Né si capisce perché tra i valori a cui ubbidire per partecipare alle primarie dovrebbe esserci il riconoscimento del successo di Expo”.

In effetti le primarie del 2011, che portarono alla trionfale elezione di Giuliano Pisapia, sembrano appartenere a un’altra era geologica: umori risorgimentali, antiberlusconiani e anitimorattiani, grande voglia di voltare pagina, partecipazione, appassionanti candidature civiche.

Stavolta è tutt’altra storia. I candidati sono tutti politici di professione e tutti del Pd. Il candidato-a “foglia di fico” per ora non si trova. Al momento le primarie restano una faccenda interna alla politica politicante. Addetti ai lavori e militanti a parte, la città è distratta e per nulla appassionata. Ma su questo fronte, a sinistra come a destra, non sembra intenzionata a tornare indietro e spera in un sindaco-a supercivico-a, preferibilmente legato al mondo del lavoro e delle professioni -la vera politica, forse anche la vera religione di Milano- e che non si sia formato nelle stanze dei partiti. O quanto meno un politico eretico, in grado di sparigliare.

D’altro canto i potenziali supercivici di cui si sente dire non sembrano minimamente intenzionati a sottoporsi al giogo delle primarie, che non riconoscono come il proprio campo di gioco, preferendo un libero Fuori Primarie.

A queste primarie, insomma, non sembra credere più nessuno. Matteo Renzi per primo, consapevole del fatto che al tavolo di Milano si gioca una partita nazionale, che riguarda anche il suo destino politico. Ma l’unica mossa che gli è consentita a quel tavolo è calare il suo asso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Politica Luglio 27, 2015

Ma chi sono i veri moderati?

Alex Langer non voleva permettere l’usurpazione del termine “conservazione” da parte di chi lo intende unicamente come conservazione di posti, privilegi, rendite di posizione. La conservazione, secondo lui, fa parte della saggezza di un popolo, che vale molto più di ogni tecnocrazia.

Leggo oggi su Repubblica che secondo Pierferdy Casini i moderati non hanno scelta, devono votare Renzi (su questo non ho dubbi, casomai il problema è chi dovranno votare gli ormai moltissimi ex-elettori del Pd).

Ma anch’io, come Alex, non vorrei permettere l’usurpazione del termine “moderazione” da parte di chi la intende unicamente come placido mantenimento dello status quo pro domo sua -con alcuni peggiorativi e non poche ferocie, vedi Grecia-, e mi scuso per i latinismi e i grecismi.

Ditemi voi: è moderato chi intende trivellare il Mare Jonio? è moderato chi ignora i temi ambientali e fa finta di non vedere i drammatici mutamenti climatici in corso? è moderato chi lascia in pace gli evasori, e dice -ancora!- di voler tagliare l’Imu, salvo farci spendere quei soldi in ticket e medicine, visti i piani sulla sanità? è moderato chi non pesta mai i piedi a pochi per considerare l’interesse dei molti? è moderato chi diminuisce le tutele dei lavoratori e pensa al sindacato unico, possibilmente giallo? è moderato chi non considera con compassione le cittadine e i cittadini, e consente che siano privati di elementari diritti, come quello a vedere tutelati i propri legami affettivi o quello di non morire di aborto? è moderato chi dal punto dei diritti tiene questo Paese mille miglia lontano dagli standard europei? è moderato chi pensa alle donne come sostitute del welfare e le inchioda a un’esistenza penosa e ingiusta, volendole perfino pensionare prima così badano ai nipotini? è moderato chi mette in scena il blairismo molto oltre la data di scadenza? è moderato chi si presenta come un giovane scattante e smart con un programma di riforme, e nel giro di pochi mesi si ritrasforma nel pingue democristiano che è sempre stato, realizzando tutt’altro programma?

Moderato, come lo intendo io, è chi, langerianamente “pianta la carità nella politica”. Di carità ne vedo molto poca.

economics, Politica Luglio 20, 2015

Renzi e le tasse: non mi toccate l’evasore!

