Ho scritto un libro, l’anno scorso, e mi pare la cosa sia abbastanza riuscita. Un libro riesce, mi sembra, quando arriva a formulare almeno una buona domanda. Una buona domanda è sempre qualcosa di vivo, che urge, chiede di essere ascoltato, e ti lavora silenziosamente dentro. La domanda qui alla fine è stata: che cos’è una donna? “Come si fa a diventarlo?”: a un dibattito una ragazza l’ha messa in questo modo.

Una donna, per esempio, è una che ogni mattina fa ordine, rimette a posto il mondo, lo fa risplendere di nuovo. Asseconda l’armonia, partecipa al suo disegno. Fa molta più fatica a farlo, sommersa com’è dalle cattive notizie: sapete, secondo un modo molto vecchio di vedere le cose, le uniche news sono le bad news. Una donna invece è una che cerca buone notizie, notizie in cui si annuncia qualche nascita, notizie che ti fanno sorridere e respirare.

Non si tratta di selezionare solo cose buone. Non ci sono mai cose assolutamente buone e cose assolutamente cattive. Si tratta di prendere quello che capita e scovare il suo buono, il suo punto di nascita. E di lì cominciare a ritessere, a fare ordine, con allegria.

Quando si parla di giornalismo, ci si concentra troppo su cose tipo: su carta o online? dove sta il futuro della notizia? Il futuro della notizia, io credo, sta nel torcerla ogni volta in direzione del bene. Di cercare sempre il bandolo che ti consente di farlo. Di resistere al fascino del male.

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