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Politica Maggio 25, 2015

Podemos trionfa in Spagna: tutte le differenze con i 5 Stelle

La nuova sindaca di Barcellona, Ada Colau

Elezioni amministrative spagnole: Podemos conquista Barcellona mentre il Pp è ancora primo partito a Madrid, ma non è detto che mantenga la guida della città.

La nuova sindaca di Barcellona è Ada Colau (41 anni) che vince sui nazionalisti, mentre a Madrid la candidata del Pp Esperanza Aguirre sarebbe prima con il 34,46 per cento davanti a Manuela Carmena di Podemos con il 32 per cento. Ma non è escluso che una coalizione con il Psoe consenta a Carmena di diventare sindaca.

Il Pp di Mariano Rajoy rischierebbe di perdere anche Valencia e Saragozza.

L’onda travolgente di Podemos ricorda quella del nostro Movimento 5 Stelle, con alcune importanti differenze tra i due movimenti: una propensione construens che ai 5 Stelle, fissati in una infantile fase del “no”, è mancata troppo a lungo.

Un robusto radicamento antifascista: anche Podemos si qualifica “né di sinistra né di destra”, ma un dialogo come quello intrapreso dai 5 Stelle con il populismo fascistoide di Farage sarebbe impensabile, la memoria del Franchismo è ancora troppo fresca.

Un minore tasso di leaderismo: Iglesias non è Grillo, non entra a gamba tesa nelle decisioni della rete.

E forse anche una più decisa caratterizzazione femminile del movimento: non è casuale che sia quello di due donne, Ada Colau a Barcellona e Manuela Carmena a Madrid, il volto del cambiamento.

Le performance di Colau e forse quella di Carmena saranno decisive per la sfida alle elezioni politiche di novembre.

Politica Maggio 7, 2015

Pippo’s Project

Il travaglio di Pippo Civati è stato lungo, doloroso e sbeffeggiato. Non si molla da un giorno all’altro qualcosa che è stata la tua vita. Ora il travaglio si è concluso, e a sentirsi poco bene sono tanti altri, in un partito, il Pd, che in forza della governabilità –nessun dubbio sul fatto che il Paese debba essere governato-, ha ridefinito un passo dopo l’altro i suoi fondamentali in direzione di un blairismo all’italiana. Si tratterà di capire se e quanto si sono ridefiniti anche i suoi elettori: la grande manifestazione dei prof contro la “buona scuola” (slogan: “Renzi + Giannini peggio di Gelmini”), qualche dubbio lo autorizza. Perfino nel premier che, forse per la prima volta, si allarma di fronte al rischio di emorragia di consensi e si vede costretto a un parziale marcia indietro.

Primo banco di prova per Civati, fra 3 settimane, le regionali liguri: un successo del progetto Rete a Sinistra per Pastorino presidente potrebbe delineare il perimetro e il potenziale di una Podemos italiana. I temi ci sono già tutti: ambiente –la situazione in Liguria è drammatica, dopo anni e anni di partito trasversale del cemento, e non è ancora finita-, e poi lavoro e diritti. Temi liguri e nazionali, inestricabili l’uno dagli altri.

Il rischio zero-virgola per un nuovo progetto politico è direttamente proporzionale agli Ingroia e ad altri personaggi già prontissimi a scendere dal carro perdente per farne perdere un altro. Eterno riciclo degli uguali.

In Italia il posto di Podemos è già abbondantemente occupato dai 5 Stelle, al netto delle relazioni pericolose con Farage. Poi c’è il civismo “risorgimentale” milanese, senz’altro il più interessante tra i nuovi prodotti politici (come sempre, del tutto incompreso a Roma), con l’aspirazione del sindaco uscente (o rientrante) Pisapia a farne un prodotto politico nazionale. Se la Liguria sarà il primo banco di prova, Milano dovrebbe essere il secondo.

La scena mi pare questa.

L’ho già detto, ridico come la penso: come l’Angelus Novus di Walter Benjamin, si tratterebbe di abbandonare le rovine, anche le proprie, un’idea pavloviana di sinistra con le sue parole d’ordine inutilizzabili, i suoi rituali consumati, le sue logiche inservibili, la volgarità dei suoi laicismi, le sue barbe e le sue maschere. Di mettere al centro la “natura” sacrificata, il femminile del mondo, la mitezza, la pace e la cura di tutto ciò che è piccolo e dipende da noi, e di garantire a ciascuno ciò di cui ha bisogno per una buona vita, che è molto più dell’uguaglianza.

