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OSPITI

Donne e Uomini, OSPITI Marzo 16, 2009

IL PIU' GRANDE FEMMINISTA

Terminato Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio di Massimo Lolli, che qui vi avevo segnalato Confermo: eccellente lettura. Vi riporto qui un paio di brani.

“Io sono il più grande femminista nella storia dell’umanità. Sono per l’ascesa al potere delle donne. Nel mio infinitamente piccolo io sono solo contro tutti. Sono niente e combatto i titani. Sono solo contro i politici, le istituzioni nazionali, gli organismi internazionali, gli intellettuali organici che per garantire pari opportunità fra uomini e donne vogliono abolire le differenze tra i sessi. Io sono contro questa aberrazione. Io voglio pari opportunità fra uomini e donne e mantenere le differenze fra i sessi. Io voglio che le donne ascendano al potere, e rimangano differenti dagli uomini”.

“… Ogni donna vuole accanto a sé un uomo speciale. Gli uomini cercano donne qualsiasi, ecco perché cercano qualsiasi donna; Gli uomini sono profondamente democratici, per un uomo le donne sono tutte uguali. Le donne no, le donne non sono democratiche, le donne cercano uomini speciali”.

Io sono sempre molto grata agli uomini quando parlano delle donne senza infingimenti, senza preoccuparsi di blandirle, esponendosi nella loro nuda verità.


Donne e Uomini, OSPITI Marzo 11, 2009

UOMINI SULLE DONNE

Un lettore, Giulio, mi scrive questa lettera sullo stupro. La pubblico qui.

Cara Marina, Lo stupro è un atto pienamente e sinceramente maschile e il subirlo è pienamente e sinceramente femminile. Non a caso, lo stupro della donna sull’uomo non si dà, ma per motivi che non hanno un piffero a che fare con una presunta (ed inesistente) differenza di livello morale fra maschio e femmina. Nella natura ancestrale dell’uomo, mai comprimibile fino in fondo, c’è l’istinto a oggettualizzare la donna e nel caso della violenza carnale il processo si completa: sei mia come mio oggetto del desiderio e ti faccio ciò che voglio. Ecco, qui sta il nodo della questione. Nella situazione di massima eccitazione sessuale, la donna VUOLE essere oggetto della passione maschile, ma solo se prima questa decisione inconscia è stata negoziata e dunque raggiunta con ogni possibile linguaggio. La conseguenza è che lo stupro è tale solo se condotto contro la volontà della donna e giammai sulla base delle sue caratteristiche pratiche, volontà o nolontà che è esattamente la ratio iuris definitoria del reato, unico in tutto il codice penale, fra l’altro, a poter essere così definito dalla vittima. Nel dibattito pubblico, invece, tutta l’attenzione è concentrata sulla violenza degli uomini (quali?) sulle donne (quali?), con un’ipocrisia tanto spontanea quanto velenosa, perché la sua conseguenza inevitabile è che l’uomo è violento e la donna è una vittima. Ergo tutti gli uomini sono violenti, ergo tutte le donne sono vittime, ergo tutti gli uomini devono sentirsi in colpa. Punto e basta. No. Tutti gli uomini, in maggiore o minore misura, sono violenti se le donne accettano di restare, come è ancora adesso in ogni parte del mondo sviluppato, ESCLUSIVAMENTE enti riceventi lo stimolo del maschio, che neanche tanto segretamente pretendono di tenere a bada sempre però con la necessità di vivere la paura di non riuscirci, atteggiamento ambiguo e masochista che corrisponde all’essenza del femminile. E questo, secondo me, è anche il motivo per cui, Califano, che proprio non è il tipo frustrato e vigliacco da stupro visto che ne ha trombate tantissime a (sua) volontà, viene ricoperto di scandalizzatissimi moralismi d’antan dalla parte più in dell’opinione pubblica dopo aver detto che “le donne, anche le più raffinate, nel momento del sesso amano essere trattate come animali”. Che è un datto di fatto che qualunque uomo eterosessuale può confermare. Qual è la conclusione? Seplice: le donne dovrebbero capire che QUESTO TIPO di condanna della violenza dell’uomo sulla donna è meramente funzionale al conformismo oggi necessario a mostrare a tutti gli spettatori del teatrino che abbiamo l’opinione giusta, ma non scalfisce neppure di un millimetro l’ordine sociale implicito, e cioè che la donna è SEMPRE da proteggere in quanto vittima e a proteggerla ci dev’essere IL forte, vale a dire una forma tanto tanto morbida di maschilismo puro e semplice. Che molte, con non so quanto inconsapevole ipocrisia, accettano o vivono frustratamente in silenzio. Resto in ansiosa attesa di un suo riscontro, però ci pensi: non voglio che mi dia torto o ragione, ma che mi aiuti a capire.  Grazie.

