Riproduco qui un articolo dell’amica Clara Jourdan della Libreria delle Donne di Milano, con cui inauguro la categoria “ospiti”.

“Come ha riportato con grande evidenza in prima pagina il giornale milanese di strada “E-Polis” del 13 ottobre 2008, tra altri quotidiani, il cardinale Tettamanzi, interpellato sulle ultime notizie della salute di Eluana,

Eluana (salpetti.wordpress.com)

Eluana (salpetti.wordpress.com)

la giovane donna in stato vegetativo permanente il cui padre da anni chiede di interrompere l’alimentazione artificiale, ha risposto: “Sulla trasfusione il vescovo non interviene, è una questione che coinvolge medico e paziente”. Non è la prima volta che il Vescovo di Milano si pronuncia in tal senso. “Ricordo anzitutto che il luogo proprio delle decisioni che riguardano la cura di un malato è la relazione personale e fiduciale tra il paziente (se è in grado di comunicare con chi lo assiste), i suoi familiari e il personale medico e infermieristico.

È davvero importante custodire e proteggere questa relazione”, scriveva Dionigi Tettamanzi su “Avvenire” del 12 luglio scorso, in un lungo e sentito articolo di riflessione sulla vicenda di Eluana Englaro. E aggiungeva: “Dobbiamo poi domandarci: il rispetto della scienza e della coscienza dei medici e delle responsabilità proprie di coloro ai quali è affidata la cura delle persone non autosufficienti non esige una giusta discrezione da parte delle autorità amministrative e giudiziarie?”
Sì, la esige. E non credo si possa dirlo meglio. Le parole usate dal cardinale sono molto precise e simili a quelle guadagnate dalla politica delle donne. La relazione o le relazioni che accompagnano la fine della vita vanno protette come quella che dà inizio alla vita – abbiamo sostenuto su “Via Dogana” n. 83, dicembre 2007 (“ll sì della donna non si può saltare”) – senza interventi decisionali o burocratici che deresponsabilizzano chi si prende cura delle creature malate. Riteniamo quindi importante che il cardinale Tettamanzi scelga di esprimersi pubblicamente in questo modo e che i mass media diano giusto rilievo alla sua voce. Importante e politicamente significativo per la carica che ricopre.
Resta una questione. Se la chiara presa di posizione del Vescovo di Milano si trova non su una rivista dissidente né in un’intervista carpita o manipolata, bensì all’interno di una meditata e articolata riflessione pubblicata a tutta pagina sul quotidiano della Conferenza episcopale italiana (e facilmente reperibile in internet), come mai continua a circolare non smentita l’idea che la gerarchia della Chiesa cattolica pretende di sapere e di dire come devono comportarsi le persone coinvolte nelle vicende di questo tipo? A chi giova e a che pro sintetizzare la posizione ufficiale della Chiesa come sostenitrice del mantenimento in vita comunque e in ogni caso?”.
Clara Jourdan

(dal sito www.libreriadelledonne.it)

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