Angelus Novus di Paul Klee

Podemos, organizzazione politica guidata dal professore universitario Pablo Iglesias e cresciuta tumultuosamente in pochi mesi, diretta filiazione degli Indignados, ai sondaggi risulta il primo partito in Spagna: se si votasse oggi si mangerebbe Pp e Psoe. “Sappiamo che sarà difficile, però non abbiamo paura. La paura ce l’ha JP Morgan”: questo per dire che tipetto è il professore con il codino. Intanto se si andrà alle urne in Grecia  Syriza di Alexis Tsipras potrebbe vincere e dare un forte impulso all’idea di un’Europa dei cittadini contro l’Europa della Finanza, per la fine delle poli­ti­che di auste­rità, l’abrogazione del fiscal com­pact, un piano euro­peo per il lavoro e la sal­va­guar­dia dell’ambiente.

Crisi, corruzione, disuguaglianze, disastri causati dalle politiche di austerità e dal neoliberismo hanno prodotto nei Paesi a rischio default un bacino politico a cui in Italia attinge principalmente il M5S. Con la differenza sostanziale che i grillini occhieggiano senza problemi alla destra populista di Farage e si sono incastrati in uno sterile “anticasta” e anti-Europa.

La forza di Syriza e Podemos è l’inevitabilità del progetto politico che rappresentano. L’opportunità è quella di poter significare il vero nuovo, il famoso “cambio di paradigma”, a patto di cambiare anche il paradigma della sinistra, di non lasciarsi frenare e trascinare indietro da slogan consunti, da antiche soluzioni, dall’ambizione di vecchi politici, prevalentemente maschi, ansiosi di ricollocarsi. Lo diceva perfettamente Alex Langer trent’anni fa: “né di destra, né di sinistra, ma avanti”, problematizzando i concetti di conservazione di progresso, e dirlo allora suonava scandaloso e perfino un po’ pericoloso. Il suo pensiero oggi è in buona parte rappresentato dai programmi politici di Iglesias e Tsipras.

Per quanto riguarda l’Italia, l’alternativa “terza” è ancora tutta da costruire, e i principali ma non unici interlocutori potrebbero essere una parte del M5S e una parte del Pd. Aiuterebbe rimettersi a studiare Langer, che diceva cose così:  che una delle “urgenti ragioni per ripensare a fondo la questione dello sviluppo… è la perdita di qualità di vita e di autonomia delle persone e delle comunità, anche nelle fortezze dello sviluppo”.

Che “Il piccolo potere è il potere del “consumatore… Qualcuno dovrà pur cominciare, e indicare e vivere un privilegio diverso da quello della ricchezza e dei consumi: il privilegio di non dipendere troppo dalla dotazione materiale e finanziaria”.

Che parlava della necessità di una “traversata da una civiltà impregnata della gara per superare i limiti a una civiltà dell’autolimitazione”, invitando a crescere in umanità. Che profetizzava l’inevitabilità del “perdersi per ritrovarsi…”. Ebbene, per perdersi ci siamo persi. Si tratta ora di ritrovarsi.

Qualcuno definì Alex come Angelus Novus: e allora lasciatemi citare anche Walter Benjamin, secondo il quale Angelus Novus è un angelo che “non può resistere alla tempesta che lo spinge irresistibilmente nel futuro, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Quello che chiamiamo progresso è questa tempesta”.

Si tratta di lasciarsi guidare da questo angelo, che non è uomo né donna, ma annuncia l’umanità possibile. Di abbandonare le rovine, anche le proprie: un’idea pavloviana si sinistra, con le sue parole d’ordine inutilizzabili, i suoi rituali consumati, le sue logiche inservibili, i suoi manierismi estremistici, la volgarità dei suoi laicismi, le sue barbe e le sue maschere. Si tratta di mettere al centro la “natura” sacrificata, il femminile del mondo, la mitezza, la pace e la cura di tutto ciò che è piccolo e dipende da noi, e di garantire a ciascuno ciò di cui ha bisogno per una buona vita, che è molto più dell’uguaglianza.

Si tratta, come qualcuno disse di Alex, di provare a “piantare la carità nella politica”.

E Buon Natale.

 

 

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