Doveva essere un gran colpo, per il senatore McCain, la scelta di una donna -e che donna!- come candidata alla vicepresidenza, subito dopo che Obama si era liberato di Hillary, scelta che di sicuro gli costerà il sostegno  di molte autorevoli femministe americane, decise ad astenersi. E invece probabilmente si rivelerà un boomerang: Palin fa una figuraccia dopo l’altra.  L’ultima,  quelle due chiacchiere  con un finto Sarkozy  che le propone una battuta di caccia insieme, e lei che accetta con entusiasmo, fedele fino in fondo a quel grottesco modello di donna-sì-ma-non-troppo, di “donna con le palle”, come diremmo qui, di femmina bifronte, buona per le elettrici ma capace anche di convincere i conservatori più restii del fatto che, al momento buono, lei il bottone saprebbe schiacciarlo non diversamente da un uomo.

Quanto costerà, invece, Palin a Mc Cain? E quanto costerà, da un altro punto di vista, alle donne di tutto il mondo? Sarebbe il terzo tonfo globale consecutivo, dopo quelli di Ségolène e di Hillary, fatto che probabilmente  ri-congelerebbe ad libitum la pratica dell’accesso delle donne alle posizioni di potere. Ma sarebbe anche il tonfo di un’emancipata estrema e caricaturale, con il fucile in spalla. L’eliminazione dell’ingombro dell’emancipazione, delle sue illusioni e delle sue ridicolaggini, dal cammino della libertà femminile.

Con la vittoria di Obama, se sarà, si entrerebbe in un’era trans-razziale: non solo un nero, ma un nero anche un po’ bianco, e strettamente imparentato con i “gialli”. Come molti osservatori hanno già sottolineato, la cosa potrebbe avere l’effetto di fare piazza pulita di ogni discorso sulla razza e di accelerare in modo esponenziale la ricerca di soluzioni al problema della convivenza interetnica: problema che oggi in Italia, investita in pieno dall’onda migratoria, stiamo sentendo parecchio.

Che effetto avrebbe avuto, allora, una presidenza femminile? Quali sarebbero stati le sue dirompenti conseguenze simboliche e politiche? Che passi avanti ci avrebbe costretti a fare? Perché si nasce prima donne e uomini che bianchi, neri e gialli. Resta quella, la madre di tutte le differenze. Quella, la prima pacifica convivenza da immaginare e costruire.

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