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, economics, Politica Dicembre 23, 2014

Podemos (Spagna), Syriza (Grecia) e noi: farsi guidare dall’Angelo

Angelus Novus di Paul Klee

Podemos, organizzazione politica guidata dal professore universitario Pablo Iglesias e cresciuta tumultuosamente in pochi mesi, diretta filiazione degli Indignados, ai sondaggi risulta il primo partito in Spagna: se si votasse oggi si mangerebbe Pp e Psoe. “Sappiamo che sarà difficile, però non abbiamo paura. La paura ce l’ha JP Morgan”: questo per dire che tipetto è il professore con il codino. Intanto se si andrà alle urne in Grecia  Syriza di Alexis Tsipras potrebbe vincere e dare un forte impulso all’idea di un’Europa dei cittadini contro l’Europa della Finanza, per la fine delle poli­ti­che di auste­rità, l’abrogazione del fiscal com­pact, un piano euro­peo per il lavoro e la sal­va­guar­dia dell’ambiente.

Crisi, corruzione, disuguaglianze, disastri causati dalle politiche di austerità e dal neoliberismo hanno prodotto nei Paesi a rischio default un bacino politico a cui in Italia attinge principalmente il M5S. Con la differenza sostanziale che i grillini occhieggiano senza problemi alla destra populista di Farage e si sono incastrati in uno sterile “anticasta” e anti-Europa.

La forza di Syriza e Podemos è l’inevitabilità del progetto politico che rappresentano. L’opportunità è quella di poter significare il vero nuovo, il famoso “cambio di paradigma”, a patto di cambiare anche il paradigma della sinistra, di non lasciarsi frenare e trascinare indietro da slogan consunti, da antiche soluzioni, dall’ambizione di vecchi politici, prevalentemente maschi, ansiosi di ricollocarsi. Lo diceva perfettamente Alex Langer trent’anni fa: “né di destra, né di sinistra, ma avanti”, problematizzando i concetti di conservazione di progresso, e dirlo allora suonava scandaloso e perfino un po’ pericoloso. Il suo pensiero oggi è in buona parte rappresentato dai programmi politici di Iglesias e Tsipras.

Per quanto riguarda l’Italia, l’alternativa “terza” è ancora tutta da costruire, e i principali ma non unici interlocutori potrebbero essere una parte del M5S e una parte del Pd. Aiuterebbe rimettersi a studiare Langer, che diceva cose così:  che una delle “urgenti ragioni per ripensare a fondo la questione dello sviluppo… è la perdita di qualità di vita e di autonomia delle persone e delle comunità, anche nelle fortezze dello sviluppo”.

Che “Il piccolo potere è il potere del “consumatore… Qualcuno dovrà pur cominciare, e indicare e vivere un privilegio diverso da quello della ricchezza e dei consumi: il privilegio di non dipendere troppo dalla dotazione materiale e finanziaria”.

Che parlava della necessità di una “traversata da una civiltà impregnata della gara per superare i limiti a una civiltà dell’autolimitazione”, invitando a crescere in umanità. Che profetizzava l’inevitabilità del “perdersi per ritrovarsi…”. Ebbene, per perdersi ci siamo persi. Si tratta ora di ritrovarsi.

Qualcuno definì Alex come Angelus Novus: e allora lasciatemi citare anche Walter Benjamin, secondo il quale Angelus Novus è un angelo che “non può resistere alla tempesta che lo spinge irresistibilmente nel futuro, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Quello che chiamiamo progresso è questa tempesta”.

Si tratta di lasciarsi guidare da questo angelo, che non è uomo né donna, ma annuncia l’umanità possibile. Di abbandonare le rovine, anche le proprie: un’idea pavloviana si sinistra, con le sue parole d’ordine inutilizzabili, i suoi rituali consumati, le sue logiche inservibili, i suoi manierismi estremistici, la volgarità dei suoi laicismi, le sue barbe e le sue maschere. Si tratta di mettere al centro la “natura” sacrificata, il femminile del mondo, la mitezza, la pace e la cura di tutto ciò che è piccolo e dipende da noi, e di garantire a ciascuno ciò di cui ha bisogno per una buona vita, che è molto più dell’uguaglianza.

Si tratta, come qualcuno disse di Alex, di provare a “piantare la carità nella politica”.

E Buon Natale.