Corpo-anima, OSPITI Marzo 4, 2009

STRATEGIE DELL’EGO

Una meditazione per stamattina:

“Il lamentarsi -per esempio del traffico, dei politici, dei ricchi avidi o della pigrizia dei disoccupati, dei vostri colleghi, del vostro ex consorte, degli uomini o delle donne- può darvi un senso di superiorità. Ecco il perché: quando vi lamentate, implicitamente siete voi ad avere ragione e la persona o la situazione per la quale vi risentite ad avere torto. E non vi è nulla che dia forza all’ego più che l’avere ragione… Per avere ragione, avete bisogno di qualcuno che abbia torto, e così l’ego ama dar torto per avere ragione… E’ proprio quel senso di superiorità che l’ego vuole intensamente e grazie al quale si rafforza”.

da Eckhart Tolle, Un mondo nuovo (Mondadori).

OSPITI, TEMPI MODERNI Febbraio 28, 2009

SARZANA: CHE BOTTA!

Sarzana è un’incantevole cittadina della Lunigiana, bioregione che si estende lungo il corso del fiume Magra, tra Emilia, Liguria e Toscana (politicamente ci troviamo in Liguria, nella provincia di Spezia). Nel suo meraviglioso centro storico sta per essere edificato un mostro (firmato, ma mostro). Qui ospitiamo un intervento del comitato di cittadini costituitosi ad hoc.

A Sarzana si è costituito un comitato nominato Sarzana che Botta! Il riferimento è al noto architetto Mario Botta ed al piano urbanistico ed in fase di approvazione. Si tratta di un ‘versamento’ di 60mila mq di superfici utili (corrispettivo di 600 appartamenti ciascuno da 100 mq calpestabili compresa torre di 60 metri di altezza, del diametro della nostra Cattedrale) in pieno centro.
Un delirio costruttivo inspiegabile, in un periodo storico in cui tutti sanno che si dovrebbe recuperare piuttosto che costruire, ristrutturare (i manufatti prestigiosi) piuttosto che abbattere.
I punti critici che coagulano un grande dibattito, cui partecipano anche giornalisti, architetti, magistrati riguardano il “senso” di costruire nel 2009 una grande e inutile “periferia in centro“, e che questa non solo diventi inevitabilmente marginale, ma corroda culturalmente un borgo storico di antichissima tradizione che sta, da qualche anno, rivivendo uno dei suoi migliori periodi intellettuali (si veda il festival, ma anche l’antiquariato, i libri in strada, la musica) e turistici, con una buona popolarità nazionale ed internazionale, e, come tutti sanno, con una grande frequentazione locale (il passeggio, lo shopping e i ritrovi)).
Vorremmo incominciare ad imporre, attraverso lo strumento partecipativo (e non solo la delega alla politica) la presenza dei cittadini ed il loro coinvolgimento nei dibattiti sulla progettazione di idee e sulle scelte urbanistiche ed architettoniche, costruzioni la cui localizzazione, morfologia e struttura possa modificare l’ambiente, deformandone l’habitat, riducendo il verde pubblico e privato, distruggendo colture (e anche culture, in senso antropologico – costumi, tradizioni e consuetudini locali) limitando aree pubbliche (piazze), depotenziando le naturali bellezze di una città che dal ‘500 mantiene una sua coerenza architettonica e urbanistica.
Miseria e povertà sono state le grandi alleate delle tradizioni architettoniche e urbanistiche della nostra vallata e hanno preservato dal cemento molti dei borghi storici: oltre a Sarzana, Ortonovo, Castelnuovo, Monte Marcello, Nicola, Arcola, Santo Stefano… E’ ad esse che si deve ciò che rimane del paesaggio e delle tradizionali unità costruttive, non dalla lungimiranza politica di allora, né alla sensibilità per l’ambiente.
Uno degli elementi attualmente maggiormente produttivi e redditizi per la nostra zona è il turismo. E un turismo che cerca sempre più di ritrovare coniugati bellezza-natura, tradizioni- paesaggio, mare-ecologia, non ama il cemento, non compra case, non ne affitta per la vacanza. Si tratta di una tra le tante situazioni preoccupanti in Liguria. Il libro di Preve e Sansa sul cemento in Liguria, o anche le frequenti e laconiche note di Piero Ottone (l’ultima dal titolo: Hotel a Portofino l’ultima sconfitta) sono segnali evidenti di una perdita di controllo dei cittadini e della politica sulle scelte urbanistiche “rilevanti” per la gente.
I tempi sono molto stretti, e questa torre di mattoncini alta come un grattacielo sarà tra poco progetto in approvazione, insieme a 9 palazzotti enormi in pieno centro Sarzana.
I”segni” lasciati dalla prossima urbanizzazione non valorizzeranno il territorio, ne oscureranno invece altri più celebri lasciati da Papa Nicolò V, Calandrini, Fiasella. Non potenzieranno l’economia (Il cemento riduce il turismo), avranno un duro impatto emotivo sulla gente, creeranno cattive immagini (visibilità sociale, ne parleranno i giornali nazionali) determineranno proteste (postume) di molti cittadini ora dormienti. Chissà che forse anche Botta non sia più molto convinto del “senso” di tale realizzazione in un contesto così piccolo. Mario Botta ha passeggiato per la città? Ha visto la bellezza di alcuni androni in via Mazzini, la leggerezza di certe altane?

per adesioni http://sarzanachebotta.blogspot.com sarzanachebotta@libero.it

OSPITI Gennaio 29, 2009

LAICI OSSERVANTI

Leggo e riproduco dal Manifesto dell’11 gennaio scorso un intervento di Luisa Muraro, filosofa, sulla questione della laicità, titolo: La laicità non è una religione.


“Grazie per l’attenzione che date alle terribili vicende della Palestina. Leggo anche sul Manifesto che c’è preoccupazione per certe caratteristiche delle manifestazioni per Gaza nelle nostre città, come l’invocazione di Dio e la preghiera pubblica. Valda Busani, in una lettera, spiega queste preoccupazioni. Sono di due, anzi tre tipi: si rischia di escludere la città, si favorisce quelli che lavorano lucidamente allo scontro di civiltà, si compromette il bene (o valore) irrinunciabile della laicità.

Vorrei a questo proposito fare alcune semplici osservazioni. La laicità è un valore relativo, valore innegabile per e nella nostra cultura, che ha rapporto con certe caratteristiche della religione cristiana e con la nostra storia. Se ci credo (io ci credo) faccio bene a difenderla, ma non contro chi è distante dalla mia visione del mondo. Difenderla e praticarla: un modo di praticare la laicità è di non farne un dogma e di guardare laicamente alle manifestazioni della differenza dell’altro. Altrimenti si rischia di fare come i missionari che mettevano le mutande sulle nudità da cui si sentivano turbati.

Restano i due primi argomenti. Ma, risolto il nodo di una sbagliata assolutizzazione della laicità, il problema che abbiamo davanti è quello politico più generale d’imparare e d’insegnare a avere un rapporto di accettazione e di scambio con la differenza. Il vero problema è che quel nodo è durissimo.

Ricordate la storia del liceo Agnesi a Milano? La racconta Anna Leoni, docente di tedesco in quella scuola, sul numero 71 della rivista «via Dogana», dal titolo significativo, «Un passo indietro». Storia che vede giornali e opinionisti di destra e di sinistra coalizzati a bocciare l’iniziativa di un gruppo d’insegnanti che volevano consentire alle ragazze di famiglia islamica di continuare i loro studi nella scuola pubblica. L’iniziativa, già approvata dal provveditorato e dalla provincia, fu sepolta sotto un coro di esecrazione contro la «classe islamica», condite di appelli alla costituzione e altri ingredienti della cultura o incultura politica corrente.

OSPITI Dicembre 2, 2008

LO SPAZIO IN MEZZO di Luisa Muraro

Su Chiesa e omosessualità, ricevo e pubblico un intervento della filosofa Luisa Muraro.

Oltre a danneggiare la Chiesa, pensi tu Marina che questa presa di posizione del Vaticano abbia l’effetto di ostacolare la campagna della depenalizzazione? Gli ostacoli sono già tanti e decisivi, temo, il che deve suggerire un’ipotesi: forse ci sono altri effetti che questa presa di posizione del Vaticano persegue, uno potrebbe essere di marcare una vicinanza con l’Islam, e di restare così nell’area della religiosità sentita e praticata, restarci in maniera concorrenziale, distante dal dilagare di permissività e di diritti a gogò che va in circolo con la crescente indifferenza religiosa.

luisa muraro, "il dio delle donne"

luisa muraro, "il dio delle donne"

