Una piacevolissima cena “tra donne”, un sabato sera di inizio primavera. Mi lamento della punta del mio naso. Prima o poi, dico, ne leverò una fettina. Una delle commensali dice che lei invece vorrebbe farsi innestare una coda. Si è informata, è un po’ complicato, ma chissà. Non un codino così, precisa: “Una bella coda che scondinzola, e tutto”. Ha sempre sentito la mancanza della coda, una specie di nostalgia della coda. Dev’essere una sensazione simile a quella di un arto fantasma. Trapianti interspecifici se ne fanno già, del resto: valvole cardiache di maiale, collagene bovino… Perché no? Certo, bisognerebbe adattare i vestiti, un buco nelle gonne e nei pantaloni per farcela passare.
Un paio d’ore dopo, a cena conclusa, il pensiero della coda comincia a rutilare e a scoppiettarmi dentro, come una castagnola per la festa del santo patrono, mettendomi uno straordinario buonumore. Ho in mente certe cene “tra donne” tutte a base di mercato del Forte e di problemi scolastici dei figli. Altre di entrambi i sessi in cui borghesemente si minuetta (“Posso servirti, cara?”, “Magnifico dessert, tesoro”) fino allo sfinimento. Una noia devastante. La signora della coda ha tutta la mia gratitudine. Che ci sia ancora al mondo qualche eccentrico, qualcuno che non ha paura di uscire dalle righe, è quasi un miracolo.
Qualche settimana fa in tv, trasmissione sul guinness dei primati, si presenta un giovanotto messicano con la faccia completamente coperta di peli. Un orsacchiotto. Uno yorkshire. La presentatrice si affretta a precisare che il ragazzo “è normale. Anormali sono quelli che lo guardano strano”. Oddio: simpatico, sì. Anche carino, nel suo genere. Ma normale non direi. Come se essere un po’ fuori dal normale fosse una condizione insostenibile.
Sono i bambini, di solito, a voler essere “normali”: scarpe normali, capelli normali, pennarelli normali. Il loro conformismo è proverbiale. Sarà che stiamo diventando tutti un po’ bambini, terrorizzati dalla diversità.
Poi smetto di pensare, e mi godo semplicemente l’idea dell’eccentrica signora che scodinzola di felicità.
(pubblicato su “Io donna”-“Corriere della Sera”)

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •