Fare di più con meno, Milano, 5 luglio

 

Un programma politico, per come la vedo io

 

• critica radicale allo sviluppismo

limitazione dell’aggressività del mercato, riduzione dell’economia finanziaria

conversione ecologica e solidale, in tutte le sue declinazioni, come atto di realismo politico e per vivere più felicemente

• rivisitazione della famosa austerità Berlingueriana, intesa non come stringere la cinghia e autopunizione, ma come vita meno infelice per tutti, come meno consumi, più relazioni appaganti, convivialità semplice, soddisfazioni non principalmente economiche in tutte le attività umane, intesa come il grande lusso di ridurre la propria dipendenza dai soldi e non essere chiusi nell’angustia del piccolo potere del consumatore, unica cittadinanza consentita.

promuovere la desiderabilità sociale di nuovi stili di vita, di produzione e di consumo

 l’Italia come luogo del qualis contro il quantum, con tutto ciò che ne consegue: valorizzazione delle differenze contro ogni omologazione, bellezza come motore economico, la terra e il nostro scheletro contadino non come arcaismo ma come radice del futuro. Le imprese creative, la genialità. Abbiamo risorse uniche, che secondo alcuni osservatori internazionali basterebbero a fare di noi una tra le prime economie europee

• l’esperienza, la saggezza, la fantasia sociale del nostro popolo contro ogni espertocrazia sterilizzata e omologante

• restituzione di centralità politica alle comunità locali, noi siamo già il paese dei campanili, siamo facilitati in questo; centralità delle economie regionali (vedere il lavoro di Elinor Ostrom, premio nobel per l’Economia sul valore economico e politico delle comunità). Pensare globalmente e agire localmente.

 ascolto attivo dell’arte, e delle sue profezie, delle sue intuizioni sullo spirito del tempo: questa è la funzione sociale dell’arte

• meno maschile e più femminile

• meno Europa e più Mediterraneo: riconnettersi alla sponda sud del nostro mare per politiche comuni, tornare a valorizzare i legami naturali, culturali ed economici che ci legano alle altre popolazioni del bacino, rileggere in questo senso la nostra storia e la nostra vocazione di ponte tra Europa, Asia, e Africa, chiave decisiva della nostra identità nazionale e territoriale, per una politica comune e per una fratellanza euro mediterranea.

 

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