La questione che io sollevo diventa allora un’altra, ed è che si sta confondendo i diritti con la depenalizzazione, esattamente come si è fatto con l’aborto (che è argomento ben diverso, intendiamoci). In
entrambi i casi, si crede che depenalizzare sia uguale a sancire un nuovo diritto relativo al comportamento depenalizzato. Tu dici, come altri: che i comportamenti omosessuali siano giudicati un peccato, io non lo credo ma ammetto che la Chiesa possa insegnarlo. Secondo me, la fai troppo facile, devi considerare che questo è troppo poco dal punto di vista di coloro che pensano che sia un peccato, per loro bisogna anche che la cultura lo faccia sentire come tale, altrimenti…

A me pare di vedere che c’è un margine per uno scambio, direi quasi una trattativa fra le due posizioni, ed è questo. C’è sotto un errore, si crede che, fra riconoscere un diritto e vederci al contrario un reato, non ci sia niente di mezzo, e a causa di questo niente di mezzo, qualcuno ha creduto giusto mantenere la condanna penale. Ma è sbagliato e bisogna adoperarsi a mostrarlo, come noi femministe a suo tempo abbiamo insistito che è sbagliato parlare di un diritto d’aborto, è sbagliato anche legalizzarlo (come poi si è fatto) e che la strada giusta è la semplice depenalizzazione, in quanto questa riduce l’ambito degli interventi del diritto penale ampliando l’ambito di altri possibili interventi. Ma quali sarebbero, nel caso dell’omosessualità?

Uno ne vedo, che forse sono molti: combattere il disprezzo per favorire la consapevolezza e la conoscenza, che sono sicuramente strade per uscire da comportamenti coatti e dal vittimismo sempre in cerca di risarcimenti e compensazioni.

Ciao, Luisa Muraro.

OSPITI, Politica Ottobre 30, 2008

ELUANA: SALVARE LA RELAZIONE

Riproduco qui un articolo dell’amica Clara Jourdan della Libreria delle Donne di Milano, con cui inauguro la categoria “ospiti”.

“Come ha riportato con grande evidenza in prima pagina il giornale milanese di strada “E-Polis” del 13 ottobre 2008, tra altri quotidiani, il cardinale Tettamanzi, interpellato sulle ultime notizie della salute di Eluana,

Eluana (salpetti.wordpress.com)

Eluana (salpetti.wordpress.com)

la giovane donna in stato vegetativo permanente il cui padre da anni chiede di interrompere l’alimentazione artificiale, ha risposto: “Sulla trasfusione il vescovo non interviene, è una questione che coinvolge medico e paziente”. Non è la prima volta che il Vescovo di Milano si pronuncia in tal senso. “Ricordo anzitutto che il luogo proprio delle decisioni che riguardano la cura di un malato è la relazione personale e fiduciale tra il paziente (se è in grado di comunicare con chi lo assiste), i suoi familiari e il personale medico e infermieristico.

È davvero importante custodire e proteggere questa relazione”, scriveva Dionigi Tettamanzi su “Avvenire” del 12 luglio scorso, in un lungo e sentito articolo di riflessione sulla vicenda di Eluana Englaro. E aggiungeva: “Dobbiamo poi domandarci: il rispetto della scienza e della coscienza dei medici e delle responsabilità proprie di coloro ai quali è affidata la cura delle persone non autosufficienti non esige una giusta discrezione da parte delle autorità amministrative e giudiziarie?”
Sì, la esige. E non credo si possa dirlo meglio. Le parole usate dal cardinale sono molto precise e simili a quelle guadagnate dalla politica delle donne. La relazione o le relazioni che accompagnano la fine della vita vanno protette come quella che dà inizio alla vita – abbiamo sostenuto su “Via Dogana” n. 83, dicembre 2007 (“ll sì della donna non si può saltare”) – senza interventi decisionali o burocratici che deresponsabilizzano chi si prende cura delle creature malate. Riteniamo quindi importante che il cardinale Tettamanzi scelga di esprimersi pubblicamente in questo modo e che i mass media diano giusto rilievo alla sua voce. Importante e politicamente significativo per la carica che ricopre.
Resta una questione. Se la chiara presa di posizione del Vescovo di Milano si trova non su una rivista dissidente né in un’intervista carpita o manipolata, bensì all’interno di una meditata e articolata riflessione pubblicata a tutta pagina sul quotidiano della Conferenza episcopale italiana (e facilmente reperibile in internet), come mai continua a circolare non smentita l’idea che la gerarchia della Chiesa cattolica pretende di sapere e di dire come devono comportarsi le persone coinvolte nelle vicende di questo tipo? A chi giova e a che pro sintetizzare la posizione ufficiale della Chiesa come sostenitrice del mantenimento in vita comunque e in ogni caso?”.
Clara Jourdan

(dal sito www.libreriadelledonne.it)