Parlavo qualche giorno fa con un manager di successo. Gli dicevo che oggi non basta più cercare il successo solo per se stessi. Che almeno un pezzetto del proprio talento e della propria fortuna va reinvestito politicamente, per il bene comune, per gli altri.Vi ho raccontato (“Io donna”, 4 agosto) la storia di Lucia Iraci, parrucchiera parigina di origine siciliana, titolare di un prestigioso e frequentatissimo salon a Saint Germain, che ne ha aperto un altro a prezzi politicissimi –tre euro per un taglio e una piega- nel 18° arrondissement, dove le donne non possono certo permettersi di spendere per l’acconciatura. Lei ha questo da offrire, la sua perizia con tinte e forbici. Ognun* di noi ha un dono, piccolo o grande, da mettere in comune. Non c’è essere umano che non disponga di qualche genere di talento. Si tratta di farlo fruttare, questo capitale, e non solo per sé.
C’è un Paese da rimettere in piedi, e noi abbiamo dimostrato di saper lavorare bene insieme quando è stato necessario. Di saper spingere tutti nella stessa direzione. Basterebbe questo a definire una visione: che ognuno porti in dono un po’ di ciò che ha. Che si senta parte di un disegno condiviso. Questa è politica. Questa è grande politica: fate il confronto con le miserie a cui ci tocca assistere sulla questione della legge elettorale, e a cui si dovrebbe dare, altro che politica, il nome di egoismo e tristitia. In questo, nel portare se stessi in dono, nella comunione, si realizza pienamente l’umanità di tutti. Si diventa come angeli, in definitiva. E poi voi sapete che non c’è niente che funzioni come darsi agli altri per curare quella solitudine penosa ed estrema che chiamiamo depressione.
Non c’è nessuno che abbia così poco da non poter dare: anche il più povero tra i poveri troverà nelle sue tasche quanto basta per dare una mano a un altro. Forse perfino per cambiargli la vita. Insegnare a chi vuole apprendere, passargli la propria esperienza, potrebbe essere grande parte di questo disegno di gratuità: chi sa scrivere insegni a scrivere, chi cucina a cucinare, chi amministra ad amministrare. Buona parte degli sforzi di tutti dovrebbero essere rivolti ai giovani, ai quali abbiamo rubato tanto –fiducia, soprattutto, e risorse ambientali- e con i quali siamo in grande debito.
E allora forza, perché c’è da lavorare. Ognuno di noi si faccia angelo per qualcun altro.
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