Abolirò l’Imu: è la regina delle killer application in Italia, il colpo che classicamente ammazza l’avversario a fine campagna elettorale. Stavolta il colpo è arrivato in anticipo, dati i sondaggi. Una riduzione delle tasse mai vista nell’Italia repubblicana, dice Renzi, il quale ha fatto fare e rifare i conti ai suoi commercialisti, e assicura che ci sta. Tutto un pianto greco -in senso non figurato- sui bilanci, in particolare quelli dei Comuni, che si nutrono di Imu come i vampiri di sangue, ma a quanto pare senza Imu ci possono stare. A occhio andrà così: via l’Imu e vai con l’Ursi, la Trixi, la Lilli, quello che esce dalla porta rientrerà dalla finestra. Gioco delle tre tavolette a cui siamo abituati. Meglio ancora. L’Ursi, la Trixi, la Lilli ci costeranno più dell’Imu. Et voilà.

Noi lavoratori dipendenti, noi pensionati, noi che ogni mese verifichiamo sul cedolino, salvo conguaglio, l’insostenibilità della pressione fiscale, noi che paghiamo ospedali, scuole e pubblici servizi a gente con il posto barca a Montecarlo, in effetti siamo un po’ nervosetti. Perché tutta questa grande rivoluzione che ci prepariamo ad affrontare non prevede la lotta all’evasione. Renzi non ne ha parlato.

Un po’ di numeri, che traggo da un’efficace sintesi di Il Fatto Quotidiano:

evasione fiscale nel 2013 = 180 miliardi (pari a circa 350 miliardi di imponibile)
– 180 miliardi = più del 10% del Pil (1.600 miliardi)
– 180 miliardi = molto più di quanto l’Italia spende per tutto il Servizio Sanitario Nazionale (110/120 miliardi)
– 350 miliardi di imponibile non dichiarato = oltre la metà di quello che lo Stato paga per gli interessi sul debito pubblico (530 miliardi). Se i 180 miliardi di evasione si aggiungessero alle attuali entrate del Fisco sarebbe possibile, a gettito totale invariato, ridurre di almeno il 30% le tasse a tutti i contribuenti.

Detenuti per reati fiscali: Italia 156; Germania 8.601; Stati Uniti 12.000.

Chi evade: – 10 o 11 milioni di contribuenti su un totale di 40. L’evasione è quasi inesistente per lavoratori dipendenti e pensionati (che sono oltre l’80% dei contribuenti) ma raggiunge livelli molto elevati per i redditi da attività professionali (30-40%) e da imprese individuali (50-60%).

Quindi se mi toccasse decidere, senza  stare a scomodare Gutgeld, Padoan e tutti i ragionieri in colonna, io partirei proprio di lì, da una lotta massiccia e senza quartiere, impegnando Guardia di Finanza, Esercito, ausiliari della sosta e volontari della Croce Rossa. Poi l’Imu, vedremo. I sistemi ci sono, è la volontà politica che manca del tutto: le verifiche fiscali, udite udite, negli ultimi mesi sono addirittura crollate, e si rischia un buco da 5 miliardi solo per questo.

O cretina, mi dico: ma non sai che chi parla di lotta all’evasione muore? I giornali perdono copie, su Facebook nemmeno un like, e alle urne la paghi cara. Una lobby enorme e variegata, di destra e di sinistra, amici e nemici, farabutti e brave persone, a essere ottimisti almeno 1/4 degli italiani  ha almeno uno scheletrino nell’armadietto, normale che il premier se li coccoli. Vuole i loro voti.

La riduzione delle imposte c’è già, ma solo per un pezzo del Paese. Perciò continua a pagare scuole, ospedali etc al tuo yachtman e taci.

Sì, lo so. Per oggi niente like.

 

 

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/04/evasione-fiscale-robin-hood-rovescia-rubano-poveri-per-dare-ricchi/1565690/